martedì 29 dicembre 2015

KING KONG, BEL REGALO DI FINE ANNO



Le festivitá di fine anno sono stracolme di regali, anche in clima di austeritá latente, proclamata, forse superata. Sicchè un comune come Viggiano, nel profondo della Basilicata di Matera 2019, ha regalato ben due autovetture fiammanti all'Arma dei carabinieri che ringraziano di cuore naturalmente il sindaco Cicala e la sua amministrazione.
Anche la cultura, il mondo di Radio Uno Rai con King Kong fa magnifici regali ai suoi ascoltatori che, pensate,  soltanto su Facebook hanno raggiunto quasi la soglia dei cinquantamila, con grande gioia di Silvia Boschero, la conduttrice, pronta a  dare il massimo della sua esperienza radiofonica, fino a trasformare King Kong in un programma davvero per tutti, per chiunque voglia fare della radio uno strumento di conoscenza e non solo un motivo di svago. Questo avvalora l'idea che in Rai ci sono talenti da non sottovalutare e che "sorella radio" non ha davvero nulla da invidiare ad altri media. 
Dall'autunno ad oggi King Kong è un crescendo di informazioni musicali con l'occhio rivolto al pubblico dei giovani ma anche dei meno giovani. Degli ex giovani.
Bella e direi molto appropriata e ben collocata nel programma l'intervista a Renzo Arbore che ha ripercorso le tappe della sua esperienza artistica di anni di lavoro, con il fascino di sempre. 
Leggera e divertente poi la serata del Jazz, condotta al di fuori di tecnicismi e di analisi per soli addetti ai lavori. Facendo tuttavia notare che questa musica afro - americana ha precisi riferimenti alla cultura di un tempo che sembra non venire meno. Il jazz dal grande trombettista nero, Louiss Armstrong fino a Keith Jarret e ad altri contemporanei è la linfa di un tempo lunghissimo. Che porta impressi nel suo cammino eventi, storia, costume e tanto altro ancora.
Certo, musica  e cronaca si fondono ad un certo punto. La musica segue con insospettata capacitá le stagioni della vita, suscita sensazioni, alimenta pensieri. Fa crescere un mondo che altrimenti forse non esisterebbe e di cui non ci accorgeremmo.
La Boschero ha poi un linguaggio artistico tutto suo che dá il senso delle cose, capace di sollecitare l'ascoltatore a non spegnere la radio ma a seguirla con sempre maggiore interesse, alla scoperta di ciò che arriverá un momento dopo.
E un momento dopo c'è sempre una sorpresa, qualcosa di cui appropriarsi, da conoscere a fondo. Si, perchè la radio ha questa misteriosa capacita di collocarsi al centro dell'attenzione e di comunicare davvero il simbolo di una cultura di grande respiro. 
Buon anno, dunque, a King Kong e all'equipe che ci lavora, a Silvia, autentica animatrice e non solo conduttrice.


domenica 27 dicembre 2015

CILENTO, IL PARCO DELLA SVOLTA



                           

            I monti Alburni nel Parco nazionale del Cilento (foto R.De Rosa)

Nei giorni che hanno preceduto il Natale c'è stato un evento di rilievo non solo scientifico, quanto politico e culturale insieme. 
A Vallo della Lucania - sede del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni - per iniziativa di un gruppo di geologi (primo fra tutti Aniello Aloia, attento studioso della realtá di quel territorio), si è svolto un convegno che ha avuto come pretesto la premiazione di alcune foto a illustrazione del calendario 2016. Solo un pretesto, perchè la sostanza delle cose era ed è ben altra. Vale a dire tutto il  patrimonio di conoscenze, di studi, di ricerca geologica e non solo che nasce all'interno di uno dei parchi nazionali più interessanti del Sud, in un clima di attenzione scientifica in grado di rappresentare un unicum in tutti i sensi.
Gli studi sulla geologia del monte Gelbison (il sacro monte di Novi Velia), sugli Alburni, maestoso baluardo tra Basilicata e Campania, gli studi in atto sull'interno sono una dimostrazione davvero concreta e tangibile di quello che può essere un parco nazionale. Un laboratorio di scienza e di natura, il Cilento, che brucia le tappe e mette insieme la storia del paesaggio con quella dei suoi migliori rappresentanti, a cominciare dal grande Parmenide di Elea, oggi Ascea, il filosofo dell'essere. Il grande innovatore del pensiero. Un vero punto di arrivo di questo Sud dimenticato e ignorato, di cui è preferibile non parlare, secondo alcuni potenti del momento, ma anche di un recente passato.
Far tesoro dei lavori scientifici di Aloia, di Maurizio Lazzari e di altri equivale a fare del Parco una entitá dotata di un proprio rigore, ma anche di una forza propulsiva che non solo giustifica la presenza dell'area protetta in un territorio di per sè interessante, e avvia processi di sviluppo di cui tanto si parla, in questo Sud alla ricerca eterna di occasioni di crescita, non certo illusorie nè momentanee. Ma stabili e autentiche.
Nel triangolo Appennino Lucano, Cilento e Pollino quest'area diventa davvero trainante e fa da battipista alla costruzione di una mentalità diffusa che significhi, per gli abitanti del luogo prima di tutto, imparare ad apprezzare il Parco e per i turisti abituarsi a vivere la ricerca, non fine a sè stessa ma capace di far da sponda al territorio. Di arricchirlo. Di renderlo appetibile. In altre parole di qualificarlo.
Sicchè il convegno di Vallo indica un punto di svolta nelle complesse vicende destinate a caratterizzare i parchi del Sud, al centro di pareri spesso divergenti. Traguardo, questo, che il Governo e le stesse regioni debbono valorizzare al massimo, se si vuole uscire dai soliti luoghi comuni e dalle vuote  promesse. Anzi finanche incomprensibili nella loro inutilità. 

mercoledì 23 dicembre 2015

MIGRANTI: PITTELLA INDICA LA BASILICATA COME UN ESEMPIO DA SEGUIRE



                                   



"La piccola Basilicata sa distinguersi, e se gli altri in Europa facessero come noi forse una risposta migliore la si potrebbe dare al grave problema dei migranti, destinato a dominare la scena internazionale, almeno per un ventennio se non di più. Un fenomeno inarrestabile, peraltro senza soluzioni possibili allo stato delle cose."
Il Presidente della Regione, Marcello Pittella, non ha dubbi. In occasione dell'accordo per un razionale impiego dei migranti nelle attivitá di volontariato parla con convinzione delle scelte fatte e di quelle da fare, sul terreno della solidarietà che non distrugge,  anzi fortifica la struttura morale e l'intero apparato di una terra che nel campo dell'emigrazione ha scritto tante pagine, soprattutto nel secolo scorso, se non ancora prima, ai tempi dei viaggi interminabili sui piroscafi con le valigie di cartone.
L'accordo siglato tra Regione Basilicata, le  Prefetture di Potenza e Matera, l'Upi e l'Anci è un traguardo da non trascurare, tutt'altro. Anzi riveste un valore politico straordinario e una eccezionale valenza, ha sottolineato nella introduzione Pietro Simonetti, presidente della task force migranti, che non possono in alcun caso sfuggire nel clima di incertezza e di terrore che accompagna gli sbarchi. Tra l'altro, proprio in questi giorni si è appreso il dato allarmante dei 700 bambini morti nelle traversate del terrore e della speranza.
Gremito di rifugiati il salone del governo lucano dove si è svolto l'incontro. Giovani donne e ragazzi di colore che hanno raggiunto la Basilicata con mezzi di fortuna e tanti operatori del settore. 
Pittella ha dato l'immagine di questa terra del Sud capace di aprirsi al mondo:  è il  commento registrato nel corso dei lavori della conferenza, insieme alla soddisfazione per un primo risultato raggiunto. Il protocollo è una sorta di garanzia dell'accoglienza, una specie di viatico in grado di dissipare il dubbio tremendo e l'incertezza del domani.
Certo, la Basilicata non può rimanere da sola ad affrontare questo ed altri sforzi, resi necessari per dare all'accoglienza prospettive non precarie e sbocchi concreti. 
Una lettera è stata inviata al Governo per affrontare i nodi dell'accoglienza e di un inserimento di questi giovani nei meccanismi di una societá ormai multietnica e capace di aprirsi a nuovi sviluppi. 
La cultura della solidarietá appartiene al Sud, ha ribadito da Pietro Simonetti, con esplicito riferimento agli scenari che si delineano e alle prospettive, ma pure all'azione finora svolta dalla Basilicata. 
Una giusta collocazione dei migranti nei meccanismi della crescita del Paese è un punto di approdo, e non una partenza verso lidi sconosciuti, verso destinazioni incerte. Come purtroppo è accaduto ai protagonisti di questa giornata, fortunati per essere vivi. 

giovedì 10 dicembre 2015

IL PD ALLE PRESE IN BASILICATA CON IL DOPO LUONGO



                       Intervista a Luca Braia

In base a quali criteri si andrà a stabilire la logica per consentire l'accesso al dibattito su chi  dovrá succedere ad Antonio Luongo? Difficile per ora stabilirlo, a meno che non si voglia dare credito ad alcune voci che darebbero per scontato se non altro la partecipazione di un nome al confronto, ormai prossimo, tra le varie anime del PD.
Una cosa è certa: sugli scenari che vanno e andranno a delinearsi la presenza di Renzi ai funerali di Luongo assume sin da ora un significato politico, da leggere in modi diversi. Ma pur sempre un dato di cui tener conto.
In fondo la platea unita intorno al feretro e il richiamo del Presidente al ruolo della famiglia di Antonio quantomeno non passano inosservati. Ma rappresentano piuttosto un richiamo al senso di umanitá che la politica deve riconoscere, se vuole misurarsi con i problemi della gente e trarre da questo un vantaggio più che legittimo. Non un unanimismo qualunque, ma una intesa da costruire con volontá e impegno. 
Cosa dovrá significare, per il PD e non solo, parlare di successione a Luongo? 
Luca Braia, responsabile delle politiche agricole, uomo di punta nella Matera proiettata verso il 2019 e intesa come segno del rinnovamento della storia di un popolo, della sua cultura, del suo desiderio di guardare decisamente avanti.
"Sará difficile succedere a Luongo. Più facile sará provare ad andare oltre Luongo."

