sabato 29 dicembre 2018

PITTELLA, DELUSO MA NON RASSEGNATO


                         

MARCELLO PITTELLA


“Guai a chi capita…” Questo il commento spontaneo di un avversario politico di Marcello Pittella la mattina del Riesame, davanti a quell’aula Lepore, al primo piano del tribunale di Potenza angusta e piena di tensioni, per quanto volesse apparire asettica agli occhi dei presenti. Agli estranei ai lavori. Per giunta le porte rigorosamente sbarrate e il divieto ai cinefotoreporter di entrare nel Palazzo di Giustizia con telecamere e macchina fotografica dava una brutta sensazione di chiusura nei confronti della società civile. Una chiusura immotivata all’informazione che è prerogativa della democrazia. Ragioni di sicurezza? Non capisco fino a che punto fosse valida una giustificazione del genere, trattandosi del Governatore della Basilicata, decisamente estraneo a loschi affari di mafia o di delinquenza di qualunque genere.
Per due ore e forse poco più l’udienza è andata avanti riservando la  decisione del rigetto del ricorso di Pittella, nonostante la Cassazione avesse usato parole durissime definendo illegittimi gli arresti domiciliari e la conseguente decisione di impedire il soggiorno a Potenza di Pittella. Un contrasto insanabile e assolutamente incomprensibile. Che lascia allibiti. 
Un cammino tortuoso, quello del Presidente della Basilicata, iniziato il 6 luglio con i domiciliari che lo hanno inchiodato al fermo di qualunque attività sul piano politico e amministrativo, costringendolo ad annullarsi e a rinunciare a quel dinamismo che lo ha portato ad assumere, negli anni del suo governo, provvedimenti fino a ieri considerati improbabili se non impossibili. Uno per tutti: il fermo del centro olio di Viggiano, davanti a una situazione diventata intollerabile per il grado di contaminazione ambientale che comportava. Ma non solo questo. I forestali, la sanità,  l’impiego dei fondi di provenienza europea e tanto altro ancora. I giovani.
C’è una ratio nei provvedimenti adottati dalla magistratura lucana? Se lo chiedono in tanti. In molti. Francamente non riesco a comprenderla. Penso all’inchiesta sulla sanità che, per ammissione del Procuratore di Matera, era iniziata oltre due anni fa ed è giunta solo ora alle sue drastiche conclusioni. Solo a luglio. Qual è il motivo? Impedire al Governatore di andare avanti. Costringerlo a troncare la sua attività. Ridurlo a nulla.
In tempi e in circostanze non sospette il peso della Cassazione era del tutto prevalente. Ora non lo è più? Conoscere le motivazioni del secondo rigetto del Riesame sarà utile, specie se raffrontato all’indirizzo della Suprema Corte. Intanto occorrerà altro tempo: intanto la pausa imposta dà i suoi frutti e il disegno di escludere il politico e l’uomo Pittella si fa sempre più concreto. 
Certo, il Governatore lucano è deluso ma non si rassegna anche davanti a un percorso che non si annuncia breve e privo di  ostacoli. Ne va di mezzo la sua dignità di uomo, prima di tutto.
  

   

venerdì 28 dicembre 2018

LA BCC BASILICATA E IL 2019



                             

LA PRESIDENTE FIORDELISI E IL DIRETTORE COSTANTINO


A piccoli passi, ma con sicurezza e impegno. Dal 1958 ad oggi la piccola Cassa rurale e artigiana di Laurenzana, che all’epoca sembrava essere una realtà minuta, tanto minuta da apparire fin troppo fragile, è diventata una banca di respiro regionale, coordinata e vigilata da un organismo nazionale l’ICCREA pronto ad aprirsi al dialogo finanche con la BCE, la Banca centrale europea. Francamente non è poco, tutt’altro.
In sessant’anni, dunque, questo istituto di credito cooperativo ha fatto molta strada che i soci riconoscono con orgoglio legittimo guardando soprattutto al domani. 
Teresa Fiordelisi, avvocato, è la presidente sin dal 1997 quando fu la prima donna in Italia alla testa di un istituto a carattere cooperativo, senza scopo di lucro, interessato sul serio a  lavorare per la gente. A mettere al servizio della comunità lucana un patrimonio tutt’altro che irrisorio, oggi destinato a superare i 40 milioni di euro con un riconoscimento che il 2019, l’anno di Matera capitale europea della cultura, saprà tradurre in operazioni concrete, con inevitabili riflessi sul territorio. 
Una risorsa, in definitiva, dalla quale ci si attende molto. Per giunta l’attitudine a guardare al mondo della cultura, dello sport e della scienza fanno della BCC di Laurenzana una piccola grande banca nel cuore della Basilicata interna. 
“C’è stato un percorso seguito con molta perseveranza in questi anni” - precisa la presidente Teresa Fiordelisi - con un legittimo compiacimento per i traguardi raggiunti volgendo lo sguardo non solo all’economia e al mondo della finanza, ma alle basi della società lucana interessata a non lasciarsi andare, ma a conquistare posti di prestigio badando anzitutto agli equilibri da rafforzare, dove già esistono, e da creare là dove mancano. 
Non è un caso se la BCC privilegia il ruolo delle donne al suo interno: sette consiglieri di amministrazione, su undici, sono infatti donne con il risultato di attribuire alla banca una indiscutibile speditezza nel suo procedere. 
Il Direttore Generale, Giorgio Costantino, svolge un ruolo di controllo costante e di stretta collaborazione con la regia, muovendosi all’interno delle varie normative e cercando di interpretare  il più possibile il rapporto tra la grande finanza e il mondo locale, che non è una sorta di assuefazione alle dimensioni minime, ma un guardare avanti giorno per giorno. 
Sessant’anni di attività febbrile sono un approdo, ma al tempo stesso l’avvio di un’attività ancor più proficua e ancor più intensa. 
L’Europa della grande finanza dista molto di qui, ma il mondo del mutuo soccorso, la banca amica, il senso di una imprenditoria a misura d’uomo sono una costante.
Superare il localismo, a partire proprio da questa banca,  rappresenta uno sforzo da non lasciar cadere nel nulla. Anzi da incoraggiare in tutti i modi. Un serbatoio di risorse in una terra che dalla cultura attende di conoscere il suo destino: mi pare questo l’obiettivo della BCC nata come banca rurale di Laurenzana e che oggi si misura con ambienti di ben altra levatura, non solo sul piano della finanza e dello sviluppo possibile. Tra l’altro se parliamo di solidarietà e di etica è questo un esempio da non trascurare.   

