sabato 31 agosto 2013

UN MAGISTRATO DAVVERO LIBERO DAL POTERE E DALLE MAFIE



Matera apre le porte a un dibattito sulla magistratura. Un dibattito di tutto rilievo, sul quale si proietta la figura  di Nicola Pace, il Procuratore (prima di Matera e poi di Trieste e di Brescia), scomparso un anno fa e che continua a far parlare di sè. Dibattito collocato in un contesto  in cui punti di vista e scelte politiche s'intrecciano, in un momento delicatissimo della vita nazionale peraltro caratterizzato da molte incognite, con il risultato di attribuire  ad alcune sentenze  una matrice ben definita in nome di quella politicizzazione  (brutto termine) della magistratura diventata prevalente secondo alcuni.
La prima edizione del riconoscimento in memoria di Pace fa giustizia di certi punti di vista  e accredita l'immagine del magistrato indipendente che agisce  con il codice alla mano, nel segno di una cultura giuridica assolutamente prevalente su tutto e su tutti gli eventi. 
Ecco dunque il profilo di Nicola Pace, uomo di legge, capace di perseguire il delinquente comune con lo stesso spirito con cui  si chiede conto a potentati economici o a gruppi di potere del loro operato.
In questo il  Procuratore Pace ha dato una lezione con il suo stile autentico di magistrato e con la sua verve di lucano, pronto a difendere l'integrità del territorio e i diritti della gente,  il principio irrinunciabile della legittimità di certe scelte e la difesa delle persone, della salute, del domani di tutti. Non a caso andò a bussare alla porta del Quirinale per avvertire il Capo dello Stato che la Trisaia era un pericolo e che bisognava pertanto correre urgentemente ai ripari. 
Le sue inchieste hanno sempre mostrato l'interesse per la ricaduta degli eventi non solo sul singolo, quanto sulla comunitá. Sulla societá. Sui cittadini. 
Non è poco, francamente. Lo hanno sottolineato le referenti di Libera della Basilicata e del Friuli, Anna Maria Palermo e Marina Osenda, dando il via a una sorta di gemellaggio morale e a un'intesa tra le due regioni, in nome della legalitá. Si, un gemellaggio inedito che si fonda sul fare. Sulle scelte da compiere e sulle prospettive da alimentare. Un gemellaggio forte, per Libera una vera scelta di campo,  come ha sottolineato don Marcello Cozzi vice presidente  nazionale. La testimonianza di Donato Ceglie e di altri, ha poi consolidato l'idea di Pace come esempio da tenere presente, ma anche come strategia operativa, come intuizione valida  per evitare che il magistrato sia travolto dal sospetto di essere un "animale" politico. Un militante di questo o quel partito o, peggio,  un uomo della strada pronto a esprimere un parere qualunque e, se necessario, a trasformarlo in sentenza.

venerdì 30 agosto 2013

A MATERA, IN RICORDO DI NICOLA PACE


"È più facile indagare in Calabria o in Sicilia che in Basilicata." Don Marcello Cozzi, Vice presidente nazionale di Libera contro le mafie, non ha dubbi: la Basilicata non è un'isola felice, tutt'altro. È piuttosto una terra in cui si avverte il bisogno di magistrati che abbiano il coraggio e l'integrità morale  di Nicola Pace, il Procuratore lucano scomparso un anno fa. 
Parole che scuotono  la platea, in occasione della cerimonia a Matera che istituisce un riconoscimento, dedicato alla memoria di Pace, per magistrati o inquirenti, persone con un forte attaccamento al  dovere e un senso della legge davvero esemplari.
Tanta gente alla prima edizione di quello che, ha precisato don Marcello, non vuole essere un premio, ma una sottolineatura dell'attivitá svolta per fare non solo terra bruciata intorno ai mafiosi o ai delinquenti organizzati, e per costruire un rinnovato senso della legalitá tra i cittadini e nel Paese, nella vita quotidiana e nelle istituzioni. Ecco lo scopo di Libera.   
Nicola Pace, uomo di legge, con le sue inchieste sui rifiuti, sul nucleare, sui traffici di esseri umani, soprattutto a Trieste, in occasione della sua permanenza nella cittá Friulana. Cerimonia toccante, forse come poche altre nella stagione dell'apparire e del conquistare posizioni di prestigio. Nella stagione del potere che annulla e costruisce tutto rapidamente, quasi con la bacchetta magica.
Uomo di una giustizia vera, consapevole di questa missione, Nicola Pace ha dato sempre il meglio di sè: lo ha riconosciuto  Donato Ceglie, sostituto Procuratore generale a Napoli. Lo hanno ribadito uomini della Forestale,  un corpo al quale il magistrato aveva spesso attribuito compiti e funzioni assai rilevanti. Lo ha detto con le lacrime agli occhi Gianni De Podestá, l'Ispettore forestale diretto collaboratore di Pace nelle indagini più delicate da nord a sud, ma anche all'estero.
In prima linea la testimonianza della figlia del giudice scomparso, Caterina, anche lei magistrato, con tanta voglia di imitare il padre. E con tanto desiderio di essere erede di certi valori.
Libera a Matera, ricordando Pace, ha lanciato una serie di messaggi. Alla societá civile, ma soprattutto alla politica che sceglie e decide. Che opera e guarda avanti, non sempre con la consapevolezza del peso di alcuni gesti e delle responsabilitá che le competono.

