sabato 29 luglio 2017

LA VOCE DEL FIUME VERSO IL 2019


                                
La guida de lavocedelfiume
                   

 Una torre che domina un corso d'acqua e compone cosí il simbolo della Voce del fiume, una delle residenze più belle immerse nell'atmosfera del Castello Caracciolo a Brienza, nel Parco nazionale dell'Appennino lucano, a mezz'ora da Potenza.
Turismo e cultura nella Basilicata del 2019, mentre Matera ormai supera livelli da record, con presenze di visitatori che vanno ben oltre le migliori attese.
È stata pubblicata in questi giorni una guida per far conoscere il castello e dintorni: qualcosa di più di un semplice documento o di una carta dei sentieri per raggiungere questa o quella localitá nella ridente cittadina del Melandro, lambita dal fiume Pergola che fa sentire ogni giorno la sua voce.  Appunto la voce del fiume: bella intuizione di Rocchina Adobbato, operatrice turistica e non solo. 
La guida è in grado da sola di rappresentare  il cammino da compiere per visitare il borgo medievale in un clima decisamente proiettato verso il futuro.
Il futuro più immediato è appunto il 2019, al quale si riferisce il logo che fa da guida anche al visitatore esperto per informarlo della posta in gioco al centro della quale si colloca non solo la Basilicata, non solo Matera ma tutta una larga intuizione che vuole rappresentare un momento senza precedenti. Il senso di una svolta.
Il 2019, ormai poco dopo l'angolo, è difatti una sfida e la guida la Voce del fiume (B&B di alto livello) sottolinea in forme nuove la validitá del messaggio, immerso nella storia antica e in quella moderna di un turismo culturale pronto a far tesoro delle bellezze del paesaggio. Dei luoghi, dei boschi che da Sasso Castalda (il paese divenuto famoso per il ponte alla luna) si spingono fino alla fondovalle dell'Agri toccando appunto Brienza.
La guida dice a chiare lettere che il domani è giá cominciato. E non a caso l'Apt di Potenza dal 22 al 24  settembre parteciperá a Siena al Salone Mondiale del turismo, dove Matera e il Pollino saranno di casa per dare una forte spinta alla Basilicata del rinnovamento e delle nuove proposte turistiche. Quelle che si consolidano con il 2019, un vero spartiacque tra passato e presente.
La Voce del fiume propone questi temi in chiave di modernitá e di impegno per dare risalto alle dimore storiche e al Castello Caracciolo, in particolare, segno di cultura e di turismo d'avanguardia.

IGNAZIO OLIVIERI E IL TRAGUARDO DELL'IRCCS


                              

"Sono sempre stato medico ospedaliero. Ho lavorato a Bologna al Sant'Orsola. Ma pur facendo l'ospedaliero rimango convinto che la ricerca è indispensabile giacchè rappresenta l'unica vera possibilita' di aggiornamento per dare al malato un'assistenza di qualitá, al passo con i tempi e il progredire dalla scienza.    
La ricerca è nel mio dna. Ho pubblicato 350 articoli su riviste internazionali, cosa che mi ha consentito di partecipare al concorso per professore universitario di prima fascia e di avere anche un riconoscimento della mia attivita'."
Ignazio Olivieri, scomparso ieri a causa di un male incurabile, si racconta in questa intervista che risale al 19 gennaio scorso, quando giá la malattia aveva logorato irreparabilmente il suo fisico, ma non la sua mente, sempre lucida e attenta a quella struttura costruita nel San Carlo di Potenza con impegno, dedizione e un grande amore per la scienza. 
Una intervista proiettata nel futuro. L'IRCCS, il sogno di Ignazio Olivieri, deve servire a superare il gap tra il centro e la periferia della scienza, dando dignita' all'opera di tanti medici impegnati con lui per raggiungere un traguardo importante e dignitoso per tutti. Non solo per la sanitá.

L'obiettivo  è l'IRCCS che lei sta affrontando in piena sintonia con la Regione Basilicata, le strutture ospedaliere del San Carlo di Potenza e non solo. Anche con altre realtá del mondo scientifico.

