sabato 29 dicembre 2018

PITTELLA, DELUSO MA NON RASSEGNATO


                         

MARCELLO PITTELLA


“Guai a chi capita…” Questo il commento spontaneo di un avversario politico di Marcello Pittella la mattina del Riesame, davanti a quell’aula Lepore, al primo piano del tribunale di Potenza angusta e piena di tensioni, per quanto volesse apparire asettica agli occhi dei presenti. Agli estranei ai lavori. Per giunta le porte rigorosamente sbarrate e il divieto ai cinefotoreporter di entrare nel Palazzo di Giustizia con telecamere e macchina fotografica dava una brutta sensazione di chiusura nei confronti della società civile. Una chiusura immotivata all’informazione che è prerogativa della democrazia. Ragioni di sicurezza? Non capisco fino a che punto fosse valida una giustificazione del genere, trattandosi del Governatore della Basilicata, decisamente estraneo a loschi affari di mafia o di delinquenza di qualunque genere.
Per due ore e forse poco più l’udienza è andata avanti riservando la  decisione del rigetto del ricorso di Pittella, nonostante la Cassazione avesse usato parole durissime definendo illegittimi gli arresti domiciliari e la conseguente decisione di impedire il soggiorno a Potenza di Pittella. Un contrasto insanabile e assolutamente incomprensibile. Che lascia allibiti. 
Un cammino tortuoso, quello del Presidente della Basilicata, iniziato il 6 luglio con i domiciliari che lo hanno inchiodato al fermo di qualunque attività sul piano politico e amministrativo, costringendolo ad annullarsi e a rinunciare a quel dinamismo che lo ha portato ad assumere, negli anni del suo governo, provvedimenti fino a ieri considerati improbabili se non impossibili. Uno per tutti: il fermo del centro olio di Viggiano, davanti a una situazione diventata intollerabile per il grado di contaminazione ambientale che comportava. Ma non solo questo. I forestali, la sanità,  l’impiego dei fondi di provenienza europea e tanto altro ancora. I giovani.
C’è una ratio nei provvedimenti adottati dalla magistratura lucana? Se lo chiedono in tanti. In molti. Francamente non riesco a comprenderla. Penso all’inchiesta sulla sanità che, per ammissione del Procuratore di Matera, era iniziata oltre due anni fa ed è giunta solo ora alle sue drastiche conclusioni. Solo a luglio. Qual è il motivo? Impedire al Governatore di andare avanti. Costringerlo a troncare la sua attività. Ridurlo a nulla.
In tempi e in circostanze non sospette il peso della Cassazione era del tutto prevalente. Ora non lo è più? Conoscere le motivazioni del secondo rigetto del Riesame sarà utile, specie se raffrontato all’indirizzo della Suprema Corte. Intanto occorrerà altro tempo: intanto la pausa imposta dà i suoi frutti e il disegno di escludere il politico e l’uomo Pittella si fa sempre più concreto. 
Certo, il Governatore lucano è deluso ma non si rassegna anche davanti a un percorso che non si annuncia breve e privo di  ostacoli. Ne va di mezzo la sua dignità di uomo, prima di tutto.
  

   

venerdì 28 dicembre 2018

LA BCC BASILICATA E IL 2019



                             

