domenica 28 settembre 2014

PETROLIO, VIGILARE SU AMBIENTE E SALUTE

Aldo Berlinguer non è disposto a transigere

                           
                            L'assessore all'ambiente della Basilicata Aldo Berlinguer




"L'ambiente richiede continua vigilanza, e un lavoro instancabile. Altrimenti, se ci si distrae un istante, ogni disattenzione diventa un rischio." 
Aldo Berlinguer, responsabile dell'ambiente nella compagine guidata in Basilicata da Marcello Pittella, non esita a mettere a nudo aspetti critici e serie preoccupazioni per la vicenda petrolio. Il suo contatto con la gente è ispirato al rigore del tecnico, ma anche alla necessità di far pesare sulle compagnie i problemi determinati dalle estrazioni di petrolio dal sottosuolo lucano. Che non sono pochi, e non si limitano ai barili e alle royalties.
Per mille motivi il ruolo della Regione, anzitutto, va svolto con acume e serietà, tiene a sottolineare. Un lavoro altrimenti inutile, anzi dannoso alla comunità dei lucani perché finirebbe per nascondere o minimizzare i veri scenari, destinati a non venir meno almeno per altri tre lustri, di pari passo con l'attività estrattiva.
Berlinguer pone l'accento sullo sviluppo, insieme a Paolo Galante consigliere regionale e al sindaco di Satriano, Vincenzo Pascale, in modo da non sentirsi in debito nei confronti di chi chiede lavoro e non vede la ricaduta del petrolio sulla vita degli abitanti di un territorio non limitato certamente alle zone di estrazione. Ma ben più esteso.
Chi fa i conti nelle tasche di Eni? Ecco un altro dei temi che finiscono per prevalere in un faccia a faccia tra popolazione e amministratori, intendendo questi ultimi come i guardiani di ciò che accade, ai quali è inevitabile chiedere conto di ogni cosa. 
Chiedere conto, infatti.  Il petrolio impone dunque un atteggiamento vigile. Non solo. Un atteggiamento che faccia sentire davvero il fiato sul collo a chi utilizza questa enorme risorsa e si sente per giunta padrone di tutto, territorio compreso.
Quanto poi alle sentinelle, Aldo Berlinguer non ha motivo di nascondere la testa sotto la sabbia e di sentirsi al riparo da ogni possibile critica. 
Vien fuori così il discorso sull'Arpab che l'assessore accetta di fare, su precisa richiesta, mantenendo fermo il suo proposito di premere per il massimo dell'efficienza di questa importante realtà, alla quale si affiancano - precisa - anche altri meccanismi regionali con  lo scopo di far sapere davvero tutto alle popolazioni. E' il caso dell'Osservatorio. 
Una vera rivoluzione si profila, dunque? C'è da augurarselo. Essa comporterà un impegno non lieve, con lo scopo di far luce su tutto. Finché questo è possibile, aggiungo.  
Intanto il tema della comunicazione è da ritenersi davvero prioritario. Davanti a un obbligo del genere non ci si può tirare indietro, pena il venir meno di certi obiettivi. E per giunta non di poco conto, soprattutto per quanto riguarda ambiente e salute. 

venerdì 26 settembre 2014

PETROLIO, SALUTE E AMBIENTE IN VAL D'AGRI



Intervista alla professoressa Albina Colella dell'Universitá della Basilicata

                                   
                     


D -  Petrolio, salute e ambiente: un trinomio che, nel caso della Basilicata, diventa un serio, serissimo problema. Allora come ovviare anzitutto alla mancanza di informazioni, veritiere e attendibili, che finora sono mancate da parte delle strutture preposte a questo delicato compito: parlo di ARPAB e ASL. Ma non solo. Senza escludere l'Ispra e molto altro.

R -   Il ruolo dei controlli e dell'informazione scientifica è di fondamentale importanza in tema di petrolio e ambiente, perchè riguarda la salute della gente e del territorio, con le conseguenti ricadute sulle economie locali, basate sull'acqua, sull'agricoltura e sul turismo. E' di fondamentale importanza che il controllore non coincida con il controllato e che non sia influenzato dalla politica. Sappiamo però che i direttori delle ARPA sono di nomina politica. Per questo motivo nel convegno del 2013 a Viggiano con i Proff. M. Civita e F. Ortolani abbiamo proposto la realizzazione per l'Appennino Meridionale di uno specifico Centro Studi per la Protezione Ambientale relativamente al petrolio, a cavallo tra Basilicata e Campania. Il motivo è legato non solo alla necessità di avere una struttura di altro profilo scientifico indipendente dalla politica, ma anche al fatto che la minimizzazione degli effetti nel caso del rischio d’inquinamento di acque e aria deve essere valutata con appositi metodi, il principale dei quali è HRS (Hazard Ranking System), l’applicazione del quale, negli USA, è legge federale. Ma per sviluppare una simile valutazione bisogna avere a disposizione una gran massa di dati che, per l’Alta Val d’Agri, mancano in parte o in tutto. Questo Centro di Studi dovrebbe essere in grado di raccogliere dati, effettuare misure e analisi, gestire i monitoraggi ecc., e dovrebbe essere opportunamente attrezzato e dotato di personale (giovani laureati e diplomati) già formato e da formare specificamente con opportuni corsi. Una tale struttura, che potrebbe creare anche nuovi posti di lavoro per giovani, dovrebbe basarsi su un accordo programmatico tra le due Regioni interessate (Basilicata, Campania), richiedendo anche fondi UE. Ciò ovviamente significa volare alto, ma ho il sospetto che in Basilicata non ci sia tale volontà, visto che tale proposta non è stata recepita: qualcuno pensa che siano sufficienti le ARPA... Un piccolo ripiego potrebbe essere l'attribuzione di una parte di royalty ad un coordinamento di comitati e movimenti che, grazie a tecnici di fiducia della popolazione, realizzino monitoraggi e controlli indipendenti.

