martedì 29 luglio 2014

I GRIFONI NEL CIELO DEL PARCO



                                    


Il volo dei giovani grifoni, nel Parco nazionale dell'Appennino lucano, saluterà quest'anno la bizzarra estate 2014. Un evento atteso che segnerà l'avvio non solo della stagione turistica quanto di una serie di eventi dai quali dipenderà il futuro della più giovane area protetta nel Mezzogiorno.
I piccoli grifoni, appollaiati nei nidi in una zona impervia e tenuta segreta dell'Appennino, rappresentano in fondo il destino del parco, il suo essere un valore aggiunto non solo per la Basilicata e non solo per il Sud. Ma per il Paese nel suo complesso. Quando si leveranno in volo? Si domandano ansiosi gli esperti che vanno a visitare i nidi, davvero in punta di piedi e con il massimo del riserbo, lontani da occhi indiscreti.
L'attesa ansiosa del primo volo dei grifoni coincide con la fase delicata e importante che l'Appennino sta vivendo. La nomina dei membri del direttivo del parco rappresenta un fatto di stabilità e non solo un mero adempimento burocratico. Peraltro scelte politiche d'un certo impegno fanno da sfondo alla conclusione del lungo iter verso il varo del consiglio direttivo cui spetterà, insieme al Presidente, un ruolo di primo piano nella definizione delle linee strategiche per dare a questa realtà un'impronta ben precisa, anche a livello internazionale. Una sfida, insomma.
A questo si aggiunge l'intenso lavoro degli esperti per redigere il Piano del parco, cosa essenziale ai fini del governo dell'area che dovrà ubbidire a precisi requisiti e a norme ben chiare.
Un dato emerge inequivocabile: il Parco è una macchina complessa da gestire con competenza, con grande amore per la natura e con la cultura delle aree protette. Non è paragonabile a un comune o ad una realtà territoriale che necessitano di opere pubbliche e servizi.
Dietro alla vicenda dei grifoni o della lepre italica da ripopolare c'è una particolarità . Il parco rappresenta la sintesi della storia delle popolazioni locali, il loro attaccamento ai boschi, il senso della vita trascorsa per anni tra sentieri, mulattiere, lungo le radure destinate ai pascoli.
Proprio oggi, mentre si torna a parlare di giovani e agricoltura, di alte quote e turismo rurale il Parco nazionale dell'Appennino mostra una vitalità incredibile , capace di saldarsi alla cultura e alla storia, alle tante tradizioni che in agosto soprattutto si cerca di far rivivere come antidoto alla crisi. Ma non basta agosto per dare il giusto respiro alla presenza del parco: è necessario ben altro. Finanche una capacità di chiedere alla natura uno sforzo perchè ritorni a essere quella che è sempre stata. Ma a questo punto occorre uno straordinario impegno dell'uomo. Ecco perchè il governo del parco è un'impresa difficile, da condurre in sintonia con chi ha risorse da mettere a disposizione e con una vera capacità di diffondere e comunicare le peculiarità di questo territorio.