   

   

sabato 22 dicembre 2018

LA SCOMPARSA DI ANTONIO MASINI



Il cavallo di Antonio Masini per la copertina del mio romanzo Collimpiso:  un pensiero nobile e sincero, come tutta la vita e l’esperienza professionale del pittore. 
Alla notizia della sua morte ho ripreso nelle mani Collimpiso e ho ripercorso l’itinerario che portò Antonio, circa venti anni fa, a ragionare sul cavallo che era il mezzo di trasporto con cui Duret de Tavel raggiunse il Pollino in quel lontanissimo 1807, provenendo dalla Francia.
C’è in quel dipinto tutta la personalità dell’artista lucano. Nativo di Calvello, un piccolo centro della provincia di Potenza, Masini aveva dedicato la sua vita alla ricerca di forme pittoriche originali che potessero esprimere l’identità di un popolo attraverso i suoi colori e la magia dei suoi pennelli. 
Per questo la scomparsa di Masini addolora tutti, specialmente chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e di capire da cosa derivava la sua arte, il sentimento profondo di una cultura non comune. 

  

mercoledì 19 dicembre 2018

IL VERO VOLTO DI ANTONIO



Da Trento giungono immagini toccanti: la bara di questo giovanissimo collega, avvolta nel tricolore, racconta la storia di un mondo che non si arrende alla barbarie, al terrorismo, alla violenza cieca e assassina.
Antonio è lì in quella bara mentre il Paese gli rende omaggio. Mattarella ha seguito il feretro all’aeroporto di Ciampino stando in seconda fila, dietro a familiari del giovane ucciso. Gesto importante. 
Lui ha creduto nell’Europa, nei valori che essa esprime, nel senso di fratellanza e di cooperazione tra i popoli. 
Grazie Antonio per questa lezione di vita. Sarà difficile dimenticarti. Vivrai in tutti noi.      

venerdì 14 dicembre 2018

GENERALE DEI CC. COMMISSARIO DELL'APPENNINO


Il Generale dei carabinieri a riposo, Alfonso Di Palma,  è il Commissario straordinario del Parco Nazionale dell’Appennino lucano, Val d’Agri Lagonegrese. Lo ha nominato  il Ministro dell’Ambiente, Costa. 
Di Palma dispone dei poteri del Presidente e del Consiglio dell’Ente Parco, il che gli consentirà di agire a pieno titolo non solo nella gestione dell’area protetta, quanto anche in relazione alla presenza delle trivelle all’interno del Parco e con riferimento al progetto di Terna che prevede l’attraversamento dell’Abetina di Laurenzana, una delle aree a maggiore valenza naturalistica dell’Appennino, da parte di un elettrodotto ad alta tensione. 
Per Di Palma la gestione del Parco sarà dunque un serissimo banco di prova dal quale dipenderà non solo il destino dell’area, ma in particolare il delicato rapporto petrolio - ambiente in una fase in cui si manifestano alcune conseguenze dell’inquinamento atmosferico dovuto alle emissioni del Cova di Viggiano. Oltretutto in agguato c’è la questione Corleto, con il secondo punto di estrazione e il secondo Centro olio, che l’assessore all’Ambiente della Basilicata, Francesco Pietrantuono, ritiene in ogni caso prioritaria e tale da meritare risposte urgenti da Governo e Regione Basilicata.  
Nominati anche due subcommissari: sono il Col. dei Carabinieri forestali, Cante, e la dottoressa Laraia dell’Ispra.  

martedì 11 dicembre 2018

PITTELLA, LA CASSAZIONE BOCCIA IL RIESAME



Non solo una opinione divergente, un diverso punto di vista nel valutare il pronunciamento del Riesame che aveva confermato i domiciliari per Marcello Pittella, Presidente della Regione Basilicata agli arresti dal 6 luglio fino alla fine di settembre scorso, nell’ambito delle indagini della Procura di Matera sulla Sanità lucana. Ma un giudizio pesantissimo, una stroncatura vera e propria nei confronti dei magistrati che avevano ritenuta legittima la misura restrittiva a carico di Pittella. “Il tribunale di Potenza non ha assolto all’obbligo motivazionale, limitandosi a evidenziare una serie di elementi indiziari omettendo una reale valutazione critica e sostanzialmente aggirando le obiezioni difensive con generiche letture probabilistiche del ruolo di Pittella ed errate valutazioni.” 
Non finisce qui. Nelle motivazioni la Suprema Corte rileva poi che “manca ogni concreto riferimento a elementi e circostanze desunte che consenta di cogliere unitariamente i motivi per cui esse siano state ritenute quali significativo supporto del quadro indiziario a carico di Pittella.”
Inoltre la Cassazione precisa che il Riesame di Potenza “non ha individuato elementi indiziari dai quali desumere che Pittella abbia fatto sorgere, ovvero rafforzato, il proposito criminoso nei coindagati.”
“Meramente eventuale e ipotetica” infine la possibilità che il Presidente Pittella, ottenendo eventuali nuovi incarichi politici e istituzionali, potesse rendersi protagonista di un “esercizio illecito di pubbliche funzioni”. 
Motivazioni che fanno riflettere.
Cosa accadrà ora, giacché il Riesame dopo la dura “requisitoria” della Cassazione è chiamato a pronunciarsi di nuovo sul caso. Difficile dirlo. Un fatto è certo: Marcello Pittella è vittima di un macroscopico errore giudiziario con riflessi sulla vita della Basilicata, sulle prospettive politiche, sulla capacità di competere in una dimensione nazionale e internazionale per affermare il ruolo di regione pilota nell'ambito di alcuni processi, inevitabilmente e bruscamente bloccati.       

sabato 1 dicembre 2018

APPENNINO LUCANO, PERCHE' IL COMMISSARIO?