D -   Si è portati a ritenere che tutto il mondo scientifico, università compresa , dovrebbe essere in prima linea per la salvaguardia delle risorse naturali e della salute degli abitanti. Anni addietro l'università della Basilicata riscontrò ben 19 idrocarburi nel miele della val d'Agri. Però si precisò subito che di questi 19 molti erano di origine naturale.

R - In realtà dovrebbe essere così, anche perchè l'Università della Basilicata è nata proprio per la difesa del suolo dopo il terremoto del 1980. Ma c'è un problema: l'Università della Basilicata non è autonoma finanziariamente, ed è supportata dalla Regione Basilicata con i fondi delle royalty del petrolio. Qualche governatore lucano ha dimostrato palesemente di non apprezzare molto la libertà di pensiero e di critica dei ricercatori sui problemi delle attività petrolifere in Basilicata. Comprendo pertanto che i miei colleghi preferiscano non esporsi: non a tutti piace ritrovarsi sui giornali con l'elenco degli incarichi ricevuti dalla Regione, dopo che hai illustrato pubblicamente certe criticità ambientali. Un messaggio molto preciso...

D - Dal petrolio all'economia il passo non è lungo. Il futuro di questa terra risente enormemente della presenza delle trivelle e continuerà a risentire ancora di più. Il petrolio rischia di diventare una morsa: o vivere questa condizione terribile, di inquinati a vita, o andar via. Non è una esagerazione la mia, a sentire certe statistiche ufficiali relative all'incremento dei tumori. Il cane a sei zampe si trasforma in un mostro. Possibile?

R -  Certo che è possibile se non si opera come si deve, basta vedere quel che è successo in Nigeria e in Ecuador: intere etnie distrutte, come quella degli Ogoni. Quello che qualcuno stenta a comprendere è che l'attività petrolifera è un'attività inquinante e dannosa per la salute, come le stesse società petrolifere hanno pubblicamente dichiarato negli USA. Se questa attività industriale viene fatta in aree desertiche, come è tradizionalmente accaduto, l'impatto ambientale è minimo. Ma se viene realizzata in territori fragili e vulnerabili come la Basilicata e la Val d'Agri, ricchi di risorse da tutelare, come l'uomo,  l'acqua, l'agricoltura, e soggetti a rischi naturali, come i terremoti, allora le cose si complicano e l'impatto ambientale può diventare molto più alto. D'altronde, i recenti eventi in Val d'Agri (vedi Centro Olio Val d'Agri) e a Pisticci Scalo, vicino all'impianto di trattamento delle acque di scarto petrolifero, lo stanno a dimostrare. Le attività petrolifere in territori fragili necessitano di rigore e di una accurata pianificazione del territorio. Sono necessarie innanzitutto leggi più severe sulla tutela ambientale e poi una loro puntuale applicazione, cose che in Basilicata sono mancate. Basti pensare che non sono state fatte cose elementari: 1) all'inizio delle attività petrolifere non è stato raccolto il dato "bianco" ambientale delle matrici aria/acqua/suolo, fondamentale per monitorare l'impatto successivo all'inizio delle attività petrolifere e per intervenire adeguatamente; 2) i monitoraggi ambientali integrati sono cominciati solo dopo quasi 15 anni; 3) non sono state applicate compiutamente le disposizioni di legge sulla perimetrazione e tutela delle aree di salvaguardia delle acque destinate al consumo umano, ubicando pozzi petroliferi nelle aree di ricarica degli acquiferi. Eppure la Basilicata avrebbe una responsabilità importante: quella di essere un modello per le attività petrolifere da realizzare in territori fragili. Ma i modelli, per essere credibili, non possono essere costruiti con le chiacchiere o nascondendo la polvere sotto il tappeto.

giovedì 25 settembre 2014

PETROLIO, CIASCUNO FACCIA LA SUA PARTE


Il sindaco di Viggiano, Cicala, ritiene che non c'è da perdere tempo dopo le fiammate e i boati dei giorni scorsi

                                