sabato 26 luglio 2014

IL SEQUESTRO DELLA SIDERPOTENZA CAMPANELLO D'ALLARME PER LA BASILICATA DEI VELENI



                            
Il presidio ai cancelli della Siderpotenza  


Dopo il sequestro, disposto dalla magistratura, si ritorna a parlare della Siderpotenza, la  storica fabbrica, alla periferia del capoluogo di regione, che già sul finire degli anni Settanta fu al centro delle cronache. Il sequestro è stato determinato dai parametri ambientali superati, ma non c'è l'ombra del disastro, si affretta a precisare il Procuratore Gay. Ormai l'industria siderurgica si trova nel cuore di una zona intensamente abitata, per cui l'effetto dell'inquinamento prodotto dai fumi è inevitabile. 
Intanto 250 dipendenti - tra operai, tecnici e impiegati - sono senza lavoro nella Basilicata dal triste primato della disoccupazione nel Sud e a livello nazionale. 
Presidi e contatti si susseguono in un clima non proprio privo di  preoccupazioni. Cosa accadrà, ci si chiede, per i lavoratori e le loro famiglie. Tutto da vedere, ovvio. E tutto dipenderà da un piano di bonifica e di adeguamento dell'impianto alle moderne disposizioni, in grado di scongiurare danni alla salute e all'ambiente. Obiettivo non facile da raggiungere, meno che mai in tempi brevi.
Il caso della Sider è assolutamente speculare a quello di Taranto (per quanto di ben diverse proporzioni) e si proietta come un'ombra sulla Basilicata dei veleni: Tito, la ex CIP Zoo alla periferia del capoluogo con le sue coperture di amianto, la Val Basento ed i corsi d'acqua, Basento in testa, con spaventosi livelli di inquinamento. Senza considerare il nucleare di Rotondella, che non consente di dormire sonni tranquilli, in ogni caso. E includendo naturalmente la vicenda del termodistruttore Fenice, nell'area di San Nicola di Melfi dove sorge la Fiat. Nella valutazione complessiva va inserita l'estrazione di greggio, un'altra mina vagante nella moderna Basilicata.
A considerare l'enorme fardello di questioni irrisolte, senza distinzione tra Potenza e Matera, sembra che nessuno si sia preoccupato, nell'arco di decenni, di mettere insieme sviluppo e salvaguardia ambientale, salute e lavoro. Obiettivi possibili a patto che non prevalgano superficialità e scarso interesse per questi temi ricorrenti. 
Un'intera classe politica, di governo e di opposizione,  ha serie responsabilità per non aver voluto contemperare le esigenze della produzione e del lavoro con quelle della difesa della salute degli abitanti e del territorio. La Basilicata ha oltretutto una università, dispone di una importante struttura del CNR,  con elevate competenze scientifiche, in grado di pronunciarsi su questioni legate agli equilibri ambientali. Accertamenti e indagini sono in ogni caso di  competenza degli organi istituzionali, ARPAB in prima battuta. Ovvio.
Il sequestro della Siderpotenza riapre dunque un capitolo antico e nuovo, al tempo stesso e pone scottanti interrogativi a regione e governo centrale, chiamati a pronunciarsi oltretutto sulla bonifica dei due siti altamente inquinati, inseriti nella mappa nazionale, appunto Tito e Valle del Basento per i quali sembra che ci sia il rischio di una perdita di finanziamenti, qualora i fondi non fossero utilizzati in un arco di tempo ragionevolmente breve. 
I sigilli alla Siderpotenza sono un campanello d'allarme che segnala il precipitare della situazione nel suo complesso, giunta ormai ben oltre i limiti tollerabili, previsti dalla legge. Ma quanti altri casi di danni rilevanti esistono, provocati dal traffico di rifiuti e dall'inquinamento delle falde acquifere? Quanti disastri ambientali si sono verificati in tante realtà al di fuori di ogni sospetto? Domanda alla quale non si riuscirà mai a dare una risposta convincente. Anche questo un problema da non sottovalutare. Anzi il problema dei problemi.

martedì 22 luglio 2014

CRONACA DI UN GIORNO DI FESTA PER DANIELE



E' stata una festa di popolo quella che ha accolto Daniele (ma non è questo il suo nome) finalmente arrivato in Basilicata, presso l'abitazione dei suoi genitori adottivi che non hanno mai smesso di inseguire il sogno di poterlo avere tra le loro mura. Daniele è un bimbo piccolo, timido, quasi frastornato per aver lasciato la sua terra, dove era ospite di un istituto per l'infanzia, ed essere giunto in un centro del potentino accolto da un mare di carezze, di baci. Insomma da tanto affetto.
Una festa in piena regola, anche se non c'erano autorità, politici e personaggi della vita pubblica. Mancava l'ufficialità istituzionale; in compenso tanto entusiasmo e un ricco, anzi ricchissimo, buffet a significare che la gioia non ha limiti e non bada a spese. Tutt'altro. 
La festa merita di essere raccontata per il valore, non solo intimo, che essa riveste. Anche l'esteriorità è diventata in questo caso parte viva dell'entusiasmo di una famiglia e della gioia collettiva.
La cerimonia di accoglienza del bimbo si è svolta in locali ampi, ma per buona parte anche all'esterno della casa, su una collina che domina l'abitato ed è iniziata tardi, verso le 21, in modo da consentire a tutti di partecipare. 
Impeccabili i padroni di casa che avevano indossato l'abito delle grandi occasioni: l'entusiasmo era pari, se non maggiore, rispetto a quello di un matrimonio o di una laurea. O di un premio letterario. E' proprio vero.
Per molti aspetti l'arrivo di Daniele può essere considerato una rivoluzione: una di quelle rivoluzioni che hanno come protagonisti lo spirito, l'anima, i corpi. Insomma tutta l'esistenza. Lo si legge sui volti dei genitori adottivi per i quali il bimbo ha finito per stravolgere la loro vita, ancorandola a valori ed a tensioni ben più grandi della banalità delle cose comuni, quelle di tutti i giorni, alle quali ormai siamo abituati a non dare alcun peso. I genitori vivono ormai del bimbo, di quella meravigliosa creatura capace di stravolgere tutto, quasi come un bulldozer che fa piazza pulita di ciò che incontra sul suo percorso.
Ecco, appunto, il percorso di Daniele: chi mai gli avrebbe indicato un cammino  capace di travolgere tutto e tutti, quasi in un baleno? Nessuno, se non quella mente eccelsa che ci sovrasta e dalla quale l'essere di ciascuno deriva. 
Dalla mediocrità di un istituto per l'infanzia alla vita luminosa che non dá spazio a nulla se non a sensazioni, entusiasmi, vibrazioni dell'anima. Daniele è un grande regalo, non solo per la famiglia che lo ha accolto. Non solo per chi gli sta vicino. Ma davvero per tutti!   

