domenica 31 luglio 2016

AURELIO PACE, NECESSARIA UNA BASILICATA FORTE E MODERNA



Vive giorni di pericolosa turbolenza il governo delle due cittá lucane capoluogo. Potenza e Matera, divise per  tante altre ragioni, ma accomunate da un clima di profonda incertezza che lascia quantomeno perplessi. Una instabilità davvero senza precedenti, addirittura dai tempi del dopoguerra ad oggi, quando, ad esempio, la DC colombiana aveva collocato alla guida di Potenza l'ing. Vincenzo Solimena del Genio Civile, un tecnico di stretta osservanza in una Democrazia cristiana saldamente nelle mani di Emilio Colombo e di Vincenzo Verrastro. Uomo di partito e di potere per un verso, ma al tempo stesso capace di  allontanare dalla cittá qualunque rischio di crisi o di destabilizzazione in tutto l'arco del mandato durato per un quinquennio. Così sostanzialmente Matera fino alla proclamazione di capitale della Cultura 2019. 
In un caso o nell'altro non si erano mai avverati episodi di plateale contrasto tra le forze che sostengono le rispettive maggioranze, nonostante il confronto in certi momenti serrato e anzi particolarmente duro. 
Il clima attuale è radicalmente cambiato, ma non soltanto a seguito di mutamenti di indirizzo o di scelte politiche ritenute imprevedibili da parte dei due primi cittadini. Quanto per una sorta di movimento sussultorio che fa tremare dalle fondamenta gli edifici del governo delle due cittá, diventate il polo di scarico di tensioni nazionali trasferite tuttavia (e particolarmente ingigantite) su scala locale.
Lo scontro nel PD è una delle ragioni destinate a trasformare la vicenda locale in evento di respiro nazionale. L'altra componente è costituita dalle operazioni di avvicinamento dell'area dei Popolari alla maggioranza in Regione. Cosa che non appare semplicemente un contributo alla stabilitá e, di conseguenza, priva di spinte verso mutamenti radicali dell'assetto politico. Anche in questo caso in un'ottica non semplicemente municipalistica. Tutt'altro.   
Sicchè il clima  che ne deriva, alla luce delle vicende ultime, non è cosa da poco.
La lettura degli eventi che dá Aurelio Pace, capogruppo regionale di Area Popolare e autore di operazioni non certo di periferia, ha il senso della volontá di concorrere a costruire un clima ben più disteso di quello attuale con l'occhio rivolto sia a Matera che a Potenza e alla molteplicitá di fattori in campo. Fattori di diverso segno e di differente matrice.
"Una nuova alleanza" definisce Pace quella che recentemente è stata alla base della estensione della maggioranza in Regione, verso il superamento di condizioni di seria difficoltá. Il PD - aggiunge - non ha ancora concluso in Basilicata  il proprio travaglio. Questo significa che dobbiamo rafforzare  una compagine di governo e dare autorevolezza ai grandi temi."

Cresce tuttavia, e si fa minacciosa, la polemica non solo sul piano mediatico.

"È evidente che cresce la polemica perchè in casa del Pd si fronteggiano anche in sede locale tendenze e spinte, molto forti, tra i due poli: renziani e speranziani. Le restanti componenti del PD non sempre hanno avuto le risposte e il protagonismo che cercavano. Un dibattito in ogni caso legittimo, ritengo."

Lei, in più occasioni, ha detto di essere preoccupato più dall'approssimarsi del 2019 che dalle alchimie della politica. 

"Il 2019 impone un ritmo di marcia e condizioni di fondo alle quali non ci si potrá sottrarre. Bisogna che profonde divergenze e il clima di instabilitá siano superati in vista di un appuntamento del genere."

L'aria che si respira non giustifica l'ottimismo, per quanto ci si stia muovendo con determinazione sul terreno delle riforme. Quella sanitaria è un punto fermo nel panorama generale.

"Devo dire che questa regione ha bisogno  di certezze diffuse e di un'autorevolezza delle scelte. Affrontare il tema delle infrastrutture, di un'agricoltura di qualitá, del raccordo alla programmazione europea implica una sfida non da nulla. Non basta guardare a chi va in giunta o a chi rimane eventualmente fuori. 
La Basilicata è il Sud buono, dotata com'è di molte risorse alle quali si collegano prospettive degne di rilievo. Questa consapevolezza fa parte dei compiti di un'intera classe dirigente. Oltretutto la programmazione comunitaria impone di marciare su questo binario. 
Ci si sta muovendo sul piano delle riforme. Se queste riforme non le sbagliamo, ci accorgeremo di avere costruito una Basilicata davvero forte e moderna con frutti e risultati importanti."