Oltre ad essere critica, la situazione provocata dalle immissioni in atmosfera del Centro olio di Viggiano, dai forti boati, dalle tante incertezze, si va facendo davvero rischiosa. A questo non corrisponde affatto un livello di garanzie minimamente sufficienti a tranquillizzare l'opinione pubblica allarmata e delusa dal miraggio del petrolio come fonte di sviluppo. Al contrario. Il petrolio è ricchezza per le compagnie e indice di aggravamento della povertà per le popolazioni lucane. 
Se l'Arpab, riveduta e corretta nei suoi quadri dirigenti, non riesce a dare risposte immediate e convincenti. Se l'Ispra (l'Istituto superiore per la ricerca e la tutela dell'Ambiente) non sembra preoccuparsi più di tanto, se l' Università della Basilicata e il CNR non forniscono elementi  sulla situazione  nella zona del petrolio e non solo, ciò rappresenta un gravissimo pericolo. 
Allarmati sindaci e amministratori. In prima linea il sindaco di Viggiano, Amedeo Cicala. 
"C'è un problema di sicurezza da non trascurare affatto. Negli ultimi tempi si sono verificati episodi di una gravità unica, forse senza precedenti: tre giorni di fiammante molto alte, forti tremori, boati violenti, e poi un odore nauseabondo che invaso gran  parte del territorio della Valle, fino a Villa d'Agri e Tramutola. A me desta molta preoccupazione il fatto che da Roma arrivano decisioni noncuranti di un territorio fortemente antropizzato. Il centro olio dista da Viggiano meno di un chilometro e intorno alla mega centrale ci sono abitanti le cui case sono a un centinaio di metri. Non di più."

Di fronte a questa situazione cosa c'è da fare ragionevolmente?

"La politica e le istituzioni devono scendere in campo per dare delle certezze ai cittadini, a tutti i costi. Non è più possibile andare avanti così fra dubbi e approssimazioni e tante speranze, per gran parte andate deluse."

Il territorio, non dimentichiamolo, appartiene anche al Parco    Nazionale dell'Appennino lucano, tra l'altro.

"Il Parco insieme al Corpo forestale dello Stato ha un ruolo importante. Il Parco tuttavia è stato perimetrato secondo le esigenze del petrolio. Inutile nascondere questo dato. Però io penso sia giunto il momento che le istituzioni, i sindaci, la Regione Basilicata facciano la loro parte. Siamo stati eletti tutti dal popolo e al popolo dobbiamo rispondere. Vedremo intanto cosa accadrà, a partire da subito."

martedì 23 settembre 2014

COSA PUÒ FARE LA CHIESA?


                             


La Messa celebrata domenica scorsa, dall'Arcivescovo mons. Superbo,  sotto la tenda dei lavoratori in mobilità, davanti alla sede della Regione a Potenza, inaugura una stagione nuova e determina addirittura un punto di svolta.
La Chiesa diventa protagonista, e non solo testimone, di una scelta molto forte che incalza la politica, le istituzioni, i singoli esponenti della vita pubblica perché cessi il paradosso di una terra ricchissima di risorse ma povera di lavoro. Anzi povera in tutti i sensi. E per giunta non riconosciuta nella sua valenza dalla comunità nazionale che la ignora addirittura. 
Paradosso angosciante, davanti al quale si ribella la coscienza singola e collettiva. Un non senso. Un'assurdità. Un fatto incredibile e difficile da digerire che la politica non dovrebbe consentire neppure minimamente. Se non altro per una forma di coerenza con i suoi stessi principi. 
Un divario del genere è oltretutto stridente e sciagurato. 
Cosa può fare la Chiesa? 
Nell'omelia di Superbo c'è il richiamo al lavoro espressione di dignità, sulla scorta dell'indirizzo di Papa Francesco che insiste non da oggi sul lavoro come pilastro appunto della dignità umana. 
C'è  da fare una osservazione in proposito. Il rigore del Gesuita più importante del nostro tempo si salda con la vocazione dell'ordine a "inventare  l'avvenire". Cosa di una attualità estrema e di una concretezza assoluta riferita sia alla sfera materiale, sia a quella spirituale.   
Il messaggio di Superbo ai lavoratori e alla popolazione di battersi per il superamento dello  scompenso tra risorse esistenti e lavoro  che manca nella  Basilicata di oggi  apre dunque un capitolo nuovo e mette in risalto l'esigenza di far sentire il fiato sul collo a politici, imprenditori e istituzioni. Senza escludere i partititi che spesso stanno a guardare, tranquillamente assenti.  
Il tema ha un suo fascino tutto particolare:  le varie Encicliche entrano nel vivo della funzione del lavoro, ma la crisi lacerante del momento sottolinea il bisogno urgente di atteggiamenti e  comportamenti ben più incisivi. Insomma, una Messa celebrata tra i lavoratori senza speranza, incapaci di guardare al futuro, è ben più di un semplice messaggio. 
Speriamo che diversi uomini delle istituzioni si trovino a riflettere sull'argomento. Non a riflettere soltanto, ma si convincano di far capire che il diritto al lavoro non è mera teoria. Un riempirsi la bocca di belle promesse. Ma rappresenta  anzitutto una sicurezza da dare agli stessi cittadini ai quali si chiede puntualmente il voto.   