"L'obiettivo dell'IRCCS consiste proprio nel portare avanti la ricerca riuscendo a trasferirla ai pazienti per un risultato positivo dal punto di vista terapeutico. In Lombardia ci sono ben 19 IRCCS. In Basilicata soltanto uno. Il secondo istituto di ricerca e cura deve essere questo."

La reumatologia del San Carlo tuttavia ha giá ottenuto importanti riconoscimenti sul piano scientifico. L'Irel (istituto reumatologico lucano) non è cosa da nulla.

"Indubbiamente. Lo scorso anno (il 22 ottobre del 2015) eravamo a Roma al Ministero, c'era con me anche il dg del San Carlo Maglietta, a colloquio con il direttore Leonardi, la persona incaricata di selezionare e valutare la richiesta di trasformare la nostra struttura  in IRCCS. 
Leonardi chiese di potere avere nel giro di un anno i dati sulla produzione scientifica dei nostri reumatologi. Cosa che abbiamo fatto impegnando del tempo fuori dagli orari di lavoro. Abbiamo triplicato anzi la produzione. Il secondo requisito, aggiunse Leonardi, era quello di fare un bando per i ricercatori. Entreranno a far parte della struttura cinque fra medici e biologi. Alcuni medici sono stati esonerati dalle guardie per dedicarsi alla ricerca, appunto. Il quarto requisito è la disponibilitá dei locali, cosa che registra ancora dei ritardi, ma non è operazione complessa poichè si tratta di ristrutturare ambienti del Padiglione B dell'ospedale San Carlo."

Prof. Olivieri. L'obiettivo IRCCS avrebbe anche, direi soprattutto, la valenza di far compiere alla Basilicata il tanto atteso salto di qualitá proprio nel campo della scienza. E non solo evidentemente della scienza ma anche dal punto di vista del ruolo di questa regione in una dinamica nazionale e internazionale. Le sembra? 

"Infatti, il nostro scopo è di non essere più all'ultimo posto. Abbiamo capacitá e potenzialitá da mettere in campo. Certo occorrono risorse che riusciremo a reperire, sono fiducioso.
Altro aspetto importante è che noi apriamo un dipartimento regionale, con riflessi positivi sui pazienti dislocati sul territorio. Un'articolazione regionale della nostra presenza è un punto di approdo assai rilevante specie poi se si considera che abbiamo pazienti di numerose regioni italiane. Chi abita a San Severino lucano dovrebbe poter fruire di un'assistenza raggiungibile nel raggio di una cinquantina di chilometri. In questi ambulatori dovrá esserci, secondo il nostro progetto, un medico del Dipartimento che compila una cartella online, di modo che il paziente entra subito nel circuito e viene adeguatamente seguito."

venerdì 28 luglio 2017

A LEZIONE DI BIODIVERSITA'


                                
L'inagurazione della mostra sulla biodiversità a Potenza (foto R.De Rosa)