   

venerdì 29 luglio 2016

"IL CROB DI RIONERO, UN GIOIELLO DI FAMIGLIA"


                                 
                        Il CROB di Rionero (Potenza)


Marcello Pittella, governatore della Basilicata, non ha dubbi: difende a spada tratta le sue scelte o, meglio, quell'impegno volto a garantire un'assistenza di qualitá perché nessuno, afferma,  si senta solo e dimenticato dalla politica o dalle istituzioni.
La sanitá, un banco di prova difficile davanti al quale occorre mettere in campo capacitá di amministrare, impegno per aprire alla scienza nuovi sbocchi e grande slancio in nome dei cittadini, destinatari e fruitori. Utenti e controllori dell'operato dei medici  e di chi amministra. Ecco la riforma che Pittella va illustrando nei vari ospedali e con una conferenza stampa che dá il senso della riforma del settore.
Il  CROB di Rionero è uno degli esempi che dimostrano il livello raggiunto dopo anni di lavoro e di impegno. Questa struttura è lanciata ormai verso nuovi orizzonti, con diversi riconoscimenti da parte di autorevoli organi scientifici, non solo italiani. 
La riforma della sanitá non dovrá essere in Basilicata un ostacolo invalicabile e meno che mai la palla di piombo al piede di una terra dalle grandi potenzialitá, in grado di competere - sostiene il governatore - ai livelli più alti. Gli uomini della sanitá lucana sono tutti impegnati nello sforzo tendente a qualificare il settore cardine della vita regionale: anche le migrazioni risultano notevolmente ridimensionate e, anzi, si può parlare di una migrazione da altre aree del Paese verso la Basilicata. Non è poco. 
Oncologia, ma anche reumatologia, oculistica, cardiologia con le numerose specialità, oltre a vari altri comparti capaci di ottenere risultati di pregio. Verso le strutture lucane si orientano pazienti dalla Sicilia, come dal Lazio e dalla Calabria. 
La sanitá in Basilicata è, dunque,  un grande apparato capace di coniugare le istituzioni e il governo dei bisogni, la politica con quella necessitá irrinunciabile di trasparenza e di buon governo. E di mettere insieme soprattutto le varie componenti di un progetto politico di ampio respiro, destinato non tanto a evitare chiusure di ospedali e arretramenti, quanto soprattutto a fare della Basilicata un modello di governance dei malati e delle varie patologie.
Questa sfida  nasce da lontano e bada a tenere ben salde le redini di un sistema ideato e attuato con l'equilibrio della buona politica: ecco il messaggio. Studiato nei particolari guardando alle professionalitá che questo Meridione annovera tra le sue ricchezze. 

giovedì 28 luglio 2016

SI CONTINUA A PARLARE DI SENISE


                          
                        I giornali dell'epoca

Riprende quota il dibattito sulla frana di Senise di quel 26 luglio 1986, proprio mentre i riflettori sembrano spegnersi sul trentennale, fatto di ricordi e di commemorazioni.
Una tragedia annunciata, titolò Paese Sera in prima pagina. Responsabilitá mai fino in fondo accertate con la necessaria determinazione e il coraggio che un evento del genere impone. I morti della frana non sono certamente morti di serie B ma il loro sacrificio chiede a gran voce che la Collina Timponi non sia dimenticata. Possibile che nessuno sia stato in grado di prevedere e prevenire quel che accadde, nonostante vari segni premonitori?
Ricordo bene quei giorni e quelle ore. All'ingegnere Donato Sabato, responsabile del Genio Civile di Potenza, ma anche al sindaco dell'epoca e ai tecnici del Comune di Senise posi questo interrogativo,  nei vari servizi che andarono in onda sia in rete regionale, sia in nazionale a cominciare dal TG2 delle 13 di quel 26 luglio che aprì con la notizia della frana. 
La siritide.it annuncia di voler realizzare una pubblicazione su quel tragico evento, trent'anni dopo. Ottima idea in ogni caso, come giá ho avuto modo di dire,  per non dimenticare e anzitutto perchè il capitolo della frana sia riaperto con un dibattito non solo in sede locale, ma nel Paese, sulle responsabilitá di sciagure del genere, in cui l'incuria e la superficialità hanno un peso rilevante. Senza escludere il ruolo dei Comuni, presidi in prima linea sul territorio, quindi obbligati a non ignorare quel che accade.

