giovedì 20 aprile 2017

PARCO A RISCHIO CONTAMINAZIONE


                              
La diga del Pertusillo nel cuore del Parco Nazionale dell'Appennino lucano
(foto R. De Rosa) 
Nella complicata vicenda del centro olio di Viggiano, destinata a rimanere in primo primo piano ancora a lungo, presumibilmente anche oltre i novanta giorni del fermo imposto dalla Regione, il Parco  nazionale dell'Appennino lucano continua a essere in una posizione del tutto marginale. Al punto  che non se ne parla e l'opinione pubblica locale e nazionale sembra intenzionata a fare altrettanto.
Eppure la giovane area protetta, che si estende da Pignola nel potentino fino a lambire quasi Maratea la perla del Tirreno, è e rimane in prima linea. Per vari motivi. Intanto l'inquinamento di alcuni affluenti dell'Agri, dato per certo la mattina di Pasqua dai GR nazionali, è uno degli aspetti di maggiore spicco della biodiversitá che risulterebbe colpita, sia a livello di fauna ittica che di flora. 
Non finisce qui. La stessa agricoltura nel perimetro del Parco è autorevole testimonianza del rischio esistente. Ma anche le valli, le zone di media collina, le pianure in cui esistono biotopi di un certo interesse e la fauna ha un pregio per la sua presenza anche in quelle localitá oggi inquinate. 
Il Parco sentinella, di cui ha parlato il Presidente dell'Appennino Totaro, non è solo uno slogan pubblicitario.
Sicchè alla luce di tutto questo l'incontro che si terrà a Roma in sede di Ministero dell'Ambiente, con un faccia a faccia Regione Basilicata, Eni e ministro Galletti,  avrá un peso de cisivo, con la possibilitá concreta di riuscire a sciogliere nodi vecchi e nuovi riferiti al sito petrolifero della valle dell'Agri e agli episodi di inquinamento del suolo e delle falde sotterranee per nulla risolti. 
Il Parco ritorna dunque in primo piano con la possibilitá di rivendicare la piena fruibilitá del territorio e la tutela delle sue migliori prerogative. Appunto la biodiversitá di cui si parla. Oltretutto un'area come quella degli scavi di Grumento, che dovesse subire l'attacco di pesanti forme di contaminazione, si troverebbe irrimediabilmente in ginocchio.    
La conferenza stampa dell'Assessore all'ambiente della Basilicata, Francesco Pietrantuono, prevista per domani 21 aprile, nella giornata mondiale della Terra, rappresenta un ulteriore contributo al coinvolgimento dei media e dell'opinione pubblica sulla difesa  della Val d'Agri. Ma non solo. Un impegno su vasta scala. 

martedì 18 aprile 2017

PETROLIO IN VAL D'AGRI, COME USCIRE DAL TUNNEL?