giovedì 29 agosto 2013

DOVE SONO FINITI "I FILI DELL'AMORE?"



Qual è il destino di tanti bambini, figli di profughi, di gente che perde la vita in mare per guadagnare un luogo sicuro, lontano dalle guerre, dalla desolazione, dalla fame e dalla morte? Gli sbarchi di clandestini sulla coste siciliane ripropongono questo argomento angosciante al  quale non sapremo mai fornire risposte precise ma non per incuria o  incapacità di far luce sugli eventi, quanto perché non esistono statistiche attendibili, che facciano piena luce sul grave fenomeno. 
Anche altrove, per la veritá, il problema non viene affrontato: mi riferisco al libro presentato dal centro adozioni di Sant'Anna a Potenza, "I fili dell'Amore" durato solo un giorno, seppure, il giorno di metá  giugno 2013, festa delle adozioni con famiglie e bimbi adottivi che circolavano per le strade della cittá fieri dell'evento, in un clima rassicurante, cui ha fatto da sfondo il tradizionale pranzo  tra i faggi di Sellata Pierfaone. Un momento conviviale in cui, a quanto si apprende, si è discusso di tutto, finanche dell'edizione 2014 giá per buona parte messa in cantiere.
Un libro testimonianza che andrebbe ripreso, analizzato a fondo, in modo da richiamare su di esso attenzione e dibattito. Dispiace che sia finito nel cestino delle cose inutili o, peggio, nel dimenticatoio. La comunitá di Sant'Anna che ha prodotto il libro, curato  da don Franco Corbo e da Donata Larocca, farebbe bene a valorizzare un lavoro che fa riflettere, soprattutto oggi, nel momento in cui il fenomeno dei bambini privi di genitori è quanto mai grave e per molti versi irrisolvibile.  Drammi umani che si aggiungono ad altri drammi, spesso individuali e perciò stesso senza risposte.

Su questo concorda Anna Miliotti, esperta in materia e autrice della prefazione al lavoro che si dice disponibile a partecipare a un dibattito del genere, che dalla Basilicata possa interessare altre realtá del Paese e non solo.
Sarebbe quantomeno auspicabile che la Comunità e il Gruppo Volontariato e solidarietà di Sant'Anna riuscissero  a dedicare una intera stagione del loro impegno per affrontare questo nodo, mentre la predicazione di don Franco,  attenta ai problemi sociali, sarebbe opportuno che si occupasse di un tema di questa portata, ma non per un semplice  gesto di facciata nei confronti della società che soffre e degli emarginati, quanto per una vera esigenza umana, e, perchè no, soprattutto cristiana. Questo è il Vangelo di Papa Francesco. Questo il cristianesimo del terzo millennio chiamato a riflettere sul flagello delle guerre e sulla desolazione che colpisce tanti uomini. Molti di più di quanti si possa immaginare, stando in una casa confortevole o intorno a una tavola imbandita, sulla quale c'è di tutto. Davvero di tutto,  ma dove spesso mancano proprio i fili dell'amore. 

