domenica 23 febbraio 2014

LA BASILICATA DI ARISA HA VINTO SANREMO

                

Piccola, ma non insignificante, semplice ma pronta a dominare la scena Arisa porta a casa il successo del primo posto a Sanremo 2014 con la sua canzone Controvento. Un successo davvero straordinario: la ragazzina occhialuta diventa una vamp, commenta il Corriere della sera nella sua edizione on line senza nascondere l'origine lucana della cantante che ha già conquistato il pubblico italiano e internazionale.
Carlotta Tedeschi, la collega del Giornale Radio RAI, dice che Arisa ormai ha superato quella goffaggine di tre anni fa ed è assurta a diva dello spettacolo. Non ha torto, specie se quella "goffaggine" viene intesa come il distintivo di chi sa portare  sul palcoscenico la bonomia e la timidezza tipica dei lucani, abituati a entrare in punta di piedi ovunque, anche sul palcoscenico della città dei fiori.
Certo, la Basilicata ha vinto. Con la sua capacitá, la sua forza espressiva, la sua arte che non è prepotenza nè pretesa di affermare valori inesistenti. Tutt'altro. 
Controvento, la fotografia di una terra pronta a sfidare qualunque avversità pur di affermare la sua essenza più autentica e vera. Esattamente come ha fatto Arisa. 

sabato 22 febbraio 2014

PERCHÈ NON RIUSCIAMO A LIBERARCI DEL MACIGNO DELLE BANCHE E DELLA GRANDE FINANZA




"Auguri Italia!"  il titolo del Resto del Carlino all'indomani del varo del primo governo Renzi. Auguri di cui il Paese ha assoluto bisogno, in un momento con molte incognite, mentre la ripresa stenta a delinearsi e il lavoro diventa spesso un traguardo irraggiungibile, almeno per chi non dispone di mezzi straordinari e di risorse da utilizzare.
Davanti agli occhi attenti degli italiani scorre frattanto il film di un Renzi alla "conquista del paradiso",  dopo aver convinto Letta ad andar via e a cedergli la poltrona di palazzo Chigi. Giuste, anzi giustissime le motivazioni. Letta aveva fallito, i grandi obiettivi non erano stati raggiunti. Il Paese non poteva e non può attendere.
L'efficienza di Renzi si salda al suo pragmatismo e lo porta a dire che la faccia è più importante della carriera. Non vi è alcun dubbio: anzi dovrebbe essere questa l'unica vera regola per i politici ed i rappresentanti delle istituzioni. Comprese le più alte cariche dello Stato. S'intende.
La "conquista del paradiso" è avvenuta con tempismo imprevedibile e rispetto delle regole. Nulla da eccepire finora. Tranne che non si sia sentito parlare, neppure minimamente, di Mezzogiorno come di uno degli obiettivi da perseguire. Ma questa ormai è una regola con la quale sembra si vogliono addirittura esorcizzare le molteplici differenze Nord - Sud. Forse per inserire il Meridione in una logica diversa, forse per evitare ricadute psicologiche prodotte da un divario per decenni evocato come un male incurabile. O forse perchè l'interesse oggettivo nell'opinione pubblica nazionale, e meridionale finanche, è praticamente irrisorio. Se non addirittura nullo.
Altri sembrano essere gli scenari accreditati e accreditabili. Anzitutto il ruolo invisibile, ma concreto, del mondo della finanza e delle banche anche in questo esecutivo. Ma non solo per la presenza del Ministro dell'economia, Padoan, quanto per gli intrecci che sovrastano tradizionalmente ogni scelta di campo, ogni momento dello sviluppo, ogni passo in direzione di movimenti di denaro indispensabili per sostenere alcuni investimenti, ad esempio, o per contenere il debito pubblico. 
Rimane intanto scritta a caratteri ben visibili la frase pronunciata da Prodi in altra circostanza: nelle banche internazionali ci sono ben 12 mila miliardi di euro. Un'affermazione che non ha avuto un seguito, ma tuttavia non certo frutto di immaginazione o di un errore  di calcolo. Neppure per sogno.
Il governo Renzi parte per dare risposte a una situazione di stallo difficile e pericolosissima. Il rischio di una mancanza di provvedimenti in grado di  alleggerire il peso fiscale e dare contemporaneamente nuovo ossigeno alla crescita rappresenterebbe da solo una minaccia dai risvolti imprevedibili. Come la questione giovani e il problema del lavoro da affrontare con dinamismo e impegno particolari che impongono misure di portata straordinaria. Forse mai prima d'ora assunte.
In tutto questo la posizione cardine del Pd, e la delicatezza della sua funzione politica, appaiono ben chiari all'elettorato, il cui giudizio non è affatto ininfluente, nonostante non si sia in clima elettorale e il ricorso alle urne appaia lontano, a sentire lo stesso neo presidente del Consiglio e chi gli sta  accanto.       