                                
Il Centro Olio durante l'inchiesta di un anno fa (foto R. De Rosa)
Ora si lotta contro il tempo per evitare che le perdite dei serbatoi del Centro olio di Viggiano possano determinare l'inquinamento della diga del Pertusillo e provocare un disastro ambientale di proporzioni non quantificabili, nemmeno alla luce delle peggiori previsioni. 
Al momento Eni, che ha fermato gli impianti del Cova in ossequio alle disposizioni della Regione Basilicata, non è in grado di quantificare le perdite, mentre prosegue l'attivitá di Arpab e il controllo incrociato di tutte le realtá presenti sul territorio, seguite e monitorate da Ispra e dagli organi del Ministero dell'ambiente, in particolare da UNMIG, l'Ufficio Nazionale Minerario per le Georisorse.
La Val d'Agri in piena emergenza, dunque, come si evince dalla conferenza stampa convocata da Pittella  con carattere di estrema urgenza per un aggiornamento della situazione. Alla conferenza sono intervenuti i vertici del massimo Ente territoriale. Si apprende frattanto che la Prefettura di Potenza ha stabilito un filo diretto con la Presidenza del Consiglio per ogni possibile aggiornamento minuto per minuto circa l'evolversi della situazione.
Ore difficili in cui Eni è chiamata a una strenua mobilitazione. A quanto è dato sapere, si cerca di mettere a punto un piano strategico per produrre un risultato tangibile in questi novanta giorni del fermo degli impianti.
Fin qui la cronaca di una giornata  convulsa in cui peraltro sono state rinviate a giudizio 47 persone e 10 societá nell'ambito dell'inchiesta della magistratura del 2016 sulle estrazioni di petrolio in Basilicata e sul presunto traffico di rifiuti. 
Alcune riflessioni appaiono a questo punto inevitabili. 
Dato l'ammontare del primo stanziamento di un miliardo, tre milioni e 961 mila euro con cui l'Eni mise mano, sul finire degli anni Ottanta, al progetto di "sviluppo olio" Val d'Agri, mi chiedo perchè mai non si sia badato a predisporre un rigoroso programma di salvaguardia ambientale in grado di garantire sin dall'inizio la sicurezza dei luoghi, degli abitanti e la tutela dei livelli occupazionali.
Il versante politico non lascia adito a dubbi. Oggi la Regione mostra un grado di consapevolezza e di responsabilitá a garanzia dei cittadini e del territorio davvero senza precedenti. Immaginate se il lasciar correre, la sottostima delle questioni in piedi e un buon grado di superficialitá avessero preso il posto del dinamismo con cui è stato aggredito il problema della  contaminazione ambientale, delle acque di falda e dell'atmosfera. Certo le conseguenze non sarebbero state di poco conto. 
Il Governo regionale affronta oggi la vicenda petrolio come non è accaduto mai. Sapendo bene che gli scenari dell'occupazione sono la risultante di un'analisi complessiva del rapporto ambiente-sviluppo destinato ad avere significativi riflessi su tutto. Ambiente- sviluppo: un binomio da non potersi scindere per nessuna ragione che impone il massimo della sinergia a tutti i livelli. Le polemiche non servono e non pagano. Il chiacchiericcio meno che mai.

domenica 16 aprile 2017

SASSO, IL "MIRACOLO" DEI PONTI TIBETANI


                       
Sasso Turisti sui ponti tibetani (foto R. De Rosa) 
All'improvviso Sasso ha cambiato volto. Il meraviglioso borgo nel cuore della Basilicata interna, che per anni e anni aveva atteso invano una svolta nello sviluppo e nella sua tradizionale economia agro-silvo-pastorale, con la Pasqua 2017 è stato letteralmente preso d'assalto da turisti e visitatori che hanno affollato all'inverosimile l'accesso ai ponti tibetani sospesi nel vuoto a più di cento metri dal suolo inaugurati agli inizi di aprile. Turismo del brivido? Forse, ma non solo.
Da Roma e da mezza Italia sono arrivati a centinaia i vacanzieri dei ponti alla luna, definiti così in omaggio all'ing. Rocco Petrone, l'uomo della Nasa e del progetto Apollo, originario di Sasso, appunto. Ristoranti e bar stracolmi. Antonio, della Pizzeria 85, rifiuta le prenotazioni sfavillante di gioia. Agnese, una giovane signora titolare di un piccolo bar sul sentiero dei ponti, non sta nei panni. Ha cambiato volto, addirittura.
In fila, ad attendere il proprio turno per fare il giro dei ponti, anche il sindaco della minuscola cittadina Rocco Perrone con i suoi familiari, cui si deve l'idea realizzata da maestranze del Nord con lunghi mesi di lavoro sotto la guida di tecnici esperti in questo tipo di costruzioni. 
Perrone sorride, è quanto mai soddisfatto, ma è dire poco: mai una Pasqua così ricca di entusiasmo e di emozioni. Un viatico che lo accredita oltretutto come il sindaco capace del  miracolo economico del suo paesino, rinato da una marginalitá che dieci, venti anni fa sembrava senza sbocchi. Un santo laico insomma. Un risultato che non potrá non avere un seguito in sede elettorale presumibilmente. Come si fa a negare un posto alla Regione o in Parlamento a un personaggio così? Sarebbe un delitto, operazione da ciechi e sordi. Da autolesionisti. Ma via, non accadrá! 
Ora si pone il problema del tipo di rapporto da costruire  con il Parco nazionale dell'Appennino lucano, di cui Sasso era ed è, a maggior ragione oggi, la porta più importante e autorevole. Il Parco deve considerare la grande novitá dei tibetani come uno strumento funzionale al suo stesso sviluppo e al suo futuro. Il viaggio nel vuoto consente di ammirare oltretutto gole rocciose e paesaggi da fiaba, ai piedi del Pierfaone il monte che rappresenta tuttora un formidabile serbatoio di acqua nella Basilicata delle grandi risorse da mettere a frutto. Del resto giá nei primi anni Trenta il Genio Civile di Potenza aveva visto giusto progettando le prime captazioni delle sorgenti di Sasso: una vera opera d'arte realizzata con impegno e fatica. Nessuno pensava allora ai ponti tibetani, straordinaria idea del nostro tempo che oggi è sotto gli occhi di tutti. 
                              