sabato 20 settembre 2014

UN PEZZO DI SUD A EXPO 2015


                          
                               Francesco Lenoci

Francesco Lenoci, docente di economia in Cattolica a Milano, porta a Expo 2015 una porzione cospicua del Mezzogiorno produttivo, capace di grandi svolte e di un progresso forse non previsto. Ma reale.
Il 23 settembre, in Piazza Affari, Lenoci terrá una relazione su: "Storie  di creazione di valore: Milano e la Puglia in vista di Expo 2015". 
L'iniziativa è patrocinata dalla Banca Popolare di Puglia e Basilicata e non è certamente casuale. Anzi vuol  significare il diretto coinvolgimento di uno dei motori principali della crescita di quel Sud che il prof. Lenoci intende far conoscere a Milano.
Storie di creazione di valore. Un tema inconsueto, ma efficacissimo. Cosa vuol dire "creare valore" se non esaltare la capacità di promuovere sviluppo, di dare una spinta decisiva a un'economia considerata a lungo purtroppo assistita e parassitaria? Il riferimento è ai prodotti, alla cultura, alla disponibilità di cervelli e di energia che regioni come la Puglia e la stessa Basilicata sono in grado di portare all'Esposizione universale di Milano. Prodotti ma non solo. Anche paesaggi, ambiente, storia e costume, oltre alle risorse.
Il percorso di Lenoci parte da Martina Franca e si snoda lungo il cammino delle tradizioni artistiche e culinarie della Puglia, in particolare. C'è in tutto questo l'esaltazione delle peculiarità di una terra, il suo essere moderna e tradizionale, al tempo stesso, e soprattutto la sua capacità di offrirsi a un pubblico di visitatori in grado di apprezzarne le caratteristiche.
Tra Puglia e Basilicata del resto il nesso è molto stretto: le montagne lucane, le acque, il territorio sono come a disposizione dei pugliesi e non da oggi. Fa bene Lenoci a battersi, con i suoi molteplici interventi,  per sottolineare il dato prioritario del valore di queste terre. In fondo Expo 2015 rappresenta un enorme contenitore in cui c'è spazio anche per questa parte del Sud, attivo e dinamico. Al passo con i tempi.    

mercoledì 17 settembre 2014

BASILICATA, POLITICA E PETROLIO

 VITO DE FILIPPO, SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE, È OTTIMISTA

                       
                                             Vito De Filippo (foto R.De Rosa)

In un clima che definire teso significa usare un eufemismo, crescono disorientamento e lotte intestine nella piccola Basilicata che qualcuno vorrebbe, non da oggi, smembrare. Per non dire annullare. Cancellare. 
La politica fa da sfondo a tutto questo mentre  ci si chiede dove la barca stia andando. Verso quale deriva.
Il petrolio, lo Sblocca Italia, e Renzi sono gli ingredienti base di un contrasto destinato a non attenuarsi minimamente. Il PD vive una delle stagioni più turbolente con uno scontro tra i vari membri simile ad una tempesta in mare aperto. C'è da tutelare posizioni personali, ruoli diversi, importanti capisaldi del potere a livello istituzionale e sul piano strettamente personale. Il tutto si risolve in una competizione dai toni aspri, caratterizzata spesso da picchi di assoluta intolleranza per le posizioni altrui.
Le dimissioni dal Partito di Vincenzo Folino rappresentano in ogni caso un precedente di rilievo nazionale. Non siamo in presenza di una tempesta in un bicchier d'acqua. Si tratta di un gesto che ha valenza politica e denuncia una sofferenza per la qualità dei rapporti interni e per il modo di strutturarsi di questa formazione in cui la prevalenza degli uomini sull'idea partito è ormai rilevante. 
In questo clima turbolento lo Sblocca Italia assume la caratteristica di un elemento di accelerazione dei distinguo. Una voce, intanto, si leva in difesa del provvedimento e della linea del Presidente del Consiglio dei Ministri. E' quella del sottosegretario Vito De Filippo che non vede nelle misure del governo un elemento di negatività.

"Non credo che in questa fase siano aumentate le difficoltà nel rapporto Basilicata Governo, almeno rispetto al passato. Un governo che spinge verso le riforme e il cambiamento dovrebbe trovare in questa regione del Sud un punto di riferimento importante. Sono convinto che troveremo una fruttuosa relazione nei prossimi anni. Bisogna fare in modo che questo rapporto si rafforzi e diventi ancor più utile e positivo per la Basilicata."

Tuttavia la richiesta di Renzi va ben oltre le soglie attuali di estrazione del greggio e supera addirittura anche il limite dei 180 mila barili giorno. 

"Oggi intanto sono autorizzati non più di 154 mila barili al giorno, il che non è poca cosa. Qualsiasi richiesta di aumento di questi livelli deve essere sottoposta alla valutazione di organi democratici, delle istituzioni, delle forze sociali di questa regione. Qualunque aumento di produzione non può che prevedere, d'altro canto, sistemi più sofisticati di controllo dell'ambiente e della salute. Sicuramente c'è una esigenza dell'Italia di disporre di nuova energia in un contesto geo politico internazionale, ma qualunque richiesta di aumento di produzione del petrolio alla Basilicata richiederà un tavolo istituzionale adeguato."

