domenica 30 dicembre 2012

RITA LEVI MONTALCINI: LA DIGNITA' DELLA SCIENZA




Rita Levi Montalcini merita  ben più di un ricordo. Non solo per l'autorevolezza del suo percorso culturale, quanto per la dignità che ha saputo riconoscere alla scienza. E per la dignità che ha trasferito dalla scienza alla sua persona.
La dignitá della scienza non è un fattore automatico, ma dipende soprattutto da chi  studia e approfondisce, dallo stile di chi lavora per mettere a disposizione dell'umanitá il frutto  della sua fatica.
La Montalcini si è dedicata come  medico e  come scienziato a indagare sulle cellule nervose con l'intento di fare uscire la ricerca dalle secche di una conoscenza limitata e spesso non soddisfacente. Se non parziale. Questa donna avvertiva il peso dei limiti angusti in cui settori della medicina sembrano  essere ancora segregati. La sua frase storica:  "il mio merito è l'impegno" abbraccia  infatti per intero gli obiettivi della ricerca e traduce in un concetto elevatissimo il compito di chi indaga per aprire scenari inesplorati e indispensabili. Per far  compiere alla conoscenza quel salto di qualitá sempre atteso e che forse non arriverá mai.
Una donna di livello straordinario,  un esempio di vita. Per i giovani ma non solo. Per la società indubbiamente.
La dignitá della scienza e il suo valore, oltretutto, sono tali da superare ogni confine.
Il prevalere della mente sul corpo è poi il simbolo di una donna scienziato destinata a fare storia. Incurante del corpo ma preoccupata della mente: ecco il suo percorso  che racchiude in sè un monito anzitutto per quella scienza al servizio del potere. Oggi purtroppo abbastanza frequente.


venerdì 28 dicembre 2012

IL SUD DIMENTICATO DA MONTI






24 miliardi di fatturato perduti al Sud. 330 mila posti di lavoro in meno negli ultimi 4 anni con un tasso di disoccupazione salito dall'11 al 17 per cento. Nessuno si preoccupa di questo. Contano i nomi da reclutare in politica molto più dei programmi e della risposta a un tema così rilevante. Il destino del Sud pesa poco, anzi nulla o quasi nulla. Ecco la questione politica vera, il dato di prima misura che in ogni caso non fa discutere perchè probabilmente non conviene discutere  su un argomento ritenuto inutile e improduttivo. Il Mezzogiorno appunto con le sue numerose questioni aperte. 
E intanto cresce la febbre elettorale: nomi e strategie si rincorrono. Sembra prevalere ormai il ruolo del centro collegato a Monti, con la "benedizione" del Vaticano. Ottima scelta quella del professore, si sottolinea, che certo non si cura della povertà in larga parte nel Mezzogiorno, strutturalmente e non occasionalmente. Non si cura della marginalità di quelle aree che chiedono al Paese reale di non essere condannate a una condizione  senza precedenti e dalle conseguenze imprevedibili. Nell'opinione pubblica italiana e internazionale, oggi più che mai, il  Sud esiste solo in questa dimensione di zona che non potrá  mai modificare la sua stessa essenza.
Negli scenari della politica  che conta è il centro la grande scommessa del momento: il centro puro, non quello disseminato qua e lá nei vari partiti, dal Pd al Pdl, senza escludere il partito di Fini, oggi del tutto insignificante. Considerando peraltro che la Lega non ha interesse a questa contesa, presa com'è dalla necessità di non perdere terreno tra i suoi elettori i quali non accettano ragionamenti del genere, ma puntano a ridare vigore e linfa al vecchio progetto del capo, vale a dire la piena autonomia del Nord nel quadro di un federalismo che si liberi finalmente del Meridione, vecchio e obsoleto. Anzi storicamente inutile e parassita per sua stessa natura. 
Il centro di Monti, dunque, accreditato per un 20 per cento alle prossime elezioni, si colloca nella scia della totale indifferenza verso i problemi del Sud. Chiede voti  a quelle forze interessate a non collocare al  primo punto dell'agenda il problema Mezzogiorno. E guarda avanti, molto avanti nella speranza di costruire un paese possibile, fondato sul neoliberismo che non si cura, ovvio, dei 24 miliardi di fatturato perduti e nemmeno dei 330 mila occupati in meno. 

mercoledì 26 dicembre 2012

IL MASSACRO DEI CRISTIANI


105 mila cristiani uccisi nel corso del 2012. Siamo davvero al massacro degli innocenti, colpevoli soltanto di avere a tutti i costi voluto seguire le orme di Cristo salvatore. 
È questa la notizia con cui Pietro Plastina, conduttore di Prima di tutto, ha chiuso la trasmissione del 27 dicembre.   
Una notizia raccapricciante davanti alla quale la coscienza di ognuno si ribella. 
Possibile che valori come solidarietá, amore per il prossimo, pace e fratellanza e poi il rigetto della violenza e delle guerre riescano a provocare una reazione tanto agguerrita e cruenta? E dire che il massacro si consuma in Nigeria e in altre zone dell'Africa, il continente dove il sacrificio dei missionari e degli uomini di buona volontá rappresenta un grande esempio di concretezza del messaggio evangelico.    

lunedì 24 dicembre 2012

MONTI IL PROFESSORE




"Da oggi è tutto nelle mani di Monti", sottolinea Casini dopo la conferenza stampa del professore che ha aperto orizzonti  inattesi nel panorama  italiano.
Con atteggiamento prudente e fare circospetto, Mario Monti, ormai ex presidente del Consiglio, si destreggia tra i rottami della politica condannata all'immobilismo e ormai non piú capace  di dare risposte immediate alla gente. Nonostante la sua apparente capacità di affrontare i nodi ancora irrisolti e le questioni che pesano, in prima linea il lavoro. 
Nella conferenza stampa, sintetizzata poi nel salotto di Lucia Annunziata, Monti ha presentato la sua agenda: un vademecum per superare destra e sinistra, per mettere in riga il Cavaliere senza contrapporsi eccessivamente a Bersani, riservando qualche cortesia a quel Pdl che lo aveva voluto in campo ma che poi ha assunto strane posizioni, contemporaneamente favorevoli e contrarie al governo dei tecnici. E ora avversario del Professore. 
Un evento, la salita in politica di Monti, che si va delineando nei suoi contorni, ma  fermo ad un bivio. Forse ancora non ben definito, probabilmente in linea con lo spirito della politica attuale, dominato dall'incertezza e incapace di compiere scelte determinanti e risolutive. 
L'agenda è una sorta di progetto apparentemente  autonomo. Ma in realtà il proseguimento e la messa a punto delle linee guida seguite finora dalle logiche di Palazzo Chigi.
Ciò che conta, al momento, è il grande smarrimento del quadro politico con Fini irrimediabilmente assente, D'Alema pronto a rivendicare un ruolo guida del Pd senza attaccare  a testa bassa Monti e con un centro, in parte pilotato da Casini, che rappresenta l'ancora di salvezza, tuttavia ancora da costruire e consolidare tra Bindi e Montezemolo, mentre Di Pietro a volte attacca senza offrire la certezza del ruolo  dell'Idv, fino a ieri chiaro ma oggi decisamente in bilico. 
I partiti della prima e seconda repubblica risultano annullati   dalla contesa per la conquista del centro che dovrà tuttavia delinearsi prima o poi con chiarezza, giacché le elezioni bussano alla porta e Beppe Grillo, per quanto ridimensionato nella sua grandezza di oppositore di tutto, farà sentire il suo peso. Una politica, quella di Grillo, destinata a sovrapporsi alla politica? Forse di questo realmente si tratta, nominalismi a parte.  

giovedì 20 dicembre 2012

PERCHÉ GLI OPERAI FIAT APPLAUDONO MONTI?