Perchè? 

"In realtá Antonio era l'unica persona che poteva esprimere una leadership così forte e e recuperare una generalizzata unanimitá di giudizio per autorevolezza e intelligenza politica."

Mi sembra che lei definisca l'ex segretario del PD quasi un unicum, nonostante la vivacitá delle presenze nel partito democratico che contribuiscono, non da oggi, a costruire una identitá dinamica di questa formazione politica.

"A mio giudizio neanche tra i suoi coetanei che con lui hanno condiviso gli ultimi trenta anni di politica esistono soggetti simili per capacitá di "astrazione da un personalismo imperante" oltre a quella luciditá di stare alla politica e alla interpretazione dei cambiamenti della societá.
Mancherá a tutti la sua capacitá di cercare di convincere tutti di stare a un ragionamento e non all'uno contro l'altro."

Ora si apre una fase diversa, aperta a molti sviluppi. Vuol dire che finisce il sogno di una vera unanimitá, quanto meno di un comune ragionare sui grandi temi?

"Con la sua scomparsa tramonta il tentativo di tenere tutti dentro un recinto come quello del PD che non è più nè il Pci nè i Ds.
Ora si apre una fase nuova che il PD deve interpretare in chiave moderna, se non vuole scomparire...ed i suoi attori principali e rappresentativi devono comprendere che lo scenario è cambiato e che le rappresentanze non possono essere ereditarie né per sempre. 
Anche Antonio Luongo aveva compreso ciò ed i suoi tentativi di farlo comprendere a tutti, senza che ciò provocasse lacerazioni, sono risultati vani, se dopo due anni siamo ancora senza organismi dirigenti nel partito."

martedì 8 dicembre 2015

SI PUÒ VIVERE ETERNAMENTE BLINDATI?



Inizio del Giubileo sotto strettissima vigilanza: controlli al millimetro, tiratori scelti sui tetti della Capitale. Scenari senza precedenti.
Tutto cambia, ogni cosa si modifica sotto l'incubo del terrore. Migliaia di uomini sorvegliano cittá e obiettivi, definiti sensibili. La vita è diversa, le abitudini appaiono stravolte; nelle grandi cittá ci si guarda intorno sapendo bene che il rischio non riguarda tanto e solo il momento attuale quanto la prospettiva. Il domani di tutti. Quando sembrerá essere tornata una calma apparente e il mondo apparirá come in una stagione lontana, forse mai esistita, quando la violenza e il terrore potevano essere considerati pura teoria. Allora, come dimostrano le Torri gemelle, il pericolo sará davvero maggiore e purtroppo incontrollabile.
C'è intanto una domanda alla quale non ci si può sottrarrarre: come si può vivere eternamente blindati? 
Nella storia della Chiesa mai un Giubileo è stato considerato  un rischio gravissimo, una occasione possibile di un pericolo incombente. Annullare tutto, ridurre tutto ai minimi termini avrebbe significato un riconoscimento della potenza del terrore e della sua capacitá di orientare il corso delle cose, di determinare gli eventi. Di assoggettare l'umanitá ad un disegno sciagurato.  Una scelta del genere avrebbe messo il mondo in ginocchio, senza possibili alternative. Non vi è dubbio.
La stagione del dopo 13 novembre è non solo assolutamente inedita, quanto costituisce il risultato di una strategia che ha disseminato il mondo di violenza e di lutti. Di guerre, di attacchi crescenti. Di contrapposizioni maturate nell'arco di decenni e per nulla cancellate da una sorta di pacificazione, in grado di riconoscere l'errore del ricorso alla violenza. Che,  sua volta, continua a produrre violenza e nient'altro.
Renzi ha ragione a essere prudente prima di chiedere al Parlamento l'autorizzazione per il ricorso all'uso delle 
armi. Certo, la Libia insegna, e forse l'unica lezione da non sottovalutare affatto è proprio questa che ci riporta indietro nel tempo. Magistralmente. Autorevolmente.
Il terrore incombente non è solo quello legato all'immagine del tredici novembre o dell'undici settembre. Ma è anche quello di un disastro prodotto dall'uomo a danno dell'umanitá con inquinamenti e danni all'ambiente, sempre meno riparabili. Ma questo disastro conta meno perché sembra essere esorcizzato, bilanciato se non addirittura annullato da non so quali capacitá della scienza di rimettere le cose a posto, anche quelle di dimensioni planetarie e cosmiche.
La voce di Papa Francesco non può essere una voce solitaria nel deserto. Meno che mai un parlare senza la speranza di risolvere alcunchè. Il mondo ha bisogno di fare appello a un ordine risolutivo, a un senso di pacificazione vera e non solo teorica. Ha bisogno a tutti i livelli di una  messa al bando delle armi, causa di violenza e di terrore. Di distruzioni. 
Il danno all'ambiente è una forma di violenza non meno grave delle guerre e di tanti altri disastri, di cui forse non ci si rende conto. In questo caso, purtroppo, non c'è nulla da blindare. Il nemico invisibile della distruzione della casa comune avanza ogni giorno sempre più minaccioso.
   

venerdì 4 dicembre 2015

BASENTINI - TRIASSI, A CACCIA DELLE VERITÁ SOMMERSE

                                 
         Il Centro olio di Viggiano mentre era in corso l'emergenza (foto R. De Rosa)


Chi era il misterioso personaggio che una sera di autunno di qualche tempo fa scaricò nelle canalette irrigue del metapontino una enorme cisterna carica di liquidi nocivi, non è dato sapere se liquidi di reiniezione del petrolio o altro, di ben altra natura? E ancora: è stata l'unica volta o, piuttosto, il grave episodio si è ripetuto? Interrogativi ovviamente senza risposta. 
Una persona per caso assistette all'operazione e cercò di dare l'allarme. Ma nessuno intervenne sul posto. Sicchè c'è da pensare che quella operazione clandestina sia stata quantomeno tollerata se non addirittura tacitamente autorizzata per interessi ben precisi. Il che, in entrambi i casi, rappresenta un dato da non sottovalutare affatto. Tutt'altro.
Ora ritorna a essere caldissimo, anzi rovente, il tema dell'inquinamento prodotto dal Centro olio di Viggiano mentre sull'ambiente si indaga con impegno e tempismo, e con una  raffica di indagati, fino all'ultimo Schiassi, direttore generale dell'Arpab. Ma l'intreccio delle questioni è talmente ampio e complesso da lasciare intendere che i risultati, ammesso che ce ne saranno, non potranno non essere parziali.
Ambiente in Basilicata significa del resto una gran mole di eventi non chiariti e deliberatamente non approfonditi come meriterebbero.
Anzitutto una prima considerazione: come si fa a stabilire il grado di danno ambientale eventuale, per le emissioni del camino del centro olio e non solo, se non si conosce la situazione iniziale. Vale a dire se non ci sono precisi termini di riferimento ai quali attenersi per misurare le distanze tra passato e presente.
Nella Basilicata dei veleni sono molteplici le forme di inquinamento che non da oggi producono danni alla salute, a cominciare da ciò che accade nella zona del Senisese Pollino dove, secondo fonti bene informate e soprattutto qualificate, è in forte crescita il numero di persone colpite da malattie neoplastiche (tumori e leucemie) per giunta in un'area che dovrebbe far registrare esattamente il contrario. E ciò mentre non è smentita l'affermazione di alcuni responsabili del registro tumori secondo i quali "la Basilicata si avvicina a grandi passi alla media di queste patologie tipica di luoghi ad alta densitá industriale."
Se le industrie non ci sono, se lo spopolamento della regione è costante, evidentemente esistono ben altre cause di inquinamento del suolo, dell'aria e dell'acqua. E qui ritorna alla mente il rapporto, dettagliatissimo e riservato, trasmesso anni fa da un alto ufficiale dell'Arma in cui si sosteneva che il centro Itrec di Rotondella "non ha mai funzionato nel rispetto delle leggi se non per qualche mese, quando era diretto dall'ing. Simonetta Raffaele". Così è scritto nel rapporto a firma dell'ufficiale, in codice Zanzibar. Rapporto che incredibilmente non ha dato alcun esito. 
Il tema Viggiano sembra oggi prevalere sui mille focolai di inquinamento sparsi qua e lá nella regione. Il sindaco Cicala dice di non essere più disposto ad assistere impotente alle emergenze ormai quotidiane. Non è dato sapere al riguardo qual è il punto di vista del Prefetto, che rappresenta il Governo, la Protezione civile, lo Stato.   
Le anomalie si susseguono ormai quasi quotidianamente, mentre Eni tranquillizza tutti sostenendo che non esistono motivi di preoccupazione per gli abitanti e l'ambiente. Preoccupazioni del tutto immotivate - si va ripetendo - frutto soltanto di inutili allarmismi.
E proprio mentre era in corso un tavolo allargato sulla sicurezza a Viggiano, ecco che il fischio delle sirene ha annunciato l'ennesimo incidente, questa volta accompagnato da un incendio. Tutto regolare, sottolineano i tecnici del cane a quattro zampe, anche se l'allarme ha fatto temere il peggio.  La gente, anche quella che abita accanto al centro olio, può dormire sonni tranquilli. Ma così in realtá non è. L'ombra di Trecate non è scongiurata. Nè si può pretendere tanta incoscienza al punto da non valutare l'entitá di frequenti  fenomeni che suscitano serie e motivate apprensioni. Mancano indicazioni precise: la gente del luogo dice di non essere stata istruita nel caso in cui si renda necessario attuare un piano di evacuazione. 
C'è ovviamente  da interrogarsi su tutto, anche se interrogarsi spesso non serve a nulla. 