sabato 19 luglio 2014

LA RIVOLUZIONE DELL'ENI



C'è da convincersi che l'unica, vera rivoluzione nella Basilicata del dopoguerra la sta facendo l'Eni che ha decisamente trasformato il volto di questa terra e ne ha cambiato addirittura la stessa fisionomia. Sta anzi  finanche modificando la mentalità  della gente, prima infastidita e allarmata dalla presenza delle trivelle. Ora, invece, persuasa della convivenza inevitabile con il petrolio. Non è poco quanto al passaggio da una cultura spesso banalmente contadina alla consapevolezza di essere il primo giacimento di greggio in terra ferma, a livello europeo per quanto con ricadute assai modeste sulla situazione economica e con una disoccupazione da record negativo.
Ma questa consapevolezza ha un prezzo: Renzi se la prende con i comitatini lucani che impediscono di aumentare rapidamente le estrazioni di greggio e dá una sberla alla  piccola regione del Sud, destinata a essere insignificante dal punto di vista geopolitico. Lui stesso ne parla per sentito dire.
Il cane a sei zampe è autore non solo di questa rivoluzione, ma di un cambiamento di rotta nel destino produttivo dei lucani. Un'ipotesi destinata  a realizzarsi davvero?
"Sta nascendo in Basilicata un distretto dell'energia che va ben oltre quello di Ravenna,  con la possibilità  di diventare un polo di riferimento per il Mezzogiorno ma anche  per l'intero Mediterraneo." 
Ad annunciare un obiettivo del genere, straordinariamente ambizioso, è il Vice Presidente del distretto meridionale, Ruggero Gheller, nel corso della presentazione del Report ENI 2013 a Potenza.
Clima delle grandi occasioni alla Camera di Commercio, messa praticamente a disposizione dell'evento. Circostanza in ogni caso importante, se non altro per la miriade di dati e di notizie, tra i quali un posto di primo piano spetta alla consistenza delle estrazioni, all'occupazione diretta e indotta pari a 2881 persone, precisa Gheller con puntualità tutta milanese oltre all'accento, e alle royalties da non intendersi come un vitalizio. Sia ben chiaro. Tutt'altro, poiché di cristallizzato non c'è davvero nulla, vien detto chiaramente nel corso dei vari interventi degli esponenti della compagnia petrolifera. Tutto dipenderà  dal consenso all'aumento delle estrazioni e dalla disponibilità ad autorizzare  le varie richieste, senza frapporre limiti nè ostacoli.
Occasione importante tuttavia anche per il Parco nazionale dell'Appennino, le cui volontà sono state chiaramente illustrate dal Presidente Totaro, il quale richiama tutti al proprio dovere. Il Parco è una sentinella dell'ambiente. Utile e necessaria  e anzi indispensabile per una crescita equilibrata del territorio. Sicchè ha un valore aggiunto, a patto che istituzioni e governo comprendano fino in fondo il peso della particolare area protetta, sorta proprio nel cuore del petrolio. Verrebbe da dire il petrolio del parco e non il parco del petrolio...
Possono dunque convivere le due entità?  Ciò deve essere possibile a tutti i costi. Lo riconoscono i rappresentanti dell'Eni, a cominciare  dallo stesso Gheller, e lo sottolinea con vigore il  Presidente dell'Appennino lucano facendo notare il ruolo prioritario dell'ambiente per creare nuova e qualificata occupazione e nuovo sviluppo. Beninteso. Ma anche per dare dignità al passato dei lucani con le aree archeologiche, i siti culturali, le zone a vocazione turistica. 
Ma qual è in tutto questo scenario il ruolo della Regione? Francamente se n'è parlato poco in sede di Report, per quanto si debba riconoscere la necessitá di uno sforzo teso a evitare che la Basilicata sia soltanto un serbatoio di acqua e di petrolio. Del resto il Report 2013 ha messo in vetrina l'Eni, con i suoi uomini ma soprattutto con le sue volontà tra le quali spicca l'ipotesi di non andar via dal territorio lucano  prima di trenta o quarant'anni. Un arco di tempo in cui potrà  accadere davvero di tutto. C'è da augurarsi che si possa trattare di eventi utili alle popolazioni e alla crescita economica. Altrimenti per il destino della Basilicata la grande rivoluzione non avrà molto senso.
    