                             
La sede dell'Ente Parco (foto R. De Rosa - riproduzione riservata)


Di commissario in commissario: prima Domenico Totaro, nella tormentata vigilia del suo stesso insediamento come Presidente. Poi a distanza di anni ora piove un’altra richiesta di commissariamento del Parco nazionale Val d’Agri Lagonegrese, peraltro sostenuta da settori del movimento ambientalista che dovrebbero impegnarsi in un’opera costruttiva per la stabilità dell’Ente, tra i più esposti a mille rischi a causa di una serie di fattori, non esclusa la pressione eccessiva del petrolio (ben sette pozzi in area protetta con la possibilità di un altro a due passi dal parco). E con Terna,  la società di Enel, determinata a far passare un elettrodotto ad altissima tensione proprio sulla testa dell’Abetina di Laurenzana, zona ad assoluta valenza naturalistica all’interno dell’Appennino per le specie floro faunistiche presenti.
A cosa serve la richiesta di commissariamento se non a indebolire l’Ente parco e a metterlo sotto la diretta, e inevitabile influenza, del Commissario, in grado quindi di controllare tutti processi a cominciare dal ruolo del Direttore del parco stesso per giungere ad altre forme di dictat, a questo punto inevitabili?
Qualche considerazione appare tuttavia necessaria, a questo punto. Sia il vice presidente, Vittorio Triunfo, attualmente con funzioni di Presidente, sia il direttore ormai storico, Vincenzo Fogliano, non mi sembra abbiano dimostrato anche una parziale incapacità di svolgere al meglio il loro compito, per quanto in un clima non proprio costruttivo creato dalle varie e incalzanti richieste di dimissioni. 
Non vi è dubbio. L’obiettivo del movimento ambientalista deve essere quello di lavorare per la centralità del Parco, soprattutto là dove permangono e si moltiplicano rigurgiti di accentramento e di distribuzione del potere, in vari modi e con scopi i più disparati. 
L’Appennino è, tra le aree protette a valenza nazionale, quella più delicata e, se vogliamo, la più compromessa soprattutto per la presenza delle trivelle alle quali ora si aggiunge la minaccia dell’elettrodotto. Situazioni destinate a incidere, oltreché  sul parco, sull’offerta natura di una terra dalla inequivocabile vocazione turistica. 
E sempre a proposito del mondo ambientalista, se andiamo indietro negli anni alla vicenda del Ticino, bisognerà rilevare l’impegno a tutto campo di WWF, Legambiente e altro ancora  per costruire una solida barriera in difesa del Parco interregionale indipendentemente dalla guida e dal colore politico dei vertici quando la pioggia di petrolio avvolse Trecate nell’inverno del 1994. Si  riuscì a costruire uno speciale collante con tutte quelle forze interessate sul serio al domani dell’area che l’incidente aveva messo in forse. Anzi sembrava avere definitivamente cancellato. 
Sicchè, se nel caso della Val d’Agri le polemiche prevalgono sull’interesse per il destino della zona e del Parco credo ci si avvii verso un momento assai rischioso che vedrà il movimento ambientalista succube delle multinazionali e del diktat dei petrolieri. Tenere a bada il Direttore, o i vertici dell’Appennino, chiedendo il commissariamento altro non è che una operazione di questo genere, per quanto studiata a tavolino  nelle  stanze dei bottoni e ai livelli più alti. In tal caso a pagare le conseguenze, in termini di assenza di peso decisionale e politico, sarà proprio la Basilicata 2019 con le sue speranza e le sue attese, inevitabilmente tradite.    



martedì 27 novembre 2018

C'E' DA FIDARSI DI QUESTA GIUSTIZIA?



Nel caso della sindaca di Roma, Virginia Raggi,  la richiesta del Pubblico Ministero di 10 mesi di reclusione stride, eccome, con il verdetto del giudice che considera azioni normali quelle ritenute invece autentici capi di imputazione alla base della richiesta del PM. Frattanto Berlusconi si rivolge alla Corte europea dei diritti dell’uomo per  scrollarsi di dosso il fardello della ineleggibilità sancito dalla legge Severino. E non ultimo il Presidente della Basilicata, Marcello Pittella, dopo i domiciliari decisi dal Tribunale di Matera per presunta manipolazione dei concorsi nella Sanità, vede considerare illegittimo questo provvedimento restrittivo dalla Corte di Cassazione che rinvia al Tribunale del riesame chiamato a rivedere il precedente pronunciamento che, invece, riteneva legittimi e appropriati i domiciliari per Pittella. Allo stato dell’arte, tuttavia, al Presidente della Regione è vietata la possibilità di dimora a Potenza, sede degli uffici regionali e fulcro della politica lucana e di tanto altro ancora. 
In una nota, che condivido in pieno, Paolo Galante passa a considerare il profilo umano e personale di chi è stato ingiustamente assoggettato alla carcerazione, da non doversi applicare assolutamente a parere della Suprema Corte. E così facendo traccia un bilancio di una vicenda destinata ad avere ripercussioni sull’uomo e sul suo profilo morale. Sulla sua vita. Sulla sua sensibilità. Per non dire sulla sua salute.
Staremo a vedere cosa accadrà. Ma intanto un interrogativo, davvero angosciante, si pone a chi valuta la questione nel suo complesso. Gli addebiti a Pittella si traducono nei domiciliari il 6 luglio scorso, dopo oltre due anni dall’inizio dell’inchiesta avviata dalla Procura di Matera. Perché proprio il 6 luglio all’indomani della candidatura di Marcello Pittella alle prossime regionali, decisa unanimemente dal PD? Un interrogativo al quale non ci si può sottrarre. Anzi un interrogativo che chiede a gran voce e inevitabilmente delle risposte.  