sabato 24 agosto 2013

ITALIA "ROVESCIATA" PREDA DELLE CRISI INFINITE




Che il mondo sia "rovesciato", per usare una espressione del direttore di Repubblica, lo si nota non da oggi. Si sta frantumando, tanto per cominciare, un governo di larghe "intese" mentre il Paese chiede stabilitá, sicurezza e soprattutto futuro. Un'alleanza impossibile diventata praticabile e possibile, solo per aprire le porte alla fiducia e alla ripresa, sta diventando di ora in ora  un ricordo di un passato recente, mentre le ragioni della politica finiscono per prevalere sul rischio concreto di una perdita di quota improvvisa e irreparabile a danno dei più deboli. 
Le ragioni di una crisi, che sembra ormai imminente, a  questo punto contano molto poco, direi nulla. Tra giorni, se ciò dovesse accadere, saremo a registrare inevitabilmente i primi minacciosi contraccolpi. Intanto non ci si rende conto che il Paese è assediato da un fenomeno di una gravitá inaudita e senza precedenti. Un fenomeno tuttavia previsto dagli osservatori internazionali e non da oggi: gli sbarchi sulle coste italiane di un esercito di persone in fuga dalla guerra, dalla fame, dalle malattie, dai disastri sociali e umani. In fuga dalla desolazione che rappresenta il male peggiore per quella parte dell'umanità condannata a sopravvivere a una vita di stenti.
Le coste della Sicilia sono il punto di approdo per  migliaia di profughi che vorrebbero  guardare al loro domani ma non riescono. C'è frattanto chi tenta di chiamare in causa l'Europa cercando di sottolineare la necessità di un suo massiccio  e quotidiano coinvolgimento. Ancora purtroppo inesistente, se non impossibile stando così le cose. 
Solo tentativi, nient'altro.  Mai un'azione pressante. Mai una iniziativa forte e straordinaria per strappare impegni precisi per un effettivo coinvolgimento delle realtá eropee  finalizzato ad affrontare i nodi di una crisi che da tempo tiene l'Italia in una morsa.
Il costante e inutile riferimento all'Europa, diventato molto simile a una mera esercitazione teorica, è un'altra clamorosa dimostrazione di quanto l'obiettivo sia considerato irraggiungibile. Ma con quali conseguenze? Difficile dirlo. Certo conseguenze che potrebbero diventare dilanianti, fino a esplodere, a cominciare dalla massiccia presenza dei profughi non solo in Sicilia, senza escludere sviluppi di ogni genere. 
Un esodo biblico che interessa questo Sud, altro che rovesciato. Ignorato, tradito e, perchè no, illuso dal gran parlare di certi meridionalisti e non solo. Ma anche di politici, economisti, esperti dei temi dello sviluppo ecc. Personaggi con tanto di dottrina in testa, buoni a esibire il loro passaporto culturale, ma capaci alla fine di vendere fumo e inutili promesse. 