giovedì 17 luglio 2014

ABITI DA SPOSA IN PRESTITO A COPPIE INDIGENTI


Anche un gesto di carità verso il prossimo si adegua al clima dei tempi e di conseguenza va pubblicizzato. Altrimenti si perde nel nulla e finisce per non attrarre l'attenzione del pubblico. 
La Caritas di Sant'Anna e San Gioacchino, a Potenza, ha preso una geniale iniziativa mettendo a disposizione tre vestiti da sposa per coppie non abbienti, da adattare ovviamente alle dimensioni della futura moglie. Pronta una sarta.
Gli abiti bianchi sarebbero stati regalati da una nota boutique ad un volontario che ne avrebbe fatto dono, a sua volta, alla Caritas  per consentire anche a chi non ha disponibilità economica di affrontare il grande giorno adeguatamente. Questa la versione ufficiale. 
Parte intanto la pubblicità sui media che parlano di un gesto caritatevole davvero senza precedenti. Un invito a chi non ha la possibilità di convolare a giuste nozze a rivolgersi a Sant'Anna per farsi prestare un abito di tipo classico, moderno o modernissimo. C'è ampia possibilità di scelta.
Trascurando per un attimo l'originalità della iniziativa, non si può fare a meno di osservare che tutto sommato essa non risolve un bel nulla: non è l'abito che fa la sposa, anzitutto.  E non fa nemmeno la vita in due, non aiuta la famiglia ad affrontare i problemi di ogni giorno. 
La pubblicità Intorno all'iniziativa lascia il tempo che trova, in definitiva, e fa balenare l'idea di una carità cristiana soggetta alle mode. Sarebbe stato bello, invece, se la scelta di prestare un abito bianco fosse stata tenuta segreta, oltretutto per non umiliare chi indosserà quel vestito.
Riflessione forse scontata? Non direi. 
C'è tuttavia da riflettere sulle motivazioni alla base di una scelta del genere. La Caritas di Sant'Anna è un potente strumento di aggregazione  con riflessi a livello nazionale e internazionale, grazie soprattutto al Centro adozioni e al Gruppo Volontariato e Solidarietà che a metà giugno scorso hanno organizzato un convegno con la partecipazione di elementi provenienti dai paesi esteri, in particolare dall'Africa. 
Dunque non manca  la possibilità di affrontare   certamente i nodi veri della famiglia. Di sollecitare risposte ai tanti interrogativi sulla marginalità delle coppie povere e sui disastri provocati dalla mancanza di lavoro e dal conseguente spopolamento di una terra prossima alla desertificazione.
Ecco di cosa farebbe bene a occuparsi la Caritas di Sant'Anna e San Gioacchino, in linea oltretutto con il dettato di Papa Francesco, un grande innovatore della chiesa cattolica pronto a condannare ogni espediente e qualunque tipo di vuota pubblicità per dare al Vangelo precedenza assoluta su tutto.

mercoledì 9 luglio 2014

ANCHE LE AREE PROTETTE TRA GLI OBIETTIVI DEL SINDACATO

Intervista a Carmine Vaccaro riconfermato segretario della UIL lucana
 
                                                    

Non cessa l'allarme per il Sud. Disoccupazione in crescita, ma anche una minore capacitá produttiva, pari a un meno 4 per cento del Pil.
Proprio mentre le agenzie battevano questo dato la  UIL lucana ha riconfermato in questi giorni alla guida del sindacato regionale Carmine Vaccaro, ormai storico segretario, oltretutto  conosciuto e apprezzato anche in ambienti romani. 
Vaccaro è di quei sindacalisti che, oltre ad avere un proprio progetto personale, ha una lettura molto soggettiva  di ciò che accade nel campo dello sviluppo e del lavoro. Dice senza mezzi termini: non bastano gli slogan e non basta nemmeno una visione tradizionale del modo di fare sindacato. E apprezza molto la Basilicata capace di esprimere una vera unità tra CGIL, CISL e UIL.