   

sabato 24 novembre 2018

IL VULTURE PATRIMONIO DELL'UNESCO



                        

Le cime del Vulture 



Un convegno a Rionero per presentare la candidatura del Monte Vulture a patrimonio dell’Unesco. Si tratta di promuovere su base scientifica - informa una nota dell’assessore all’Ambiente della Basilicata, Francesco Pietrantuono - un rapporto equilibrato tra uomo e natura attraverso la tutela della biodiversità e le buone pratiche dello sviluppo sostenibile. Naturalmente in piena armonia con il territorio, gli enti locali. La pubblica opinione.
La proposta avanzata, in base a una decisione ufficiale della Regione, rappresenta uno strumento straordinario di salvaguardia e valorizzazione di un vasto territorio di cui sono parte essenziale i laghi di Monticchio, un unicum nel cuore di una terra struggente, tuttora dominata dalle tracce del brigantaggio e con un patrimonio storico ambientale di assoluta valenza.  
La candidatura a patrimonio dell’Unesco rappresenta il punto più avanzato di una serie di politiche a sostegno dell’ambiente che Francesco Pietrantuono ha messo a punto, con rigore e impegno politico, nell’arco del suo mandato. Ma anche con la piena consapevolezza che il Vulture rappresenta un valore aggiunto.
Una scelta davvero senza molti precedenti per sottolineare oltretutto il ruolo prioritario della Basilicata, quale serbatoio di risorse importanti per la comunità nazionale, di cui il Governo deve essere consapevole.
Scienza, ambiente, paesaggio: tra passato e presente il Vulture presenta caratteristiche tali da richiamare su questa terra uno straordinario interesse, anche a livello internazionale.  

giovedì 22 novembre 2018

"GRIDANO I SEPOLTI VIVI"


                        
La prima pagina del Corriere della Sera  (Foto R. De Rosa )
(Riproduzione riservata) 
                     

Quella sera di trentotto anni fa, alle 19,34, la natura fece sentire agli uomini di questo Sud la sua voce poderosa e tragica. Morti e feriti ovunque. A cosa serve ricordare oggi i numeri di una catastrofe che seminò lutti e desolazione se non per far notare ai responsabili di ieri e di oggi che l’incuria ha un prezzo altissimo. Lo dimostrano alluvioni e frane di questo 2018 senza precedenti. Lo dimostra la castrofe di quel 23 novembre passata alla storia, ormai, per la fragilità del tessuto urbano spazzato via in molti casi da scosse sismiche di potenza inaudita.   
Meglio di qualunque ricordo è questa la foto che dà il senso della tragedia immane, in cui gli uomini sono stati una nullità difronte al sussulto della terra durato ben 90 secondi. Un tempo infinito nel corso del quale il pensiero di ciascuno non ebbe la possibilità di pensare a fronte di un evento che non concesse nulla agli uomini, poveri, ricchi, diseredati o persone agiate. Tutti uguali, catturati dallo stesso dramma. Il titolo del Corriere della Sera rifletteva in pieno, due giorni dopo, una realtà che non è possibile definire con parole: nemmeno il crollo della chiesa di Balvano, in cui rimasero intrappolate decine di persone, è possibile descriverlo se non in maniera approssimativa.
Ma quel titolone a tutta pagina ha ancora oggi una forza espressiva più di qualunque cumulo di macerie. Più della stessa desolazione che si toccava con mano al ritorno a casa ogni sera, sperando di vedere la luce del giorno l’indomani. 
“Gridano i sepolti vivi”. Il pacco dei giornali messo lì per terra, nella centrale Piazza 18 agosto nel cuore di Potenza, rimane tuttavia il racconto di un evento di promozioni gigantesche. Inenarrabile.
Devo un grazie al mio amico Mimmo Sabia (Stecla Studio di Potenza)  per essere riuscito benissimo a digitalizzare la diapositiva che avevo scattato per fissare il ricordo di quella data, quando ancora il terrore non ci aveva abbandonati.      