martedì 1 dicembre 2015

AGRICOLTURA MA NON SOLO NEL PIANO DI SVILUPPO RURALE





                 Conferenza stampa di Luca Braia

L'immagine di un Sud arretrato, con un'agricoltura fatta di miseria e di stenti e, in ogni caso, neppure minimamente competitiva sembra essere cancellata per fortuna dagli eventi che si susseguono proprio in questi giorni.
A conclusione di una intensa fase di interlocuzioni con Bruxelles e con il Governo ė stato varato  il Piano di Sviluppo rurale 2014 - 2020, illustrato in un'affollata conferenza stampa  dal responsabile delle politiche agricole per la Basilicata, Luca Braia.
680 milioni di euro saranno destinati alla crescita del mondo agricolo lucano, allo sviluppo delle produzioni e al tema dei mercati, italiani ed esteri, da conquistare se si vogliono aprire nuovi varchi al settore primario, chiamato oltretutto a dare un apporto prezioso per il superamento della crisi in atto e per la soluzione di tanti altri problemi: in primo luogo la tutela di un ambiente di pregio, con risorse che  un'agricoltura di qualitá può non solo difendere quanto rilanciare nel tempo.
L'intervento di Braia e dei tecnici del Dipartimento non è, tuttavia, limitato al che fare di questa seppur considerevole massa di denaro che affluirá a partire da subito. Ma si riferisce piuttosto anche a ben altro, nel momento in cui avendo alle spalle Expo, Basilicata e Mezzogiorno si trovano coinvolti in un'avventura di portata notevolissima: dare un marchio alla produttività delle campagne, fare in  modo che il settore primario torni a essere tale in tutto e per tutto e che il tema delle risorse disponibili sia realmente avvertito ad un livello italiano ed europeo, quantomeno. 
Del resto la rivitalizzazione di un'agricoltura non inquinata si rifá alle grandi questioni sul tappeto in questi giorni a Parigi nella conferenza sul clima,  e tocca da vicino il dibattito su ambiente, natura ed economia possibile, ma anche compatibile. 
Il nuovo PSR nasce all'insegna del massimo coinvolgimento dei soggetti interessati, nessuno escluso. Senza dubbio. E non sono da intendersi esclusi l'opinione pubblica, i giovani, meno che mai la politica e le istituzioni nella loro complessitá. 
Che ciò rappresenti una sfida è fuori discussione. E che sia un segnale positivo della Basilicata che cambia è altrettanto vero. Sicché non è difficile immaginare che questa regione diventi un volano nel Mezzogiorno, con prerogative ampiamente riconosciute a livello ben più vasto di quello locale, per un dialogo sistematico con il Governo e con Bruxelles su argomenti di carattere generale di fronte ai quali la crescita delle campagne dovrá rivestire una funzione trainante. 
In tal caso  fa molto bene Braia a guardare lontano,  ben oltre i limiti di tempo e di spazio, nel passato imposti da una dimensione localistica probabilmente estranea alle situazioni che si vanno determinando e agli scenari che si delineano. Il denaro produce non solo ricchezza economica, ma una cultura corrispondente al grado di benessere. Guai se non fosse così. 

lunedì 23 novembre 2015

DA MOLITERNO A DUBAI


                             
       
                         Antonio Lagrutta manager a Dubai                                           


Anzitutto lucano. Anzi orgoglioso di esserlo e di esserlo laggiù dove esiste un altro mondo. Un mondo con gente ricchissima, un mondo in cui lavorare significa vedere davanti agli occhi persone  con abitudini di vita lontane mille miglia da quelle di noi meridionali, di noi italiani.   
Antonio Lagrutta si racconta senza difficoltá, a cominciare dalla sua paura di non farcela, quando quattro anni fa arrivò negli Emirati Arabi proveniente da Londra. Lui, originario di Moliterno, un centro del Parco dell'Appennino in provincia di Potenza con la piena disponibilitá a impegnarsi, a inserirsi in quella realtá. A non darsi per vinto, insomma.
Certo, Dubai non è il mondo delle fate, dove basta la bacchetta magica. Occorrono per affermarsi lavoro, intelligenza, impegno, come in qualunque luogo, ma anche più che altrove. 
Saldare due mondi non è facile, indubbiamente. Ma la volontá di farcela è stata grande ed ora Antonio a Dubai è un manager, conosciuto, rispettato, amato dalla gente che lavora con lui in una catena di ristoranti di classe.
"Ho speso un anno per capire come rapportarmi a questa realtá e come comunicare con loro. Ma poi ci sono riuscito.
Sono stato dodici anni a Londra, ma qui è diverso, per abitudini di vita, per modo di fare, per il modo di intendere la qualitá della vita ed i rapporti."

La tua lucanità è svanita o rimane così come era? 

"Sono orgoglioso di essere italiano e lucano.  Questo mondo, come dicevo, è tutto diverso però dalla nostra Basilicata e   quando esci fuori da Dubai noti le differenze. Vedi che tutto cambia, tutto si trasforma rapidamente. 
Superato il primo ostacolo, ora sono in discesa libera, nel senso che faccio il mio lavoro con tranquillitá, iniziando a lavorare prestissimo. E vedo che i risultati per fortuna non mancano."

A parte la qualitá della vita e il denaro, cosa vedi nella nuova realtá, nella quale ti sei perfettamente integrato?

"Qui ci sono indiani, persone provenienti dall'Asia, persone da tutto il mondo che hanno della vita la vera cognizione della crescita economica, di un domani fondato su premesse ben precise. Ma c'è da parte di tutti l'impegno a sostenere la propria famiglia, a cominciare da quelli che svolgono ruoli e funzioni meno importanti."

Il tuo rapporto con la Basilicata?

"Io mi sento sempre lucano, non vedo perché dovrei rinunciare a esserlo, a considerarmi tale. Amo molto i miei genitori e anzi posso dire di vivere per loro. 
Stiamo cercando di fare qualcosa di bello per Matera 2019. 
Qualcosa per gli italiani che vivono qui, a Dubai. Per i lucani che hanno la fortuna di vivere in  questa città ricca di arte e di storia, di passato e di un presente così importante. Matera capitale della cultura deve avere il suo peso non solo per la Basilicata, non solo per l'Italia e l'Europa. Del resto questa nostra cittá ha tutti i requisiti per essere apprezzata nel mondo. Per essere davvero una cittá del mondo."



domenica 22 novembre 2015

SE UNA DONNA SI VENDE...