LA STORIA GEOLOGICA DEL TERRITORIO LUCANO AD OPERA. DI RICERCATORI DEL CNR



Il 2 marzo ricorre l'anniversario di una delle frane "storiche" della Basilicata: la frana che cancellò un borgo rurale all'estrema periferia nord di Potenza. Bosco Piccolo. Un borgo scomparso e mai più ricostruito dal 2005 di cui rimane in piedi solo la chiesa. Abitazioni, stalle, ricoveri di attrezzi: tutto distrutto dal movimento di terreno di proporzioni rilevanti, nel giro di pochi giorni, con la gente costretta ad abbandonare  le case in tutta fretta, per sottrarsi alla frana che si faceva minacciosa  di ora in ora.
Questo ed altri scenari fanno parte non solo della cronaca, quanto della ricerca e degli studi in materia geologica. E' uscito recentemente un volume: "Fonti Bibliografiche della letteratura geologica - Basilicata - ad opera di un gruppo di ricercatori del CNR. Gli autori sono Maurizio Lazzari, Giuseppe Zafarone, Maria Danese.
Il libro abbraccia un lungo arco di tempo che va, nientemeno, dal 1551 al 2011. Un tempo non certamente breve in grado di fornire un quadro dettagliato del susseguirsi di tanti e tanti movimenti del terreno che hanno interessato questa terra del Sud, da sempre incerta, nella sua consistenza e tale da non dare pace ai suoi abitanti, sin dall'epoca di Giustino Fortunato.  Quello sfasciume idrogeologico è diventato nel tempo un problema gravissimo. Dopo la tragica frana di Senise, (la collina Timponi inghiottì una casa  con un pesante bilancio di vittime),   tanti e tanti altri eventi si sono susseguiti, fino alla frana di Montescaglioso che ha messo in ginocchio le attività di intere famiglie.   
Un orribile scenario di distruzione, al quale tuttavia concorrono mille circostanze, a cominciare dalla responsabilità dei comuni, dalla disattenzione colpevole di tanti tecnici (spesso solo di nome) e da un intrigo di interessi che portano a concedere nuove autorizzazioni per costruire  in luoghi non certo idonei, senza escludere l'alveo di fiumi o i costoni disboscati delle montagne.      Tutto in funzione degli appetiti della politica, non di rado.
Il territorio indifeso finisce  per far pagare il conto alle vittime innocenti: le grandi frane, come dimostrano gli eventi di questi mesi,  creano sfascio e desolazione mentre non ci si rende conto delle scelte dissennate che alimentano ogni sorta di disastro.
Ecco perchè il libro sulla letteratura geologica è un valido contributo alla conoscenza dei vari fenomeni. E non solo. 
Maurizio Lazzari è convinto che solo la ricerca possa dare risultati utili e indirizzare le politiche di programmazione degli interventi sul territorio in direzione giusta. Di qui convegni e tavole rotonde, organizzati per fornire utili strumenti di analisi delle condizioni generali dell'ambiente, mentre ci si pone il problema della necessità di norme ancor più  severe di quelle esistenti, che non diano adito a qualunque abuso. 

venerdì 14 febbraio 2014

IL REFERENDUM CHE CHIUDE AI MIGRANTI - GIANNI PITTELLA: DECISIONE INGIUSTA E RISCHIOSA



                                                         