domenica 18 novembre 2018

2019 TRA CULTURA TRIVELLE E RIFIUTI


La posta in gioco è decisamente alta: è in discussione il prestigio di una terra, la sua storia, la capacità di competere  con il resto del mondo e di progettare un futuro diverso.
La Basilicata è oggi realmente nella condizione di doversi far valere, in vista del 2019, l’anno della svolta e dei grandi progetti messi in campo. Un anno, tuttavia,  difficile e problematico a causa di una serie di fattori concomitanti che stridono con la cultura e con la capacità di mettere a frutto il peso specifico, acquisito nel corso di decenni, sia in campo scientifico che dal punto di vista della qualità dell’ambiente e di un turismo, ormai di livello internazionale.
L’assalto delle trivelle, guidato dai colossi del petrolio, pone in discussione anzitutto quell’autorevolezza guadagnata sul campo che coniuga ambiente e salute con i flussi turistici esistenti e destinati a guadagnare traguardi di alto livello. Ma il discorso non finisce qui. 
La stessa valenza dei parchi nazionali e regionali potrebbe risultare seriamente compromessa da vari  scenari in cui va incluso il destino del nucleare lucano e la possibilità, mai scongiurata totalmente, di trasformare il litorale jonico in una discarica nazionale per le scorie radioattive provenienti da numerose realtà italiane, anzitutto le centrali dismesse. Il Governo ha nel cassetto il documento contenente precisi orientamenti che porterebbero alla Basilicata, se non proprio alla costa ionica.
C’è in ogni caso un dato in certa misura rassicurante. La Basilicata dispone oggi di un “catenaccio” capace di tenere a bada progetti a oltranza e scelte che finirebbero per avere ricadute drammatiche sulla regione. La fermezza con cui l’esecutivo regionale si pone, non da oggi, a fronte di questioni assai importanti è una conferma non solo in campo locale. Lo testimonia tutto l’impegno per contrastare l’ipotesi di esplorare il sottosuolo di Brindisi di Montagna, a un passo da Potenza nella prospettiva di sfruttare un nuovo, ormai certo, giacimento petrolifero considerato peraltro molto redditizio per le compagnie interessate. Il “guardiano”, vale a dire il responsabile dell’Ambiente, Francesco Pietrantuono, ha avviato un confronto serrato con la compagnie e con tutti quei soggetti interessati a far prevalere il decisionismo degli organi nazionali e le volontà dei privati sulle scelte di regione e realtà territoriali motivate dal valore del paesaggio e dalla necessità di non poter sopportare l’enorme carico dei fanghi del petrolio, delle acque di estrazione in enorme quantità e dei rifiuti di altro genere. Il braccio di ferro con la Total indica il rigetto di qualunque arbitrio dagli effetti devastanti, oltretutto. 
C’è poi un ottimo tentativo di rafforzare le difese valorizzando l’esistente in un’ottica di ampio respiro. E’ il caso della proposta di qualificare il Vulture inserendolo nel quadro dei siti Unesco. Operazione di grande portata che guarda inevitabilmente all’anno ormai alle porte.
A questo punto il Governo nazionale non può esimersi dal comprendere a fondo le ragioni dei lucani: non una faccenda di campanile, quanto una operazione tesa a salvaguardare, in un’ottica europea, le peculiarità di una terra in grado di disporre di grandi risorse, finora messe a disposizione della comunità nazionale con senso di responsabilità e con evidente altruismo. Ora sembra essere giunto il momento di far pesare queste risorse in modo da ottenere meritati riconoscimenti proprio con il 2019 che per la Basilicata dovrà essere uno spartiacque in piena regola e un anno decisivo per le proiezioni nel  futuro. 
                                                                   
                                                                     
     

      

domenica 11 novembre 2018

MAGISTRATI: A CHI CREDERE?



La sentenza che assolve la sindaca di Roma è a dir poco inquietante. Ci si chiede se sia minimamente ammissibile che il PM, vale a dire la pubblica accusa, chieda 10 mesi di reclusione per Virginia Raggi per falso ideologico e che ci sia poi un giudice che ritiene non penalmente perseguibile quello stesso comportamento che il Pubblico Ministero considera invece passibile di pena.
Indipendentemente dall’autonomia di giudizio, da riconoscere a qualunque persona e a qualunque magistrato, rimane il dato sulla profonda divergenza di vedute tra i due rappresentanti della giustizia, a questo punto non so se con lettera maiuscola o minuscola. 
Rispettare le sentenze, alla luce di quanto accade, mi sembra uno slogan privo di contenuti. Un voler sbandierare vecchi luoghi comuni, inadeguati al tempo in cui viviamo e alle vicende di cui siamo tutti testimoni.
Per giunta il diritto, con cui hanno a che fare ogni giorno i signori magistrati, è materia rigorosamente tecnica, non soggetta all’arbitrio individuale, nè al pensiero politico. Sicchè nel momento in cui il Tribunale riconosce l’esistenza dei fatti addebitati alla Raggi, ma non li considera un reato, entra in rotta di collisione con chi invece è del parere che essi facciano parte della normale condotta di un pubblico amministratore, nella fattispecie la sindaca della Capitale. 
Il PM annuncia l’appello. Ma ciò non supera il contrasto stridente tra i due “punti di vista”. Si perché di opinioni personali si tratta. Il che non è poca cosa.          

domenica 4 novembre 2018

4 NOVEMBRE 2018, TANTE PROVE ATTENDONO IL PAESE



Cento anni fa si concludeva la grande Guerra con un bilancio pesantissimo di morti e di feriti. 
Se quel 4 novembre sia stato per l’Italia il giorno della  vittoria è davvero difficile dirlo. In maniera molto appropriata la ricorrenza viene definita oggi Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate: non potrebbe essere altrimenti se non guardare a quel giorno di una secolo fa considerando  il sacrificio  di chi ha combattuto con spirito certamente diverso dagli interessi in ballo. Dagli scontri tra le nazioni, dal clima di sopraffazione e di lotta per il potere. 
In tanti suoi scritti Padre Pio definì le guerre una prova. Una prova per l’umanità, una prova per i singoli e per le nazioni. Una prova per tutti.
Oggi, ad un secolo da quell’evento, il Paese vive altre prove non meno dure e forse ancor più disastrose in cui ciascuno è in balia degli eventi. Interi centri abitati rasi al suolo dalla furia del maltempo che ha spazzato via finanche le foreste, baluardo eterno per la difesa della casa comune. Alberi come fuscelli in Veneto, in località di grande interesse turistico e ambientale. In molti casi l’ombra della desolazione prevale su tutto, mentre il Governo è sopraffatto dagli eventi e mira a rassicurare sia l’Europa che gli italiani  sulla capacità di affrontare le questioni, una per una. Senza venir meno agli impegni assunti. Non resta che sperare! 
Intanto il lavoro manca e mancano le certezze per costruire il futuro, oggi fondato sulle sabbie mobili della confusione e della precarietà. Il ponte Morandi, crollato a Genova, è purtroppo l’emblema vero di questo momento. Emblema drammatico ma autentico.       

lunedì 29 ottobre 2018

"IL BELLO DELL'ITALIA" CON UNA VENTATA DI MATERA 2019

                         
Matera si prepara al 2019 (foto Vito De Rosa)