Se una donna si vende per cercare lavoro, per carriera, per soldi, per smanie di grandezza è una venduta. 
Il suo domani è quello di chi commercia il proprio corpo e lo trasforma in merce. Il suo futuro non sará diverso dall'oggi poichè vendersi al migliore offerente fa parte di un modo di essere, appunto donna. 
Un modo degradato e deteriore. Ma pur sempre un sistema di vita, una scelta. Anzi un marchio indelebile!  

sabato 21 novembre 2015

UN MILIONE DI EURO ALL'APPENNINO


                                    
La Sede dell'Ente Parco Nazionale Appennino Lucano  (foto R.De Rosa)


               Luca Braia, inevitabile la crescita dell'area

Entra nel vivo il "bando Speciale Parchi" che prevede una serie di finanziamenti alle aree protette con lo scopo di favorire al massimo la produttività delle zone suscettibili di particolari misure, non solo di salvaguardia, ma di rilancio dell'economia.
Lo ha sottolineato il responsabile delle politiche agricole per la Basilicata, Luca Braia, mettendo in risalto l'importanza del provvedimento, varato dal governo regionale, che mira ad assegnare ai parchi una funzione di primo piano, in una prospettiva dinamica, che chiuda con un passato di tutto ristagno.
Un milione di euro all'Appennino, all'incirca, che ha totalizzato il maggior quantitativo di finanziamenti da utilizzare per la sentieristica e le molteplici attività in grado di dare alla zona una spinta decisiva verso il completamento dei vari obiettivi. Ciò serve a corroborare, osserva Braia, la presenza dell'Appennino nel difficile confronto con il  petrolio, anzitutto, dando la precedenza  alle politiche a sostegno delle attività rurali che significano valorizzazione della  risorsa ambiente e tutela di un patrimonio storico, artistico, archeologico di grande interesse.
Un'agricoltura di qualitá nel Parco nazionale rappresenta senza dubbio una marcia in più. Un ulteriore elemento di richiamo. A questo vanno aggiunte le varie iniziative finalizzate ai percorsi turistico didattici e allo sviluppo di attività forse finora abbastanza marginali ma capaci di determinare il decollo di una tra le più interessanti realtà della Basilicata interna. Oltre alla valorizzazione del patrimonio storico culturale, che non è certo poca cosa. 
Cresce intanto il dibattito su informazione e Parco, in vista  del primo numero della Rivista on line del 2015 che dovrebbe essere pubblicato a giorni.
Sommario particolarmente ricco di spunti e di contenuti: la partecipazione del Parco a Expo, il completamento degli organi istituzionali, con articoli di Domenico Totaro primo cittadino del Parco, di Ugo Salera, presidente della Comunitá e di Rocco Perrone, membro del Direttivo e sindaco di Sasso, il borgo che sta lanciando molte sfide, a cominciare dal turismo, dalla storia, dalla cultura di alcune illustri personalitá, fino ai temi della scienza che Sasso intende proporre come nuovo indirizzo per un'area protetta, vocata alla ricerca. Ottima idea.
Del resto il rapporto natura scienza e cultura è imprescindibile: ecco l'orizzonte della Rivista che vuole rappresentare qualcosa di più di un semplice momento di comunicazione di certi temi. Ma aspira a essere un banco di prova importante con il quale l'Appennino è chiamato a misurarsi in una realtà geografica in cui il Parco rappresenta oggi l'antidoto al petrolio, ma non solo dal punto di vista fisico.
Sicchè per tante ragioni i finanziamenti di cui l'Appennino dispone sono a loro volta un forte elemento di stimolo e una spinta ad andare avanti in modo significativo. Se letta così la posta in gioco non è affatto da sottovalutare.




    

venerdì 20 novembre 2015

COSTRUIRE UN MONDO PER I RAGAZZI


                                
                                      Il violinista



Una sorpresa del tutto imprevista nel mezzo della prima conferenza regionale sull'infanzia e l'adolescenza: un giovanissimo violinista si esibisce e dà subito un saggio della sua grande bravura. Simone Spadino Pippa, protagonista di uno straordinario intermezzo musicale,   conquista la platea dell'auditorium del Museo Provinciale a Potenza che lo applaude con vero entusiasmo.
Il violino di Simone, accompagnato al piano da Antonella Rotundo, la mamma, è  il segnale più forte che la conferenza potesse lanciare non solo ai presenti, quanto a un pubblico davvero numerosissimo che segue l'attivitá di Vincenzo Giuliano, Garante per l'infanzia e l'adolescenza in Basilicata. 
Ore di preparazione, un lavoro senza soste: questo il messaggio di Simone  ai giovani, suoi coetanei.
Lui è giá un maestro con la grande passione che si unisce all'impegno quotidiano e dà la conferma dei traguardi finora raggiunti. Davvero un fenomeno, capace di presentarsi nei teatri e nelle migliori sale, davanti  a un pubblico qualificato ed esigente. 
La conferenza aveva bisogno di Simone per dire cosa significa essere giovani oggi, in un mondo che annulla le distanze e mette ciascuno davanti alla necessità di essere protagonista e autore della sua storia, non solo quella personale. Quanto quella collettiva, la storia della societá.
Ricca di spunti e di proposte la relazione del Garante Giuliano, dopo un lungo anno di impegno che lo ha visto protagonista di proposte e di tante iniziative in favore del mondo dei minori. Quasi a volerlo rivoltare da cima a fondo, facendo luce sulle negatività fino a cercare di correggerle e di superarle con tante proposte, una dopo l'altra. Senza interruzione.
Il tema non è soltanto cosa fare per i giovani. Quanto il clima da costruire, le scelte da indicare come esempio, il lavoro appassionato che dà risposte non illusorie.
Il bisogno di badare al mondo dei giovani: ecco il senso della prima conferenza sull'infanzia e l' adolescenza che vede nell'on. Maria Antezza, in Aurelio Pace e in Luigi Bradascio tre momenti, per quanto distinti, dello stesso impegno. 
La presenza di Giuliano è l'ago della bilancia e il lavoro di chi regge il timone verso nuove rotte.
Ora si apre una fase diversa, in cui quantomeno la politica e le istituzioni, la famiglia e la scuola, debbono svolgere su piani differenti lo stesso ruolo finalizzato a guadagnare il traguardo dei cambiamenti giá in atto e a dare risposte non vaghe. Non occorrono promesse, non servono belle parole. Non c'è posto per le illusioni, in altri termini.
La conferenza è di per sè il segno di tutto questo. Di un mondo in evoluzione che pone problemi inediti, nel rapporto tra vecchio e nuovo, tra passato e presente. E di conseguenza tra genitori e figli considerando che la rivoluzione in atto è il segno di mutamenti ai quali non è consentito sottrarsi.
Nell'intervento di Michele Salata, direttore della pediatria del Bambin Gesù, emerge un dato: anche ciò che avanza ha bisogno di quella umanitá necessaria per curare, per assistere, per educare. In altre parole, per ottenere dei risultati. 


domenica 15 novembre 2015

L'UNICEF ALLA CONFERENZA DEL GARANTE PER L'INFANZIA





La prima conferenza sull’Infanzia e l’adolescenza, che si aprirà venerdì mattina 20 novembre a Potenza, è preceduta da un importante convegno sul tema dei migranti. Anzi il convegno costituisce un punto di riferimento obbligato e una traccia che i vari interventi previsti per il dibattito (fin troppo numerosi) non potranno ignorare.
Sulla questione dei migranti, da dire subito, l’attenzione del Garante Giuliano è stata molto elevata sin dai primi passi della sua attività: a maggior ragione cresce ora poiché le varie ondate di sbarchi non fanno altro che alimentare il problema dei bambini non accompagnati, privi di genitori, travolti da mille criticità destinate a non essere minimamente risolte. Positiva dunque la massima attenzione dell’Autorità Garante dell’infanzia e dell’Adolescenza, ma non è l’unico ingrediente necessario.
Per affrontare questo ed altri nodi occorre, tuttavia, non solo una grande attenzione ma una forza politica, una notevole capacità di proposta, un peso non indifferente perché Regione, Governo nazionale, e altri organi assumano decisioni concrete e in tempi rapidi, orientate nel senso di un contributo per avviare a soluzione almeno le grandi questioni sul tappeto.  Altrimenti il tutto rischia di essere mera esercitazione teorica, illustrazione di buoni propositi, al massimo pura disponbilità al dibattito. Il che non sposterebbe di un millimetro lo stato delle cose.
Alla conferenza parteciperà tra gli altri Fausto Taverniti, direttore della Sede Rai per la Basilicata e responsabile dell’Unicef regionale.
Il nodo da sciogliere è proprio questo: Taverniti si impegna a fare avanzare precise istanze politiche in favore della condizione dei minori per dare una sterzata al clima nebuloso che grava sul domani di bambini e ragazzi sbarcati sulle nostre coste? L’Unicef è un organismo internazionale con pieni poteri nei confronti delle politiche da attuare e dei soggetti ai quali compete tutto questo. Sicchè non è fuori luogo auspicare un intervento radicale, opportunamente calibrato in occasione della conferenza stessa, cosa che prometterebbe di diventare il volano per una svolta, addirittura in campo nazionale.
Volendo tradurre questo discorso in termini di assoluta concretezza bisognerebbe che  l’Unicef, d’intesa con il Garante, riuscisse a far valere l’esigenza di adottare una linea più o meno trasparente, per una risposta chiara soprattutto in ordine all’avvio di una fase certa per il destino dei minori catapultati spesso nel buio e nell’incertezza.  
Il ruolo della Basilicata nel delicato scenario dei minori provenienti dall’Africa o da altri Paesi non è marginale. Anzi può diventare addirittura determinante su vasta scala.

sabato 14 novembre 2015

13 NOVEMBRE





Sguazzano nel sangue, calpestano i morti, minacciano i feriti.
Orribile orizzonte disumano. Spietato e gelido.

Il mitra continua a sparare dalla bocca di fuoco,
trafigge i corpi indifesi e mette la Francia in ginocchio.
La Francia chiede aiuto, solidarietá, umanitá. 
L'Europa e il mondo chiedono rispetto, la violenza assassina  No.

Il 13 novembre di Parigi. Il mondo s'interroga ma non trova risposte.
La coscienza degli uomini rivolge lo sgaurdo a quella mano che guida l'Universo: Dio, perchè?
Perchè la distruzione? Perchè il male? 