A Melfi il Presidente del Consiglio ha ufficialmente aperto la sua campagna elettorale recandosi in visita allo stabilimento Fiat piú giovane tra quelli esistenti in Italia, accompagnato dai vertici della casa Torinese e da Marchionne, l'Ad che ha legato il suo nome alla svolta della fabbrica che fu di Giovanni Agnelli in tempi ormai lontani. Evidenti i toni da propaganda elettorale con il richiamo al governo e ai suoi meriti. 
Clima delle grandi occasioni alla Sata dove il discorso del Presidente é stato applaudito dalle maestranze, quelle stesse chiamate a fare enormi sacrifici nel corso di questo 2012 a causa del protrarsi della Cassa integrazione che ha toccato a Melfi punte da capogiro. Le stesse maestranze costrette a pagare la seconda rata dell'Imu qualche giorno fa, esattamente come tutti gli italiani, ricchi o poveri non conta.
Eppure gli operai hanno applaudito esprimendo il loro consenso ad un linea di governo, spesso dura ed iniqua, responsabile  di far pesare sui piú deboli il prezzo della crisi in una fase cosí delicata e pericolosa.
Incredibile davvero. Ma una ragione forse c'é: la Basilicata del petrolio e dell'acqua, la terra delle promesse svanite, la regione tra le aree a piú elevato tasso di disoccupazione ha voluto cosí esprimere al capo del Governo la propria gratitudine per continuare a consentire a questa terra di esistere ancora. Non c'é altra spiegazione. 
Sicché il dato di prima misura é proprio l'applauso degli operai Sata a Monti.  Un applauso per giunta convinto, caloroso, deciso  per esprimere un grazie al Presidente e incoraggiarlo ad andare avanti nel suo progetto politico, sul quale non si riversano certo fiumi di consensi da parte delle forze di maggioranza e di opposizione.
Segnale da prendere  in esame attentamente giacché rappresenta la piena adesione delle classi piú fragili alla cura scelta in alternativa all'aspirina che non avrebbe risolto nulla, ha tenuto a precisare Monti.      
Una Basilicata con il cappello in mano pronta a elemosinare la sopravvivenza e per giunta soddisfatta di non chiedere altro. Capace di accontentarsi proprio mentre le sue possibilità  di crescita per il futuro sembrano davvero ridursi al lumicino.

domenica 16 dicembre 2012

DODICIMILA MILIARDI NELLE BANCHE INTERNAZIONALI E TUTTO VA A ROTOLI




Traspare una preoccupazione piú che legittima sul volto di chi attende dal governo del Paese una risposta ai mille problemi del momento e non riesce ad averla: lavoro, stabilità, mancanza di prospettive per il futuro le questioni che scottano davvero. E sono in tanti ad aver paura. Davvero paura. 
Come si fa a dar torto a chi non arriva a fine mese a causa delle tasse che strozzano le famiglie? Come si fa a non condividere con il disoccupato, con il precario, con chi é sfruttato in nome della crisi il terrore per un futuro incerto e traballante? Per un futuro che non esiste  per chi é debole ma c'é, eccome, per chi é forte e sa dove  reperire le risorse necessarie a garanzia del proprio domani. 
Sullo sfondo le tante possibili scelte politiche in grado  di garantire la vittoria di gruppi o singoli personaggi alle prossime consultazioni elettorali. Vittoria, beninteso, che potrà  fruttare potere e capacità  politica di governare. Capacità di comando, possibilità di primeggiare in uno scenario decisamente confuso. Senz'altro torbido e cupo. 
Senza far clamore Monti  prende un aereo di Stato e corre al vertice del Ppe ma non per adempiere a un dovere istituzionale, quanto per mettere l'ipoteca su uno spazio in cui ancora oggi manca un leader. Un manovratore autorevole. Di qui il balletto delle voci e delle ipotesi su scelte vere e previsioni ancora senza fondamento, mentre Berlusconi si dice pronto a  scendere in campo e contemporaneamente favorevole a fare un passo indietro se il prof. dovesse candidarsi in nome e per conto dei moderati.
Si apprende intanto che la cassa integrazione ha raggiunto e superato  livelli mai finora toccati: un miliardo di ore. E che il debito pubblico, nonostante le politiche restrittive del governo, é a  cifre  da capogiro. 
Governare il Paese secondo un principio di equilibrio e razionalità sembra  dunque impossibile. Oltretutto dilagano da Nord a Sud scandali e inchieste che mettono in ginocchio l'Italia. Nel Lazio come in Lombardia, passando per la piccola e modesta Basilicata dove gli intrecci tra politica e malavita non mancano ed i compromessi appaiono sempre di più come una condizione imprescindibile per trovare il giusto equilibrio politico che consenta di governare. 
Un miliardo di ore di cassa integrazione continuano a creare panico tra i lavoratori. Quali conseguenze porterebbe una ulteriore  impennata di questo dato? Difficile se non impossibile prevederlo anche perché il Ministro dell'economia ed i suoi colleghi di governo non fanno  neppure un minimo accenno a una gravissima eventualità del genere, purtroppo dietro l'angolo. 
Si fa largo in questo scenario un interrogativo angosciante. Quali strade hanno imboccato o dovranno imboccare i dodicimila miliardi di euro custoditi nelle casse delle banche internazionali presenti anche in Italia? La notizia proviene da una fonte autorevole, Romano Prodi, che peró non l'ha piú ripresa né rilanciata da un anno, da quando s'insedió il governo Monti. Un fiume di denaro che puó condizionare l'economia, orientare la vita del Paese, decidere il destino di migliaia di famiglie, determinare svolte o scossoni imprevedibili, incidere seriamente sul debito pubblico. 
Sono questi i silenzi che pesano e fanno paura. Sono questi gli scenari davanti ai quali il popolo "sovrano" é del tutto impotente, se non bloccato e paralizzato. Tenuto all'oscuro di tutto.  

domenica 2 dicembre 2012

SCHIAVE ANCHE IN BASILICATA




Quasi sempre la schiavitù è donna. Quando si parla di schiavitù ritornano in mente i suicidi di bambine e di adolescenti dell'Afghanistan, che preferiscono spesso togliersi la vita pur di non finire nelle mani di un marito aguzzino al quale le hanno destinate i calcoli dei genitori, spesso nella necessità di sdebitarsi “offrendo” una figlia in sposa a un'altra famiglia. Orribile! Cose neppure degne della barbarie oscurantista.
Ma il bello è (bello si fa per dire) che la schiavitù oggi stenta a scomparire finanche dalla stessa Basilicata, regione modello di un Sud diverso dal passato. Donne costrette a stare in casa, offese, violentate, minacciate e messe alla gogna se non proprio additate come prostitute perchè intenzionate a fuggire lontano non appena il marito padrone dimentica di vigilare adeguatamente sull'uso della loro libertà. Accade ogni giorno purtroppo anche in alcuni centri del Parco nazionale dell'Appennino lucano. Ultimo episodio in ordine di tempo: una giovane donna colpita a calci e pugni e addirittura sollevata da terra dal marito per essere defenestrata a causa della sua volontà di uscire dal tunnel della schiavitù. Si, quest'uomo ha tentato di farle fare finanche un volo di una ventina di metri per ucciderla prima che andasse via di casa con i suoi due figli. Per fortuna l'intervento di una coinquilina ha scongiurato il peggio. Intanto l'aguzzino è ancora libero. Ritorna a casa, pranza, dedica il suo tempo di disoccupato volontario a esplorare il telefonino della donna per accertarsi che non ci siano contatti con altre persone. La moglie purtroppo tace per non creare traumi ai figli, in tenera età, costretti ad assistere all'uragano di botte e di parolacce con cui tratta la loro mamma.
Le forze dell'ordine hanno avvertito il mostro dicendogli di non mettere in atto alcuna violenza altrimenti lo avrebbero arrestato. Ma non fanno più di tanto in assenza di una precisa denuncia della donna che indichi per iscritto uno per uno gli abusi perpetrati a suo danno.
Ma non è questo l'unico caso di violenza cieca e di schiavitù in una terra sciagurata dove mariti padrone, uomini senza dignità, parassiti per vocazione mostrano i muscoli alle loro donne, assolutamente indifese. “Non servi neppure a....quello” ha esclamato il marito di una straniera costretta dal consorte ad andar via di casa perchè non provvede ai suoi bisogni! E le si scaglia continuamente contro giacchè la donna non mette a sua disposizione il denaro guadagnato che usa per sostenere un figlio rimasto nell'America centrale.
Storie di violenza e di crudeltà. Storie amare, indecenti. Ma soprattutto inaccettabili davanti alle quali la coscienza si ribella. Le ragazze dell'Afghanistan come alcune donne lucane? Possibile, certo. Anzi terribilmente vero.


domenica 18 novembre 2012

GLI ORRORI DELLE GUERRE



Questo libro é paragonabile a un uomo trafitto da una bomba. Squarciato nel corpo e nell'anima da una scheggia che lo ha penetrato fino a lasciare segni indelebili. Destinati a durare per sempre.
É una Divina Commedia salvata per caso dalla distruzione la mattina del 9 settembre 1943 quando numerose "fortezze volanti" americane trasformarono in mucchi di macerie tante città italiane per bloccare la ritirata dei nazifascisti, sospettati di essersi nascosti in caserme e scuole, prese di mira dalle bombe "amiche" dopo l'armistizio dell'8 settembre.
Questo ed altri eventi sono stati simbolicamente rievocati nel corso del primo raduno di ufficiali e soldati del 91esimo battaglione Lucania, a Potenza, nella caserma ormai dismessa e  diventata poco piú di uno scatolone, nonostante la sua storia e il suo passato. Una caserma che ha visto enormi atrocità, testimonianza dell' ultimo conflitto mondiale costato migliaia di morti e feriti al Paese. 
Proprio nella caserma Lucania sono sfilati, ieri  18 novembre,  bandiere e labari, in occasione di una cerimonia che ha percorso la storia, forse senza neppure accorgersi, tra saluti militari e squilli di trombe. La Caserma Lucania é  e rimane la testimonianza di un tempo orribile che ha lasciato il segno.
Sulle mura della facciata principale spiccava, fino a qualche anno fa, una lapide sulla quale era scritto: "ai caduti di Adua vendicati". Lapide sostituita opportunamente, in tempi recenti, da un'altra molto piú umana: "Ai gloriosi caduti di Adua" in ricordo del sacrificio della battaglia del primo marzo 1896 che vide scorrere fiumi di sangue nello scontro tra le truppe  italiane e quelle abissine. 
I caduti vendicati. Espressione di odio e di vendetta  che lacera il cuore e calpesta la dignità dell'uomo. Non c'é tuttavia da stupirsi se pensiamo che le guerre hanno percorso un intero secolo ormai alle spalle, ma certo non archiviato dal tempo attuale, dove odio e vendetta continuano a mettere in forse la sicurezza del mondo intero.    