L’inchiesta del Corriere della Sera, “Il bello dell’Italia”  fa tappa a Matera Capitale della Cultura per il prossimo anno e va ben oltre la diatriba che riguarda semplicemente le infrastrutture da completare e lo sviluppo da realizzare entro il 19 gennaio del 2019. La posta in gioco per la Città e per l’intera Basilicata, infatti, supera la possibilità di misurare soltanto le distanze tra passato e presente e investe il tema più generale dei contenuti, della ricchezza culturale del tessuto di una terra che ha dato al Paese un apporto significativo: la città dei Sassi è importante per l’Italia e non a caso continua a rappresentare un forte elemento di richiamo per grandi registi, da Pasolini a Mel Gibson e non solo, che hanno dato un’anima alle loro opere avvalendosi appunto di questa città “forza motrice” per l’ingegno degli autori del cinema e di grandi registi.  
Ciò che conta è il livello internazionale di Matera, chiamata a essere espressione di un Sud attivo e dinamico, capace di competere a qualunque livello. 
Ecco il percorso da tracciare con  impegno e determinazione sul piano politico e sociale. Sicchè la internazionalizzazione di Matera è non solo un traguardo, quanto la sottolineatura di certi valori di cui essa è portatrice non da oggi. 
Bisogna che il Governo sia consapevole, che le vicende di bandiera o di campanile cedano il passo a ben altra volontà di affermare un patrimonio di grande valore, tutto contenuto ad esempio nel bellissimo quadro di Carlo Levi, Lucania 61, custodito a Palazzo Lanfranchi. Un evento di portata storica che racchiude in sé il passato e guarda alla scienza come ad un approdo già esistente. Da far conoscere e valorizzare, in ogni caso.  


domenica 28 ottobre 2018

MA CHE BELLA FESTA!



Solita immagine festaiola, solita tarantella, soliti canti e balli come sulle aie di un tempo…
Giorgia Meloni si premura di postare su fb l’immagine di un evento organizzato a Potenza (una festa tra pochi intimi!) dando l’idea di una Basilicata capace soltanto di questo alla vigilia di Matera 2019 che probabilmente, anzi certamente, è ben altra cosa. Ha orizzonti diversi ed è capace di produrre quel rapporto tra passato e presente tutto affidato all’incontro tra storia, scienza e tecnologia.
Proibito far festa? Assolutamente no. Sta di fatto che la “foto ricordo”, con Gaetano Brindisi metereologo e fisarmonicista, è stata ripresa dal Corriere della Sera e sistemata in bella evidenza. Come dire: vi presentiamo l’immagine del Sud e di una Basilicata che si prepara a diventare nientemeno che Capitale europea della cultura per il 2019 ormai alle porte. Non è poco!    


giovedì 25 ottobre 2018

GLI INCIDENTI NEI POZZI DI PETROLIO


                                                   
FRANCESCO PIETRANTUONO ASS. AMBIENTE BASILICATA
                              

Indipendentemente dalla entità delle conseguenze, per fortuna non gravi a quanto si apprende, l’incidente nel pozzo petrolifero della Val d’Agri a danno di due lavoratori addetti alla manutenzione e numerosi altri di cui non si hanno notizie ufficiali, ripropongono il tema eterno della sicurezza nelle zone di estrazione e del rapporto ambiente salute, per giunta anche in concomitanza con l’avvio dell’attività del secondo polo lucano, quello di Corleto - Tempo Rossa.
Il responsabile dell’Ambiente della Basilicata, Francesco Pietrantuono, ha annunciato in questi giorni una importante iniziativa in programma per il prossimo mese di novembre, per quanto la data non sia stata ancora precisata. Si tratta della prima conferenza ad alto livello con la partecipazione diretta dell’Istituto Superiore di Sanità allo scopo di mettere a fuoco iniziative e strategie per affrontare il nodo della tutela  della  salute nelle aree interessate alle estrazioni del greggio, ormai da diversi decenni.
Occasione possiamo dire imprescindibile per dare ai meccanismi di tutela un carattere di intervento non occasionale e, ad ogni modo di valenza scientifica, con la partecipazione di organismi di elevata qualificazione sul terreno sanitario. Ciò di cui la Basilicata soprattutto oggi necessita. 
Petrolio vuol dire infatti rischio di gas in atmosfera in caso di incidenti, da segnalare tempestivamente e  in rapporto alla direzione del vento che dovrà eventualmente incidere sugli allarmi da dare alle popolazioni e ai lavoratori. Ma non finisce qui. Il grande argomento, di cui peraltro si parla poco, è rappresentato dalle acque di reiniezione, vale a dire quell’enorme quantitativo di acqua che accompagna le tonnellate di petrolio estratto, da collocare in appositi serbatoi attualmente inesistenti. L’opposizione di Pietrantuono, per quanto si riferisce all’ipotesi di scaricare  nei torrenti da parte di Total le acque una volta depurate, nasce appunto dalla considerazione della entità del pericolo, tenuto conto peraltro che la capacità di smaltimento di Tecnoparco, in Val Basento, è tutto sommato esigua rispetto alle esigenze attuali e a quelle di un futuro non lontano. 
La reiezione rappresenta oggi un altro argomento spinoso, sia per l’impatto con le falde a grandi profondità, sia per l’assenza di serbatoi di adeguata capacità in grado di raccogliere ingenti quantitativi di liquido.
Ecco dunque l’importanza della conferenza dell’Istituto Superiore di Sanità capace di rappresentare, oltretutto, un valido sistema di controllo di rilievo nazionale (con Ispra e Arpab) sul territorio lucano. Un segnale a conferma del peso che le popolazioni locali debbono avere nella delicata e complessa fase di programmazione degli interventi per rendere sicuro il processo di estrazione, destinato a durare ancora per lunghi anni e a rappresentare una componente primaria della qualità dello sviluppo delle aree interne di questa parte del Sud.  