Nessuno sa rispondere. Nessuno dice una parola.
Gli uomini sgomenti abbassano gli occhi e piangono.
Ma le lacrime non valgono. Il cielo si oscura. 
Desolazione e morte ovunque. Perchè? 

venerdì 13 novembre 2015

ALLA VIGILIA DELLA PRIMA CONFERENZA SULL'INFANZIA


                          
           La festa delle adozioni al GVS di Potenza (foto R.De Rosa)


Si terrá il 20 novembre nel capoluogo di regione la prima conferenza  sull'infanzia e l'adolescenza in Basilicata, promossa a poco più di un anno dal conferimento dell'incarico di Garante al prof. Vincenzo Giuliano. Una figura che, nonostante la decisione della Regione di istituirla ormai da tempo, esisteva solo sulla carta ma non certo nella realtà quotidiana.
Bilancio di un'attività frenetica e senza soste, quella finora svolta, che racchiude una infinità di prese di posizione, una miriade di riunioni, un numero indefinito di contatti, di interventi, di iniziative, di suggerimenti. Difficile, se non impossibile, rifare a ritroso l'intero percorso.
Vasta la platea della conferenza, in linea del resto con lo spirito dell'attivitá finora svolta:  dal sindaco di Potenza, al responsabile dell'Unicef in Basilicata fino al rappresentante della Caritas diocesana, ad autorevoli politici, al direttore del Bambin Gesù presso il San Carlo di Potenza. Ed è questa solo una minima parte dei relatori. A introdurre i lavori la relazione di Vincenzo Giuliano che, presumibilmente, parlerá dei risultati ottenuti ma anche delle notevoli difficoltá incontrate.
C'è dunque da prevedere un dibattito fiume, sperando che il desiderio di ciascuno degli intervenuti di parlare di tutto non finisca per remare contro l'esigenza di sintesi, e di sintesi vera indipendentemente dalla passerella che finisce per dominare in queste circostanze.
Il tema dei bambini e dei giovani, dei giovanissimi, dovrebbe essere assolutamente prioritario in una società complessa come la nostra,  in cui educazione, formazione ed esigenze varie finiscono per sottostare non di rado alla necessità di consentire ai genitori dei ragazzi di svolgere il loro ruolo nel quadro delle rispettive attivitá lavorative ed in sintonia con l'inserimento di ciascuno all'interno di quella operativitá dal carattere produttivo e politico insieme. Insomma, nell'educazione e nella cura dei figli l'attività lavorativa dei genitori ha un peso dominante, in termini di impegno e di qualità della vita familiare. Questo non deve sfuggire.
C'è, intanto, un aspetto del quale bisognerà tenere conto se si vuol dare al dibattito un senso di concretezza che, mai come in questa circostanza, appare irrinunciabile. 
Il tema che s'impone è quello delle adozioni, non certo marginale nonostante l'utero in affitto e altre soluzioni di ingegneria procreativa. 
Il comparto delle adozioni ha, per cominciare, una valenza internazionale e poi implica un gran numero di rapporti, di iniziative, di decisioni anche economiche all'interno di una "contrattazione" davvero senza limiti e senza confini. Dagli esiti non sempre lineari. 
Le strutture preposte a questo tipo di rapporti hanno, dal canto loro, una insospettata forza economica e una formidabile capacitá di azione che lascia sorpreso chiunque si affaccia per la prima volta in questo mondo, spesso finanche misterioso e indecifrabile.
La festa delle famiglie adottive, organizzata ogni anno a metà giugno dal Gruppo Volontariato e Solidarietà di Potenza, in pole position nel settore a livello di Mediterraneo, mira a riportare a un evento festoso la complessa vicenda della contrattazione per approdare a delle adozioni che, non dimentichiamolo, riguardano pur sempre dei bambini spesso privi di genitori, non accompagnati, in balia del destino, non certamente tenero nei loro confronti.
Ecco dunque le linee direttrici che si annunciano a pochi giorni dalla conferenza alla quale, legittimamente, il Garante Giuliano attribuisce il ruolo di una forte proposta nei confronti della Regione Basilicata, in prima battuta, ma anche del Governo nazionale e di tutte quelle entitá incluse nel percorso teorico e pratico dell'infanzia e dell'adolescenza. 
C'é intanto particolare attesa per le dichiarazioni di Piero Lacorazza e di Marcello Pittella, presidenti rispettivamente del Consiglio e del governo della Basilicata,  due capisaldi ai quali è direttamente collegata l'azione del Garante.  

mercoledì 11 novembre 2015

KINDU E NASSIRYA



Accomunate quasi dalla stessa data, per quanto in anni diversi, le due stragi riportano alla mente il significato dell'impegno  dei  caduti per un mondo migliore e una societá diversa.
È molto grave tuttavia che ai carabinieri di Nassirya non sia stata riconosciuta ancora la medaglia d'oro al valor militare. Il loro sacrificio merita questo alto riconoscimento. Il Paese  non può ignorare un gesto di riconoscenza e di amore verso chi ha messo la propria vita al servizio della pace e della convivenza civile, del progresso dell'umanitá.   

domenica 8 novembre 2015

AURELIO PACE, MANTENERE AL SUD ISTITUZIONI FORTI




Si ritorna a parlare di Mezzogiorno con il Piano per il Sud che ha riaperto un capitolo chiuso da tempo. Finito anzi nella generale indifferenza, a conferma di quanto questa parte del Paese possa interessare all'economia nazionale e internazionale, alla grande finanza e ovviamente alla politica.
Ci sono, come era prevedibile, luci e ombre. In effetti la Basilicata può dirsi fortunata poichè si trova tra Gioia Tauro e Taranto ed è compresa nella direttrice Battipaglia-Reggio Calabria: si presume dunque  che possa godere, se non altro, dei vantaggi legati alla sua posizione geografica intermedia, almeno questo, per quanto riguarda le infrastrutture. 
Tuttavia il dibattito sul Piano stenta ad assumere il rilievo delle scelte importanti e prioritarie, salvo il riferimento al ponte sullo Stretto e alla Salerno Reggio da parte del premier Renzi.
Su questo argomento scende in campo il Coordinatore nazionale dei Popolari, Aurelio Pace, con una serie di osservazioni che indicano determinate ipotesi di percorso da tenere presenti per trasferire nella realtá questo strumento di programmazione. 
"Intanto il piano per il Sud ha un merito: quello di avere inserito nel dibattito politico una questione che era letteralmente scomparsa. Vale a dire la questione del Mezzogiorno come tema che non può non interessare l'intero paese. E non è cosa da nulla. 
Credo che il dibattito possa dare dei risultati concreti a due condizioni: anzitutto che non si proceda sul terreno  della desertificazione istituzionale già avviata. E quindi parlare del Piano significa mantenere istituzioni forti al Sud e riconoscere a questa parte del Paese la stessa dignità che viene riconosciuta allo Stato nazionale oggi. 
Poi però sentiamo parlare dello scippo di alcune strutture legate all'attuale geografia dell'apparato giudiziario. Abbiamo perso il Tribunale di Melfi, senza realizzare alcun risparmio, ora dover discutere della permanenza della Corte d'Appello a Potenza suscita non poche perplessitá, quanto al riconoscimento di un ruolo e della dignità istituzionale di questa regione."

Il percorso individuato dalla Regione Basilicata, collegialmente e senza ricorrere a distinguo di partito o di parte politica, oggi qual è.

"Intanto si tratta di programmare, con il livello nazionale, le esigenze di medio e lungo termine. Questa regione ha delle specificità, delle particolarità da mettere bene in evidenza. Purtroppo a tutto ciò fanno riscontro gravi carenze a cominciare dalla mancanza di idonee infrastrutture. Anzitutto ferrovie e strade del tutto inadeguate. Fino a Salerno abbiamo ferrovie degne di un livello europeo, da Salerno in giù le cose cambiano radicalmente. E non è poco.
Poi c'è il piano aeroportuale che annovera Grumento Nova, Pisticci con Pontecagnano e Bari. Il capoluogo pugliese diventa il punto di riferimento per Matera, è fin troppo ovvio. Insomma gran confusione, se rapportata a un quadro oggettivo dei bisogni reali e delle risposte che la Basilicata attende. Occorre appunto concretezza per evitare tempi lunghi e una grande dispersione di energie."

Non c'è il rischio che il Piano per il Sud possa richiedere appunto tempi non lunghi ma lunghissimi, con riflessi negativi sui risultati?
  
"Il rischio c'è obiettivamente. Ma tutto ciò che avviene in politica dipende dalla volontà degli uomini. Se c'è la capacità di individuare le priorità con strumenti finanziari certi tutto si avvia a rapida soluzione. 
Questa Regione ha bisogno di un grande piano per le infrastrutture in cui c'entrano il Governo, la Regione, l'Europa. Se questa sinergia diventa forte forse potremo guardare con fiducia a quello che viene definito oggi il Piano per il Sud e alle sue ricadute sulla realtá quotidiana."

Guardando alle prospettive per un futuro non lontano da dire che Matera, nel contesto generale,  ha un grande progetto affidato alla scienza, alla tecnologia, alla infrastrutturazione. Il che si concilia con il complesso del rilancio dell'economia e non solo. E coincide con il Piano.