Dopo la presentazione in Senato, con l'intervento del Presidente della Basilicata Marcello Pittella, è stata la volta di Potenza. La mostra del Ministero dell'Ambiente "A passi di biodiversita' " aggiunge un'altra tappa importante al suo cammino da Nord a Sud dell'Italia per far conoscere non solo caratteristiche e peculiaritá del bene ambiente, quanto la sua proiezione nel futuro.
Nella cornice del Museo a Santa Maria, storico quartiere periferico della cittá, introduce Vincenzo Fogliano, direttore del Parco nazionale Appennino lucano, Val d'Agri, Lagonegrese tracciando un profilo delle enormi risorse che la mostra itinerante del Ministero dell'Ambiente punta a salvare dalle distruzioni e a mettere a frutto in una dinamica non certo meramente protezionistica ma propria di uno sviluppo possibile. Compatibile è un tecnicismo forse superfluo. La parola passa poi al Presidente dell'Appennino Mimmo Totaro. Proposta numero uno: insegnare a conoscere la biodiversitá e ad amare il Parco nazionale più giovane del Sud. Grande sfida sostiene Totaro con la passione e lo slancio che gli sono propri. Poi Franco Mollica, Presidente del Consiglio regionale, con un passato alle spalle di profondo conoscitore dei temi dell'ambiente e delle aree protette. Quindi è la volta di Francesco Pietrantuono, responsabile dell'ambiente nel governo della Basilicata: intelligente e colto il suo intervento non lunghissimo che qualifica la mostra come un esperimento da tenere nella giusta considerazione: anzi un monito a preservare per valorizzare.
In chiusura il Presidente della Provincia di Potenza, Nicola Valluzzi, che lancia messaggi a cittadini e forze politiche sul significato delle zone interessate dai vari livelli di protezione e fa il punto sul ruolo dell'Ente che presiede. Fino a che punto il Parco è compatibile con il petrolio? Interrogativo non da poco che presuppone un'unica risposta possibile, anzi compatibile: proteggere il territorio, l'ambiente e la gente che vi abita. Anche questa una sfida, ovvio. Anzi la sfida delle sfide sulla  quale peraltro concorda pienamente anche l'Ispra, l'istituto per la salvaguardia e la ricerca ambientale. Condividendo l'impostazione data finora alla gestione da Totaro e Fogliano, il direttore dell'Ispra, Giuseppe Cosentino, non esita a sottolineare il tema della cultura dei Parchi, nell'attuale momento in cui la mano dei piromani sta provocando disastri di gravitá inaudita. E senza precedenti, per giunta.
L'Ispra è presente in Basilicata sin dai tempi dell'inchiesta della Procura di Matera sulla Trisaia di Rotondella. Una presenza qualificata, attenta, al passo con la scienza. Ora l'Ispra è chiamata a occuparsi delle vicende del petrolio: una scelta altamente positiva che la Regione ha compiuto. Bisogna riconoscerlo.

giovedì 20 luglio 2017

AMBIENTE, A COLLOQUIO CON FRANCESCO PIETRANTUONO


                           
Francesco Pietrantuono Ass. Ambiente Basilicata (foto R. De Rosa)


Dopo le vicende di questi mesi e la conferenza stampa che ha illustrato lo stato dell’arte, con particolare riferimento al petrolio ma non solo, viene da chiedersi cosa è realmente accaduto nei decenni scorsi in Basilicata, quando parlare di ambiente sembrava quasi un argomento per pochi. Un tema degno soltanto dell’attenzione di alcuni “maniaci” del settore, quei fissati a caccia di una briciola di notorietà controcorrente. 
Tra questi andava annoverata l’equipe di Beppe Rovera, spesso ospite della Basilicata con Ambiente Italia, la trasmissione di Rai Tre purtroppo cancellata a beneficio dei soliti “salottifici” che dicono ma non dicono discutendo spesso di enormi banalità.
Veniamo al dunque. Oggi l’ambiente in questa terra delle tante risorse ha quantomeno diritto di cittadinanza nell’immaginario collettivo. E non solo. 
I nodi stanno venendo al pettine, ma in senso positivo questa volta, come testimonia il lavoro di Francesco Pietrantuono, responsabile del settore su scala regionale, impegnato in prima linea con il governo Pittella a mettere a punto una serie di strategie volte a difendere le risorse, non certo inesauribili, che rappresentano la vera ragion d’essere del futuro dei lucani, non più a dorso di mulo (mi piace insistere sull’argomento) ma alle prese con tecnologie e cultura.   
“Penso che il mio compito sia quello di alzare notevolmente gli standard di controllo, non solo la vigilanza. Occorre lavorare molto sulla prevenzione, ecco perché Eni deve sposare interamente questo percorso: non basta più la sicurezza degli impianti della Val d’Agri, bisogna implementare sistemi di gestione ambientale con piani d’intervento e di manutenzione corretti. Insomma una gran mole di lavoro. “
Il tema degli incendi è un indicatore fortemente negativo. Direi allarmante in materia ambientale.
“La piaga degli incendi trova diverse spiegazioni: c’è chi l’attribuisce alla riforma del Corpo Forestale, chi invece a una ridotta vigilanza sul territorio. Capire quanto incide il consumo di suolo in questa vicenda di proporzioni drammatiche è un altro degli aspetti da prendere in considerazione. Le cause sono sì dolose, a causa dell’azione dei piromani, ma va tuttavia sottolineato che questa piaga è collegata spesso alla mancanza di una corretta ed efficace manutenzione del territorio spesso soggetto a un degrado del consumo.”