domenica 21 ottobre 2018

E' MORTO GIULIO COCCA "FORESTALE PER SEMPRE"



Amava definirsi così lui stesso, a voler sottolineare il suo attaccamento ai boschi, alle risorse forestali, ai fiumi della Basilicata: a quel patrimonio che rappresenta una risorsa imprescindibile per la vita di ciascuno degli esseri umani.
Se n’è andato davvero in punta di piedi, con la delicatezza che ha sempre distinto la sua azione, il suo impegno personale e professionale. I due momenti nella sua vita non apparivano distinti, tutt’altro. Erano parte di quelle energie messe a disposizione della collettività non solo nel periodo in cui ha diretto il CFS lucano, ma anche in seguito nel corso degli anni della pensione, quando non si è sentito mai semplice spettatore e nemmeno osservatore occasionale. Ma protagonista.
Mi ha colpito l’annuncio dato dal figlio Carmine, funzionario della Regione Basilicata, su FB augurando buon viaggio al padre. Un prosieguo ininterrotto della sua vitalità terrena, proiettata verso ben altri orizzonti.
Ho conosciuto Giulio Cocca quando divenne capo del Corpo Forestale dello Stato in Basilicata. Recentemente mi ha sorpreso la sua scelta di partecipare attivamente alla presentazione a Matera del mio libro “Storie di Parchi” prevista per novembre prossimo. Peccato, ci guarderà da lassù con il suo sguardo e la sua grande anima. Con la bonomia di sempre. 
Che Dio ti abbia tra gli eletti, caro don Giulio. 
Ai familiari rinnovo i sensi della mia viva partecipazione al loro dolore. 

   

giovedì 18 ottobre 2018

LA REUMATOLOGIA DEL SAN CARLO


                            
Angela Padula Direttrice della Reumatologia  


18 mila pazienti visitati. Numerosi i ricoveri di persone provenienti da altre regioni, dalla Sicilia, da Roma e dalla Lombardia finanche. Sono questi i dati che scandiscono il cammino della Reumatologia del san Carlo di Potenza, esattamente a venti anni dall’avvio dell’attività sul territorio, mentre l’obiettivo da raggiungere rimane ora l’Istituto di Ricovero e cura a carattere scientifico (l’IRCCS) per il quale sono in corso le necessarie procedure. 
Traguardo di tutto rilievo, senza dubbio il riconoscimento di una intensa attività avviata dal compianto Ignazio Olivieri e che ora prosegue sotto la direzione di Angela Padula, impegnata da tempo in uno sforzo teso ad aprire gli orizzonti della ricerca e a consolidarli in una dimensione non solo meridionale o nazionale.
Appunto, la ricerca. In questi anni 300 lavori dei medici della struttura potentina sono stati pubblicati da riviste scientifiche e hanno ottenuto vari consensi in ambienti internazionali. Ottimo risultato per la sanità lucana, non più la cenerentola, ma il fiore all’occhiello - almeno per quanto riguarda alcuni settori - di una Basilicata determinata a non rinunciare agli obiettivi di elevata qualificazione con lo scopo di non essere più periferia della scienza: un fardello che per anni, direi per decenni, ha condizionato la fisionomia di questa terra bloccando la sua crescita e rendendo difficile da raggiungere anche traguardi apparentemente a portata di mano. 
“Il modello inaugurato nel 1998 - sostiene la direttrice Padula - fu innovativo perché puntava a realizzare sul territorio non una singola struttura, magari centralizzata, ma un’attività che potesse espandersi ed essere estesa ai due ospedali, quello di Potenza e quello di Matera.”

Frenare la migrazione sanitaria, a partire dalla reumatologia, è  una sfida che sta dando dei risultati, dottoressa Padula. Per di più quello della migrazione è un capitolo ormai radicato nella storia della Basilicata. Un ostacolo da superare a tutti i costi. 

 “In effetti i pazienti, spesso cronici,  necessitano di controlli periodici e di un’assistenza costante sul territorio. In questi venti anni non solo è stata frenata la migrazione, ma si è riusciti a invertire il trend con un elevato numero di richieste da fuori regione che certamente qualificano e danno slancio alla nostra attività. 
Abbiamo aumentato la produzione scientifica, per rispondere a una specifica richiesta del Ministero della salute, e con l’impegno della Regione abbiamo costituito l’Istituto reumatologico lucano e assunto alcuni ricercatori.
Occorrono ambienti adeguati, con laboratori e con spazi per l’assistenza. Una delle criticità maggiori riguarda proprio la struttura. La Regione ha messo a disposizione i fondi necessari ma, per ragioni di vario tipo, i lavori non sono partiti. O, meglio, sono partiti a luglio e si sono bloccati: la struttura è ubicata nel padiglione B dell’Ospedale San Carlo. Ora si attende che il tutto si sblocchi. Una procedura complessa, alla quale sono soggette anche le apparecchiature necessarie ai fini dell’attività. 
Per la ricerca siamo tra le prime postazioni nazionali. Il nostro entusiasmo non viene meno, tutt’altro. Ci preme guardare al futuro.” 

           

lunedì 15 ottobre 2018

LA DEPORTAZIONE DEGLI EBREI



“…Non sarei stata in grado di sparare a questo assassino!”