Nonostante i problemi legati alla crisi in atto, a livello di cambio della guardia a Palazzo Chigi, l'eco del referendum con cui la Svizzera ha chiuso le porte agli immigrati non si è ancora spenta. 
Per le comunità dei lavoratori italiani, pendolari o residenti in territorio elvetico, si tratta di un brutto capitolo della vita della civilissima nazione che li ha sempre ospitati e ora ha deciso di cambiare rotta temendo che la sovrabbondanza di offerta lavoro possa sensibilmente incidere sui salari e sugli stipendi. 
Del resto, il risalto dato dai giornali italiani all'esito del referendum sottolinea a chiare lettere la portata della decisione, certo non imminente, ma tale tuttavia da creare allarme. 
A questo punto l'Europa cosa risponde? Ecco quanto ha dichiarato l'on. Gianni Pittella, Vice Presidente del parlamento europeo che ha fatto anche dei passi politici importanti per contrastare la scelta considerata certamente rischiosa. Non solo per gli italiani.    
"Un bel paradosso, se si pensa che la destra svizzera che ha promosso le consultazioni è molto vicina alla nostrana Lega, e i primi a pagare il conto dello stop elvetico siamo noi.
Già, perché lo stop ai migranti vale soprattutto per italiani e tedeschi, che sono le prime due comunità di lavoratori stranieri nella Confederazione.
La verità, allora, è che se hanno vinto i sì, é perché la buona politica, in Europa, ha rinunciato a spiegarsi. Ha rinunciato a spiegare che il modello di Pace, cooperazione e libertà, di intrapresa e di movimento, per le donne e gli uomini di questo continente, che corrisponde al grande progetto europeista e federalista che è nel Dna delle nostre socialdemocrazie, non è un’ideologia da anime belle, ma un modello sociale che prevede ricchezza e diritti per tutti."
La Svizzera rifiuta politicamente l'ingresso degli immigrati stranieri nel suo territorio. Sottolineo che il dato è politico e pone una serie di problemi sul piano internazionale.
"Compito della politica è spiegare che l’emigrazione serve. Serve all’economia italiana che si regge sugli export. Perché dire no al lavoratore straniero significa dire no all’acquirente straniero. Il migrante serve al nostro Stato sociale; perché dire no al lavoratore straniero significa dire no al contribuente straniero che paga le tasse in Italia e che mantiene il nostro sistema pensionistico. Dire no ai migranti, infine, significa dire no ai diritti. Ai diritti alla mobilità, anche per noi italiani, che siamo la prima comunità emigrante in Svizzera e in molte altre nazioni, dalle quali importiamo ricchezza attraverso le rimesse dei nostri giovani che da Londra e Bruxelles confluiscono a Palermo e a Firenze. Con lo stop all’emigrazione, avremmo un’Europa alla rovescia, dove i capitali e i beni possono muoversi, e le donne e gli uomini no."
Rispetto l'opinione dei cittadini svizzeri, ma credo che il Parlamento Europeo debba portare avanti con ancora più forza un principio basilare: la libera circolazione delle persone. Vanno combattuti tutti i movimenti che lucrano sulle paure e che parlano alla pancia dei cittadini, per far passare le idee della xenofobia e dell'odio verso l'altro. L'Europa deve costruire ponti, non alzare barriere. E’ compito della politica, allora, non solo spiegare perché l’emigrazione serva, ma costruire gli anticorpi al razzismo e creare sistemi di protezione a vantaggio di quelle fasce della popolazione che più soffrono i costi sociali delle migrazioni.
" E’ vero sono d’accordo con questa analisi.
Questa decisione si spiega molto con il clima di timore verso lo straniero che è stato alimentato sempre di più anche sfruttando la grave crisi economica da partiti di estrema destra e movimenti populisti in molti paesi europei."

mercoledì 12 febbraio 2014

BIODIVERSITÀ E TURISMO: UNA SFIDA DA NON LASCIAR CADERE NELLA BASILICATA DI OGGI



Nel 2013 Matera ha raggiunto punte inattese, quanto alle presenze di turisti prevalentemente stranieri,  con 200 mila presenze  e un ottimo 12,7 per cento in più rispetto al 2012, in netta controtendenza rispetto al calo registrato altrove, in Italia. Dati che fanno riflettere e sottolineano la validità della candidatura della città lucana a capitale europea della cultura.
Salvatore Adduce, sindaco di Matera , non ha dubbi: si tratta di una sfida di alto profilo che parte dalla Basilicata  e mira a dare risalto alle aree interne e alle località delle coste, in una dimensione internazionale davvero mai raggiunta.
La conferenza stampa, alla vigilia della Borsa internazionale del turismo di Milano,  apre dunque scenari davvero inediti che rappresentano una prospettiva economica e una scelta di campo, al tempo stesso. 
Protagonisti di questa nuova stagione anche i parchi e le aree protette, che oggi propongono un uso diverso del territorio, tra biodiversità e turismo sostenibile.  Domenico Totaro presidente di Ferderparchi Basilicata, considera  quanto sta avvenendo  il risultato di una svolta dalla quale c'è da attendersi un futuro diverso.
Biodiversità e turismo, dunque. Un patrimonio da mettere a frutto e in grado di produrre effetti inattesi. 
La relazione di Gianpiero Perri, direttore dell'Azienda per la promozione turistica, ha percorso le tappe di un lavoro, che ora sta dando risultati importanti dopo una lunga maratona per individuare potenzialitá e risorse da mettere a frutto. 
Mille iniziative su tutti i versanti sono state indicate in un lungo intervento che lascia intendere quanto complesso sia l'impegno per promuovere la Basilicata turistica, in senso autentico e senza lasciarsi spaventare da ostacoli e difficoltá di sorta.
Anche New Jork , con il  il sindaco  originario di Grassano, è una delle mete da guadagnare in tempi rapidi, senza ritardi nè incertezze. Una delle metropoli in cui la Basilicata potrá sentirsi davvero di casa, grazie alle sue risorse, ai gioielli forse in passato inutilizzati. Ma soprattutto grazie alla sua cultura di terra capace di misurarsi con qualunque altra realtá, finanche con i colossi che, proprio per questo, non le fanno paura.
La posta in gioco non è di poco conto. Tutt'altro.  