C’è da riflettere su un dato, ad esempio. Molti incendi riguardano direttamente le aree protette.  

“Il dato preoccupante è che appunto molti incendi hanno riguardato proprio le aree protette, il che pone una serie di interrogativi. Per quanto si riferisce, ad esempio, ai parchi regionali puntiamo alla realizzazione di un’agenzia unica per la gestione, un soggetto gestore unico, un’agenzia che risponda all’esigenza sia di contenimento della spesa, sia di razionalizzazione delle risorse economiche secondo un progetto innovativo. L’agenzia dovrà prendere in gestione anche altre aree protette, oggi gestite dalle province. Un soggetto con competenze sui parchi non nazionali e sulle località come la fascia jonica interessata dai roghi può ruivelarsi determinante. 
Necessita una gestione più attenta con molte idee idee guida da mettere in campo: ad esempio un percorso dalle chiese rupestri della Murgia materana al Vulture è un’idea da non lasciar cadere nel nulla, in concomitanza con l’istituzione, che ritengo ormai prossima, di un parco del massiccio dei laghi di Monticchio. Una valorizzazione di una fetta di territorio importantissima che coincide con nuovi meccanismi di salvaguardia ambientale, oggi necessari.”
  
      
    

mercoledì 19 luglio 2017

RIPARTE IL CENTRO OLIO IN VAL D'AGRI


                            
Il Centro olio Eni a Viggiano (Potenza)  foto R. De Rosa
“Ci attendiamo da Eni che l’atteggiamento finora mostrato prosegua.” 
Il Presidente della Basilicata, Marcello Pittella, introduce così la conferenza stampa, particolarmente affollata, in occasione della ripresa dell’attività del Centro olio di Viggiano dopo il fermo disposto in seguito alla fuoriuscita di greggio e alla contaminazione del territorio e dei corsi d’acqua della valle dell’Agri alla fine dell’inverno. 
“Provo a chiamare alle loro responsabilità tutti gli attori della vicenda”, ha proseguito Pittella, annunciando misure straordinarie. In particolare modifiche sostanziali all’AIA, l’autorizzazione integrata ambientale, mentre nuovi scenari continuano ad aprirsi con una stretta collaborazione, davvero inedita, con Ispra, Ministero dell’Ambiente, Arpab e altri soggetti. Obiettivo: difendere il territorio e garantire le popolazioni. Salvaguardare l’ambiente e il paesaggio con un lavoro che non ha precedenti nella storia della Basilicata. E che rappresenta un impegno specifico per i decenni futuri quando l’attività estrattiva andrà intensificandosi con l’avvio di Tempa Rossa a partire dai primi mesi del prossimo anno.   
A Pittella fa eco il responsabile dell’Ambiente, Pietrantuono. Illustra con dati di fatto il lavoro fin qui messo in campo dal suo Dipartimento. Una struttura in prima linea, forse come non mai, con un raccordo quotidiano con Ministero e Arpab e con la necessità di rendere note all’opinione pubblica le varie tappe di un’azione su vasta scala. Azione importante e complessa.
22 mila metri di condotte analizzati, palmo per palmo, metro per metro, oltre ai serbatoi e allo stesso oleodotto che collega Viggiano con la raffineria di Taranto.
Un impegno dal quale non si potrà più retrocedere, oggi e domani soprattutto: una svolta nel passaggio dall’antica Basilicata contadina a dorso di mulo a quella industriale ed evoluta presentata al Presidente della Repubblica a Matera, in vista del 2019 che si avvicina rapidamente.
Il sindaco di Viggiano, Amedeo Cicala, ha partecipato alla conferenza stampa. Del resto non poteva non esserci il primo cittadino della capitale del petrolio, che segna il passaggio dal passato al presente. In prima linea in una fase di grande responsabilità non limitata alla sola Basilicata. Controlli continui, contatti con gli abitanti della valle, frequenti viaggi a Roma ai Ministeri dell’Ambiente e dell’Economia.
“Non mancherà mai il dialogo con i sindacati” ha concluso Pittella volendo sottolineare la piena disponibilità ad agire in sintonia con il mondo del lavoro e con chi rappresenta le forze attive di una terra che cambia, anno dopo anno. Giorno dopo giorno.     
           