La Basilicata continuerà dunque ad avere un ruolo?

"Io penso assolutamente di sì."

lunedì 15 settembre 2014

VILLA D'AGRI: TRA CULTURA E SVILUPPO IL SENSO DELLA SVOLTA


                          

                   Un momento dell'inaugurazione (foto studio Baiona)

Dalla cultura allo sviluppo il passo è breve. Lo sostiene il sindaco di Marsicovetere, Claudio Cantiani, inaugurando il nuovo polo scolastico di Villa d'Agri, simbolo del salto di qualità che il centro della Valle sta compiendo, ormai nel pieno di quel decollo destinato a guadagnare nuovi orizzonti e ad alimentare interessanti prospettive di crescita economica.
La Valle dell'Agri non sta a guardare, in definitiva. Sicchè difronte all'avventura del petrolio - che fa intascare miliardi di euro alle compagnie petrolifere - questa zona ricca di verde, di foreste e di acqua, oltre che di storia e tradizioni, chiede il riconoscimento del suo peso e del suo ruolo non secondari, anzitutto al governo nazionale e alla stessa Regione Basilicata.
Una platea importante, quella che ha seguito l'inaugurazione del nuovo polo scolastico con docenti, studenti, imprenditori e con la partecipazione del Vice Ministro Vito De Filippo e del Presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza.
 Cantiani parla anche dell'ospedale da potenziare, e non da cancellare dalla mappa della sanità lucana. Anzi da inserire a pieno titolo in una rete di livello scientifico con collegamenti con Pisa e altri centri di ricerca. 
Idee e concetti largamente  condivisi da De Filippo e Lacorazza, impegnati in un'opera di sostegno al progetto che merita di essere compreso, condiviso e valorizzato - ha osservato Cantiani - mettendo in risalto l'importanza del rapporto tra lo sviluppo della zona e gli interessi di tante famiglie, di migliaia di giovani. Di un'intera società determinata a non abbandonare questo angolo di Basilicata verde.
Dopo un'estate che ha visto Villa d'Agri protagonista di numerose iniziative di successo, non ultima l'intesa con operatori australiani per i prodotti tipici della zona, la parola passa ora alla cultura e al coinvolgimento di quei settori dai quali potrà dipendere il raggiungimento di obiettivi importanti che fanno già oggi di Villa d'Agri un centro di vera eccellenza. 

domenica 14 settembre 2014

SE QUEL GIOVANE ANDASSE A PALAZZO CHIGI

LA COLLINA DEI CILIEGI INTERVISTA COSIMO LATRONICO


Non basta una foto scattata a Peschici insieme ad  un giovane qualunque per accreditare l'immagine di un premier alla portata di tutti. Se quel giovane andasse a bussare al portone di Palazzo Chigi perché lo si aiuti a trovare un lavoro, certo non avrebbe la benché minima possibilità di essere ricevuto e di parlare  con il premier, anche se indossasse cravatta e camicia e un abito acquistato per la circostanza. E anche se si spacciasse per intimo amico del Presidente del Consiglio mostrando la famosa foto come documento d'identità. 
In fondo Sblocca Italia è molto simile a quella foto: è la parvenza di qualcosa che non esiste in ogni caso. Almeno per la Basilicata e non certo per altre regioni. 
Qual è il destino dei 600 milioni di euro, fermi, congelati nella casse della Regione? Qual è il riconoscimento che Renzi in prima persona intende dare a una terra ricca di risorse e di fascino, ma povera di prospettive? 
Il governatore Marcello Pittella cerca in tutti i modi di far valere il diritto alla sopravvivenza di questa terra. La patria di Orazio, il più grande poeta latino. Ma non solo. 
Quale risultato è stato finora raggiunto? Altro interrogativo che riempie d'angoscia.    
Nel mondo della politica c'è imbarazzo e disorientamento per la risposta ottenuta con il decreto. Ora si parla di apportare delle correzioni in Parlamento. Lo dice Salvatore Margiotta, politico non certo alle prime armi, e non ho motivo di non dargli credito. Ma quale sarà il risultato? 
Intanto l'on. Cosimo Latronico non esita a manifestare la sua delusione. E non è certamente l'unico, indipendentemente dal colore politico e dalla collocazione dei vari osservatori.
"Credo che per la Basilicata c'è ben poco. Il quadro normativo è peggiorato. Quanto ai contenuti da dire che Sblocca Italia aveva lo scopo di cantierare una serie di opere per mettere in moto l'economia. Per la Basilicata non vedo nulla. Non c'è l'alta velocità, il miglioramento delle infrastrutture viarie. Soltanto la volontà di pagare debiti pregressi con qualche milione di euro da ripartire tra le varie regioni."
Insomma davvero un nulla di fatto?
"C'è un piccolo finanziamento, per il 2014, ci sono poi promesse, soltanto promesse. Io sono del parere che una quota del gettito fiscale deve essere messa in un fondo permanente per lo sviluppo delle infrastrutture e delle attività produttive: questo abbiamo scritto nell'articolo 16.
Per giunta competenze che ieri erano concorrenti tra Regione e Stato oggi sono tutte centralizzate. Lo Stato è del tutto preponderante e quello che dovevamo avere io non lo vedo. La Napoli Bari  sarà cantierata tra un anno. E noi con la ferrovia dove stiamo. La Murgia Pollino non esiste più. Lo Sblocca Italia, per la Basilicata, doveva avere il senso di dare a questa regione una contropartita che giustificasse il consistente prelievo di petrolio. Ma allo stato dell'arte non vedo praticamente nulla, o quasi."