 "Matera nel 2019 rapprenterá l'Italia. Non è un eventificio territoriale questa cittá.  Il sindaco di Matera ha compreso bene questo dato e si sta muovendo in maniera giusta, ritengo.
Tuttavia non dobbiamo dimenticare che nel raggio d'azione di Matera  deve essere incluso il Vulture Melfese che ha il suo peso in termini di sviluppo, di economia sostenibile ma non può rimanere fuori da un coinvolgimento diretto e costante in quello che è e sará il lungo itinerario di Matera capitale europea della cultura per il 2019. 
Il tema cultura deve allargarsi, deve estendere il suo interesse ai capisaldi della storia e del passato di questa Basilicata producendo sviluppo. Ecco una delle scelte obbligate a mio giudizio: la questione meridionale ha radici antiche in questa realtá che non può essere messa in secondo piano. Deve avere anzi la sua centralità in ogni caso. Del resto la storia ha il suo peso e non può essere smentita." 

giovedì 5 novembre 2015

"UNIVERSALITÁ E UNICITÁ LE CARATTERISTICHE DI MATERA"


                          

 Il sindaco di Matera Raffaello De Ruggieri


"Matera 2019 è una occasione unica, irripetibile. Potete contare sull'apporto della Commissione europea". 

Lo ha detto Corina Cretu, Commissario UE per la politica regionale, nella cittá dei Sassi con il sottosegretario Claudio De Vincenti per la presentazione del PO Fesr 2014 - 2020. 
Un grande risultato per Matera che entra così in una dinamica di rapporti di alto livello, in una prospettiva non solo italiana o europea, ma addirittura mondiale. 
Quando Matera lo scorso anno tagliò il traguardo di Capitale Europea della cultura per il 2019, un moto di popolo accompagnò questo straordinario risultato. Un godimento collettivo. Una eccitazione generale determinata dagli sforzi messi in campo a lungo per andare ben oltre quella marginalitá del passato, nonostante si sia trattato di un passato ricco di arte, di cultura, di storia e di ricerca di una dimensione.
La percezione di quello che Matera oggi rappresenta in una dinamica di rapporti culturali di alto profilo incarna il senso del risultato, a un anno da quel giorno di ottobre del 2014.

Sindaco Raffaello De Ruggieri, Matera ha il suo valore e il suo peso. Qual è il futuro che attende questa cittá?

"I punti cardine per capire la cittá di Matera sono la sua universalitá e la sua unicità: questi sono i due elementi essenziali intorno ai quali deve ruotare un progetto di sviluppo di ampio respiro, all'interno della nazione, dell'Europa e del mondo.
Matera è la rappresentazione vivente di una comunitá che da oltre 8 mila anni è stata produttrice di nuova storia, in una vicenda umana di rappresentazione della costanza di affrontare il futuro. E di essere protagonista di nuovi ricorsi storici. 
Matera è, tra l'altro, un luogo particolarissimo dove si coglie la perennitá della vita creativa dei suoi abitanti. Io parlerei di una vera stimolazione creativa.
Ho portato in giro per Matera personalità di tutto rilievo che alla fine hanno riconosciuto l'unicitá di Matera. 
Attrezzare presidi di creativitá mi pare un obiettivo di straordinario rilievo. Presidi legati alla ricerca e all'innovazione, alla scienza e alla tecnologia che consentiranno  contatti con tutto il mondo, non solo con l'Europa."

Matera potrá riuscire a dare una spinta forte non solo alla Basilicata per conquistare nuovi orizzonti. Una sfida in fin dei conti.

"La nostra ambizione è che la cittá possa avere un marchio ancor più consolidato, ancor più efficace legato alla ricerca e all'innovazione, in un Mezzogiorno diverso. Del resto le premesse ci sono tutte.
Si sono giá affacciate qui a Matera importanti imprese, gruppi dinamici perchè il marchio Matera  paga eccome."

E il governo nei confronti di Matera?

"Il governo si rende conto del progetto Matera all'interno del patto per il Sud. 
Il Governo lo ha compreso. Noi abbiamo rapporti con il ministero dello sviluppo economico, con il Ministero dell'Interno, con la Presidenza del Consiglio. Con varie realtá perchè il governo ha ben compreso  quanto vale in prospettiva Matera. Un dato che Matera potrá testimoniare anche con valide aree  a elevata specializzazione sulle quali noi stiamo lavorando."

Qui c'è davvero tutto: cultura, arte ma anche territorio, ambiente. Soprattutto ambiente.

"Matera ha a cuore il problema dei parchi: questa cittá diventa un modo di interpretazione della natura, di salvaguardia dei luoghi del silenzio, della bellezza, dei sapori. Matera ha un antico legame con localitá di grande interesse storico, paesaggistico, ambientale.
Dobbiamo selezionare il turismo, incoraggiare un turismo di esplorazione, di conoscenza, di approfondimento. Non ci bastano soltanto i numeri e meno che mai gli affari che si possono realizzare dando slancio a un settore così dinamico.
La visione delle stelle: un altro obiettivo che ci preme di raggiungere. Educare il turista a godere di quelle visioni altrove praticamente impossibili per il caos delle città, ler la confusione, per lo smog: è un'altra delle mete da guadagnare con impegno e lungimiranza.
Il livello internazionale della città si esprime attraverso la cultura che è motivo di scambio, di approfondimento. L'officina della cultura. L'officina del suono, della musica, del movimento, tutti traguardi che si fondano sull'arte e sulla creatività di questa meravigliosa terra.
Tanta gente di alto livello ha condiviso questo progetto, che si contrappone all'effimero. Il livello di declinazione della cittá ci porta a questo.
Matera è in ogni caso una occasione da non perdere, in modo assoluto e a costo di qualunque sacrificio."
Al sindaco fa eco il Governatore della Basilicata, Marcello Pittella. "Conoscenza, consapevolezza e cittadinanza europea sono le parole chiave che ci dovranno accompagnare."

domenica 1 novembre 2015

APPENNINO LUCANO, BOTTA E RISPOSTA TRA ANTONIO GIUBILEO E IL PARCO


                               
                 Il Presidente Domenico Totaro a Naturarte (foto R. De Rosa)

"Ho provato tante volte a dire senza mezzi termini che sarebbe necessaria una politica per lo sviluppo vero nel Parco nazionale dell'Appennino lucano. Ma non ho avuto un grande ascolto. Anzi non ho avuto ascolto, posso dire. 
Vorrei che questa realtà che dirigo, come tante altre della zona del Parco, fossero coinvolte direttamente nelle varie attivitá. Non pretendo che il Parco finanzi gli alberghi. Ma che regione, governo e responsabili di questa vasta area protetta possano preoccuparsi di alimentare un turismo di qualità. Che porti gente."
Antonio Giubileo, direttore storico dell'omonima struttura nel cuore dell'Appennino, è del parere che il Parco debba produrre sviluppo e cita un episodio: una comitiva di una settantina di persone, interessate nei giorni scorsi a cimentarsi con la raccolta dei tartufi nell'area sovrastante l'albergo a Rifreddo, per un fatto puramente di  conoscenza di questa attivitá e di svago,  è stata costretta ad andar via in seguito a un diniego a svolgere la ricerca, per quanto per ragioni puramente didattiche. 
Caso emblematico, a parere del Direttore del quattro stelle, inserito a pieno titolo nel perimetro del Parco. 
Nel corso della manifestazione per Naturarte all'Abetina di Laurenzana, condotta da Massimiliano Ossini noto presentatore televisivo, il Presidente del Parco, Domenico Totaro, ha contestato le affermazioni di Giubileo a anzi ha detto che a non essersi presentati agli appuntamenti organizzati dal Parco dell'Appennino lucano sono stati proprio i rappresentanti degli albergatori. Insomma, una specie di muro contro muro. 
Ossini, a sua volta sollecitato dai giornalisti, ha fatto un confronto tra il Parco nazionale dell'Adamello Brenta, al Nord, e l'Appennino che, riconosce, ha avuto tuttavia un buon successo con i vari interventi a Expo appena terminata.
Si apre in ogni caso un capitolo importante: il Parco si trova a sostenere un faccia a faccia molto interessante con il mondo dell'economia, in una regione assetata di occupazione e di una crescita non precaria nè illusoria. E meno che mai affidata al caso. Ma ad una seria programmazione. E chi può negare che sia questa una occasione utile?
Certo, riconoscono i partecipanti al dibattito appena avviato, il domani della Basilicata non potrá dipendere soltanto dalle scelte del Parco che, in ogni caso, si sottolinea, non è affatto marginale nel quadro delle attività di questa terra, primo giacimento in Europa di petrolio in terra ferma. Conosciuta per questo a livello internazionale.
Intanto, Antonio Giubileo come altri suoi colleghi, è lì ad attendere che qualcosa di positivo accada, stanco di promesse andate per lo più in fumo. Almeno finora. 

