martedì 28 agosto 2012

"LUCANI BRAVA GENTE..."

Sul finire degli anni Ottanta Giovanni Agnelli telefonò a Emilio Colombo per motivare le ragioni alla base della scelta di quella "fetta" di Basilicata in cui ubicare lo stabilimento Sata di San Nicola di Melfi: "ho scelto la Basilicata, disse l'Avvocato, perché siete brava gente." Molti ci credettero e non commentarono...
Telefonata quanto mai gradita per il tono amichevole e confidenziale con cui uno dei grandi della storia si rivolgeva a un altro grande dicendo, in sostanza, non vi ho scelto a caso, ma solo perché siete persone che meritano uno sforzo della piú grande azienda automobilistica italiana. Per questo sforzo i lucani, beninteso, avrebbero dovuto manifestare gratitudine e riconoscenza alla Fiat e non solo alla famiglia Agnelli. L'hanno fatto? Non credo proprio.
Mentre su Melfi pesa oggi l'ombra di una crisi minacciosa per migliaia di lavoratori della Sata e dell'indotto, non so quanto quella frase dell'Avvocato possa rassicurare gli animi in una situazione in cui il continuo ricorso alla cassa integrazione lascia presagire sviluppi non certo positivi.
Intanto,  la possibilità di destinare a Melfi la produzione della nuova Punto soltanto nel 2015, e non prima, rischia di diventare sul serio una sfida dura e senza sbocchi.  Un vero disastro per lavoratori e sindacati alle prese con le scelte da compiere, in un momento in cui la crisi per un verso é insostenibile e, sotto altri aspetti, non consente i tradizionali "margini di manovra" quanto alla possibilità di una protesta efficace che induca Marchionne a cambiare strategia. Nemmeno a pensarci conoscendo oltretutto il temperamento dell'Ad.
In questi anni, nell'indifferenza generale, Melfi ha assistito alla produzione  della grande Punto e poi della Punto Evo che, nonostante fosse apprezzabile per le tecnologie e la meccanica,  non ha avuto il successo atteso. Tutt'altro. E intanto si ritorna alla Grande Punto tradizionale.
Ma questo conta poco nell'economia della casa torinese. Una volta un colosso, oggi un po' meno data la congiuntura che vede altre case tirare avanti diritto con una serie di modelli apprezzati soprattutto dal pubblico italiano.
Certo, immaginare che la crisi debba continuare ad accanirsi contro una terra come la Basilicata lascia perplessi, eccome! Dov'è insomma la contropartita che questa regione ha, in un panorama nazionale, per essere il primo produttore europeo di greggio in terra ferma?  Quanti milioni di euro finiscono nelle casse delle grandi compagnie in seguito alle estrazioni di petrolio dal sottosuolo lucano?
Il Presidente del Parco nazionale dell'Appennino lucano, Domenico Totaro, si pone il problema di cosa accadrà per il Parco e per la Basilicata una volta finite le estrazioni. Cosa accadrà, in termini non solo di royalties, quanto di  sconvolgimenti ambientali. Il 2030 sembra essere l'anno dello spartiacque, tra passato e futuro. Speriamo che non comporti ferite inguaribili: e intanto oggi accade quel che accade!