LA PRESIDENTE FIORDELISI E IL DIRETTORE COSTANTINO


A piccoli passi, ma con sicurezza e impegno. Dal 1958 ad oggi la piccola Cassa rurale e artigiana di Laurenzana, che all’epoca sembrava essere una realtà minuta, tanto minuta da apparire fin troppo fragile, è diventata una banca di respiro regionale, coordinata e vigilata da un organismo nazionale l’ICCREA pronto ad aprirsi al dialogo finanche con la BCE, la Banca centrale europea. Francamente non è poco, tutt’altro.
In sessant’anni, dunque, questo istituto di credito cooperativo ha fatto molta strada che i soci riconoscono con orgoglio legittimo guardando soprattutto al domani. 
Teresa Fiordelisi, avvocato, è la presidente sin dal 1997 quando fu la prima donna in Italia alla testa di un istituto a carattere cooperativo, senza scopo di lucro, interessato sul serio a  lavorare per la gente. A mettere al servizio della comunità lucana un patrimonio tutt’altro che irrisorio, oggi destinato a superare i 40 milioni di euro con un riconoscimento che il 2019, l’anno di Matera capitale europea della cultura, saprà tradurre in operazioni concrete, con inevitabili riflessi sul territorio. 
Una risorsa, in definitiva, dalla quale ci si attende molto. Per giunta l’attitudine a guardare al mondo della cultura, dello sport e della scienza fanno della BCC di Laurenzana una piccola grande banca nel cuore della Basilicata interna. 
“C’è stato un percorso seguito con molta perseveranza in questi anni” - precisa la presidente Teresa Fiordelisi - con un legittimo compiacimento per i traguardi raggiunti volgendo lo sguardo non solo all’economia e al mondo della finanza, ma alle basi della società lucana interessata a non lasciarsi andare, ma a conquistare posti di prestigio badando anzitutto agli equilibri da rafforzare, dove già esistono, e da creare là dove mancano. 
Non è un caso se la BCC privilegia il ruolo delle donne al suo interno: sette consiglieri di amministrazione, su undici, sono infatti donne con il risultato di attribuire alla banca una indiscutibile speditezza nel suo procedere. 
Il Direttore Generale, Giorgio Costantino, svolge un ruolo di controllo costante e di stretta collaborazione con la regia, muovendosi all’interno delle varie normative e cercando di interpretare  il più possibile il rapporto tra la grande finanza e il mondo locale, che non è una sorta di assuefazione alle dimensioni minime, ma un guardare avanti giorno per giorno. 
Sessant’anni di attività febbrile sono un approdo, ma al tempo stesso l’avvio di un’attività ancor più proficua e ancor più intensa. 
L’Europa della grande finanza dista molto di qui, ma il mondo del mutuo soccorso, la banca amica, il senso di una imprenditoria a misura d’uomo sono una costante.
Superare il localismo, a partire proprio da questa banca,  rappresenta uno sforzo da non lasciar cadere nel nulla. Anzi da incoraggiare in tutti i modi. Un serbatoio di risorse in una terra che dalla cultura attende di conoscere il suo destino: mi pare questo l’obiettivo della BCC nata come banca rurale di Laurenzana e che oggi si misura con ambienti di ben altra levatura, non solo sul piano della finanza e dello sviluppo possibile. Tra l’altro se parliamo di solidarietà e di etica è questo un esempio da non trascurare.   

   

   

sabato 22 dicembre 2018

LA SCOMPARSA DI ANTONIO MASINI



Il cavallo di Antonio Masini per la copertina del mio romanzo Collimpiso:  un pensiero nobile e sincero, come tutta la vita e l’esperienza professionale del pittore. 
Alla notizia della sua morte ho ripreso nelle mani Collimpiso e ho ripercorso l’itinerario che portò Antonio, circa venti anni fa, a ragionare sul cavallo che era il mezzo di trasporto con cui Duret de Tavel raggiunse il Pollino in quel lontanissimo 1807, provenendo dalla Francia.
C’è in quel dipinto tutta la personalità dell’artista lucano. Nativo di Calvello, un piccolo centro della provincia di Potenza, Masini aveva dedicato la sua vita alla ricerca di forme pittoriche originali che potessero esprimere l’identità di un popolo attraverso i suoi colori e la magia dei suoi pennelli. 
Per questo la scomparsa di Masini addolora tutti, specialmente chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e di capire da cosa derivava la sua arte, il sentimento profondo di una cultura non comune. 