domenica 24 luglio 2016

QUELLE BRACCINE LIVIDE


                          


Un'alba di morte e di disperazione, quella del 26 luglio del 1986, esattamente trent'anni fa. Una enorme voragine inghiottì case e strade della collina Timponi, a Senise in Basilicata, la collina della morte, con un pesante bilancio di vite umane: otto morti, tra i quali i tre fratellini che furono uccisi nel sonno nella loro casa sulla collina. La mamma era andata a lavorare nei campi prestissimo e aveva lasciato come sempre i tre figlioletti ancora a letto. Tra le vittime anche Francesca,  di appena un mese.
Ricordo le braccia livide dei bambini che furono estratti dalle macerie dai Vigili del fuoco, soltanto verso la mezzanotte di quel 26 luglio dopo ore e ore di lavoro, in uno scenario indescrivibile illuminato dalla luce delle fotoelettriche che fornirono un quadro ancor più agghiacciante della sciagura. I loro corpi erano come adagiati su un letto morbido di terriccio e sembravano cercare le braccia della madre per salvarsi da quell'inferno di macerie che li aveva soffocati, proprio mentre sognavano il loro domani e si sentivano giá protagonisti di un mondo che non li ha voluti. 
Arrivammo sul posto della frana con i colleghi della troupe Rai mentre si cercava di trarre in salvo qualcuno degli abitanti delle case costruite là dove la frana sconsigliava da tempo qualunque intervento edilizio: in quella zona della collina Timponi non sarebbe stato possibile costruire neppure una baracca, a causa delle precarie condizioni del territorio, noto per un costante scivolamento a valle provocato da un vasto smottamento del terreno. Una delle frane più imponenti nell'intero Mezzogiorno, non solo in Basilicata. Eppure le abitazioni erano state realizzate proprio lì e la gente viveva convinta di essere al sicuro. 
Un grande trambusto segnò quelle ore e quei giorni, sotto l'incalzare delle polemiche che riguardavano appunto il piano regolatore della zona e la mancanza di un intervento per la messa in sicurezza dell'area. A Senise arrivarono geologi, ingegneri, docenti universitari, il fior fiore della scienza geologica  per affrontare il nodo della frana.
Tra i tecnici in prima linea  l'ingegnere Domenico Totaro, oggi Presidente del Parco dell'Appennino, che illustrò ai giornalisti la storia di quella collina, diventata la collina della morte e le ragioni alla base della frana. 
Quel tragico evento è oggi al centro di dibattiti e di commenti in questi giorni, in coincidenza con i trenta anni dalla frana.
La collina Timponi è diventata nel corso del tempo un evento mediatico e non solo una questione legata alle caratteristiche del suolo. Ormai da anni non se ne parla più, se non in occasione dei vari anniversari del 26 luglio che ripropongono in realtá il tema sempre attuale della sicurezza degli abitati e del consolidamento del suolo: e dire che proprio questo obiettivo era stato al centro di studi e ricerche, dal CNR anzitutto, all'indomani del disastroso terremoto del 23 novembre del 1980, quando il Governo si impegnò a garantire solidità e sicurezza ai centri abitati di quella Basilicata definita da Giustino Fortunato la terra dello sfasciume idrogeologico.

  

venerdì 22 luglio 2016

UN AVVOCATO DALLE MILLE RISORSE


                           