giovedì 11 settembre 2014

PETROLIO MA NON SOLO

A colloquio con il sen. Guido Viceconte

Stiamo ritornando al peggiore centralismo con lo Stato invadente e totalitario che parla di democrazia e non riconosce  il diritto all'autodeterminazione né la capacità di legiferare di una regione come la Basilicata, il più grande serbatoio di petrolio in terra ferma, non solo in Italia ma in Europa. 
Intanto prosegue  il braccio di ferro con il governo, su un argomento assolutamente fuori da ogni sospetto di cattivo utilizzo del denaro pubblico: le royalties provenienti dalle estrazioni di greggio. Quali saranno gli esiti di questo contrasto? "Accettiamo il confronto ma non si torna indietro" è diventata la risposta classica di Matteo Renzi di fronte alla necessità di mettere a fuoco problemi urgenti e decisivi per la vita del Paese. 
La Basilicata  deve essere considerata per quello che oggi è realmente. Non si giustificano alcune definizioni come quella dei comitatini né altri ragionamenti  tendenti a fare apparire quantomeno arbitraria e infondata  la richiesta di maggiore impegno da parte del governo in una logica di solidarietà non solo di facciata. 

Sen. Viceconte, come  uscire dal catenaccio del Patto di stabilità, che rappresenta non solo un vincolo per la Basilicata, ma un ostacolo alla sua crescita in un momento assai delicato.

La legge di stabilità ha dimensione nazionale ed europea. Noi cosa abbiamo fatto. Siamo entrati nei meccanismi del Memorandum, uno strumento importante per seguire da vicino il rapporto tra la questione energetica e gli introiti della Regione. Abbiamo detto che questa massa di denaro non deve disperdersi in mille rivoli, ma deve essere impiegata in progetti di sviluppo, con riflessi sul l'occupazione. Niente finanziamenti per ripianare i buchi della sanità o per finanziare le sagre di paese. Il nostro obiettivo è quello di contribuire a creare o consolidare una infrastrutturazione materiale o immateriale: dalle strade al miglioramento della rete ferroviaria. Quella immateriale la banda larga, i servizi alle imprese perché queste possano offrire nuove possibilità di crescita e di lavoro, soprattutto ai giovani. Smettiamola con i corsi di formazione che non servono a nulla. Cerchiamo di favorire in modo concreto la ricerca, i centri di eccellenza presenti in questa regione. Non solo il centro di Geodesia spaziale, non solo il CNR o l'Enea, quanto il giacimento di beni naturali e di ambiente di altissimo valore. Non a caso esistono due parchi nazionali che debbono essere gestiti non come musei della natura, ma come vere opportunità di sviluppo e di ricerca, ad esempio da parte delle università. Abbiamo chiesto di elevare da cinquanta milioni di euro a trecento milioni il tetto dell'articolo 16.

Il tema della salute e di una idonea salvaguardia dell'ambiente rimane questione di primo piano, dalla quale non si può derogare minimamente.  Ci si interroga peraltro sulle fiammate al centro olio di Viggiano, diventate ancor più frequenti.


Non vi è dubbio. Non possiamo estrarre petrolio e disinteressarci del mantenimento di certi equilibri, non solo ambientali, ma riguardanti la salute degli abitanti di un'area non piccola. Continuiamo a insistere sulla necessità di un monitoraggio costante e attendibile, affidato a realtà scientifiche in grado di fornire garanzie reali sulla difesa del suolo e degli abitanti. 
Ho detto al presidente Pittella che sarò al suo fianco in questa battaglia non certo insignificante, ma dalle ricadute importantissime. Le compagnie petrolifere non possono controllare sè stesse. La Regione è chiamata a esercitare tutte le sue prerogative, in materia di analisi del suolo, dell'aria e dell'acqua per dare certezze in un momento difficile e complicato, in cui c'è il rischio concreto di una sottovalutazione del ruolo di questa terra, in un ambito decisamente vasto. 