domenica 19 agosto 2012

IL VERO VOLTO DEL SUD IN QUESTO AGOSTO DI FUOCO



La verità sull'Ilva di Taranto forse non la conosceremo mai. L'omino con  la busta bianca in mano, piena di banconote da dare in "omaggio" a chi di dovere,  é solo un aspetto minimo di una tragedia che dura da decenni ed ha finito per distruggere la località tra le piú antiche e ricche di storia di questo Mezzogiorno sofferente e abbandonato. Con danni enormi alla salute, oltretutto.
 Non c'é turismo che tenga, non c'é passato, non c'é nulla di fronte agli interessi di un colosso che deve distruggere perché ha il potere di farlo. E dire che emerge anche il binomio sviluppo - lavoro finora ignorato perché considerato irrilevante. C'é intanto chi afferma che questo dualismo (diciamo cosí) puó reggersi in piedi giacché lo sviluppo non calpesta per forza l'ambiente, almeno non dovrebbe: bella scoperta nel terzo millennio quando fior di esperti, di saperi e di conoscenze scientifiche sembrano garantire tutto e tutti ad ogni latitudine e in ogni realtà. Staremo a vedere se la magistratura, e non solo il governo, sapranno fare scelte idonee e intelligenti, in modo da determinare una svolta per Taranto, per i suoi abitanti e per le migliaia di lavoratori dell'impianto siderurgico. Forse siamo ad una svolta ma in ogni caso non c'é da farsi soverchie illusioni. Chiaro?
Altri drammi caratterizzano intanto questo agosto rovente, a tutti gli effetti. Il collega Mimmo Sammartino si sofferma, nel suo articolo di domenica 19 agosto su "la Gazzetta del Mezzogiorno",  a illustrare il dramma sociale degli immigrati che raccolgono il pomodoro nelle pianure bollenti del Bradano, sfruttati come schiavi e buttati nei tuguri a fine giornata dove vivono nella merda. Peggio delle bestie. Senza servizi, né quel minimo di comfort che sembra irrinunciabile oggi.
 Sammartino richiama alla mente un film che parla di una giovane donna sfruttata e umiliata, come tante donne sfruttate, umiliate e malpagate. Non solo. Calpestate nella loro dignità. Ed é esattamente quel che accade alle ragazze di una casa di riposo per anziani retribuite con poco piú di due euro all'ora con turni massacranti e disumani. Controllate anche quando usano il bagno per i loro bisogni fisiologici, considerati addirittura un lusso...O, meglio, non sono i bisogni un lusso, bensí poterli soddisfare!
Ottimo articolo questo, in una domenica di agosto che richiama alla mente la funzione di un giornalismo immerso nei  problemi della società, pronto a far conoscere, a informare lontano dal pettegolezzo e dal gossip a buon prezzo. Complimenti Mimmo!
Un agosto di fuoco, non vi é dubbio. Bruciano i boschi per mano dei piromani amanti della distruzione. La gente trema per il suo domani. L'Europa imperversa con le sue regole diventate ad un tratto ferree e intoccabili. Settembre si avvicina e sembra anch'esso minaccioso e infido. "Settembre, andiamo. É tempo di migrare." No, siamo lontani mille miglia da quel clima e da quella gente. Ma anche da quel mondo, difficile da ricostruire. Anzi impossibile. Forse perché ingenuo e banale, se confrontato alla società evoluta e tecnologica del 2012...

giovedì 2 agosto 2012

IL MINISTRO CLINI AL POLLINO: UNA VISITA QUASI INOSSERVATA

La recente visita del Ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, al Parco del Pollino e il suo incontro con esponenti della vita pubblica e amministratori del Sud  non ha avuto il rilievo che meritava. Almeno a livello dei media.
La visita rappresenta un segnale ben preciso in un contesto non solo locale, evidentemente. Non si é trattato soltanto  di una ricognizione delle aree bruciate dagli incendi che hanno devastato il Parco nazionale piú grande del Sud: la visita del Ministro ha avuto come riferimento l'offerta natura e quel grande patrimonio ambientale che non può certo passare sotto silenzio.
Proprio in occasione della sua visita, Corrado Clini  ha ufficializzato il decreto di nomina del Commissario del Parco nazionale dell'Appennino, Domenico Totaro, a Presidente. Una scelta che ha il suo rilievo e sottolinea il ruolo di questa importante area protetta nel suo difficile confronto con il petrolio. Ecco il punto da non sottovalutare affatto.
La zona di estrazione é infatti uno dei problemi  (non certo l'unico) della Basilicata del terzo millennio: stabilire un equilibrio tra le due realtà, parco e petrolio,  é uno dei nodi piú impegnativi. Non so quanto risolvibile, per giunta, sul terreno concreto.
Ad ogni buon conto, il Parco non puó sottrarsi ad un ruolo di salvaguardia della integrità del territorio e di stimolo a operare alle istituzioni. Non é cosa da poco di cui Totaro é ben consapevole sin dal suo primo mandato di commissario. Sin da quando ha colto la delicatezza del  mandato. Difatti nei suoi progetti un posto di primo piano lo ha svolto la costante preoccupazione di un sufficiente monitoraggio ambientale. Comunque necessario e assolutamente indispensabile per l'ambiente e per la salute di quanti lo abitano. Problema delicatissimo, peraltro non risolvibile con il semplice monitoraggio del centro olio di Viggiano e dintorni.
Ecco perché la visita di Clini al Pollino ha costituito una sorta di esplorazione delle necessità e al tempo stesso una presa di coscienza dell'esistente.
Il peso attribuito a una operazione del genere non ha ottenuto tuttavia, come dicevo, il giusto risalto. Poteva essere la presenza del Ministro l'occasione per ribadire il ruolo nazionale di questa regione. E per rivendicare una diversa attenzione del governo Monti verso una terra troppo spesso dimenticata, se non ignorata. Invece il tutto ha avuto il carattere di una "semplice" visita, quasi una visita di cortesia mentre i problemi continuano a bussare alla porta. Oggi come in passato. Con l'aggravante che oggi il degrado di vaste aree rappresenta un colpo all'economia e alla salute degli abitanti.