Un lavoro protrattosi per anni con continui aggiornamenti, con integrazioni e con un impegno a costruire uno strumento valido non solo per gli operatori del settore quanto anche per chi si rende conto che la vita di ciascuno è inevitabilmente regolata dalle leggi. E che ignorarle, specie in certi casi, non giova affatto. Anzi non è possibile.
Le annotazioni di dottrina e giurisprudenza di questa nuova edizione del Codice Penale, pubblicato nella collana Oscar Dike, sono a cura di Ivan Russo, avvocato lucano dalle mille risorse non certamente nuovo a ricerche, studi e approfondimenti che caratterizzano il suo humus di studioso senza limiti. Uno che il diritto, in definitiva, sembra averlo nel sangue sin dalla nascita.
Allo stato attuale Russo ha "provocato" un intervento della Suprema Corte in ordine a una complessa vicenda che riguarda la disputa circa un quesito di tutto rilievo: se riconoscere lo stato di danneggiato o di offeso a quelle persone che subiscono gli effetti delle trivellazioni. 
Russo è più di un semplice professionista in cerca di clienti, cosa del tutto legittima peraltro. Lui cerca di dipanare le matasse, di arrivare a capire cosa si nasconde tra le pieghe di  una legge e qual è lo spirito dal quale trae la sua giustificazione.
Francamente Ivan Russo, in un Paese in cui di leggi se ne producono a bizzeffe, ha di che nutrirsi, ravvisando tuttavia una difficoltá nel riuscire a comprendere a volte le motivazioni non sempre chiare e trasparenti, nella selva di norme spesso inattuate. Se non addirittura ignorate per un preciso disegno.
All'ambiente l'avvocato Russo, come accennavo, dedica un impegno non occasionale. Tutt'altro. Cosa accadrá infatti al territorio della Val d'Agri e della Basilicata una volta che le trivelle avranno smesso di succhiare oro nero dal sottosuolo di questa terra diventata, forse inconsapevolmente, il più  grande serbatoio di petrolio in terra ferma, addirittura in Europa? Ecco uno dei quesiti ai quali francamente non è facile dare una risposta.
Sicchè il diritto e la giurisprudenza debbono essere sin da ora uno strumento di tutto rilievo per dire una parola definitiva alla chiusura di un ciclo che chiuderá un'epoca. L'inchiesta della magistratura potentina va per questo incoraggiata e sostenuta e non rappresenta affatto un freno allo sviluppo dell'area. 
Il petrolio, un problema da risolvere. Forse di questo non sempre ci si rende conto nella diatriba che investe i livelli della politica e della scienza. Ma soprattutto del diritto, senza escludere l'opinione pubblica chiamata ad approfondire e a dire la sua, in un frangente così delicato in cui mancano certezze e si avverte l'assenza di elementi di raffronto per l'ambiente e la salute dei cittadini tra passato e presente. Manca in effetti il punto zero, l'elemento di confronto tra la situazione iniziale e quella odierna. Un "dettaglio" non certamente di poco conto che potrebbe dire una parola autorevole su tutto.  

lunedì 18 luglio 2016

PITTELLA: LA POLITICA DEL FARE CONTRO OGNI DISFATTISMO


                          
              Il Governatore Marcello Pittella (Foto R. De Rosa) 


