venerdì 28 dicembre 2012

IL SUD DIMENTICATO DA MONTI






24 miliardi di fatturato perduti al Sud. 330 mila posti di lavoro in meno negli ultimi 4 anni con un tasso di disoccupazione salito dall'11 al 17 per cento. Nessuno si preoccupa di questo. Contano i nomi da reclutare in politica molto più dei programmi e della risposta a un tema così rilevante. Il destino del Sud pesa poco, anzi nulla o quasi nulla. Ecco la questione politica vera, il dato di prima misura che in ogni caso non fa discutere perchè probabilmente non conviene discutere  su un argomento ritenuto inutile e improduttivo. Il Mezzogiorno appunto con le sue numerose questioni aperte. 
E intanto cresce la febbre elettorale: nomi e strategie si rincorrono. Sembra prevalere ormai il ruolo del centro collegato a Monti, con la "benedizione" del Vaticano. Ottima scelta quella del professore, si sottolinea, che certo non si cura della povertà in larga parte nel Mezzogiorno, strutturalmente e non occasionalmente. Non si cura della marginalità di quelle aree che chiedono al Paese reale di non essere condannate a una condizione  senza precedenti e dalle conseguenze imprevedibili. Nell'opinione pubblica italiana e internazionale, oggi più che mai, il  Sud esiste solo in questa dimensione di zona che non potrá  mai modificare la sua stessa essenza.
Negli scenari della politica  che conta è il centro la grande scommessa del momento: il centro puro, non quello disseminato qua e lá nei vari partiti, dal Pd al Pdl, senza escludere il partito di Fini, oggi del tutto insignificante. Considerando peraltro che la Lega non ha interesse a questa contesa, presa com'è dalla necessità di non perdere terreno tra i suoi elettori i quali non accettano ragionamenti del genere, ma puntano a ridare vigore e linfa al vecchio progetto del capo, vale a dire la piena autonomia del Nord nel quadro di un federalismo che si liberi finalmente del Meridione, vecchio e obsoleto. Anzi storicamente inutile e parassita per sua stessa natura. 
Il centro di Monti, dunque, accreditato per un 20 per cento alle prossime elezioni, si colloca nella scia della totale indifferenza verso i problemi del Sud. Chiede voti  a quelle forze interessate a non collocare al  primo punto dell'agenda il problema Mezzogiorno. E guarda avanti, molto avanti nella speranza di costruire un paese possibile, fondato sul neoliberismo che non si cura, ovvio, dei 24 miliardi di fatturato perduti e nemmeno dei 330 mila occupati in meno. 

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