venerdì 30 ottobre 2015

LA FAMIGLIA ANZITUTTO



Nei mesi scorsi il Corriere della Sera, in occasione del centenario dell'ingresso dell'Italia nella  grande guerra, ha dato ampio risalto alle lettere alle famiglie scritte dai soldati italiani al fronte.
Lettere stracolme di affetto, di umanitá, di desiderio di vivere accanto ai propri cari, da parte di ciascun militare costretto a imbracciare il fucile e a sparare ad altri come lui per assecondare quel desiderio omicida che si sarebbe dovuto trasformare nella vittoria delle armi.
E le famiglie, a loro volta, vivevano giorni di grande angoscia in attesa di un lettera da parte di un figlio, di un marito, di un fratello. Poteva essere l'ultimo contatto, come purtroppo in molti casi è accaduto. 
Quelle lettere recavano impresso il segno indelebile della famiglia e del suo valore, non solo morale e materiale, quanto affettivo. Una unione che non si è mai spezzata, nemmeno dopo grandi catastrofi o dopo lutti insanabili. 
Ecco dunque cosa vuol dire famiglia, come ricorda in questi giorni Aurelio Pace, primo firmatario di una mozione che impegna il Consiglio regionale della Basilicata a riconoscere fino in fondo il ruolo e la funzione insostituibile di questa entità, in linea con il dettato costituzionale.
Argomenti che ritornano indiscutibilmente in primo piano, rileva Franco Mollica, in occasione di una serie di incontri e di iniziative in numerosi centri della Basilicata sul tema: " l'aggressione del Gender alle nostre famiglie." Un tour al quale partecipa anche Toni Brandi Presidente dell'Associazione Pro vita. 
Mi chiedo: possibile che ci si debba impegnare così tanto per dimostrare il valore della famiglia? Possibile che non si riesca a trovare uno spunto capace da solo di sottolineare argomenti ai quali la storia, non dico la politica, ma la storia ha attribuito un carattere assolutamente insostituibile? E la storia è storia della politica, storia dell'umanitá, storia del pensiero, storia degli uomini e delle loro scelte.
"Gender o non Gender" dá tanto il senso della paura che qualcosa di irreparabile possa accadere. Anche Hiroshima sembrava irreparabile, ma in realtá ha costruito dopo l'evento della bomba atomica la logica del rifiuto della corsa a questo armamento che semina morte e nient'altro. Che esalta la distruzione totale. È seguita una presa di coscienza universale capace di accomunare i popoli almeno nella consapevolezza del rischio. E non è poca cosa.
Capisco che Gender non è una bomba atomica anche se promette  di distruggere l'esistente: ipotesi remota.
Se il pensiero filosofico, da Parmenide (lucano dell'antica Lucania) fino ad oggi, segue da vicino la storia dell'essere, non sará difficile comprendere che tutto nasce dal desiderio di grandi cambiamenti, insito nell'umanitá. Desiderio che non rifugge dalla ricerca di mutamenti, per quanto sorprendenti, se non addirittura fuori da ogni logica.
Le mode, le grandi innovazioni non sono frutto del caso. Sovvertire la societá con i suoi assetti di sempre attira un'attenzione collettiva e mette in moto il meccanismo delle grandi adesioni per desiderio di novitá che è un segno dei tempi. Giacchè ogni mutamento, per quanto radicale, si contrappone al ristagno. Rappresenta una svolta.
Se la famiglia dunque è considerata sotto il profilo storico, e non solo sociale, acquista una valenza forte, tale da non consentire a nessuno di ignorarla, di sostituirla, di buttarla nel cestino dei rifiuti.
In mille circostanze le famiglie hanno atteso i propri congiunti: dalle sciagure minerarie, agli incidenti aerei. Ma anche nelle lotte per il lavoro le famiglie sono state accanto a chi il lavoro lo aveva perso. Per un semplice interesse? Per un senso di soludarietá? Non solo per questo. Soprattutto per un legame forte e per un senso di appartenenza insostuibile.

giovedì 29 ottobre 2015

IL CASO SASSO CASTALDA NEL DIBATTITO SULLE COOPERATIVE SOCIALI



                                  
         La sede della nuova struttura per anziani e giovani a Sasso Castalda (Potenza)

Si ritorna a parlare di cooperative, soprattutto di cooperative sociali. Dall'estate a oggi la Regione Basilicata ha predisposto una serie di piani di intervento nel settore che vanno nella logica del rispetto delle esigenze del momento e delle varie realtá, diverse da luogo a luogo, precisa la professoressa Flavia Franconi, responsabile della sanitá lucana, farmacologa e docente universitaria. 
"0ccorre una stretta collaborazione tra settore sanitario e sociale. Dobbiamo fare interagire le nostre strutture sanitarie con i problemi veri, con la domanda del giorno per giorno. Non debbono prevalere le strutture in quanto tali - precisa inoltre la Franconi - ma bisogna che tutto sia orientato verso la realtá del momento. Verso la gente, verso gli utenti." 
Insomma non una cooperazione qualunque essa sia, ma strettamente collegata alla qualitá della domanda e ai bisogni dei vari luoghi. 
Un interrogativo si pone per una nuova struttura, che dovrebbe entrare in funzione nel giro di alcuni mesi a Sasso Castalda, un paese del potentino tra la Valle dell'Agri e il massiccio del Pierfaone, in pieno Parco nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri lagonegrese. 
L'accordo con il comune, che non soddisfa tra l'altro pienamente le attese dello stesso sindaco Rocco Perrone, prevede la possibilitá di un centro per l'assistenza a persone anziane, ma autosufficienti, e un punto di cura per giovani  che necessitano di interventi di natura psichiatrica.
In tutto questo non sembra esserci ancora una scelta definitiva nè un orientamento preciso, anche in relazione al numero degli assistiti. Tra l'altro, nel caso di Sasso, non è dato sapere se a gestire la struttura saranno direttamente le cooperative o, piuttosto, l'imprenditore che figura essere il presidente delle stesse, ma in realtá agisce e si muove in prima persona, autonomamente. Liberamente.  Insomma, una specie di "deus ex machina".
Oltretutto, Sasso vede in questo centro che dovrebbe sorgere in locali del Comune non solo un impulso all'occupazione quanto il fiore all'occhiello per qualificare il suo ruolo di porta ad ovest del Parco nazionale, con riflessi sulla qualitá della vita e sul futuro della comunitá. 
Al momento attuale massimo silenzio sulle scelte da compiere o su quelle giá fatte con le dovute cautele.
Sulla questione interviene anche Rino Cardone, componente dell'osservatorio regionale del volontariato.
"Cooperative ed imprese sociali svolgono un ruolo determinante nella gestione dei servizi. Esse rappresentano quello che si definisce il terzo settore: un comparto parallelo alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale. È fondamentale che si stabilisca un ruolo sinergico tra questi due mondi basati sulla partecipazione e sulla condivisione. A questo riguardo le Onlus garantiscono un alto profilo etico e morale. Lo stesso vale per il terzo settore. " 


sabato 24 ottobre 2015

AURELIO PACE AL CONGRESSO DEL PPE A MADRID


                              
Aurelio Pace a Madrid


Il ventitreesimo congresso del Ppe, che si è tenuto nei giorni scorsi a Madrid, ha visto la partecipazione di Aurelio Pace, coordinatore nazionale dei Popolari, unico lucano presente all'assise che può senz'altro essere definita un giro d'orizzonte e una esplorazione a tutto campo dei problemi con i quali l'Europa è chiamata a confrontarsi ogni giorno. Dall'aumento  del numero dei  Paesi aderenti fino alle grandi migrazioni destinate a proseguire nel tempo. 
Quale immagine emerge non solo dell'Europa, quanto delle grandi operazioni politiche in atto in grado di coinvolgere nomi di primo piano come Sarkozy o altri. 
Su questi temi l'intervista ad Aurelio Pace  traccia un quadro delle scelte di campo, delle previsioni e degli assetti predominanti, dai quali dipende il futuro del vecchio continente.
"Il congresso statutario del  Ppe (il Partito Popolare europeo) ha posto all'ordine del giorno alcuni temi di primo piano che riguardano molto da vicino  l'Europa. 
L'esempio della Spagna è quanto mai significativo. Il governo spagnolo è uscito da una crisi profonda dopo aver rischiato il default negli anni scorsi con il governo Zapatero  e  oggi Mariano Rajoy, Presidente del Partito Popolare e primo ministro, invece fa registrare una crescita notevole con circa cinquecentomila nuovi posti di lavoro. Oggettivamente parlare con lui nei vari seminari è stato un evento di grande interesse, politico, culturale e sotto tutti i punti di vista."

Cambiare l'Europa,  questa una delle priorità del Congresso del Ppe. Una meta possibile? 

"Il congresso ha avuto come parola chiave: Unidos. Uniti. In realtà la conclusione di Sarkozy è stata il punto di arrivo e di partenza del congresso che si può sintetizzare in questo modo: o l'Europa la cambiamo noi o la cambieranno gli estremismi. Un rinnovamento in Europa è necessario. Anzi inevitabile."

Anche la Merkel ha affrontato questo tema, considerando i vari scenari che si sono subito delineati a Madrid.