domenica 11 novembre 2012

TONINO PASCALE CAMPIONE ITALIANO DI BARREL



FINALMENTE. UN RISULTATO SUDATO CON ANNI E ANNI DI DURO LAVORO: TONINO PASCALE, LUCANO DI SATRIANO, SI É AGGIUDICATO IL TITOLO ITALIANO DI CAMPIONE DI BARREL, UNA DISCIPLINA WESTERN DIFFUSISSIMA  NEGLI STATI UNITI, CHE RIEVOCA LE GRANDI PRATERIE AMERICANE E LE STORIE AFFASCINANTI  DEL WEST, CON LE MAGICHE COLONNE SONORE DI ENNIO MORRICONE. 
INSEPARABILE AMICO DEI SUOI CAVALLI, TONINO HA CONQUISTATO IL PRIMATO A VERONA, DOVE SI É AFFERMATO MISURANDOSI CON ESPERTI DI TUTTA ITALIA NELLA MERAVIGLIOSA CORNICE DI FIERA CAVALLI, UNA VETRINA INTERNAZIONALE DEL MONDO EQUESTRE. 
COMPLIMENTI PER IL RISULTATO, INTANTO, CHE FA ONORE A TUTTI I LUCANI, APPASSIONATI DI CAVALLI E NON. 
CERTO, UNA RIFLESSIONE VA FATTA. AL DI LÀ DI OGNI IDEA DI CAMPANILE, OCCORRE RILEVARE CHE EVENTI DEL GENERE NON HANNO IL RILIEVO CHE MERITANO A LIVELLO NAZIONALE. LA BASILICATA CENERENTOLA? FORSE SI. ANZI  CERTAMENTE SI. MA NON SOLO LA SEMPLICE NOTIZIA. NON SOLO LA PURA CITAZIONE, QUANTO PIUTTOSTO UNO SPAZIO QUALIFICATO NELL'INFORMAZIONE. ECCO COSA CI SI ATTENDEREBBE.
DI QUI  SI MISURA IL PESO DI UNA TERRA, SERBATOIO NON SOLO DI PETROLIO E DI ACQUA, MA ANCHE DI CERVELLI E DI ENERGIE UMANE.
ILSINDACO DI SATRIANO, MICHELE MIGLIONICO, HA DIFFUSO LA NOTIZIA. C'É DA ATTENDERE CHE ORGANIZZI UNA CERIMONIA PER ATTRIBUIRE IL RICONOSCIMENTO CHE MERITA AL NEO CAMPIONE.

venerdì 9 novembre 2012

IN VAL D'AGRI IL TURISMO SPOSA L'ENERGIA



Marcello Pittella, assessore al turismo e attività produttive della Basilicata, si dice pronto a svolgere una intensa attività  personale e istituzionale per porre la regione in grado di rilanciare su basi solide il turismo, considerato attività essenziale per la crescita di intere aree. Un lavoro a tutto campo che considera questo comparto non piú come un optional ma  una meta da raggiungere,  tenuto conto delle  risorse del territorio lucano.
É quanto emerge dal convegno, organizzato dall'associazione direttori d'albergo al Kiris di Viggiano,  su un tema a dir poco inusuale: energia e turismo. Un tema che racchiude la radiografia della Val d'Agri a caccia di nuove opportunità. La terra dell'acqua, del petrolio e dell'agricoltura di qualità si propone autonomamente in uno scenario nazionale e internazionale. L'antica Grumentum, la villa di Barricelle dei Brutii Praesentes, andata in dote alla moglie di Marco Aurelio, e poi gli scavi di Satriano sono un patrimonio di valore enorme che da solo rappresenta un formidabile attrattore.
Il convegno del Kiris ha messo a confronto turismo e ambiente, energia e territorio, trovando anche il consenso dell'Eni che, per bocca del responsabile dell'insediamento Val d'Agri, l'ing. Ruggero Gheller, traccia un quadro positivo  di questi anni di presenza del cane a sei zampe in Basilicata facendo riferimento alla validità industriale del giacimento lucano, il piú grande in terra ferma a livello europeo che consente alla Basilicata di contribuire per il 12 perr cento alla bolletta energetica nazionale. L'intervento di Gheller non ha toccato tuttavia i punti cruciali a cominciare dal monitoraggio e dal rapporto ambiente-salute, estrazione del petrolio e patologie neoplastiche.
Interessante  il ragionamento di Gianpiero Perri che vede nel ristagno delle iniziative di  promozione del turismo per la Basilicata, a livello imprenditoriale, non solo la causa primaria della perdita di peso del settore , quanto l'assenza di un disegno  valido capace di imprimere al turismo una spinta, proprio mentre il Presidente del Parco nazionale  dell'Appennino lucano, Domenico Totaro, si batte per determinare una svolta nelle presenze dei visitatori della giovane area protetta.
Il dato di maggior rilievo rimane tuttavia l'iniziativa di Ada (l'associazione dei direttori d'albergo) che ritiene di non doversi fermare a questo convegno, facendosi promotrice di altre importanti scelte. Lo conferma il presidente Michele Tropiano, autentico pioniere in questo campo che apre molte, concrete prospettive.

sabato 3 novembre 2012

FIAT - MARCHIONNE PLANETARIO


I tre operai di Melfi, licenziati ormai da tempo e integrati dal giudice nel posto di lavoro, rimangono a casa e vengono tenuti a debita distanza dai cancelli della Sata pur essendo regolarmente retribuiti. Tempo fa veniva consentito loro di svolgere attività sindacale in una saletta, ora neppure quello. Intanto esplode la polemica per i 19 della Fiom da assumere e la Fiat minaccia di licenziarne altri 19 per bilanciare il carico.
Davvero incredibile nel tempo della mediazione, del dialogo necessario per evitare a tutti i costi le conseguenze di una crisi che si annuncia non solo lunga e interminabile, ma dai risvolti sociali assai pericolosi.
La Fiat non ha soldi da buttare via, e così preferisce pagare i tre di Melfi puntualmente ogni mese anziché mettere a frutto la loro opera cercando di addivenire a una intesa sul piano “politico” evitando ripercussioni a livello internazionale e non solo italiano, ovvio. Ma anche danni alla sua immagine.
In questi giorni intanto ecco arrivare la buona novella. Se i sindacati, Fiom in testa, fanno girare l'elica ai vertici della casa torinese, Marchionne è pronto a fare i bagagli ed a spostarsi in Cina, nientemeno. La molto ipotetica decisione (ipotetica almeno per ora) è stata annunciata a denti stretti e sono stati davvero in pochi a coglierla. O a prenderla sul serio.
Ma tuttavia un significato ce l'ha: la Fiat non ha problemi di denaro da spendere o da risparmiare. E' soltanto impegnata in un braccio di ferro con quella parte del sindacato che pure farebbe bene, molto probabilmente, a dialogare nell'interesse dei lavoratori e del paese adottando magari una linea meno intransigente e più aperta ad un discussione globale che non debba significare senza dubbio una resa incondizionata.
Ora la questione è assolutamente spostata sul piano politico e, fintanto che rimarrà a questo livello, si configurerà sempre come una lotta senza quartiere e senza esiti positivi. Giacchè la politica, dal canto suo, non ha la forza e l'interesse di aprire un varco in questo muro che continua a contrapporre una parte, se pur cospicua del sindacato, alla grande azienda. Cosa accadrà? Certo a soccombere non sarà la Fiat, assolutamente.        