domenica 16 luglio 2017

UN NEMICO INVISIBILE



C’è da interrogarsi sugli innumerevoli disastri provocati dalla furia distruttrice, ormai da diversi giorni, che semina ovunque una lugubre immagine del Paese alle corde impegnato a combattere contro un nemico invisibile ma potentissimo.
Chi c’è dietro ai roghi? Ma non sarebbe solo questo l’interrogativo da affrontare se fossero evidenti la regia e gli obiettivi delle numerose azioni messe in atto in un momento politico delicatissimo e in una situazione degna di essere studiata istante per istante con acume e una intelligenza propria della mente di un ghepardo.
Le caratteristiche degli eventi di questi giorni portano a escludere l’ipotesi, per quanto destabilizzante, di un ribellismo fine a sé stesso e richiamano l’attenzione sui rigurgiti di un progetto antico, in chiave del tutto attuale e direi inedita.
Il crollo della democrazia, sotto i colpi possenti del disinteresse dell’Europa verso gli sbarchi dei migranti sulle coste italiane, è un rischio che si traduce ogni giorno in drammatica realtà.
Le prime reazioni all’accoglienza in Sicilia,  il richiamo all’ordine, alla severità, ad uno Stato forte che serpeggia in maniera fin troppo chiara disegnano l’ipotesi di un ribaltamento possibile delle attuali condizioni di vita che il Paese si è dato.   
E intanto c’è chi fa riferimento ai vari movimenti legati ad un nazifascismo militante in chiave attuale per trovare una spiegazione plausibile alle devastazioni, assurte a contestazione del sistema e delle sue regole, con riferimenti alla drammatica questione dei migranti che vede l’Italia in uno stato di terribile isolamento.
E se gli incendi fossero l’attuazione di un progetto già abbondantemente elaborato e messo in pratica? Quale sarebbe la risposta della politica, delle istituzioni, del Governo, del mondo del lavoro, dei sindacati?
Quest’azione destabilizzante non ha putroppo un nome, una matrice e un volto: ecco la sua forza dirompente che si salda alle minacce di un terrorismo di varia natura e di diverso colore e a varie ipotesi. Il tutto spinto fino alle estreme conseguenze.
Dedicare il tempo necessario per conoscere cosa si cela dietro a uno scenario così complesso non può giustificare d’altro canto una lentezza nella risposta da dare agli autori delle devastazioni in atto. Che certo non finiranno in un arco di tempo breve ma sembrano destinate a non esaurirsi, a diventare un pericolo costante, una sorta di grimaldello nel cuore di una fragile democrazia,  oggi e non solo oggi, con riflessi concreti sul futuro.         

sabato 8 luglio 2017

"NON SIAMO UNA CASTA"