Il nuovo assetto del governo della Basilicata nasce da strategie politiche solo in parte in linea con gli scenari nazionali. Anzi un assetto che riflette in pieno il clima  presente nel Pd lucano, in una situazione caratterizzata da contrasti e crisi permanenti, da mille lotte di corrente, in cui prevalgono vecchie e nuove ragioni individuali, a discapito di una visione positiva d'insieme con una forte spinta propulsiva a sostegno di settori trainanti dello sviluppo.
La nuova compagine reca impressa  la necessitá di una difesa ad oltranza dell'esecutivo, dal suo interno, chiamato a misurarsi con problemi seri e assai rilevanti. 
In una congiuntura del genere il governatore Pittella avverte su di sè una responsabilitá davvero enorme, ragion per cui appare evidente l'importanza di rafforzare gli ormeggi  nel pieno di una burrasca in mare aperto in cui si sommano sin da ora le spinte  più disparate, riconducibili al nodo da sciogliere sul consenso degli elettori  e sui livelli di assenteismo che continua a crescere nel Sud e in Basilicata. 
Non a caso nella conferenza stampa di presentazione della  compagine che guiderá la Basilicata fino alle prossime elezioni Pittella ha posto in evidenza il senso del fare che dovrá prendere il posto di una linea disfattista, ha osservato, spesso prevalente in settori della politica e della stessa pubblica opinione.
Sicchè la dimensione centrista dell'esecutivo è il punto cardine al quale il Governatore si ispira, bene al di lá e ben oltre qualunque modello nazionale o qualunque spinta.  
I problemi della Basilicata vanno risolti tra le mura di casa e secondo una rigorosa valutazione del rapporto costi benefici. Ecco la logica messa in atto. Tenuto conto peraltro che l'esigenza di stabilitá è quanto mai reale, in una terra con mille situazioni di crisi, il ricorso al consolidamento del ruolo  della componente centrista appare al primo punto dell'agenda politica di chi guida il governo lucano nel suo rapporto con il resto del Sud e  con il Paese. E ciò per vari motivi. Anzitutto perchè questa parte politica continua a mostrare una sensibile attitudine al "rinnovamento"  nel bel mezzo delle sue strategie volte al controllo di un vasto territorio politico istituzionale dal quale dipende il suo futuro e la dimostrazione della sua  stessa tenuta. 
La conquista del Comune di Potenza, le operazioni in atto non da oggi a Matera e soprattutto l'inserimento dei Popolari nello scenario di Melfi e con l'ampliamento della maggioranza in Regione, rendono evidenti le manovre di medio-lungo periodo da non sottovalutare per nulla. 
In ordine al travaglio del PD lucano le riflessioni di Mario Polese sull'oceano pronto a travolgere tutto e tutti, fanno da contrappeso al pensiero del Governatore con al centro una immagine del governo della Regione caratterizzata da un decisionismo tutt'altro che teorico. 
Si tratta, in parole semplicissime, di fare i conti con una realtá incalzante. E guai se così non fosse. Sicchè i due nuovi assessori, Benedetto e Pietrantuono, sono le pedine giuste nel difficile gioco di dama che assume toni forti per lo scenario complesso e per le altrettanto complesse e difficili operazioni di potere che si delineano all'orizzonte, in vista del referendum di ottobre senza escludere gli obiettivi della sinistra interna al Partito democratico.
Ma bisogna in ogni caso convincersi che la vera partita ruota intorno alle  vicende dell'ambiente: dal nucleare al petrolio si delinea un vasto scenario difficile da controllare e governare con tempismo e immediatezza. Il priblema dell'Agenzia per l'ambiente è uno dei tanti.  
La presentazione del nuovo governo locale ha fornito l'opportunitá a Marcello Pittella di mettere in evidenza le sue doti di equilibrio e di sottolineare un altro dato importante. Anzi essenziale. Settori della politica non possono prevalere sui bisogni di un popolo che avanza una precisa  domanda di crescita, di lotta alla disoccupazione giovanile e di modernizzazione della qualitá della vita e dello sviluppo. Se il Paese ha perso dieci punti di Pil nel corso della crisi, la Basilicata si trova a competere con situazioni che vanno superate con urgenza, ha ribadito Pittella. In che modo? Con un diverso ruolo dei due capoluoghi e con la volontá concreta di tutti di contribuire ai processi di ripresa, difficili ma assolutamente necessari ai fini di una dimensione nazionale di questa terra che superi certo localismo sterile e includente e aiuti a cambiare decisamente la rotta.

lunedì 11 luglio 2016

POLLINO: AMBIENTE E RICERCA NEL CONVEGNO SUI GEOPARCHI


                        
              La Grande Porta del Pollino (foto R. De Rosa)


Si parla della nuova immagine dei parchi,  strettamente legata alla  ricerca su temi ambientali nella sua diretta connessione con il territorio. Un modo per qualificare il grande impianto delle aree protette in Italia, considerato in certi casi come un  punto di riferimento per il rapporto di queste realtá con la scienza. 
Parchi non tanto come aree di svago e diversivo per turisti e famiglie, quanto come momento di ricerca che impegna universitá e scienziati. Un mondo forse abbastanza "sommerso" fino ad oggi.
La prima Conferenza nazionale dei Geoparchi, con il Pollino al centro di un qualificato interesse, ha voluto rimarcare molti punti in tal senso. Il Presidente, Domenico Pappaterra, ritiene che si tratti di una svolta da mettere a frutto, capace di produrre significativi sviluppi. La tre giorni del Convegno ha aperto in sintesi un percorso nuovo, raccogliendo l'attenzione di soggetti interessati e di singole personalitá.
"Un grande riconoscimento, commenta Pappaterra, riferendosi alla scelta di tenere la prima conferenza nazionale dei Geoparchi proprio nel Pollino.  Sono grato ad Aniello Aloia per l' impegno, che riconduce ai suoi studi e alle sue ricerche. Il convegno sui Geoparchi dá intanto nuova linfa al nostro territorio, dal punto di vista degli scenari che si aprono. Ma anche per quanto attiene al riconoscimento delle peculiaritá del Pollino, e delle sue stesse potenzialitá, forse non del tutto ancora adeguatamente espresse."

Questo convegno rappresenta in ogni caso davvero una svolta.