In attesa di andare sui ponti (foto R.De Rosa) 

martedì 11 aprile 2017

Rocco De Rosa STORIE DI PARCHI Rubbettino

                                   


Questo il mio nuovo libro, Storie di Parchi viaggio nell'Appennino, nel Cilento e nel Pollino. Non solo un viaggio, ma un racconto di luoghi, ambienti, personaggi, storia e cultura dei tre Parchi nazionali più importanti nel Mezzogiorno, con le  mie foto che vogliono essere un testo accanto al testo. Un elemento di ulteriore approfondimento e di stimolo a conoscere un patrimonio di grande valore, capace di rappresentare un momento di sviluppo e di crescita, non solo economica. 
Ha in copertina una mano che racchiude la natura, in un rapporto con l'ambiente non sempre facile soprattutto oggi. 
Il libro si apre con un omaggio a Leonardo Sinisgalli e alla sua cittá, Montemurro, proprio mentre la fondazione lancia un appello al Ministro della Cultura perchè il grande patrimonio di beni, lettere, oggetti e numerosi scritti del poeta ingegnere non diventi merce da mercato, destinata al migliore (o peggiore?) offerente.
Prosegue poi con il Cilento, la terra di Parmenide, con i paesaggi da favola, le spiagge meravigliose, le zone archeologiche che raccontano la storia e il passato di una terra preziosa e accattivante. 
Ultima parte, quella dedicata al Pollino, il Parco storico del Sud, che offre lo spaccato di una montagna struggente, con i pini loricati e la vita dei centri a valle, ancora oggi carichi di storia e tradizioni, di archeologia. 
Storie di Parchi racchiude anche due miei racconti: ALBERI uomini, nel bosco Ralle di Satriano e un altro dalle lettere di Duret de Tavel un ufficiale francese che venne nel Pollino nel 1807. 
Ringrazio i Presidenti dei tre Parchi, Domenico Totaro, Tommaso Pellegrino e Domenico Pappaterra per la preziosa collaborazione al mio lavoro e per l'interesse che vorranno ancora dimostrare. RdeR

giovedì 6 aprile 2017

LA PORTA PER STARE NEL MONDO


                            
Turisti sul ponte tibetano a Sasso
Due eventi vanno registrati e anzi tenuti nella giusta considerazione. Eventi che meritano di essere pubblicizzati con il massimo risalto.
 A Palazzo Clerici a Milano è stato presentato l'Open design School, una creatura che valorizza arte e storia  di Matera in vista del 2019. Si fonda su premesse tali da dare risalto all'attuale tessuto produttivo, a cominciare da quello manifatturiero in una nuova visione e secondo logiche di sviluppo delle potenzialitá tutte materane. L'OdS, che comincerá a funzionare entro settembre in una propria sede,  rappresenta un salto di stile per dare un fondamento ancora più solido alle realtá esistenti in Basilicata e al tempo stesso è un messaggio al mondo: venite a scoprire gioielli di storia, arte, archeologia e cultura. Ma anche localitá di pregio naturalistico e ambientale.
Tutto questo coincide  con un altro evento: l'inaugurazione dei ponti tibetani a Sasso di Castalda, piccolo centro del Melandro  tra i boschi del Pierfaone e le rocce che fanno da corona alle sue gole. Ambienti da favola, da visitare, non solo. Ma con i quali è possibile instaurare un dialogo nell'ottica  di un costruttivo rapporto tra l'uomo e la natura.
I ponti tibetani, salutati con un discorso del sindaco Rocco Perrone, consentono di visitare, sospesi nel vuoto, un ampio scenario di Sasso Castalda, il paesino che ha dato i natali a personalitá illustri. 
I Ponti alla luna (definiti così in omaggio a Rocco Petrone ingegnere della Nasa con origini lucane) rappresentano oltretutto una marcia in più per il Parco nazionale dell'Appennino lucano, un formidabile attrattore capace di dare una impronta diversa al cammino sulla strada dello sviluppo. 
Sasso si conferma come la porta più importante  del Parco, un momento della vita lucana in cui passato e presente riescono a convivere bene. Ecco il senso di uno sviluppo a portata di mano, da mettere a frutto con mille idee e con scelte coraggiose in grado di favorire una crescita di quella economia   un tempo soltanto silvo pastorale e che oggi appare avviata verso una svolta. Ecco "la porta per stare nel mondo", come sostiene il Presidente della Regione, Marcello Pittella, commentando questi eventi da non sottovalutare affatto.  