  

mercoledì 19 dicembre 2018

IL VERO VOLTO DI ANTONIO



Da Trento giungono immagini toccanti: la bara di questo giovanissimo collega, avvolta nel tricolore, racconta la storia di un mondo che non si arrende alla barbarie, al terrorismo, alla violenza cieca e assassina.
Antonio è lì in quella bara mentre il Paese gli rende omaggio. Mattarella ha seguito il feretro all’aeroporto di Ciampino stando in seconda fila, dietro a familiari del giovane ucciso. Gesto importante. 
Lui ha creduto nell’Europa, nei valori che essa esprime, nel senso di fratellanza e di cooperazione tra i popoli. 
Grazie Antonio per questa lezione di vita. Sarà difficile dimenticarti. Vivrai in tutti noi.      

venerdì 14 dicembre 2018

GENERALE DEI CC. COMMISSARIO DELL'APPENNINO


Il Generale dei carabinieri a riposo, Alfonso Di Palma,  è il Commissario straordinario del Parco Nazionale dell’Appennino lucano, Val d’Agri Lagonegrese. Lo ha nominato  il Ministro dell’Ambiente, Costa. 
Di Palma dispone dei poteri del Presidente e del Consiglio dell’Ente Parco, il che gli consentirà di agire a pieno titolo non solo nella gestione dell’area protetta, quanto anche in relazione alla presenza delle trivelle all’interno del Parco e con riferimento al progetto di Terna che prevede l’attraversamento dell’Abetina di Laurenzana, una delle aree a maggiore valenza naturalistica dell’Appennino, da parte di un elettrodotto ad alta tensione. 
Per Di Palma la gestione del Parco sarà dunque un serissimo banco di prova dal quale dipenderà non solo il destino dell’area, ma in particolare il delicato rapporto petrolio - ambiente in una fase in cui si manifestano alcune conseguenze dell’inquinamento atmosferico dovuto alle emissioni del Cova di Viggiano. Oltretutto in agguato c’è la questione Corleto, con il secondo punto di estrazione e il secondo Centro olio, che l’assessore all’Ambiente della Basilicata, Francesco Pietrantuono, ritiene in ogni caso prioritaria e tale da meritare risposte urgenti da Governo e Regione Basilicata.  
Nominati anche due subcommissari: sono il Col. dei Carabinieri forestali, Cante, e la dottoressa Laraia dell’Ispra.  

martedì 11 dicembre 2018

PITTELLA, LA CASSAZIONE BOCCIA IL RIESAME



Non solo una opinione divergente, un diverso punto di vista nel valutare il pronunciamento del Riesame che aveva confermato i domiciliari per Marcello Pittella, Presidente della Regione Basilicata agli arresti dal 6 luglio fino alla fine di settembre scorso, nell’ambito delle indagini della Procura di Matera sulla Sanità lucana. Ma un giudizio pesantissimo, una stroncatura vera e propria nei confronti dei magistrati che avevano ritenuta legittima la misura restrittiva a carico di Pittella. “Il tribunale di Potenza non ha assolto all’obbligo motivazionale, limitandosi a evidenziare una serie di elementi indiziari omettendo una reale valutazione critica e sostanzialmente aggirando le obiezioni difensive con generiche letture probabilistiche del ruolo di Pittella ed errate valutazioni.” 
Non finisce qui. Nelle motivazioni la Suprema Corte rileva poi che “manca ogni concreto riferimento a elementi e circostanze desunte che consenta di cogliere unitariamente i motivi per cui esse siano state ritenute quali significativo supporto del quadro indiziario a carico di Pittella.”
Inoltre la Cassazione precisa che il Riesame di Potenza “non ha individuato elementi indiziari dai quali desumere che Pittella abbia fatto sorgere, ovvero rafforzato, il proposito criminoso nei coindagati.”
“Meramente eventuale e ipotetica” infine la possibilità che il Presidente Pittella, ottenendo eventuali nuovi incarichi politici e istituzionali, potesse rendersi protagonista di un “esercizio illecito di pubbliche funzioni”. 
Motivazioni che fanno riflettere.
Cosa accadrà ora, giacché il Riesame dopo la dura “requisitoria” della Cassazione è chiamato a pronunciarsi di nuovo sul caso. Difficile dirlo. Un fatto è certo: Marcello Pittella è vittima di un macroscopico errore giudiziario con riflessi sulla vita della Basilicata, sulle prospettive politiche, sulla capacità di competere in una dimensione nazionale e internazionale per affermare il ruolo di regione pilota nell'ambito di alcuni processi, inevitabilmente e bruscamente bloccati.       

sabato 1 dicembre 2018

APPENNINO LUCANO, PERCHE' IL COMMISSARIO?