venerdì 26 ottobre 2012

I TERREMOTI - SCIENZA E POLITICA UN BINOMIO IMPOSSIBILE


“Radio anch'io”, l'ormai storica trasmissione di Radio Uno Rai, ha cambiato la scaletta di venerdì 26 ottobre per dare ampio spazio alla vicenda della forte scossa di terremoto registrata nel Pollino tra Rotonda, Viggianello e Mormanno, con ampi riferimenti alla sentenza che ha condannato i membri della commissione grandi rischi. Ottima scelta di Ruggero Po, il conduttore, e della direzione del Giornale Radio.
Anche in questa circostanza, ovviamente, ritorna il tema delle capacità della scienza di prevedere e fronteggiare eventi del genere. Ma forse è poca cosa rispetto agli scenari che si delineano. La questione di fondo riguarda piuttosto il ruolo della politica di mettere a disposizione delle regioni un meccanismo di prevenzione adeguato e non solo limitato ai compiti di protezione civile. Non può sfuggire, ad esempio, che dopo il forte sisma del 23 novembre del 1980 la parola d'ordine fu il consolidamento degli abitati. Tecnici, esperti, studiosi a vario titolo proclamarono che questo capitolo sarebbe stato prioritario e forse inevitabile per scongiurare che nell'Italia dei terremoti la fragilità degli edifici e dei centri abitati potesse rappresentare da sola il pericolo maggiore per la sicurezza dei cittadini e non solo. Un argomento tuttavia dimenticato. Messo in second'ordine per non dire completamente trascurato proprio mentre sismologi e vari esperti indicano all'opinione pubblica il Vesuvio come una delle principali fonti di rischio.
Allora che fare? E' solo un problema di risorse o c'è accanto anche una questione più generale che rimane senza risposte difronte alle mille esigenze di contenere la spesa pubblica fino all'inverosimile? Tutto questo nell'Italia delle tangenti, dei costi enormi della politica, dell'incapacità di controllare gli sperperi e di incidere sui vitalizi d'oro che rimangono spesso nell'ombra. Se le regioni hanno un ruolo ben preciso di controllo e gestione del territorio, bene, questo è il momento di far valere tutto ciò che esula dall'arbitrio della politica e dalle decisioni unilaterali...     

lunedì 22 ottobre 2012

LA CIA IN CAMPO PER L'ACQUA, L'AGRICOLTURA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE



"Salve acqua, fonte di vita, nemica delle malattie". Sulla fontana terminale del primo acquedotto  dell'Agri, a Scanzano, campeggiava settantacinque anni fa questa scritta: un'epigrafe assolutamente appropriata e quanto mai attuale, che poneva l'acqua al centro di  tutto. 
Ieri come oggi. 
Di acqua si continua a discutere anche ora. E non a caso la Confederazione Italiana Agricoltori ha organizzato a Matera per il sette novembre un convegno di tutto rilievo che affronta i nodi tecnici e politici legati appunto all'uso di questa risorsa. Si parlerà  di bonifica e di irrigazione con particolare riguardo all'esigenza di  migliorare le infrastrutture per una migliore distribuzione  ed un razionale utilizzo allo scopo di soddisfare le enormi esigenze del mondo delle campagne, nel bel mezzo della crisi che si accanisce contro tutti, ma in particolare contro i più deboli. Quarantamila o forse settantamila in Basilicata gli ettari irrigui da salvare e migliorare nelle tre grandi aree. Il Metapontino, la Val d'Agri e il Vulture alto Bradano. Le tre aree sono distretti produttivi di qualità che attendono risposte precise. E non piú rinviabili, sostiene Donato Di Stefano presidente della CIA lucana e ideatore di molte strategie per salvare un patrimonio di enorme valore non solo economico, quanto storico, politico e culturale. 
Agricoltura  e biodiversità, dunque, questi i temi del convegno, a carattere nazionale,  che affronterà i nodi principali del settore rivendicando l'esigenza di una governance dell'acqua,  che sia all'altezza della posta in gioco. 
L'acqua é in grado non solo di alimentare vaste zone del mondo rurale in questa Basilicata, ma soprattutto di dare linfa a quell'apparato produttivo naturale che rappresenta una risorsa immensa capace di sostenere l'economia 
L'acqua una sfida, un banco  di prova, non vi é dubbio.
La CIA corrisponde, oltretutto, alle attese di migliaia di famiglie che nella  terra vedono il loro avvenire. Lancia  un messaggio ai giovani e alle donne perché la parte migliore della società orienti le sue scelte su un settore finora sottovalutato, se non addirittura considerato marginale. Il settore primario, appunto.
L'operazione  "Piú agricoltura, piú ambiente, piú benessere" guarda a una nuova politica agricola comunitaria con un monito all'Europa perché rappresenti un valido motore di sviluppo e non solo richiamo a  continue restrizioni. L'agricoltura é fonte di vita: non lasciamola morire. Promette tra l'altro di coinvolgere le energie migliori proprio nel momento in cui sembra che il tunnel della crisi non abbia mai fine. 

venerdì 5 ottobre 2012

IL PENSIERO DI PADRE PIO


E' in distribuzione in questi giorni il mio nuovo libro: “Il pensiero di Padre Pio” - Rubbettino editore.
Non è un saggio e meno che mai un'analisi filosofica degli scritti del grande Frate di Pietrelcina, ma un racconto del suo modo di leggere la realtà che affronta le questioni aperte dell'esistenza terrena, il rapporto dell'uomo con Dio, il tema della sofferenza. Un argomento, quest'ultimo, sempre attuale nel tempo dei conflitti che lacerano l'umanità e delle guerre per il predominio dell'uomo sull'uomo.
Un monito soprattutto per la politica, nell'attuale fase di smarrimento in cui i nodi dell'economia e dello sviluppo, ma anche della crescita civile e morale della nostra società, sembrano soccombere sotto il peso di una crisi senza sbocchi.
Al centro la personalità e la figura di Padre Pio, umile sacerdote che ha la capacità di dialogare con migliaia e migliaia di persone di tutto il pianeta. Persone umili, spesso incolte ma anche scienziati ed esponenti del mondo della cultura che continuano a vedere in lui il mediatore tra Cristo e l'umanità del nostro tempo. Un fenomeno, una rivelazione? Il suo pensiero parla chiaro nella sua universalità.

                                                                Rocco De Rosa


sabato 29 settembre 2012

LA DROGA: un segno del nostro tempo





Una notte d'estate di qualche anno fa. Verso le due il telefono dell'abitazione di un mio amico cominció a squillare e dall'altro capo un collega lo avvertiva che la figlia, studentessa poco piú che ventenne, era in gravi  condizioni per una dose di droga, forse tagliata male. Forse eccessiva. Il collega si offrí di accompagnarlo  nella cittadina campana dove la ragazza si trovava, per dargli coraggio e forza che non bastano mai in circostanze del genere. Il viaggio fu drammatico. E la scoperta della verità ancor più dura. La giovane donna era morta dopo essere stata prima curata e poi dimessa dall'ospedale in condizioni "normali". La miscela che aveva assunto era stata letale, come accade spesso giacché la droga non perdona e  non consente nemmeno alla medicina di intervenire adeguatamente. 
Una delle tante, amare storie. Storie di morte, appunto, sotto gli occhi di tutti, a tutte le latitudini e in ogni momento.
I carabinieri di Matera hanno messo a segno un altro importante successo proprio in questi giorni, nel corso di una fattiva collaborazione  con gli uomini della forestale. É stata sgominata una banda di  coltivatori  di marijuana: un cerchio composto per ora da poche persone, ma che prometteva di ingrandirsi e di guadagnare terreno in poco tempo. 
Da Matera alla Salerno - Reggio, a Scampia, alla Colombia. Tra gli uomini che piú si sono distinti nel paese sudamericano, un giovane sottufficiale dell'Arma, infiltrato tra i  narcotrafficanti. Il carabiniere, dotato di una particolare esperienza, é riuscito a ottenere ottimi risultati: certo occorrerebbero non uno ma mille di questi uomini per impedire l'ingresso in Italia di ingenti quantitativi di droga. Spesso, purtroppo, lo stato é minoritario. Non ce la fa. Soccombe sotto il peso della malavita. Amara constatazione. Ma é la realtà, voluta e sostenuta dai poteri forti...
Abituati come siamo a essere bombardati da notizie riguardanti il traffico di stupefacenti, in fin dei conti appare difficile dare risalto a qualunque risultato positivo. La droga é all'ordine del giorno. Siamo rassegnati. Ma la lotta ai trafficanti, venditori di morte, non puó e non deve cessare. Faremmo torto non solo alla ragazza morta in una stazione di servizio, ma a tante vittime di questo male incurabile. Segno del nostro tempo.   