"Sono arrivate  tante  personalitá. Ci sono state le Universitá che rappresentano per noi un sicuro punto di riferimento, a cominciare dall'Ateneo fiorentino,  il centro propulsore del processo di riconoscimento del Pollino come geosito. Senza escludere le nostre universitá e gli ordini dei geologi, dai regionali a quello nazionale. È stato coinvolto il mondo istituzionale. I ministeri dell'Ambiente e quello dei Beni culturali. Riconoscimento di tutto rilievo, in definitiva.
Una grande opportunità, da mettere a frutto a cominciare da subito."

Il Pollino consolida  dunque la sua funzione internazionale, proponendosi come attrattore scientifico per un verso. Ma sotto altri aspetti facendo avvertire il livello della sua consistenza.

"I geoparchi sono aree di grande attrazione sia per il grande pubblico, sia per esperti e studiosi. Il Pollino è una miniera di contenuti e informazioni di carattere geologico.
La presenza di Sammuri, presidente di Federparchi, ci consente di avere all'interno di Geopark un peso da non sottovalutare affatto. 
Si crea intanto un circuito nazionale di grande attrazione anche per tante  realtá che mirano a entrare a far parte dei geoparchi. Un particolare in grado di mettere in moto meccanismi importanti, destinati ad  essere elemento trainante per una cultura scientifica che fa dei parchi altrettanti elementi di sviluppo e di ricerca su un territorio che fornisce mille spunti alla comunitá nazionale e all'Europa in primo luogo. Anche su questo terreno il dialogo con l'Europa dovrá produrre dei frutti, in terminii di nuovi finanziamenti che mettano insieme gli sforzi di regioni, Governo nazionale e Unione europea. Un traguardo da raggiungere in tempi non lunghi."

venerdì 8 luglio 2016

DALLAS, LA CITTÁ AFFOGA NELLA VIOLENZA

                        

Divampa la violenza razzista a Dallas. Si spara all'impazzata, i cecchini salgono sui tetti. Colpiscono i poliziotti che a loro volta reagiscono e sparano.
Le luci delle strade si confondono con il fuoco delle armi, mentre tra urla inaudite l'America di Obama mostra un volto inedito: la barbarie cresce istante per istante e la guerra s'impossessa di tutto e tutti. Ogni mano cerca di colpire, ogni animo fa esplodere la ribellione.
Con le armi a portata di mano la società americana mette in evidenza il suo volto inedito, forse fino ad oggi opportunamente celato. I grattacieli mascherano rabbia e violenza; la gente porta dentro di sè sbigottimento e rabbia. Così non si vive. Così non si cresce. 
I poliziotti additati come assassini che hanno ucciso dei neri d'America. Quegli stessi che recano impressi nell'animo nomi e volti di alcuni grandi della musica, dell'arte. Della civiltá: da Louis Armstrong a Ella Fitzgerald, a Martin Luther King. Che rabbia! Nel corpo di tanti scorre il sangue della vendetta. Ma chi riuscirà a far riflettere le coscienze? A dire basta alla violenza assassina e omicida, che ha conquistato gli uomini? Putroppo.

lunedì 4 luglio 2016

SI RITORNA A PARLARE DI MATERA 2019


                                                
                     Matera Palazzo Lanfranchi (foto R. De Rosa)



Matera Basilicata 2019. Non solo un grande progetto, ma una sfida per riempire di contenuti, e non di illusioni, un traguardo forse fino a ieri non previsto.
Intanto tra opposte opinioni, contrasti politici tra i principali attori di questa grande Kermesse, probabile incapacità di ragionare ai livelli più alti su un riconoscimento davvero straordinario e che non riguarda solo Matera, molto terreno si va perdendo. Non basta puntare solo al raggiungimento di determinati obiettivi. Occorre piuttosto una larghissima intesa istituzionale per far valere la posta in gioco ai livelli più importanti, e non solo sul terreno nazionale. Promozione turistica e culturale. Ma soprattutto un vero e diverso protagonismo nel campo della scienza, della innovazione, dei grandi attrattori di cui la città dispone. Forse è il caso di mettere da parte finanche la vecchia definizione di città dei Sassi (un marchio fin troppo abusato) e di sostituirla con città della cultura e della storia per evitare incomprensioni e molto altro ancora.    
In tutto questo scenario la Fondazione ha un compito preciso. Anzitutto quello di far corrispondere le varie assunzioni di impegni ai risultati e al peso internazionale di cui Matera si va appropriando. E non a caso la Fondazione si identifica con l’Università della Basilicata per portata del suo ruolo e peso scientifico. 
Insomma, che fare mentre il 2019 si avvicina? La parola alla professoressa Aurelia Sole, Rettrice dell’Ateneo e Presidente della Fondazione. 