domenica 9 febbraio 2014

AGRICOLTURA IN CRISI: LA BASILICATA DEVE RESTITUIRE MILIONI DI EURO ALLA CEE



120 milioni di euro. Di più e non un centesimo in meno: questa l'enorme cifra che la Basilicata sarà costretta a rimborsare all'Europa  per il mancato utilizzo dei fondi provenienti da vari capitoli di spesa, a tutt'oggi  inutilizzati in agricoltura, nonostante la richiesta di interventi e di misure per fronteggiare la pesante crisi ed i vari disastri ambientali con allagamenti e inondazioni.
Una cifra da capogiro, che spiega molti dubbi in ordine ai temi dell'occupazione e della mancata crescita di interi comparti del mondo rurale, ormai irrimediabilmente in ginocchio a giudizio di molti osservatori a causa delle conseguenze drammatiche per il susseguirsi di anni difficili. 
Sulla gravissima questione del rimborso dei soldi interviene il neo assessore all'agricoltura della Basilicata, Michele Ottati, il quale sostiene in una serie di incontri porta a porta con il mondo delle campagne che "siamo difronte a un fenomeno gravissimo, e dal quale è possibile uscire solo con interventi rigorosi e con una vasta e capillare ricognizione dello stato delle cose da attuare nel tempo. Nel corso dei prossimi anni. E con una diversa programmazione degli interventi."
Ottati, considerato uno dei migliori funzionari della CEE, sta cercando di valutare la situazione in atto, prendendo in esame sia le aziende di un certo livello, ma anche quelle di proporzioni più modeste, destinate tuttavia a essere presenti con successo sullo scenario produttivo. Quell'agricoltura di famiglia, per intenderci, che si apre tuttavia a nuovi sbocchi.
Quali le ragioni e quali soprattutto le cause reali alla base di un fatto di questa portata? Domanda inevitabile, a fronte di un disastro di simili proporzioni destinato a creare allarme, non solo nelle campagne, ma a vari livelli. Certo, le responsabilità maggiori ricadono non sugli agricoltori quanto su anni e anni di gestione dissennata di questo settore, con riflessi nel medio-lungo periodo, in rapporto anche all'entità della crisi in atto. Un profondo distacco si è verificato tra chi ha avuto nelle mani il governo della Basilicata e chi va avanti a stento, badando non solo al giorno per giorno quanto alle scadenze che incombono.
Non è tutto. Ben cinquecento aziende risultano oggi beneficiarie di contributi di una certa entità che però, al momento, non sono stati utilizzati. Il dipartimento Agricoltura ha chiesto ai rispettivi titolari di impiegare il denaro o, in assenza di iniziative, di restituire  urgentemente l'intero importo. 
Ritornano alla mente alcuni interrogativi: come e perchè non è stato consentito alla Basilicata di compiere il tanto atteso salto di qualità negli ultimi decenni. Perchè è mancato lo slancio necessario, la capacitá di  intendere l'agricoltura per quello che è, vale a dire un elemento base dello sviluppo, un'attività legata alla tradizione produttiva del Sud, un vero asse portante della crescita economica e sociale delle aree interne e di importanti territori costieri.
Porre rimedio non sará facile, è fin troppo ovvio. Anzi comporterà davvero sforzi enormi nella speranza che si riesca a recuperare, almeno in parte, il terreno perduto.
La notizia dei milioni da restituire suscita incredulità e sgomento. Forse più sgomento che incredulità soprattutto se si guarda al passato, alla superficialità di certe scelte, all'abbandono e all'inefficienza più volte riscontrati nella gestione della cosa pubblica e del denaro. Un triste destino per la Basilicata del dopo Carlo Levi. 
Terreni agricoli nel Parco nazionale dell'Appennino l.