domenica 23 settembre 2012

COMPIE 75 ANNI IL PRIMO ACQUEDOTTO DELL'AGRI



Ave aqua, fons vitae, morbis inimica


Il frontespizio del progetto originale del Genio Civile di Potenza
7300 metri cubi di acqua al giorno. 300 chilometri di lunghezza. 29 centri serviti, in provincia di Potenza e di Matera, con 110 mila abitanti.  Queste le cifre del primo acquedotto dell'Agri che i tecnici del Genio Civile  e le  maestranze dell'impresa  Fratelli Del Fante portarono a compimento nell'estate del 1937. Ben 75 anni fa.Il 14 luglio di quell'anno una grande manifestazione sancì il completamento della condotta con l'inaugurazione della fontana terminale costruita nell'abitato di Scanzano, in piena agricoltura del latifondo che interessava l'intera fascia jonica, da Taranto fino alla Calabria. Sulla fontana di Scanzano si leggeva questa frase in latino: "Ave aqua, fons vitae, morbis inimica." Quasi un inno all'acqua. Un  evento passato alla storia con centinaia di persone presenti all'iniziativa. Una grande festa di popolo, insomma. L' acquedotto dell'Agri era   un'opera  di dimensioni enormi, in grado di promettere sviluppo e modernizzazione in una delle zone interne di maggiore pregio, già a quei tempi. Addirittura un miracolo dell'ingegneria idraulica che compì grandi sforzi per riuscire a dare alla Basilicata una rete idrica così efficiente. La condotta aveva inizio a Paterno e percorreva grandi e piccoli centri delle due province lucane dando il segnale di una svolta tangibile. Ancora oggi delle opere imponenti testimoniano il significato della presenza  dell'acquedotto, tra i primi dell'intero Mezzogiorno. Quelle che vi mostriamo sono immagini esclusive e autentiche della illustrazione del progetto del primo acquedotto dell'Agri.  Disegni realizzati dall'abile mano del disegnatore su lucido con inchiostro di china e sottratti al rovinoso bombardamento del 9 settembre 1943 che rase al suolo buona parte dell'abitato di Potenza. Immagini capaci di rievocare da sole un tempo diverso della storia umana, in cui sono racchiusi fatica, impegno, tecnologia. Ma non solo. Anche la  dedizione degli uomini che contribuirono a realizzare quel progetto e la soddisfazione per avere determinato una svolta nella vita.   Oggi il Parco dell'Appennino lucano è orgoglioso di presentare ai lettori della Rivista un documento di questa portata storica, testimone di un'epoca inevitabilmente messa a confronto con i giorni che viviamo oggi, settantacinque anni dopo quella festa che celebrò l'acqua ritenendola fonte di vita e nemica delle malattie. Una vera manna dal cielo!  

Questo articolo è reperibile sul secondo numero della Rivista On line "Appennino lucano" sul sito www.parcoappenninolucano.it


sabato 22 settembre 2012

PAPPATERRA RICONFERMATO ALLA GUIDA DEL POLLINO



L'unanimità espressa dai membri delle commissioni Ambiente di Camera e Senato sul nome di Domenico Pappaterra, alla guida del  Parco nazionale del Pollino, rappresenta un dato di fatto sul quale é utile riflettere. Questa scelta era attesa proprio perché il nome di Pappaterra é legato, ormai indissolubilmente, alla vicenda del piú grande  Parco nazionale, non solo del Sud Italia. Un legame fatto di scelte e di iniziative tutte dirette a evitare che la montagna finisca per essere semplicemente luogo di pic nic o una specie di svago come tanti altri. Se non banale e inutile. 
Bisogna riconoscere infatti al Presidente di essere riuscito a dare alla vasta area protetta la dignità che merita dopo anni di dibattito e di confronti a vari livelli, in campo locale, nazionale e internazionale. Del resto la recente visita del Ministro dell'Ambiente, Clini, suona come un gesto di apprezzamento del lavoro di Mimmo Pappaterra soprattutto per la tutela dei boschi dal disastro degli incendi. 
Il Pollino vive oggi  di luce propria. Alimenta negli "utenti" e nei turisti un interesse che va bene al di là della visita o della semplice permanenza. Perdipiú la montagna ha un peso a livello di stampa specializzata.  E non é un caso se molti stranieri hanno oggi un vero legame con il massiccio calabro lucano, a cominciare dai tedeschi e dagli americani diventati perfetti conoscitori del Parco e della sua storia.
Pappaterra, inoltre, ha intrapreso, da tempo ormai, una efficace azione politica nei confronti delle regioni, del Governo, delle realtà presenti sul territorio: é proprio questa la scommessa più importante, capace di aprire prospettive durevoli e di dare certezze alle comunità locali che non sono semplici spettatori, ma elemento di forza di un'azione intensa e costruttiva.
La montagna assume dunque un ruolo ben chiaro e diventa a sua volta  elemento di forza per questo Mezzogiorno che solo a tratti compare nei programmi di governo e nelle scelte determinanti per il destino del Paese. 
Per il Pollino sono sul tappeto molti elementi di rilievo e molti appuntamenti da non mancare, primo fra tutti l'impegno a superare lo spopolamento dell'area ed a ricostruire su nuove basi un rapporto di fiducia e di speranza negli abitanti. Il che non é cosa di poco conto, tutt'altro. 
Buon lavoro quindi al Presidente Pappaterra.

giovedì 20 settembre 2012

IL PARCO NON E' UN MOTORE IMMOBILE

               

Sulla scia  del pensiero  aristotelico e in una dimensione davvero concreta della realtà odierna, che farebbe forse arrabbiare il grande filosofo greco,  é proprio il caso di dire che il Parco dell'Appennino non é e non puó limitarsi a essere un semplice motore immobile. Potenzialmente dinamico ed efficiente, ma nella sostanza delle cose fermo e statico, appunto. Sarebbe una sciagura dalle conseguenze molto serie.    
Gli scenari odierni, con le varie problematiche,  sono alla base del secondo numero di "Appennino lucano" la Rivista on line del Parco nazionale che affronta vari nodi legati al turismo e allo sviluppo dell'area con un preciso riferimento al nesso ambiente-petrolio, ai temi della cultura capaci di fare  della giovane area protetta davvero un simbolo del Sud. 
Si vanno, dunque, delineando  sempre meglio il ruolo e la funzione della Rivista on line che non sono solo di facciata: un parco, specie poi se nazionale, deve avere la sua voce. La sua proiezione all'esterno.  D'accordo ma non basta. Del resto lo stesso presidente Totaro, sin  dal tempo difficile del commissariamento  della giovane area protetta quando le tensioni politiche lasciavano intendere che si giocava una partita molto seria, anzi serissima,  ha sempre sostenuto l'esigenza di coinvolgere utenti, visitatori, abitanti con i mezzi di una corretta informazione.   
Ecco il punto. Fare della Rivista un momento di corretta ed esauriente informazione, giacché il Parco dell'Appennino non comincia e non finisce là dove sono i confini dell'area. La Rivista punta a mettere in campo le sue energie migliori e ad evitare di farsi irretire da un gioco al tanto peggio, tanto meglio di cui si avvertono le avvisaglie provenienti soprattutto dall'esterno del Parco. 
C'é infatti chi si meraviglia di tutto, chi vorrebbe ridurre questo importante organo di informazione sull'ambiente al rango di un banale "copia e incolla" che non gioverebbe certamente al Parco e meno che mai a chi lo dirige con scrupolo e impegno. 
Qual é dunque il percorso futuro della Rivista? Non per caso l'assessore all'ambiente della Basilicata, Vilma Mazzocco, ha fatto sapere di essere particolarmente interessata al discorso sullo sviluppo e l'ambiente, un tema destinato a farsi largo al Sud, di pari passo con le vicende dell'Ilva di Taranto. La Basilicata non é l'Ilva, fuori dubbio. Ma non per questo é il caso  di  abbassare la guardia. 
La Rivista vuol rappresentare la voce del Parco dell'Appennino ed essere nello stesso tempo un fattore di coinvolgimento della gente nella vicenda del secondo Parco nazionale di cui la Basilicata dispone. Una bella realtà da mettere a frutto anche con l'aiuto dei media, costruendo un dibattito in cui possano riflettersi le attività dei centri dell'area e le scelte nazionali. La vita del parco e le indicazioni provenienti dal governo del Paese con il senso della modernità di uno sviluppo possibile o, meglio, compatibile con il futuro della giovane area protetta. 

lunedì 10 settembre 2012

...da Monza l'inviato del Parco dell'Appennino, l'ing. Giancarlo Bruno




Splendida performance, ottima grinta, grande capacità di illustrare le caratteristiche tecniche delle monoposto in una situazione in cui i secondi e le frazioni di secondi sono quasi paragonabili a un tempo lungo, che domina i
piloti e le autovetture. E sembra decidere il futuro di ciascuno. Inesorabilmente!
Giancarlo Bruno, cittadino del Parco nazionale dell'Appennino lucano e autorevole commentatore della RAI  per il g.p. di Formula Uno, ha messo in  luce sul circuito di Monza le sue migliori caratteristiche di esperto, ma non solo. Su tutto prevale infatti la grande passione per i motori, considerati il prodotto dello studio e della scienza, della tecnologia. Non certo l'opposto della natura. Il frutto della competizione, in definitiva. Ma una competizione che impegna l'uomo con la sua creatività e il suo ingegno.
Bello, anzi entusiasmante, per questa  Basilicata che non é solo  coast to coast, purtroppo, avere un suo rappresentante nella gara forse piú seguita e amata a livello mondiale. La prossima volta Giancarlo volerà a Singapore. Ci parlerà da quella terra per noi misteriosa e lontanissima. Ormai per l'Europa la parentesi é chiusa. Lí s'incroceranno diverse lingue, come sempre. Diverse e contrastanti opinioni.
Le Ferrari ovviamente ci saranno. Ho chiesto all'ingegnere Bruno, in occasione della sua visita al Parco nella pausa di Ferragosto, di fare una previsione.  Ha detto che Alonso ha buone possibilità, incrociando le dita. Ovvio. Mi piace poi vedere Bruno alle prese con Ettore Giovannelli, l'uomo che dà il là alla Formula Uno. Valanghe di interviste che si concretizzano  nel volgere di secondi. Raffiche di riflessioni sull'andamento della gara.  Giovannelli é il "conduttore" della trasmissione. La mente del gran premio, in un clima adrenalinico come dice Giancarlo, capace di rincorrere i bolidi anche quando s'impennano, si frantumano lasciando intatti per fortuna gli uomini. Almeno quello.