mercoledì 14 agosto 2013

APPENNINO, LE TANTE FACCE DEL PARCO




Qual è l'anima vera dei parchi? Quale la loro vocazione, quali i compiti e gli obiettivi? Domande inevitabili, valide per tutte le aree protette, specie per quelle a valenza nazionale soprattutto in un momento in cui il turismo ferragostano predilige la natura, intesa come fuga dalle cittá e come ristoro dalle fatiche di un anno. Ma anche come modo di essere e di intendere il riposo, in tempi di crisi in cui l'ombra di una quercia secolare sembra avere sostituito il confort mondano di lidi rinomati.
L'Appennino sta mettendo in evidenza una sua forza propulsiva e un carattere assolutamente sui generis: presenta al turista ogni giorno una "lista" di peculiaritá e un insieme di elementi  forti, tali da indurre il visitatore a fermarsi per contemplare le sue bellezze. Si, si tratta proprio di questo: contemplare le bellezze di alcuni angoli struggenti significa rintracciare il senso della storia e ritrovare una dimensione umana che fa di ciascuno dei turisti un visitatore appassionato, un uomo di cultura, una persona con tanta voglia di conoscere e di scoprire cose vere.
Come si fa, ad esempio, a non avvertire il brivido della scoperta stando a guardare gli scavi che hanno portato alla luce l'antica villa dei Brutii Praesentes a Barricelle di Marsicovetere, o le pietre dell'antica Grumentum, gli insediamenti ai piedi della Torre di Satriano, o anche i paesaggi imponenti del Sirino, che sentono giá vicine  le nevicate del prossimo inverno, oppure la dolcezza delle faggete  di Sellata Pierfaone immerse nel sole d'agosto? Per non parlare poi della bellezza irripetibile di Sasso Castalda, il paesino di cui Rocco Perrone, sindaco e medico, è letteralmente innamorato e non fa altro che diffondere, far conoscere, far sapere. Sforzandosi di dire e di fare perchè Sasso abbia quella visibilitá concreta rapportata al valore delle sue infinite risorse naturali. Una bella porta del Parco. Finanche deliziosa in questo clima di luce e di musica. Di pensieri che si trasformano in realtá.
Far conoscere, far sapere: ecco dunque la sfida che un intelligente operatore turistico e un saggio albergatore come Michele Tropiano non smette di raccogliere e rilanciare ogni giorno; lui che del Kiris, ai piedi del Sacro Monte, ha fatto un meraviglioso momento di  incontro, di socializzazione, di contatto umano e di svago, con l'interesse per i pregi della buona cucina, per i mille svaghi, per il clima di relax di una residenza tradizionale, nel cuore della Valle dell'Agri.  
Tropiano guarda, tra l'altro, a una nuova fase del convegno sul tema del turismo che prevede di tenere in autunno, magari poco prima delle vacanze di fine anno, per avviare un confronto con chi può affrontare nodi vecchi e nuovi dello sviluppo della Basilicata. 
La sfida è proprio questa, non altra. L'Appennino si regge sulla volontá di tanti e su delicati equilibri da salvaguardare in ogni modo. A denti stretti, addirittura. Ha una sua fragilità, non è un gigante di roccia. E nemmeno un monumento di granito alla natura, dolce e selvaggia, ancora oggi. Speriamo per molto...

giovedì 8 agosto 2013

SULLA TRISAIA CALA IL SIPARIO




Sulla Trisaia di Rotondella, il centro nucleare a due passi dal mare Jonio tra Basilicata e Calabria,  è calato il silenzio dopo la notte del trasferimento di materiale radioattivo  a Gioia del Colle verso destinazioni non meglio precisate. Eppure su un tema del genere sarebbe opportuno tener viva l'attenzione.
Che il trasferimento di materiale da Rotondella verso Gioia  coincida con un'accelerazione dell'opera di bonifica del sito, come previsto da Sogin, è tutto da verificare.
E intanto si sente parlare di un obiettivo assai ambizioso: riportare a prato verde la zona, non si capisce con quanto senso di realismo, trattandosi di un'opera davvero immane, se non addirittura ciclopica.
Il silenzio su Trisaia coincide con una scarsa informazione e un totale disinteresse per il passato del centro e soprattutto per l'impianto Itrec, il cuore della struttura, adibito  al trattamento e al riprocessamento del combustibile esausto. Un metodo fisico-chimico utilizzato quando si trattava di "rinvigorire" il materiale proveniente dagli Usa che veniva poi restituito alla centrale americana di Elk River dalla quale provengono le 64 barre custodite tuttora a Rotondella e di cui gli Stati Uniti non desiderano riappropriarsi.
 Trisaia non è un luogo come tanti altri, un opificio in cui si sono svolte attivitá normali che potevano essere osservate e seguite da tutti, enti e comuni in primo luogo, oltre ai semplici cittadini. Assolutamente no. Rapporti internazionali con al centro molti interessi dell'Irak, viavai di potenti  personaggi con compiti ben precisi, indirizzi operativi forniti dall'alto hanno dato vita a una miriade di scenari forse ancora oggi poco noti, finanche a chi è all'interno. Del resto le  carte riservate della contabilità e dei vari movimenti di materiale radioattivo custodite negli archivi dell'Enea sono un testimonianza inequivocabile dell'universo nucleare lucano.
Comunicati laconici e spesso incomprensibili sono stati diffusi quando si trattava di dare un minimo di pubblicitá  alle cose che si riteneva di dover divulgare. Poche, molto poche, naturalmente. 
Il "Tavolo della trasparenza" rappresenta oggi un tentativo di approfondire taluni aspetti, ma solo un tentativo. Certo non modifica nulla nè appare in grado di indicare percorsi alternativi, quanto alla conoscenza delle operazioni  coperte oggi per giunta dal segreto di Stato. 
C'è poi da interrogarsi sul serio per sapere cosa ha determinato l'inchiesta - disposta dalla magistratura - in cui si sostiene che l'impianto Itrec non ha mai funzionato secondo le prescrizioni di legge per un lungo periodo, tranne quello  della direzione dell'ing. Raffaele Simonetta, scomparso qualche tempo addietro. 
Il rapporto, finito purtroppo nel cestino e questo la dice lunga, parla di sistemi di sicurezza inefficienti e inadeguati. Se non addirittura inesistenti. 
La sintesi delle indagini si compone di una parte autografa, a firma di un ufficiale dei carabinieri, che perciò stesso non può essere ovviamente attribuita ad altri, nè considerata arbitraria.  
Una proposta: perchè non si provvede  a convocare l'estensore del rapporto per affrontare questi ed altri nodi delicatissimi, nonostante il segreto di Stato, disposto recentemente? Un compito che spetta alla magistratura e non ad altri, fin troppo ovvio. 