Liliana Segre, oggi senatrice a vita, riempie uno dei vuoti della memoria nella coscienza collettiva, rievocando il giorno in cui i carnefici si dileguarono e abbandonarono il campo di sterminio di Auschwitz sotto l’incalzare delle truppe russe, in un clima quasi surreale diverso rispetto a qualche giorno prima. Avrebbe potuto uccidere con un colpo di pistola uno degli autori dello sterminio, ormai allo sbando, ma non lo fece, non lo avrebbe fatto per nessuna ragione, racconta da protagonista.  
Una tremenda pagina di storia che Alberto Angela ha rievocato nel suo programma Ulisse su Rai Uno.
Testimonianze e personaggi. Retroscena, atrocità, ma anche il messaggio al mondo intero per impedire il ripetersi di quella crudeltà inaudita che ha un solo nome: Auschwitz e Birkenau.
Programma di grande livello nel rispetto del succedersi dei fatti che la storia ci tramanda perché l’umanità possa riflettere. In questo caso i fatti della storia  non sono soltanto cronaca, né un semplice succedersi di eventi: ma avvenimenti destinati a far conoscere la più atroce tra le barbarie umane. I campi di concentramento, appunto.
Ulisse, dedicato alla pagina buia dello sterminio degli ebrei è un lavoro televisivo dotato di una forza espressiva e di una capacità di documentazione davvero straordinaria. 
Un patrimonio da non disperdere per la RAI chiamata a svolgere un ruolo prioritario di informazione e di formazione delle coscienze dei più giovani. Debbono sapere e non dimenticare.  



giovedì 11 ottobre 2018

I VENTI ANNI DELLA REUMATOLOGIA DI POTENZA



Inizia  nel pomeriggio di venerdì, e si concluderà nella giornata di sabato, un convegno sui venti anni dall’avvio dell’attività della Reumatologia al San Carlo di Potenza. Anni di studi e di ricerche condotti con grande impegno dal compianto Prof. Ignazio Olivieri, personalità di alto valore scientifico e medico di chiara fama noto in Italia e all’estero.
L’importante appuntamento è tutto incentrato sulle patologie reumatiche con i più recenti risultati conseguiti.
I lavori saranno introdotti dalla dottoressa Angela Padula, direttrice della struttura, ormai avviata a ottenere il riconoscimento di IRCCS, istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. Prevista una consistente partecipazione di medici di diversi ospedali italiani.   
Un traguardo di tutto rilievo che pone la sanità lucana ai primi posti nella classifica nazionale in questo importante settore.  

martedì 9 ottobre 2018

PITTELLA SCRIVE AI LUCANI


                                                                   

Marcello Pittella rompe il silenzio e scrive ai lucani, dopo la bufera di  quel 6 luglio che lo ha visto ai domiciliari fino al 24 settembre scorso.
Una lettera confessione, un faccia a faccia con il suo popolo in modo schietto e libero da condizionamenti. Uno scritto estraneo a ogni volontà di ipotecare il futuro grazie al consenso elettorale. 
Le accuse di falso e abuso d’ufficio stridono, qui più che altrove, con la certezza della sua innocenza e la volontà di aprirsi ai lucani del Presidente Pittella, intenzionato a non apparire come il colonizzatore di una terra dalle mille risorse e dai tanti problemi, molti dei quali ancora da affrontare.
“Ho vissuto una vicenda difficile e sofferta, umanamente provante, istituzionalmente un impedimento grave non solo per me, ma per i lucani, soggetti ad una emergenza che mai avrei voluto né tanto meno immaginato.” 
Ecco uno dei punti salienti della missiva, scritta proprio mentre qualche raggio di luce si fa largo sul finire di un ciclone che ha travolto il Governatore. Ma non certamente lo ha distrutto, immobilizzato, meno che mai politicamente annientato. Tutt’altro. Anzi direi che essa rappresenta una prova di forza e illustra un modo di governare, una strategia istituzionale, il fondamento di un modo di essere della politica al servizio della gente. 
Un manifesto dell’impegno messo a disposizione, politicamente rilevante, lo si condivida o no. Ma la sostanza delle cose non va ignorata. Una iniziativa in grado di  illustrare il cammino compiuto negli ultimi anni e al tempo stesso un monito per la politica chiamata a scegliere, a indicare i percorsi. A fare i conti con la realtà dell’oggi e non solo. A marchiare il futuro. 
“I ritmi forsennati dell’amministrazione - sottolinea Pittella - e il lavoro instancabile mi assorbivano nell’immaginare percorsi per questa regione, idee e obiettivi da raggiungere, con coraggiosa tenacia, passione e realismo.” 
Un dato è certo e inconfutabile. Su Marcello Pittella, ormai da tempo, si è abbattuta una tempesta di fuoco e lapilli che non ha risparmiato neppure le cose migliori messe in cantiere e realizzate. Il suo arresto, giunto dopo due anni di indagini e palesemente teso a sbarrargli il passo dopo la candidatura indicata dal PD, alla guida della Regione, è sintomatico di una lotta politica proiettata verso mete e livelli ben più elevati, a voler usare un eufemismo.  
Se non ci fosse stata questa circostanza, mi chiedo, le conseguenze delle indagini sarebbero state le stesse? Lo stesso capo della Procura materana, che ha disposto i domiciliari, non ha esitato del resto a porre in stretta relazione la candidatura di Pittella alle regionali con la svolta nell'inchiesta.
In passato ben più gravi omissioni sono passate inosservate, ben più gravi silenzi non sono stati “attenzionati” dalla magistratura. E’ accaduto così che il nucleare non abbia ricevuto le necessarie risposte in termini di sicurezza e di ambiente, dopo l’inchiesta di Nicola Pace, e che l’avvio dell’attività estrattiva in Val d’Agri non abbia richiamato l'attenzione vigile dell'autorità giudiziaria. Un governo che blocca le estrazioni di greggio, in seguito alle perdite dei serbatoi, che pone l’ambiente e la salute al primo punto della sua agenda ha un Presidente da mandare ai domiciliari con estrema determinazione. 
La Basilicata, architrave del Mezzogiorno, va governata senza interruzioni, né impedimenti di sorta. La delicatezza del momento rappresenta oltretutto un obbligo ad andare avanti badando al futuro della gente e di migliaia di giovani
interessati a non emigrare. Ma a mettere a disposizione di questa terra il loro talento.