Vaccaro, Papa  Francesco dice che non basta aver da mangiare. Occorre portare il pane a casa. Il lavoro anzitutto che diventa anche per la chiesa una sfida. Non è poco. 

"In una società totalmente cambiata in peggio, come quella della Basilicata ma non solo della Basilicata, l'emergenza primaria è la disoccupazione  giovanile. Ma il problema è anche un altro: tremila giovani lasciano ogni anno questa terra per andare a studiare fuori. Dei tremila solo seicento ritornano. E gli altri? Se non ci attrezziamo per garantire una svolta, ma una svolta autentica, nel 2050, come sostiene il CENSIS,  saremo una regione con una popolazione fatta in prevalenza di anziani, di vecchi. 
Creare le condizioni per dare ai giovani una prospettiva vera, al di lá di ricette miracolistiche, è un dovere di tutti. Della politica e non solo. Del sindacato tanto per cominciare. Ma per noi parlare ai giovani significa colmare una lacuna enorme legata proprio al modo di fare sindacato oggi come in passato. Purtroppo non intercettiamo i giovani. Forse si tratta di cambiare  prima di tutto la nostra carta d'identità. I meccanismi che ci hanno finora guidato."

E' possibile pensare, alla luce di quanto lei sostiene, che il sindacato possa spendere le sue energie incalzando regione, governo, parti datoriali e la politica tutta perchè si ottengano dei risultati su questo versante?

"Occorre guardare alla nuova frontiera del sindacato: o il sindacato é in grado di avere strategie innovative, fondate su analisi vere, su azioni vere, su proposte vere o altrimenti c'è il baratro. Bisogna consegnare queste idee e queste proposte alla politica, ecco il percorso. 
In Basilicata da oltre dieci, quindici anni non c'è un documento di programmazione economica. È mai possibile? 
Obiettivo Basilicata 2012 è un piano di programmazione che mette insieme istituzioni, imprenditori, parti sociali perchè ci sia il massimo della condivisione. Andiamolo a riscoprire."

Parliamo di ambiente. Petrolio ma non solo in questa Basilicata del terzo millennio. Anche le aree protette hanno un ruolo fondamentale. Il caso del Pollino ma pure del nuovo e importante Parco nazionale dell'Appennino lucano, Val d'Agri Lagonegrese. Le potenzialitá sul piano dell'economia e del lavoro ci sono, ma sono spesso colpevolmente inutilizzate.

"Questa è una delle priorità vere. Il rapporto del petrolio con l'ambiente è un rapporto difficile, problematico ma non impossibile. Si badi bene.
Il petrolio non crea posti di lavoro a sufficienza, ma l'ambiente si. Natura, paesaggio, cultura e storia sono formidabili motori. I nostri boschi, le aree protette, le valli ed i fiumi sono un valore aggiunto da mettere a frutto urgentemente. Non vi è altro tempo da perdere. 
Dall'archeologia alla storia: la ricerca sul passato remoto della nostra storia universale e non solo locale è capace di attrarre tanti interessi e tante persone. Non è così che si creano nuove e formidabili opportunità di crescita economica? Di sviluppo vero e produttivo. 
Immaginiamo soltanto quanta gente fugge dal caos delle metropoli e si rifugia in questo polmone verde, qual è appunto la nostra terra. Allora ecco che non siamo poveri di opportunità,di idee, di progetti che possono garantire il nostro futuro. A patto che lo si voglia sul serio." 