mercoledì 5 aprile 2017

PROTOCOLLO D'INTESA CONSIGLIERA DI PARITÁ ISPETTORATO DEL LAVORO


                                  
La Consigliera di Parità Ivana Pipponzi (foto R.De Rosa)


 La firma del Protocollo d'intesa tra l'Ispettorato regionale del lavoro e la Consigliera di Paritá per la Basilicata, l'avvocata Ivana Pipponzi, rappresenta senza dubbio una svolta giacchè consente di rendere non solo più spediti quanto soprattutto più trasparenti e visibili gli scenari che contrappongono spesso la pubblica amministrazione al mare magnum delle aziende e delle imprese, con un contenzioso non lieve. Specie poi in periodi di crisi strutturale, in cui ristrettezze economiche e difficoltá di vario genere hanno finito per giustificare  atteggiamenti non proprio accettabili nei confronti dei dipendenti da parte delle aziende, in un groviglio di situazioni in cui a volte non è possibile capire fino a che punto la legge è rispettata e certi diritti di chi lavora fatti salvi, almeno in larga misura.
Superare disparitá di trattamenti e abusi. Avviare la lotta alle diseguaglianze, fare in modo che a pagare le conseguenze di certa precarietá non siano sempre i più deboli e in particolare le donne, come accade secondo un copione largamente diffuso.
"Il protocollo si sviluppa sulla base della mission della Consigliera di Paritá. Anzi l'intesa rappresenta essa stessa il senso dell'azione legata al ruolo: uno strumento efficace, ritengo, per lottare contro le discriminazioni di genere e non solo." 
Ivana Pipponzi non ha difficoltá a ritenere che la posta in gioco sia per un verso importante, ma al tempo stesso di estrema delicatezza. Non si nasconde le difficoltá, per quanto sia convinta che l'accordo apre possibilitá intessanti per chi lavora, a qualunque livello e in tutti i settori.
Un pubblico ufficiale, qual è appunto la Consigliera di Paritá, è una garanzia. 

"Certo, in base all'orientamento del legislatore la Consigliera diventa una sorta di commissario, incaricato di vigilare e di adottare le necessarie misure. Quindi non solo un controllore."

Prevista anche la possibilitá di un ricorso alla Consigliera per risolvere questioni delicate e importanti che dovessero presentarsi.

"È proprio questo l'elemento di novitá. Lá dove ci fosse la necessitá, è possibile convocare il datore di lavoro, avviare una sorta di vertenza e possibilmente risolverla nel migliore dei modi. Anche perchè il datore di lavoro non può rifiutarsi di comparire davanti alla Consigliera e affrontare i nodi che vengono indicati dal dipendente."

Ci sono dei casi di questo genere di ricorso? 

"Si, senza dubbio. Sia a livello nazionale che locale la mediazione è stata più volte esercitata devo dire con risultati soddisfacenti, finanche imprevedibili, per il lavoratore o la lavoratrice."