lunedì 8 settembre 2014

PETROLIO MA NON SOLO


Vincenzo Folino ripercorre il cammino della Basilicata ieri e oggi


Renzi sbaglia se pensa che la Basilicata sia la regione dei veti, o una terra dominata da un esasperato conservatorismo per una difesa ad oltranza del suo territorio. Probabilmente sfugge al Presidente del Consiglio che il primo progetto di "sviluppo olio" dell'Eni risale al 1993 e che le estrazioni di greggio dal sottosuolo lucano collocano questa regione  al primo posto tra i giacimenti in terra ferma in Europa. Non si tratta di dire No al petrolio.
Sicchè il tema del ruolo e del destino della Basilicata, in una dimensione ben più vasta di un semplice localismo, è diventata questione di primo piano. Se questa terra oggi si sente dire dal Primo Ministro "vado avanti, perderò qualche voto ma indietro non si torna" con riferimento all'estremo sfruttamento del sottosuolo lucano, ciò dimostra un totale disinteresse per la sua funzione. Ma soprattutto per le risorse naturali di cui dispone.
Il tema è degno del massimo rilievo, politico, sociale, economico soprattutto. 
Sull'ultima presa di posizione di Matteo Renzi si è aperto un dibattito, senz'altro interessante e ricco di spunti che francamente fa riflettere. 
Ecco il punto di vista dell'on Vincenzo Folino, del PD. 
"Dobbiamo partire dallo scarso riconoscimento che la Basilicata ha ottenuto per il suo contributo all'unità d'Italia. È un dato di fatto, che trova riscontro nella storia. 
Per quanto riguarda invece il suo posizionamento  in ambito nazionale, da rilevare che la stessa industrializzazione - intesa come un decentramento produttivo con la  presenza delle grandi aziende in Val Basento - si è rivelato fallimentare. Per non parlare poi della parentesi del dopo terremoto, della ricostruzione  e dell'insediamento di molte fabbriche con l'articolo 32 della legge 219, nei fatti incapace di creare autentiche svolte. L'unico fattore positivo è rappresentato, tra tante criticità, dall'insediamento della Fiat a Melfi.
La Basilicata dei servizi sta guadagnando invece un buon posto in ambito nazionale con l'offerta di prestazioni specialistiche e di assistenza ai pazienti da parte del San Carlo e della rete ospedaliera di Matera, oltretutto. Per altro verso, però, il livello di qualificazione dell'intero apparato burocratico e dei servizi si sgretola in seguito alla decisione di abolire la Corte d'Appello a Potenza. Ciò corrisponde a una perdita di peso indiscutibile e anche ad un perdita di prestigio. 
D - Negli anni novanta accaddero tuttavia dei fatti importanti, che lasciarono ben sperare in ogni caso.

"In effetti la ribalta più rilevante  è rappresentata dalla messa a disposizione di importanti risorse idriche, gestite e governate a livello centrale a quell'epoca dal Ministero dei Lavori pubblici per l'utilizzo del bene acqua e con una infrastrutturazione del settore di tutto rispetto.  Cosa sulla quale occorrerebbe ad ogni modo una riflessione alla luce degli eventi di questi anni."

D - Oggi gli scenari appaiono ben diversi e la necessità di costruire un proficuo rapporto con il governo, che valorizzi il ruolo di questa regione,  appare non più rinviabile. Si tratta di una prospettiva nient'affatto trascurabile.

Indubbiamente. Siamo di fronte alla necessità di modificare la governance delle risorse, in sintonia tra Basilicata e governo. Ecco il punto focale della questione. Tra l'altro in questi anni è stato trascurato o sottovalutato il tema del rapporto ambiente -  salute. Vi sono pesanti inadempienze nel campo della salvaguardia del patrimonio naturale: se dovessimo considerare l'attività dell'Eni, in relazione a quella degli enti locali, emerge un divario netto, tutto a favore della società petrolifera che mostra una enorme capacità di azione e di controllo del settore. Occorre anzitutto un sistema di monitoraggio costante sotto il controllo di importanti istituzioni accademiche nazionali.

Qual è insomma il destino di questa terra? 

"Il destino della Basilicata dipende purtroppo da una serie di fattori negativi: il venir meno del regionalismo, la spending review che impone un ritmo particolare, il patto di stabilità da non trascurare, mentre il governo nazionale fa dei passi a grandi falcate senza interrogarsi bene, e d'altro canto  la classe politica, gli imprenditori, i  professionisti non riescono a contrapporre un disegno ben preciso.

D - C'è in ogni caso la volontà politica di garantire un futuro? 

"Si tratta anzitutto di far comprendere il valore di questa Basilicata: affrontare i temi della difesa dell'ambiente e di una concreta valorizzazione delle risorse esistenti è in fondo un passaggio obbligato. Penso che dobbiamo far comprendere le nostre ragioni e giungere a una intesa istituzionale con lo Stato e il Governo in modo da avere certezze per il presente e garanzie per il futuro. Tutto questo può essere fatto mettendo insieme i provvedimenti nazionali, le risorse comunitarie e i proventi delle royalties
con uno sforzo per cambiare vecchi assetti e rimuovere incrostazioni derivanti dal passato."