sabato 8 settembre 2012

LA BASILICATA DEL PETROLIO E NON SOLO

La Basilicata apre con l'Italia un confronto sul suo domani: non è possibile considerare il petrolio come una risorsa senza contropartite. E non è possibile assistere allo spopolamento progressivo di questa terra senza lanciare un messaggio al Paese per una svolta nello sviluppo.
Su questo  tema si è svolta la conferenza stampa del governatore lucano, Vito De Filippo e dell'Assessore all'ambiente della Regione, Vilma Mazzocco dopo che il ministro Passera ha praticamente superato la soglia della consultazione preventiva del territorio per estendere i prelievi di petrolio in qualunque zona del Paese. E ciò sulla base di una normativa già varata dai precedenti governi sulla quale, tuttavia, è possibile discutere. Anzi deve essere possibile ragionare.
“Il mio ruolo m'impone di salvaguardare l'ambiente e la salute dei cittadini” ha precisato la Mazzocco aprendo un capitolo importante nella vita istituzionale e per dire no a ulteriori possibilità di aumentare le estrazioni in modo generalizzato, in tutto il territorio lucano.
Parte dunque il confronto Basilicata – Italia, in un momento interlocutorio e in una fase di estrema delicatezza e complessità. Non vi è dubbio. Anzi c'è da augurarsi che ciò avvenga.
Il primo produttore di petrolio in terra ferma, a livello europeo, mostra una precisa volontà di far valere il suo ruolo all'interno di un dibattito che abbia come specifico riferimento non solo il petrolio, quanto gli scenari degli investimenti e dello sviluppo produttivo. Un futuro diverso che faccia uscire dalla crisi questa terra logorata da una industrializzazione fantasma e dal male eterno della disoccupazione soprattutto giovanile.
“La Basilicata non può essere solo petrolio” ha sottolineato De Filippo. Bene, se questo può significare un cambio di marcia per un prossimo futuro allora vuol dire che la conferenza stampa ha rappresentato una pietra miliare. Altrimenti siamo ad un momento di stallo che rischia di ripercuotersi sulle scelte per l'immediato e per un futuro non lontano.
Sullo sfondo un dibattito tra le forze politiche che rischia francamente di non dare il giusto peso alle questioni emerse. Contrapposizioni, divergenze di vedute, adesioni tiepide, pareri spesso discordanti, come avviene in democrazia. D'accordo. Ma qual è il punto focale del discorso? Impedire che si estragga il petrolio o, piuttosto, chiedere a gran voce quelle garanzie indispensabili per mettere insieme salvaguardia dell'ambiente e della salute con uno sviluppo possibile. O, per dir meglio, compatibile.                

domenica 2 settembre 2012

IN RICORDO DI NICOLA PACE

Nicola Pace ci ha lasciati. Non dimenticheremo  quel tratto signorile, rispettoso degli altri, il senso di una società giusta, aperta e pronta a tendere la mano ai piú deboli. Ma non solo. Quella visione della famiglia e del Sud, della sua Basilicata, che ha portato sempre con sé. Sottolineo sempre.
Scrivere della scomparsa di un amico importante é difficile. Non trovi le parole. Ti si stringe il cuore. Pensi al tempo che potevi dedicargli e non lo hai fatto, rinunciando magari ad apprendere tanto dai suoi ragionamenti colti e dal suo stile raffinato di magistrato capace di immergersi in discussioni che ti facevano sempre riflettere.
Tanti ricordi stanno lí a tormentarti. Inevitabilmente. Nel caso di Nicola l'amore per la montagna di Avigliano, il piacere di sentirsi vicino agli amici, accanto alla famiglia, amato e stimato. E poi le sere di fine anno, davanti al camino con un bel fuoco sempre vivo. Era quello il punto di partenza per tante riflessioni che mettevano insieme, molto spesso, la politica con il diritto.  La giustizia con i filoni eterni del nucleare e dell'ambiente. Si perché Nicola badava  sempre a non trascurare la casa comune, la terra di tutti spesso minacciata da quel maledetto groviglio di affari e politica, mai scongiurato. Tutt'altro. E non a caso ai suoi funerali hanno partecipato gli uomini del Corpo Forestale dello Stato, della Basilicata e di Brescia, ai quali Pace affidava di volta in volta il compito di vigilare sui traffici di rifiuti e sul nucleare. E c'era anche chi accompagnó Nicola nel suo viaggio al Quirinale per illustrare uno per uno, al Presidente della Repubblica, i rischi rappresentati dalla Trisaia di Rotondella. Un evento del tutto inconsueto per un Procuratore della Repubblica.
Quei rischi che non gli consentivano di dormire sonni tranquilli.
Mi  fa piacere ricordare la forza delle sue idee, sostenute con entusiasmo per non farle mai cadere nella routine e nell'indifferenza. E mi piace ricordare l'entusiasmo per Trieste, città italianissima, che lo aveva accolto quando andò via da Matera.
Ora sulla sua vita é calato il sipario, come la natura umana vuole per tutti. Ma il sipario non calerà mai sulla sua figura che ricordiamo oggi commossi mentre le campane di Filiano scandiscono l'ultimo saluto ad un figlio importante.  Che il Signore lo abbia tra gli eletti, nella luce eterna. Ciao Nicola!

sabato 1 settembre 2012

MATTEO RENZI ROTTAMATORE? DANTE NON LO CHIAMEREBBE COSI'

                                                   Renzi a colloquio con Piero Venezia


Dante non accetterebbe che al suo concittadino nonché successore, Matteo Renzi sindaco di Firenze, venisse data la patente di rottamatore. Proprio per nulla. Rottamatore é  un termine del peggiore consumismo,  di quella modernità distruttrice e irriverente che mette sotto i piedi arte e cultura, politica e scienza. E soprattutto il confronto e la moderazione  di cui abbiamo bisogno. Tutto nell'immondezzaio, insomma. Senza escludere nulla! E francamente non mi pare sia il caso di Renzi che in questi giorni sta visitando Basilicata e Puglia per presentare il suo libro "Stil Novo".
Altro titolo non poteva avere il lavoro di un giovane politico, per giunta fiorentino e per di piú sindaco della città piú bella, piú nobile, piú ricca di tesori di arte e cultura di questa Italia che stenta a uscire dal tunnel.
Quella che Matteo Renzi espone con parole semplici chiacchierando con chiunque é un vera rivoluzione, vale a dire cambiare modo e volto alla politica di oggi. Bella impresa! Qualcuno dirà che é un' utopia, quando a ben riflettere non lo é affatto. Anzi le idee e i principi che il primo cittadino di Firenze sostiene nelle piazze e in televisione dovrebbero essere nell'ordine normale delle cose. Non dovrebbe essere necessario che ci fossero dei "rottamatori" per capire e far capire che la politica va cambiata. Che non si puó andare avanti così, che l'immagine dell'attaccamento alla poltrona e quella dei privilegi leciti e illeciti della casta sono aspetti orribili se non contraddizioni insopportabili nella crisi in atto dove molte famiglie hanno conosciuto un repentino calo degli stili di vita, se non proprio la povertà.  Renzi declama e non ha paura di nulla. Invoca Dante, parla del Paradiso, scivola nel quotidiano, parla di sé e della sua famiglia: insomma presenta davanti agli occhi degli italiani scenari di vita normale dicendo che distorsioni ed errori grossolani, considerati  addirittura inevitabili, sono patrimonio negativo di chi continua a intendere la politica come  il regno pressoché esclusivo del potere e dei privilegi, lontano mille miglia dagli interessi di una società moderna che soffre però di mali inguaribili.
Incontri gradevoli con la gente, con i ragazzi, con gli studenti che forse con la politica non hanno proprio nulla a che vedere se non fosse per il fatto che il giovane stilnovista si propone come l'uomo del domani nella società delle mille incertezze e dei dubbi. E non certo per ragionare alla grande. Ma solo per essere alla portata di chi nella politica di qualunque colore  stenta appunto a  riconoscersi. O, meglio, con la politica non riesce ad avere un qualunque rapporto costruttivo, nella veste di interlocutore.
Chissà se Renzi conosce la frase con la quale Padre Pio bolló la politica in tempi lontani. Era il 1956, quando il Frate disse: la politica?  "confusione di idee e  predominio di ladri". Mica poco, signori!