Il protocollo d'intesa con l'Ispettorato del lavoro è in definitiva una marcia in più, per il lavoratore indubbiamente. Per fare avanzare con uno strumento specifico il dialogo tra le parti che in passato francamente non esisteva. O se esisteva e quando esisteva non era tale da rappresentare un elemento di garanzia e di sicurezza specialmente per chi si trova a non avere molte certezze sulla funzione che svolge e particolarmente sul suo domani. 


lunedì 3 aprile 2017

COVA E PERTUSILLO GUARDATI A VISTA



                        
La conferenza stampa  (foto R.De Rosa)

Occhi aperti, anzi spalancati da parte della Regione Basilicata per tenere costantemente sotto controllo ogni forma di danno all'ambiente legato alle estrazioni petrolifere, con particolare riferimento sia al Cova (il Centro olio di Viggiano) sia alla diga del Pertusillo che alimenta importanti schemi idrici per il potabile in Basilicata e in Puglia. Scongiurata la minaccia della presenza di idrocarburi nelle acque dell'invaso, ora si punta a creare le premesse per un monitoraggio costante e affidabile. Ma soprattutto ininterrotto.
La confernza stampa del Governatore lucano, Marcello Pittella, con il responsabile dell'Ambiente, Francesco Pietrantuono, e con la partecipazione dei tecnici dell'Arpab ha detto una parola autorevole sulla situazione in atto, dopo la perdita di greggio da parte di alcuni serbatoi all'interno del Centro olio, in cui l'Eni lavora migliaia di barili di petrolio destinati alla raffineria di Taranto. Contaminazione registrata sia all'interno dell'imponente struttura, sia all'esterno dove cinque campioni di acque sotterranee sono risultati inquinati. 
Nuova diffida nei confronti dell'Eni inviata subito dopo la conferenza stampa nel corso della quale è stata evidenziata la presenza "molto cospicua" di manganese, ferro e idrocarburi policiclici aromatici in sette campioni di acqua. 
"Vogliamo la veritá", dice il Presidente Pittella, al quale va dato atto di una straordinaria mobilitazione per scongiurare ogni  conseguenza al territorio e alle popolazioni. "Prenderemo tutti i provvedimenti necessari nel minor tempo possibile e manterremo la stessa linea di severitá e di rigore del passato." 
Gli fa eco Francesco Pietrantuono, che sottolinea la bocciatura da parte degli organi regionali del piano di caratterizzazione presentato da Eni. Il colosso petrolifero è stato invitato, in maniera pressante, a presentare dati certi e un piano che rifletta le reali esigenze di tutela ambientale, non solo oggi, ma anche in futuro quando i prelievi di greggio dal sottosuolo della Val d'Agri sono destinati ad aumentare. 
Cresce frattanto la mobilitazione delle strutture regionali della Basilicata e della Puglia, mentre si intensifica la vigilanza perchè non ci sia nemmeno un breve periodo di tempo sottratto ad un rigoroso controllo dell'attivitá estrattiva in tutte le sue forme e a qualunque livello. Ciò ha un rilievo non marginale tanto più se si considera l'entrata in produzione del giacimento di Tempa Rossa di Corleto che si avvicina a grandi passi. 
La conferenza stampa d'inizio settimana rappresenta inoltre un elemento di rottura con un passato remoto, specie se si prende in esame il periodo di avvio delle estrazioni e la fase di prosieguo dell'attivitá negli anni Novanta, dominata da un largo disinteresse per i processi di estrazione di idrocarburi e per le esigenze di un controllo capillare da parte degli organi regionali. E dire che all'epoca la tragedia di Trecate, nel Ticino, era ancora particolarmente presente nel ricordo dell'opinione pubblica nazionale.
La storia del petrolio in Basilicata è documentata dai tabulati Eni, oggi custoditi negli archivi di San Donato milanese, la casa madre del cane a sei zampe, dai quali risulta una massiccia capacitá di sfruttamento del sottosuolo lucano sin dai primi sette progetti di sviluppo olio e di sviluppo gas, per usare il linguaggio dei petrolieri. 
Pensate:  il primo piano di attuazione del mega progetto, denominato Val d'Agri, comportò una spesa di un miliardo, tre milioni e 961 mila euro. Una somma ingente all'epoca che lasciava prevedere introiti da capogiro nel quadro di una massiccia attivitá di estrazione di idrocarburi dalla Valle.
Quale fu la mobilitazione di un'intera classe dirigente, a fronte della prospettiva di giorno in giorno sempre più concreta, che faceva della Basilicata il più importante serbatoio di petrolio in terra ferma, in Europa?  Domanda purtroppo ancora oggi senza una risposta.