Rimuovere la pietra dello scandalo. Ecco l’obiettivo di certa parte della politica: fare in modo che l’argomento controverso dei vitalizi perda quella carica di illegalità e rientri nell’alveo delle cose normali e del dibattito a viso aperto da condurre in tutte le sedi per non dare man forte ai privilegi. Impresa tutt’altro che semplice, non vi è dubbio. 
Bisogna riconoscere tuttavia che la Basilicata, a differenza di altre regioni non certo “immuni” dal problema delle rendite a vita di consiglieri, parlamentari ecc. un passo concreto lo sta compiendo.  Anzi forse più di uno, in nome di quella politica che mira a ridurre il divario rispetto all’opinione pubblica e a dare alcune certezze alla gente. Cammino impervio, pieno di ostacoli, senz’altro. Ma un cammino intrapreso che non consente di tornare indietro.   
Il caso Basilicata, nel panorama nazionale, si caratterizza per una serie di tentativi di affrontare il nodo con mezzi e strumenti idonei. Interventi in Consiglio 
Regionale, dibattito aperto sugli organi di stampa non solo locali e, non ultime due iniziative in ordine di tempo: la conferenza stampa del Presidente Mollica e l’intervento del Governatore lucano Pittella. Cosa emerge? 
La “casta” non ha alcuna ragion d’essere. Il Presidente Pittella giunge a proporre modifiche al pronunciamento dell’Assemblea del 27 giugno in ordine alla legge regionale del 2002 sui vitalizi, riuscendo a far passare il principio con un voto a maggioranza.
Lo stesso Mollica, nella conferenza stampa di qualche giorno prima, aveva preso posizione sulla vicenda. “La Regione Basilicata non ha restaurato il principio dei vitalizi. Sia chiaro. Naturalmente si tratterà di vedere quale potrà essere l’esito della proposta di legge Richetti in materia e quale sarà la ricaduta sulle regioni.”
L’argomento vitalizi polarizza, particolarmente ora, l’attenzione dei cittadini in maniera assoluta alimentando forme le più disparate di critica al potere politico e al ruolo del Governo, del Parlamento, delle istituzioni nessuna esclusa. 
“Non siamo una casta” tiene a precisare Marcello Pittella. In realtà il        
 sostantivo casta contiene, nell’immaginario collettivo, anche un elemento di forte negatività rispetto ai sacrifici di chi non ha lavoro, dei giovani penalizzati dalla disoccupazione, di chi è ai margini. In questo quadro la possibilità che la politica accorci le distanze rispetto al paese reale è davvero minima se non ci saranno impegni concreti.  Un divario ritenuto incolmabile nella percezione comune. Quasi insito nella stessa fisionomia del funzionamento della macchina pubblica guidata da politici non sempre attenti, per usare un eufemismo. Per non dire responsabili del divario stesso se non addirittura impegnati a farlo crescere.  
Questa forbice è una delle cause che rendono zoppo il sistema: essa genera malcontento, provoca un diffuso ribellismo, alimenta una presa di distanza da parte di larghi settori della pubblica opinione rispetto ai meccanismi di una democrazia partecipata per definizione ma che in certi casi nella realtà è ben diversa. E soprattutto crea sfiducia.  Proprio quest’ultimo è un argomento cardine. 
Una riflessione appare quanto mai appropriata. Alla gente non interessa, ad esempio, sapere se un Commesso di Palazzo Madama guadagna più di un chirurgo o cosa percepisce il barbiere della Camera. Il tema dei vitalizi diventa invece, in questo scenario, il vero cavallo di battaglia. L’emblema della politica scandalosa e impenitente.
In questo campo minato la Basilicata mostra di avere una funzione specifica, da consolidare a tutti i costi, se si vuole rafforzare il ruolo non piccolo che da tempo cerca di conquistare. La terra di Matera 2019 può diventare un caso positivo, un esempio per tutti di buona politica in campo nazionale?     

lunedì 3 luglio 2017

I BALCANI "TERRA PROMESSA"


                             
              La residenza di Ceausescu a Bucarest (foto R. De Rosa)