giovedì 1 agosto 2013

ANCORA SENZA RISPOSTA IL VIAGGIO NUCLEARE DA ROTONDELLA A GIOIA DEL COLLE





Dopo il misterioso viaggio notturno del convoglio nucleare dalla Trisaia di Rotondella, sulla costa Jonica della Basilicata, all'aeroporto militare di Gioia del Colle s'infittiscono le ipotesi e le relative prese di posizione sull'evento. Il Tavolo della trasparenza cerca poi di dare un'immagine chiara e "trasparente" di tutta l'operazione, tentando di accreditare l'idea secondo cui sia davvero possibile mettere alla luce del sole tutto ciò che  accade  nel centro Jonico.
La storia del passato della Trisaia non è indubbiamente un brillante esempio di gestione visibile di tutto quanto si è fatto, dal riprocessamento del combustibile nucleare,  ai rapporti internazionali con l'Irak, alla contabilitá interna dei materiali presenti, ai viaggi delle navi da Taranto verso gli Usa e la centrale di Elk River. Tutti argomenti rimasti per anni top secret e scovati soltanto da un'opera attenta e intelligente del Procuratore Nicola Pace, purtroppo scomparso lo scorso anno.
Due gli elementi sui quali occorre riflettere. Primo: Pace affidò a un pool di esperti, coordinati da un ufficiale dei carabinieri, una delicata e complessa indagine - protrattasi a lungo - che approdò a risultati incredibili, a dir poco, se non sorprendenti e anzi allarmanti. Nel rapporto di questo militare si parla del fatto che l'impianto Itrec abbia funzionato per anni e anni nell'assoluta illegalitá, senza il rispetto delle norme di legge, tranne che - si evidenzia - quando fu diretto (per un tempo molto breve) dall'ingegnere Raffaele Simonetta. Come mai questo rapporto, arricchito con dettagli, interviste a tecnici, interrogatori e numeri di telefono di personaggi non solo italiani, è rimasto lettera morta, relegato nei cassetti della Giustizia e non ha prodotto finora il benchè minimo risultato? 
Secondo: il Procuratore Pace informò direttamente il Presidente della Repubblica con lo scopo di metterlo a conoscenza della situazione di grave pericolo in cui versavano i fusti nucleari in Trisaia in seguito ad alcuni incidenti e anche questo intervento non ebbe alcun seguito. Legittimo interrogarsi oggi sui silenzi di tomba in cui è immerso il "sarcofago nucleare" lucano. Qual è il ruolo della Regione e quale quello delle istituzioni locali e nazionali in difesa di un territorio che non intende  diventare pattumiera nazionale, nonostante le bellezze del paesaggio e le caratteristiche di un ambiente, dalle grandi potenzialitá. Domande che richiedono risposte immediate,  e non più rinviabili, come purtroppo si è fatto in passato. Tanto la Basilicata è la Cenerentola d'Italia...