Tra l'altro Renzi sta lavorando per mettere in piedi a livello nazionale un'associazione per le vittime dei pirati della strada, di cui il dottor Venezia è sostenitore. Ottima idea perchè i pirati siano puniti in maniera esemplare, codice penale alla mano.  

martedì 28 agosto 2012

"LUCANI BRAVA GENTE..."

Sul finire degli anni Ottanta Giovanni Agnelli telefonò a Emilio Colombo per motivare le ragioni alla base della scelta di quella "fetta" di Basilicata in cui ubicare lo stabilimento Sata di San Nicola di Melfi: "ho scelto la Basilicata, disse l'Avvocato, perché siete brava gente." Molti ci credettero e non commentarono...
Telefonata quanto mai gradita per il tono amichevole e confidenziale con cui uno dei grandi della storia si rivolgeva a un altro grande dicendo, in sostanza, non vi ho scelto a caso, ma solo perché siete persone che meritano uno sforzo della piú grande azienda automobilistica italiana. Per questo sforzo i lucani, beninteso, avrebbero dovuto manifestare gratitudine e riconoscenza alla Fiat e non solo alla famiglia Agnelli. L'hanno fatto? Non credo proprio.
Mentre su Melfi pesa oggi l'ombra di una crisi minacciosa per migliaia di lavoratori della Sata e dell'indotto, non so quanto quella frase dell'Avvocato possa rassicurare gli animi in una situazione in cui il continuo ricorso alla cassa integrazione lascia presagire sviluppi non certo positivi.
Intanto,  la possibilità di destinare a Melfi la produzione della nuova Punto soltanto nel 2015, e non prima, rischia di diventare sul serio una sfida dura e senza sbocchi.  Un vero disastro per lavoratori e sindacati alle prese con le scelte da compiere, in un momento in cui la crisi per un verso é insostenibile e, sotto altri aspetti, non consente i tradizionali "margini di manovra" quanto alla possibilità di una protesta efficace che induca Marchionne a cambiare strategia. Nemmeno a pensarci conoscendo oltretutto il temperamento dell'Ad.
In questi anni, nell'indifferenza generale, Melfi ha assistito alla produzione  della grande Punto e poi della Punto Evo che, nonostante fosse apprezzabile per le tecnologie e la meccanica,  non ha avuto il successo atteso. Tutt'altro. E intanto si ritorna alla Grande Punto tradizionale.
Ma questo conta poco nell'economia della casa torinese. Una volta un colosso, oggi un po' meno data la congiuntura che vede altre case tirare avanti diritto con una serie di modelli apprezzati soprattutto dal pubblico italiano.
Certo, immaginare che la crisi debba continuare ad accanirsi contro una terra come la Basilicata lascia perplessi, eccome! Dov'è insomma la contropartita che questa regione ha, in un panorama nazionale, per essere il primo produttore europeo di greggio in terra ferma?  Quanti milioni di euro finiscono nelle casse delle grandi compagnie in seguito alle estrazioni di petrolio dal sottosuolo lucano?
Il Presidente del Parco nazionale dell'Appennino lucano, Domenico Totaro, si pone il problema di cosa accadrà per il Parco e per la Basilicata una volta finite le estrazioni. Cosa accadrà, in termini non solo di royalties, quanto di  sconvolgimenti ambientali. Il 2030 sembra essere l'anno dello spartiacque, tra passato e futuro. Speriamo che non comporti ferite inguaribili: e intanto oggi accade quel che accade!

domenica 19 agosto 2012

IL VERO VOLTO DEL SUD IN QUESTO AGOSTO DI FUOCO



La verità sull'Ilva di Taranto forse non la conosceremo mai. L'omino con  la busta bianca in mano, piena di banconote da dare in "omaggio" a chi di dovere,  é solo un aspetto minimo di una tragedia che dura da decenni ed ha finito per distruggere la località tra le piú antiche e ricche di storia di questo Mezzogiorno sofferente e abbandonato. Con danni enormi alla salute, oltretutto.
 Non c'é turismo che tenga, non c'é passato, non c'é nulla di fronte agli interessi di un colosso che deve distruggere perché ha il potere di farlo. E dire che emerge anche il binomio sviluppo - lavoro finora ignorato perché considerato irrilevante. C'é intanto chi afferma che questo dualismo (diciamo cosí) puó reggersi in piedi giacché lo sviluppo non calpesta per forza l'ambiente, almeno non dovrebbe: bella scoperta nel terzo millennio quando fior di esperti, di saperi e di conoscenze scientifiche sembrano garantire tutto e tutti ad ogni latitudine e in ogni realtà. Staremo a vedere se la magistratura, e non solo il governo, sapranno fare scelte idonee e intelligenti, in modo da determinare una svolta per Taranto, per i suoi abitanti e per le migliaia di lavoratori dell'impianto siderurgico. Forse siamo ad una svolta ma in ogni caso non c'é da farsi soverchie illusioni. Chiaro?
Altri drammi caratterizzano intanto questo agosto rovente, a tutti gli effetti. Il collega Mimmo Sammartino si sofferma, nel suo articolo di domenica 19 agosto su "la Gazzetta del Mezzogiorno",  a illustrare il dramma sociale degli immigrati che raccolgono il pomodoro nelle pianure bollenti del Bradano, sfruttati come schiavi e buttati nei tuguri a fine giornata dove vivono nella merda. Peggio delle bestie. Senza servizi, né quel minimo di comfort che sembra irrinunciabile oggi.
 Sammartino richiama alla mente un film che parla di una giovane donna sfruttata e umiliata, come tante donne sfruttate, umiliate e malpagate. Non solo. Calpestate nella loro dignità. Ed é esattamente quel che accade alle ragazze di una casa di riposo per anziani retribuite con poco piú di due euro all'ora con turni massacranti e disumani. Controllate anche quando usano il bagno per i loro bisogni fisiologici, considerati addirittura un lusso...O, meglio, non sono i bisogni un lusso, bensí poterli soddisfare!
Ottimo articolo questo, in una domenica di agosto che richiama alla mente la funzione di un giornalismo immerso nei  problemi della società, pronto a far conoscere, a informare lontano dal pettegolezzo e dal gossip a buon prezzo. Complimenti Mimmo!
Un agosto di fuoco, non vi é dubbio. Bruciano i boschi per mano dei piromani amanti della distruzione. La gente trema per il suo domani. L'Europa imperversa con le sue regole diventate ad un tratto ferree e intoccabili. Settembre si avvicina e sembra anch'esso minaccioso e infido. "Settembre, andiamo. É tempo di migrare." No, siamo lontani mille miglia da quel clima e da quella gente. Ma anche da quel mondo, difficile da ricostruire. Anzi impossibile. Forse perché ingenuo e banale, se confrontato alla società evoluta e tecnologica del 2012...

giovedì 2 agosto 2012

IL MINISTRO CLINI AL POLLINO: UNA VISITA QUASI INOSSERVATA

La recente visita del Ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, al Parco del Pollino e il suo incontro con esponenti della vita pubblica e amministratori del Sud  non ha avuto il rilievo che meritava. Almeno a livello dei media.
La visita rappresenta un segnale ben preciso in un contesto non solo locale, evidentemente. Non si é trattato soltanto  di una ricognizione delle aree bruciate dagli incendi che hanno devastato il Parco nazionale piú grande del Sud: la visita del Ministro ha avuto come riferimento l'offerta natura e quel grande patrimonio ambientale che non può certo passare sotto silenzio.
Proprio in occasione della sua visita, Corrado Clini  ha ufficializzato il decreto di nomina del Commissario del Parco nazionale dell'Appennino, Domenico Totaro, a Presidente. Una scelta che ha il suo rilievo e sottolinea il ruolo di questa importante area protetta nel suo difficile confronto con il petrolio. Ecco il punto da non sottovalutare affatto.
La zona di estrazione é infatti uno dei problemi  (non certo l'unico) della Basilicata del terzo millennio: stabilire un equilibrio tra le due realtà, parco e petrolio,  é uno dei nodi piú impegnativi. Non so quanto risolvibile, per giunta, sul terreno concreto.
Ad ogni buon conto, il Parco non puó sottrarsi ad un ruolo di salvaguardia della integrità del territorio e di stimolo a operare alle istituzioni. Non é cosa da poco di cui Totaro é ben consapevole sin dal suo primo mandato di commissario. Sin da quando ha colto la delicatezza del  mandato. Difatti nei suoi progetti un posto di primo piano lo ha svolto la costante preoccupazione di un sufficiente monitoraggio ambientale. Comunque necessario e assolutamente indispensabile per l'ambiente e per la salute di quanti lo abitano. Problema delicatissimo, peraltro non risolvibile con il semplice monitoraggio del centro olio di Viggiano e dintorni.
Ecco perché la visita di Clini al Pollino ha costituito una sorta di esplorazione delle necessità e al tempo stesso una presa di coscienza dell'esistente.
Il peso attribuito a una operazione del genere non ha ottenuto tuttavia, come dicevo, il giusto risalto. Poteva essere la presenza del Ministro l'occasione per ribadire il ruolo nazionale di questa regione. E per rivendicare una diversa attenzione del governo Monti verso una terra troppo spesso dimenticata, se non ignorata. Invece il tutto ha avuto il carattere di una "semplice" visita, quasi una visita di cortesia mentre i problemi continuano a bussare alla porta. Oggi come in passato. Con l'aggravante che oggi il degrado di vaste aree rappresenta un colpo all'economia e alla salute degli abitanti.