Anche all’estero la Basilicata di Matera 2019 fa parlare di sé. C’è un’attenzione che si trasforma in interesse per la cultura, l’arte e soprattutto per le capacità dei lucani di promuovere una crescita economica, non limitata al solo ambito regionale ma che guarda oltre i confini di questa terra. 
L’appuntamento del 20 luglio a Roma, con la partecipazione del Ministro Franceschini, è un grande evento che promette, tra l’altro, di dare voce ai tanti lucani impegnati a portare il nome della Basilicata nei paesi europei e non solo. 
Il caso dei Balcani è certamente significativo, forse più di quanto si possa immaginare. A Bucarest ho incontrato Giovanni Baldantoni, ideatore di Palazzo Italia una struttura che mette insieme tante attività produttive con il senso della ospitalità, l’integrazione religiosa e una serie di servizi a operatori culturali e imprenditori, italiani e non, in una dimensione internazionale davvero apprezzabile. 
Palazzo Italia riflette la vita con i suoi tanti sbocchi, propria di una Basilicata determinata a crescere superando ostacoli di ogni genere. Quella Basilicata trapiantata all’estero ma in grado di vivere e svilupparsi dando una bella dimostrazione di sé e del suo ingegno.
La Romania del dopo Ceausescu è la terra pronta a ospitare e far crescere le mille attitudini di tanti italiani che fanno leva sulle tecnologie, sulle risorse naturali, su una visione d’insieme completa e moderna. Soprattutto quando si tratta di imprenditori del Sud con una grande voglia di fare. 
Palazzo Italia sorge sulle rive di una bellissimo lago, a Bucarest, meta di turisti e di visitatori di ogni dove: un incubatore d’impresa e di tante attività.  Giusy Castelluzzo, avvocata, con Eustachio Fontana , Ioana Prodanof e il suo club turistico che va da nord a sud del mondo, sono gli interlocutori principali ma non gli unici. Ioana progetta vacanze intelligenti e sa mettere il potenziale cliente nella condizione di riuscire ad apprezzare un mondo di idee e non solo località attraenti. Non è poco.
In un bellissimo angolo di Bucarest c’è un’altra delle mete preferite dagli italiani che apprezzano non solo l’ospitalità, ma il fatto stesso di sentirsi di casa grazie a un modo di fare accoglienza del tutto sincero e particolare. Horoscop è un locale all’avanguardia: luogo di incontro con sale destinate alla ristorazione e allo svago. Occasione per uno scambio di idee sui tanti temi che la capitale rumena pone sotto gli occhi di tutti. Mirco Fasanella è ormai da anni il proprietario. Lucano di San Fele, piccolo centro del Vulture in provincia di Potenza, è riuscito a polarizzare sulla sua attività l’interesse di tanti ospiti che si moltiplicano di giorno in giorno. Mirco fa parte di quella generazione che verrebbe voglia di definire di “fuoriusciti” che hanno avuto il coraggio e l’abilità di costruire la Basilicata altrove, in questo caso nella metropoli rumena dove ha saputo trasferire un pacchetto di tradizioni e di costumi lucani difficili da sradicare. 
Ma il fascino migliore è quello di una solidarietà vera, legata al rapporto tra Palazzo Italia e suor Michela da Calitri, direttrice di un istituto che assiste orfani e ragazze madri. Quasi una scommessa sorretta dall’indole di Baldantoni, della moglie e dalla sua fiducia in un mondo fatto di comprensione e di pace. Soprattutto di integrazione tra le diverse culture, tra le quali spiccano nomi e volti di lucani o di personaggi che hanno scritto la storia. Nel cortile di Palazzo Italia, infatti, un grande cartello ricorda l’opera di Dinu Adamestanu, intramontabile archeologo. Ma anche di Antonio Masini, pittore e scultore   e del maestro Pasquale Menchise musicista affermato da anni. 
A Bucarest la Basilicata, guidata da Marcello Pittella, non appare lontana. Anzi è uno dei principali ingranaggi che contribuiscono a far funzionare lo sviluppo dei Balcani, un mondo complesso da conoscere a fondo grazie anche a quei veri imprenditori capaci di saper camminare per le strade del mondo.
                                                         
La Basilicata a Palazzo Italia (Foto R. De Rosa)