mercoledì 5 febbraio 2014

IL PREMIO MENICHELLA FA RIFLETTERE E CONSENTE DI SPERARE NEL FUTURO



È proprio il caso di dire che il premio intitolato a Donato Menichella, governatore della Banca d'Italia nel secondo dopoguerra, risveglia in ciascuno un desiderio di sicurezza e fa rivivere quel clima di stabilità e di fiducia nelle istituzioni, purtroppo lontani dalle burrasche del tempo d'oggi.  Dalle mille crisi e dai disastri ai quali assistiamo impotenti.
Menichella, uomo del Sud, è stato ricordato in occasione dell'annuale sessione del premio, nella Biblioteca del Senato, con una intervento del prof. Francesco Lenoci, docente alla Cattolica di Milano. Un intervento che vale la pena di  commentare e di ripercorrere, sia per lo stile colto ma al tempo stesso pacato, sia per i contenuti ai quali Lenoci, anch'egli uomo del Sud e conterraneo di Menichella, ci ha abituati. 
Come si fa  a spiccare il volo da Biccari, il paesino d'origine della provincia di Foggia, alla direzione generale dell'Iri e poi alla guida della Banca d'Italia? La domanda che Lenoci si pone non stenta a trovare subito delle risposte  nelle valutazioni del Financial Times che conferì nel 1961 all'illustre economista l'Oscar quale Most Succesful Central Banker per il 1960. 
Tappe importanti di una vita spesa per dare lustro all'economia e alla finanza italiane, nel momento in cui il senso della ricostruzione faceva ben sperare ma rappresentava un fardello non lieve per chi si accingeva a tracciare le linee guida di una possibile modernizzazione del Paese. Una sfida  di alto profilo. Non vi è dubbio. 
Francesco Lenoci poi commenta: "Donato Menichella era consapevole che il rosso di sera non si era ancora spento sulle terre del Mezzogiorno d'Italia.  Menichella accetterebbe la sfida...adesso. Provvederebbe al presente per amore del futuro." 
Appuntamento all'edizione 2015 del Premio Menichella, nella speranza che le cose possano davvero cambiare, nell'interesse di tutti. Nessuno escluso. 

domenica 2 febbraio 2014

MA CHI CI RAPPRESENTA?



Non solo la crisi mette in ginocchio l'economia, ma determina effetti irragionevoli, assurdi, finanche indicibili. Genera fame di potere, alimenta inspiegabili appetiti e comportamenti del tutto irrazionali dei quali, fino a qualche anno addietro, ci saremmo tutti vergognati. Tutti, senza distinzione alcuna.
Non ci sono altre spiegazioni per una lettura realista della vergogna messa in scena alla Camera dei Deputati, qualche giorno fa, e che continua ad avere in televisione e sui media giustamente un seguito.
La pagina orribile di vita parlamentare che nessuno, sfido chiunque, avrebbe immaginato si è risolta in una schifosa bagarre, ed ha fatto leva su bassezze di ogni genere, verbali e gestuali, alle quali si tenta di dare finanche una spiegazione. 
C'è stato chi è arrivato al punto da chiedere cosa sarebbe stato possibile fare, per un maschietto, qualora questi si fosse trovato da solo in macchina con la Presidente Boldrini. Domanda geniale!
Purtroppo il problema non sono soltanto i comportamenti indegni di chi dovrebbe rappresentare il Paese, quanto piuttosto l'assenza in questi comportamenti di qualunque parvenza del senso della politica, giacchè politica ha un significato ben preciso: vuol dire governare la polis, la città. Indicare uno sbocco ai problemi della gente. Mettere a punto scelte e meccanismi in grado di fornire risposte precise in una realtà che definire in crisi è ben poco. Una realtà lacerata da mille eventi in cui la legalità ed il concetto di Stato appaiono assolutamente sbiaditi, se non del tutto cancellati. Terribilmente assenti.
Il problema che ora si pone è ben altro. Come proseguire in un clima del genere, che ha inevitabilmente scavato un solco profondo tra la correttezza e il legittimo dissenso. Tra legalità e libero arbitrio. La presidenza e gli organi costituzionali, dai quali dipende l'attività parlamentare, dispongono dei mezzi per operare una sorta di rieducazione, di ritorno alla piena normalità, di ripristino delle regole?
Ecco il quesito che si pone ragionevolmente. Un calendario dell'attività parlamentare, ad un anno ormai dalle elezioni politiche, è davvero al riparo da estremismi esasperati e quali garanzie esistono all'indomani dei gravi tumulti?
In quelle ore e in quei momenti la sensazione di essere a Kiev e non Italia era chiara e netta. Come netta era e rimane l'assenza di qualunque principio di democrazia, in quegli ambienti e non solo. Drammatica considerazione, dettata purtroppo dalla realtà delle cose.