lunedì 30 luglio 2012

DOMENICO TOTARO PRESIDENTE DELL'APPENNINO

Domenico Totaro é Presidente del Parco  nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri Lagonegrese. Il decreto, firmato dal Ministro dell'Ambiente Corrado Clini, é arrivato  in serata ed ha suscitato già i primi, positivi commenti. 
La decisione del Ministro giunge dopo un lungo periodo di commissariamento dell'Ente e premia l'impegno di Totaro per fare di questo Parco una vera sentinella dell'ambiente. L'Appennino é una  delle aree protette italiane costretta a fare i conti con il petrolio, ma non solo. In Basilicata, e anzi in Val d'Agri, esiste il piú grande giacimento di greggio in terra ferma a livello europeo il che certamente pone interrogativi e problemi molto seri. Migliaia e migliaia di barili vengono estratti dal sottosuolo ogni giorno mentre l'obiettivo del Parco nazionale é quello di costruire un baluardo per la difesa dell'ambiente e la tutela della salute degli abitanti della zona. 
Il Parco dell'Appennino lucano ha dunque la sua valenza di primissimo ordine e mira a rappresentare addirittura un modello europeo perla qualità della gestione e gli obiettivi che esso si propone di raggiungere. Un banco di prova per Totaro e per l'intero gruppo dirigente, impegnato da tempo in un'opera apprezzata anche dal mondo ambientalista e dagli organi ministeriali.  
Il Parco vuole essere, secondo una scelta ben precisa del Presidente Totaro, anche un motore di sviluppo per evitare la perdita di quota dell'area e il degrado delle sue peculiarità. Un sfida in tutto e per tutto che, sono certo, il neo Presidente sarà in grado di affrontare ai necessari livelli. Del resto le popolazioni dell'area attendono delle risposte.
                                                    Rocco de Rosa

domenica 29 luglio 2012

VERSO UNA NUOVA "DESTINAZIONE D'USO"

Un altro colosso petrolifero si affaccia sulla scena della Basilicata: ha un bel nome, per nulla stridente o cacofonico. Anzi molto garbato. Si chiama Delta energy, con origini londinesi e per giunta  ha già aperto una sede a Matera. Buon segno. Dimostrazione inequivocabile di una volontà di insediarsi in Basilicata fondata su delle certezze e non su una semplice ipotesi di successo. Su delle probabilità.
L'obiettivo di Delta? Avviare per ora  una serie di ricerche di idrocarburi  nei territori del Materano (dalla media collina al mare passando per Montescaglioso) in modo da guadagnare il traguardo non facile delle perforazioni nello Jonio  in un futuro non lontano. Tutt'altro. Anzi forse piú vicino di quanto si possa immaginare.
Inevitabile chiedersi le ragioni di tante certezze, proprio mentre il governatore della Basilicata Vito De Filippo rassicura il popolo lucano dicendo che dal lontano 1998 non sono state rilasciate ulteriori autorizzazioni a estrarre petrolio dal sottosuolo della regione. E non c'é motivo di non credergli, ovvio!
La promessa di impiantare trivelle ovunque non risparmia nessun angolo di questa regione del Sud che già ora contribuisce alla bolletta energetica nazionale per circa il 12 per cento. E non siamo ancora al picco della produzione, sia chiaro. Le trivelle potrebbero essere installate a breve distanza da Potenza, nella zona della Grancia e  poi, man mano, fino al mare Jonio con un crescendo pari all'importanza della posta in gioco costituita dalla domanda di petrolio sui mercati internazionali. Domanda alimentata, per quanto ci riguarda, anche dalla larga affermazione dei prezzi agevolati il sabato e la domenica, in Italia, con riflessi sui consumi. E sulle quotazioni dei vari prodotti petroliferi.
Si tratta di una vera e propria "riconversione" della Basilicata al servizio di interessi planetari, al di là di qualunque vocazione turistica e ambientale di questa terra del meridione che farà bene a convincersi di dover riscrivere la sua storia rinunciando ad ogni ambizione di crescita eco compatibile ed a qualunque ipotesi di diventare capitale europea della cultura. É il caso di Matera.
Che ci fosse da anni l'idea di una diversa e "innovativa" destinazione d'uso del territorio lucano lo si apprende anche da un volume pubblicato da Einaudi, il  cui titolo é assolutamente emblematico: "Il costo della menzogna" di Mario Silvestri. Spiega il perché esiste a Rotondella, in provincia di Matera, sulla costa jonica, un centro nucleare. Si voleva fare della Basilicata una regione disposta a occuparsi stabilmente del riprocessamento del combustibile nucleare della centrale di Elk River nel Minnessota. Progetto che l'America con il suo pragmatismo non riuscì a comprendere.  E intanto il fardello delle barre di combustibile irraggiato é rimasto in Trisaia, a scandire una scelta a dir poco folle degli anni Cinquanta - Sessanta.

venerdì 20 luglio 2012

MELFI SENZA TRIBUNALE. UNO SCANDALO

Che il governo Monti stia superando ogni limite, ben oltre la decenza delle cose possibili, lo dimostra il provvedimento che abolisce i "piccoli" tribunali. E' il caso di Melfi. Centro della Basilicata di assoluto prestigio, per giunta con un carcere di massima sicurezza  in cui sono rinchiusi personaggi di rilievo, la città normanna assiste al taglio del Palazzo di giustizia, come se si trattasse di una mera operazione di carattere amministrativo, ispirata da normali esigenze di bilancio giusto per far quadrare i conti. 
La protesta di avvocati, operatori della giustizia, di semplici cittadini é più che legittima per una ragione fondamentale: é arrivato il momento di far  valere le ragioni di questa piccola ma non insignificante regione del Sud. É arrivato il momento di dire basta ad ogni iniziativa che serve a minimizzare, se non a rendere inconsistente, la presenza della Basilicata nel contesto nazionale. Ed é arrivato il momento di far sapere al mondo intero che questa terra contribuisce alla bolletta energetica nazionale per oltre il 10 per cento, nonostante ad accorgersene siano in pochi. Anzi in pochissimi. Lo sa il Presidente del Consiglio?
Storia, cultura, tradizioni, passato e presente di un popolo diventano cosí del tutto inutili: con o senza Nitti, con o senza il Tribunale di Melfi si va avanti lo stesso. Anzi meglio, recita inconsapevolmente il provvedimento del governo.
A questo punto qualcuno farebbe bene a spiegare se per caso con i 12 mila miliardi di euro custoditi nelle banche internazionali, presenti in Italia per buona parte, sia possibile frenare la scure dei tagli almeno a questi livelli. Certo, occorre una forte azione politica di cui nei decenni scorsi si é avvertita l'assenza, per dare alla Basilicata il peso che merita in un contesto nazionale e internazionale.
In un momento  cosí difficile e delicato la politica non puó sottrarsi ai suoi doveri. Non puó ignorare alcune fondamentali emergenze dalle quali dipende la perdita di quota inevitabile non solo della Basilicata, quanto di vaste aree del Paese. Soprattuto del Mezzogiorno.
I tagli apparentemente non risparmiano nessuno. Solo apparentemente. In realtà colpiscono le aree più fragili e  la loro possibile ripresa. Ma all'interno delle aree più fragili ci sono quelle che non hanno un peso politico e una forte capacità di far valere le proprie istanze. Lo dicono in molti, a cominciare da Confindustria.
Nel caso in cui il Tribunale di Melfi fosse abolito, come sembra ormai assai probabile, quando sarà possibile pensare di ripristinarlo per restituire importanza e dignità ad un centro tra i piú prestigiosi del Sud?  Forse nel prossimo millennio. Forse in un tempo del tutto ipotetico e indefinito.
Non é chiaro a chi muove le leve del potere che, risparmi a parte, qui si sta riscrivendo la storia di un popolo. Ma non nel senso del progresso, quanto di una pericolosa e assurda inversione marcia, di un arretramento spaventoso, ferma restando l'esigenza di una lotta senza quartiere a sprechi e inefficienze che, nonostante Monti, continuano a caratterizzare la vita pubblica. Ancora oggi. E non é poca cosa.
Cancellare la storia ed il passato non sempre deve essere possibile. Anzi, non bisogna consentirlo. Ecco perché, al di là di qualunque campanilismo, il popolo di Melfi fa bene a far sentire la sua voce. E soprattutto a non arrendersi. Accettare certe scelte sarebbe segno di debolezza e di incapacità di valutare i processi della storia e della politica, spesso incomprensibili, in assenza di una vera democrazia partecipata.