    

giovedì 4 settembre 2014

A PROPOSITO DEL SAN CARLO DI POTENZA


                       
                         L'ospedale San Carlo di Potenza

Estate 1956: Casa Sollievo della Sofferenza era già una realtà viva e operante che bruciava le tappe, ogni giorno, con l'ampliamento dei reparti, con nuove assunzioni di medici e un'attività frenetica, oltre ogni previsione. 
Padre Pio indicò i criteri per una selezione dei sanitari. Disse al dottor Giuseppe Gusso: bisogna che i medici siano buoni cristiani e ottimi professionisti. Un monito e non solo una indicazione di massima per la tutela dei pazienti e nell'interesse della piena efficienza del nosocomio.
Queste parole pesano come macigni in un momento di grande smarrimento per il San Carlo di Potenza mentre la raffica di inchieste tende a far luce sulla morte di una paziente in sala operatoria e le dichiarazioni del cardiochirurgo appaiono a dir poco raccapriccianti. Una donna uccisa dall'incapacità, dal silenzio, dal contrasto tra medici. Ovviamente tutto da accertare, d'accordo. 
Un miscuglio di rancori, supportati da una pseudo politica e da un carrierismo esasperato che serve soltanto a contrapporre gli uni agli altri gli stessi sanitari con il risultato di calpestare la scienza e ogni etica professionale a danno dei malati. 
Al San Carlo, in certi casi, siamo al paradosso. I professionisti seri e onesti, che non sono certamente pochi, si trovano nella impossibilità di agire come vorrebbero perché il loro indirizzo magari contrasta con gli interessi di altri colleghi e finirebbe per occultare personaggi ad alta tutela...
Incredibile, anzi assurdo! Come assurda è la rissa scoppiata anni addietro, in una sala operatoria, tra gli anestesisti per ragioni di prevalenza personale, mentre il paziente era in attesa di essere operato. Vergogna! C'era finanche chi brandiva il bisturi come arma da usare per aver ragione sul collega. E di questo per diversi giorni si occuparono le cronache.
Sicchè davvero non ci sono parole. Bastano episodi del genere per demolire tutto il lavoro fatto, nel corso di decenni, per dare dignità e valore ad un ospedale che continua a corrispondere alle richieste di pazienti di fuori regione, molti dei quali pienamente soddisfatti delle terapie adottate e dello stesso rapporto con i sanitari. Non è poco indubbiamente. 
Un dato è certo: quando l'autorevolezza della scienza non solo non prevale, ma addirittura soccombe sotto il peso dei personalismi e delle lotte tra individui ciò vuol significare che tutto svanisce. Tutto si annulla, tutto si distrugge in nome del potere e del denaro. 
Non è facile moralismo. È soltanto il richiamo a un'etica che non c'è, in certi casi, proprio quando dovrebbe andare in aiuto di chi si lascia facilmente travolgere dall'odio e dalla prevaricazione.
Mandati a casa i medici, si tratterebbe ora di dimissionare i vertici dell'ospedale. Non è possibile che chi regge il timone della nave rimanga al suo posto, mentre una burrasca continua a danneggiarla, a metterla fuori uso. Qualcuno dovrà pur rispondere. Giusto? 

mercoledì 3 settembre 2014

AUSTRALIA - VAL D'AGRI, UN BINOMIO POSSIBILE

                             
                             Incontro Australia Val 'Agri


Villa d'Agri chiama e l'Australia risponde prontamente dando fiducia ai prodotti tipici della Valle per una campagna di promozione davvero senza precedenti.
Si tratta di aprire un importante canale di diffusione di una serie di alimenti pregiati che fanno registrare già un alto gradimento in Australia: i fagioli di Sarconi, il vino delle Terre dell'Alta Val d'Agri, il Grottino di Roccanova, le mele e l'intero comparto dell'ortofrutta di un certo livello.
Un'impresa difficile? No, un dato concreto. Un vertice si è svolto nella Sala Consiliare di Villa d'Agri con l'intervento del Sindaco, Claudio Cantiani, del titolare delle attività produttive, Marco Zipparri, e di qualificati operatori del settore provenienti dal lontano Paese. 
Il rappresentante della Camera di Commercio italiana in Australia, Luca Bottallo,  si è detto ottimista per quanto riguarda la possibilità di attivare circuiti stabili per far  conoscere e affermare tra i consumatori australiani i prodotti migliori della zona che non rappresentano soltanto una nicchia, ma il risultato di una tenace opera di selezione per il mangiar bene a qualsiasi latitudine.
Autore e protagonista di questa simpatica maratona, in grado di aprire consistenti prospettive di sviluppo, il primo cittadino Claudio Cantiani  il quale ha annunciato il suo personale impegno per dare slancio alla conoscenza di molte produzioni, di assoluto livello, che ieri sera hanno allietato la tavola del Kiris di Michele Tropiano con un'accurata scelta di salumi, di paste alimentari, di frutti di stagione e dolciumi, tutti made in valle. 
"Il traguardo - ha spiegato Cantiani - consiste nella possibilità di aprire i mercati internazionali a beni di consumo di alto livello che non possono e non debbono rimanere vincolati soltanto all'ambito della Basilicata e di altri territori italiani. 
L'appuntamento in questi giorni, per gli esperti australiani, è con produttori e coltivatori delle aziende più rinomate dove - precisa Cantiani - "sarà davvero possibile toccare con mano    tutto ciò di cui stiamo parlando."
I contatti con il mondo australiano rappresentano davvero una svolta e l'avvio di un cammino dal quale potrà dipendere quel salto di qualità tanto atteso per l'intera Basilicata, regione da conoscere e da scoprire.