                             
La sede dell'Ente Parco (foto R. De Rosa - riproduzione riservata)


Di commissario in commissario: prima Domenico Totaro, nella tormentata vigilia del suo stesso insediamento come Presidente. Poi a distanza di anni ora piove un’altra richiesta di commissariamento del Parco nazionale Val d’Agri Lagonegrese, peraltro sostenuta da settori del movimento ambientalista che dovrebbero impegnarsi in un’opera costruttiva per la stabilità dell’Ente, tra i più esposti a mille rischi a causa di una serie di fattori, non esclusa la pressione eccessiva del petrolio (ben sette pozzi in area protetta con la possibilità di un altro a due passi dal parco). E con Terna,  la società di Enel, determinata a far passare un elettrodotto ad altissima tensione proprio sulla testa dell’Abetina di Laurenzana, zona ad assoluta valenza naturalistica all’interno dell’Appennino per le specie floro faunistiche presenti.
A cosa serve la richiesta di commissariamento se non a indebolire l’Ente parco e a metterlo sotto la diretta, e inevitabile influenza, del Commissario, in grado quindi di controllare tutti processi a cominciare dal ruolo del Direttore del parco stesso per giungere ad altre forme di dictat, a questo punto inevitabili?
Qualche considerazione appare tuttavia necessaria, a questo punto. Sia il vice presidente, Vittorio Triunfo, attualmente con funzioni di Presidente, sia il direttore ormai storico, Vincenzo Fogliano, non mi sembra abbiano dimostrato anche una parziale incapacità di svolgere al meglio il loro compito, per quanto in un clima non proprio costruttivo creato dalle varie e incalzanti richieste di dimissioni. 
Non vi è dubbio. L’obiettivo del movimento ambientalista deve essere quello di lavorare per la centralità del Parco, soprattutto là dove permangono e si moltiplicano rigurgiti di accentramento e di distribuzione del potere, in vari modi e con scopi i più disparati. 
L’Appennino è, tra le aree protette a valenza nazionale, quella più delicata e, se vogliamo, la più compromessa soprattutto per la presenza delle trivelle alle quali ora si aggiunge la minaccia dell’elettrodotto. Situazioni destinate a incidere, oltreché  sul parco, sull’offerta natura di una terra dalla inequivocabile vocazione turistica. 
E sempre a proposito del mondo ambientalista, se andiamo indietro negli anni alla vicenda del Ticino, bisognerà rilevare l’impegno a tutto campo di WWF, Legambiente e altro ancora  per costruire una solida barriera in difesa del Parco interregionale indipendentemente dalla guida e dal colore politico dei vertici quando la pioggia di petrolio avvolse Trecate nell’inverno del 1994. Si  riuscì a costruire uno speciale collante con tutte quelle forze interessate sul serio al domani dell’area che l’incidente aveva messo in forse. Anzi sembrava avere definitivamente cancellato. 
Sicchè, se nel caso della Val d’Agri le polemiche prevalgono sull’interesse per il destino della zona e del Parco credo ci si avvii verso un momento assai rischioso che vedrà il movimento ambientalista succube delle multinazionali e del diktat dei petrolieri. Tenere a bada il Direttore, o i vertici dell’Appennino, chiedendo il commissariamento altro non è che una operazione di questo genere, per quanto studiata a tavolino  nelle  stanze dei bottoni e ai livelli più alti. In tal caso a pagare le conseguenze, in termini di assenza di peso decisionale e politico, sarà proprio la Basilicata 2019 con le sue speranza e le sue attese, inevitabilmente tradite.