"L'Europa deve cambiare e deve cambiare nel rispetto della tradizione. Lo ha detto in modo chiaro la Cancelliera. Senza dare adito a equivoci.
L'Europa non può sentirsi sicura con i propri confini non regolati, il riferimento è all'ondata di migranti, ma anche alle questioni della sicurezza e della crisi economica, aspetti di grande rilievo. 
Nessun italiano è intervenuto nell'assemblea plenaria, ma solo nei vari seminari. Ieri ha partecipato ma senza intervenire, per sua scelta, anche Silvio Berlusconi, probabilmente per evitare i contraccolpi possibili di una contestazione dell'amicizia con Putin, in questo particolare momento internazionale. Anche perché  si sarebbero create delle frizioni con Salvini."

Quale peso ha avuto, nel dibattito complessivo a Madrid, il riferimento ai grandi flussi migratori che appaiono inarrestabili. A causa delle guerre ma anche per la fame che colpisce tanti paesi.

"Il tema della immigrazione è stato sviluppato dalla Merkel che ha detto sostanzialmente, comportandosi da padronda di casa: chi viene in Europa deve  essere accolto con senso di solidarietà, ma non tutti possono stabilirsi in Europa. Bisogna sapere chi entra, perchè entra, per fare cosa. 
Si è parlato di immigrazione a chiare lettere e con i dovuti distinguo nel congresso del Ppe, dove diversi capi di stato hanno tenuto a precisare di non condividere la posizione dei socialisti: tutti debbono entrare. Ma altrettanto netta è stata l'affermazione di chi ha ribadito di non voler vedere i migranti morti alle frontiere o sulle coste.
Attuare, dunque, una politica europea comune per regolamentare i flussi e  capire chi può rimanere in Europa e a quali condizioni."

Il dibattito tuttavia ha affrontato anche la questione non secondaria dell'allargamento dell'Europa.

"Come ha ricordato più volte anche il presidente Daul l'Europa è nata con sei stati membri, oggi siamo a 28, probabilmente ci sará un'Europa allargata a 32. Si è rotto il fronte degli Urali, siamo andati nell'Est. Bisogna modificare gli assetti, ridefinire certe condizioni, l'organizzazione, stabilire molti criteri. 
Da considerare che diversi leader di partiti sono saliti sul palco dicendo: l'Europa riconosca le proprie radici. E questo ci ha resi particolarmente orgogliosi poichè i valori spesso sono stati trascurati, se non barattati all'insegna dell'unanimismo. Riteniamo, per giunta, che quelle radici cristiane e cattoliche debbono tornare a essere parte dell'Europa giacchè oltretutto hanno dato vita alle politiche."

Qual è stato in questo ventitreesimo  congresso del Ppe il ruolo dell'Italia.

"L' Italia ha manifestato tutta la sua debolezza, lo dico con rammarico. Oggi l'Italia non ha un leader che raccolga la credibilità internazionale. Tutti  i paesi europei sono intervenuti.  Ognuno dei leader che è salito sul palco dei seminari tematici è stato in qualche modo attaccato dai giornalisti e dalla stessa platea con domande tutte pertinenti. È stato chiesto ad Alfano perchè governate con la sinistra, a Mario Mauro il perchè dell frantumazione in tanti rivoli. A Berlusconi se e come può essere possibile un'alleanza con Salvini. I Popolari italiani non sono organizzati ad un livello soddisfacente. In Europa c'è unitá, in Italia prevalgono le fratture, i distinguo e questo condanna i popolari all'irrilevanza.
Da notare, inoltre, che esiste in tutti la consapevolezza di appartenere a un grande partito europeo: sicchè le fratture denotano scarsa maturità politica."



domenica 18 ottobre 2015

L'APPENNINO NELLA BASILICATA DI MATERA 2019



Il convegno organizzato dal Parco nazionale dell'Appennino lucano val d'Agri lagonegrese sul tema della biodiversità, a Pantano di Pignola, si presta a diverse letture.  
Grazie alle parole d'ordine di Expo 2015, anzitutto nutrire il pianeta, la serie di iniziative poste in essere in concomitanza con l'Esposizione universale si trasformano in una sollecitazione a riscoprire valori e peculiarità propri degli ambienti della Basilicata dei quali si erano addirittura perse le tracce per una sorta di silenzio che ha fatto da corona a tante politiche fallimentari nei decenni scorsi. Si ritorna a parlare  dell'uso del territorio rurale, dimenticato, spesso abbandonato a sè stesso oltre che all'incuria e alla peggiore indifferenza. Che sono mali incurabili. 
E si nota che l'esempio di molti centri delle periferie agricole rappresentano una sorta di percorso obbligato se si vogliono indicare strade certe per la ripresa, mettendo a frutto tradizioni ultrasecolari, cancellate in certi casi dal "progresso". Vero o presunto, tutto ancora per buona parte da vedere.
Per intenderci: l'attenzione del convegno si è soffermata a lungo sulla rivitalizzazione dell'intera area di Pantano di Pignola, una delle porte più prestigiose del Parco nazionale. Pantano produce oggi quel che non produceva in un recente passato: tra l'altro anche quintali del famoso "fagiolo rosso scritto", questo il marchio. Una possibilitá di valorizzare terreni agricoli abbandonati e di affidarli a giovani impegnati nella ricerca di un lavoro qualificato, e non certo di una opportunitá qualunque,  purchè assicuri una retribuzione. 
Sicchè la biodiversitá, rapportata alla serie di convegni promossi dal Parco in linea con Expo, è non solo trainante, quanto promette di invertire la rotta del rapporto uomo natura, uomo economia agricola. In senso positivo, naturalmente.
Avere  promosso momenti di dibattito e convegni  dai quali può dipendere davvero molto, aprire concrete prospettive al Parco nazionale: ecco l'obiettivo. Una ripresa verde con le carte in regola è più di una banale speranza. Tanto più se si pensa che l'Appennino è e rimarrà a lungo tra le località a maggiore impatto ambientale del Sud per le estrazioni di petrolio, presenti anche all'interno del suo perimetro a seguito delle concessioni date prima della istituzione del parco nazionale. 
Al convegno di Pantano di Pignola sono intervenuti dal direttore dell'Alsia, Romaniello, al Presidente del Parco, Totaro, fino a ricercatori e studiosi del CNR a voler significare che la posta in gioco non è irrisoria.
Che tutto questo sforzo rappresenti un cambiamento nella cultura degli investimenti, nella gestione dell'ambiente e della sua economia, nel modo di intendere il domani di tanti giovani è assolutamente importante. Si tratta di non far cadere quella tensione cresciuta intorno ai parchi e alle aree soggette a particolare protezione. Che non sono poche in questa Basilicata di Matera 2019. 


martedì 13 ottobre 2015

IL GARANTE GIULIANO: IL BAMBIN GESU' DI POTENZA APRE NUOVI ORIZZONTI



Ci sono dei segnali che parlano di alcune aree del Sud non più periferia della scienza. Aree che sembravano destinate alla totale marginalità e impossibilitate, almeno fino a ieri, a risalire la china per colmare quel gap rispetto al centro nord più pesante di un macigno.
Tra queste c’era Potenza che sta però velocemente recuperando terreno con il San Carlo diventato punto di riferimento in diversi campi: anzitutto reumatologia e pediatria. Ma non solo.
I dati che si conoscono sono assolutamente incoraggianti, fino a indicare la svolta tanto attesa, ma non solo per la cura delle patologie infantili, quanto per il significato che un salto di qualità del genere rappresenta in una regione in cui non esiste la facoltà di Medicina e Chirurgia.
La pediatria potentina, in convenzione con il Bambin Gesù di Roma,  non lascia adito a dubbi: il risultato è più che soddisfacente.
I numeri parlano chiaro. Le consulenze di Pronto soccorso sono passate da 2953 del 2012 alle 3963 del 2014. Memntre le attività ambulatoriali per esterni che nel 2010 erano 1522 sono diventate 8711 nello scorso anno.
Ma c’è dell’altro. E’ aumentata la mobilità attiva dalle regioni limitrofe, con una netta inversione di tendenza, mentre hanno raggiunto quota 9000 il numero dei DH, Day Service e delle visite ambulatoriali.
Il Progetto Bambin Gesù del San Carlo non appare tuttavia privo di ostacoli, di difficoltà, di manovre che rischiano di annullare la spinta propulsiva e lo slancio con cui si era partiti anni addietro. Come accade del resto là dove i risultati si commentano da soli.
La constatazione tuttavia più interessante è quella del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza in Basilicata, il prof. Vincenzo Giuliano, che ha registrato in una visita alla struttura tutto lo slancio, il piacere autentico dei bambini, e la soddisfazione dei genitori. Un termometro del clima che si respira nella pediatria potentina.
C’è da augurarsi che i passi compiuti in questi anni, a prezzo di un impegno personale di medici, infermieri, operatori della struttura non siano vanificati.

D’altro canto, i lucani non debbono estraniarsi da queste forme di collaborazione esterna con realtà autorevoli dove la scienza determina risultati positivi che si riflettono sulla regione. 
La Basilicata non è più la terra del Cristo si è fermato a Eboli, ma è la terra di Matera 2019 e di quella scienza proiettata verso nuovi traguardi che non vanno né sottovalutati, né confusi con false affermazioni. Anche questo rappresenta un banco di prova della maturità di un popolo.