lunedì 7 luglio 2014

LA PROCESSIONE DI OPPIDO MAMERTINA


Macellai, definisce così Padre Pio i figli della Chiesa che hanno tradito e nuovamente crocifisso Gesù Cristo.
Macellai, dunque, quanti intendono piegare al volere delle mafie il magistero della Chiesa. 
Il caso dell'omaggio indegno al boss calabrese, con la statua di Maria fatta inchinare davanti alla sua abitazione, è un episodio che lacera la coscienza dei credenti e non solo dei credenti. Ma anche di chi è convinto che il ruolo della 'ndrangheta è quello di destabilizzare il costume, la coscienza dei ministri della Chiesa, di sovvertire finanche la legge, facendola apparire del tutto immotivata di fronte a una consuetudine ben diversa e ben più concreta. Accettata e condivisa da una maggioranza silenziosa capace di  sradicare qualunque valore e di sostituirlo con gli interessi e la propaganda delle cosche.
Non a caso tutto ciò deriva dal duro discorso di Francesco, che non ha risparmiato i suoi fendenti all'indirizzo di chi tradisce il Vangelo e anzi tenta di sottometterlo alla delinquenza organizzata. Lo rileva anche il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, nel suo quotidiano intervento di presentazione del giornale del giorno dopo.
Ma è proprio questa la dimostrazione che il pontificato di Papa Francesco sta mettendo a dimora semi in grado di rivoluzionare un assetto tradizionale della Chiesa, un modo a volte fin troppo tollerante  rispetto a quella parte, non piccola, di società corrotta e irrecuperabile.  
Non c'è da meravigliarsi, peraltro, se mezzo mondo parla dell'evento sciagurato della processione shock di Oppido Mamertina, come è stata definita dalla stampa internazionale. Meglio il clamore che il silenzio subdolo e connivente al servizio delle tante mafie disseminate nel mondo.  

martedì 1 luglio 2014

SE LA BASILICATA FOSSE AL NORD...



                                        
               Matteo Renzi quando girava in maniche di camicia
                                                        (foto R.De Rosa)  

Il rapporto tra Stato e regioni non sempre è conflittuale. La Lombardia ad esempio vanta nell'arco degli anni una sua capacitá di far valere i propri obiettivi economici, politici e sociali in modo da non subire il peso di uno Stato accentratore e capace pertanto di prevalere sulla periferia.
La Lombardia è la Lombardia. Non vi è dubbio. Se la Basilicata fosse al Nord probabilmente avrebbe ben più chances da far pesare sul tavolo di una trattativa che oggi la vede soccombere finanche sul terreno di un uso legittimo di certe risorse, al di fuori del Patto di stabilità.  
Questo aspetto ha dell'incredibile: ci sono i soldi accumulati con le royalties del petrolio ma è un problema spenderli. Al punto che il Presidente della Basilicata, Marcello Pittella, deve avviare una serrata trattativa con il governo per ottenere nientemeno che un "privilegio" del genere, vale a dire quello di poter spendere  del denaro giá esistente in cassa. E non è detto che la cosa possa imboccare il binario giusto, così come richiesto. 
Questa piccola regione del Sud rischia l'ennesima umiliazione. Ma non solo. Rischia di essere considerata la Cenerentola d'Italia, nel caso in cui dovesse subire la volontá di un centro che la costringe a osservare regole ferree, ma tutto sommato irrazionali, trattandosi della  violazione di quel minimo di sovranità nel decidere una spesa non certo arbitraria, ingiusta o non condivisibile. Tutt'altro. Si tratta di utilizzare quei soldi per far fronte a esigenze legate a bisogni primari. 
Il No del governo è dunque il No di Renzi, nonostante la voglia di rinnovamento del giovane presidente del Consiglio e la sua capacitá di trasformare vecchi assetti in regole nuove. Su questo occorre riflettere. Ma riflettere politicamente e con la forza di far valere principi sacrosanti, trattandosi per giunta di affermare la logica del riconoscimento del ruolo non marginale della Basilicata, serbatoio d'Italia. 
L'intesa Regione-parlamentari lucani, per superare ostacoli di questa portata, appare oggi come l'unica  ancora di salvezza. Basterà  per superare un ostacolo del genere, dopo decenni di totale disinteresse da parte di uomini e forze politiche legati soltanto alle poltrone e al risultato elettorale? Al momento sembra difficile, se non impossibile, soprattutto per ragioni legate alla frantumazione della politica lucana che indebolisce e vanifica qualunque trattativa. 
C'è poi la modifica del Titolo V della Costituzione che per la Basilicata promette di diventare una mina vagante, con la mano libera di governo e petrolieri nella ricerca spasmodica di milioni di barili di greggio e di nuove perforazioni del territorio.
E intanto la minuscola Basilicata è stata esclusa dal governo Renzi per quanto attiene al riconoscimento delle calamitá naturali. Nemmeno il diritto di vedere riconosciuti danni obiettivi al territorio e all'ambiente provocati dal maltempo. Per la Basilicata non ci sono risorse da spendere. La regione Cenerentola d'Italia merita questo ed altro!