Matera ha costruito la sua storia sul passato. Del presente la cittá ha tanto: scienza, economia, cultura d'impresa. Un bagaglio però poco conosciuto dall'opinione pubblica che rischia di soccombere in assenza di un grande sforzo. 

Il progetto che ha consentito a Matera di diventare Capitale europea della Cultura è tutto racchiuso nel dossier di candidatura. Matera è conosciuta nel mondo per la sua struggente bellezza, per la sua storia antichissima e per la originale conformazione urbana nei Sassi, ma ha vinto questo titolo proprio perché il dossier, pur tenendo in evidenza la storia e le radici del territorio, con i suoi progetti ha guardato proprio a quei settori, alla scienza, alla economia, al mondo delle imprese, alla trasversalità delle arti che non possono più essere confinate in cortili autonomi, ma devono poter dialogare con ogni aspetto della vita quotidiana. Ecco perché il dossier si chiama “Open Future”. E attraverso questo lavoro che ci aspetta vogliamo far conoscere tutto quello che c’è di buono sul territorio, in Basilicata. Ma dobbiamo tener presente che il progetto di capitale europea della cultura non ha finalità esclusive di marketing, ma punta a far crescere le persone in una dimensione, appunto, europea attraverso i diversi approcci alla cultura.

In cosa siete impegnati in questo momento?

Tre sono le azioni in programma nei prossimi mesi. Il primo si chiama “Rimettiamoci in gioco” e prevede un primo ciclo di incontri, da giugno a dicembre 2016) rivolti ad un pubblico ampio su vari temi (es: politiche dell’accesso alla cultura; turismo e contenuti culturali; nell’era digitale quali nuovi mercati). In programma anche 2-3 giornate di laboratori con casi studio specifici. Il programma verrà realizzato su scala regionale nelle sedi Unibas e di Visioni urbane. Il secondo si chiama “Matera links”. A settembre si selezioneranno 20-25 operatori culturali che esploreranno e sperimenteranno nuovi approcci per il coinvolgimento dei pubblici, creando legami tra: Cittadini temporanei e cittadini permanenti (patrimonio non bene di consumo di turisti); Centro e periferie; Nuovi mercati; Le istituzioni culturali ed il mondo di fuori; Circolazione (sud-sud/sud-Europa). Il terzo si chiama “Matera changemakers”.  A dicembre 2016 previsto l’avvio di un programma di seminari, laboratori e mobilità sul management culturale che sarà strettamente connesso anche allo sviluppo progetti del dossier. Siamo la prima capitale europea della cultura che investirà sulle competenze. Inoltre siamo partiti con l’Open Design school. La prima fase vedrà giovani creativi provenienti da tutta Europa che insieme a creativi locali si misureranno per progettare un grande anfiteatro all’aperto nella Cava del Sole proprio attraverso la modalità dell’Open Design.
Al 31 dicembre del 2019 calerà il sipario su Matera capitale della cultura. Cosa fare perché il grande traguardo raggiunto non si traduca in una progressiva perdita di peso.
Innanzitutto il progetto di Matera2019, così come previsto dal dossier, non si fermerà al 2019, ma andrà avanti almeno fino al 2022 perché dopo l’anno da capitale intendiamo esportare in Europa e nel mondo i principali progetti del programma culturale. Come abbiamo più volte ribadito, non puntiamo su un turismo di massa, ma dobbiamo attivare meccanismi per avere a Matera e in Basilicata cittadini temporanei, vale a dire persone che da tutto il mondo arrivano da noi si fermano e oltre a vivere la esperienza di stare sul nostro territorio possano produrre qualcosa, da un libro a un prodotto scientifico fino ad arrivare anche solo a produrre una idea. Vogliamo che Matera e la Basilicata diventino un hub della creatività dove i cittadini possano trovare la dimensione giusta per produrre qualcosa di bello e utile per il territorio e per l’Italia.

Non mancano  le difficoltà, all’interno di un dibattito con molti punti di contrasto, finanche aspri. Non di rado con una matrice politica ben chiara. 

Abbiamo un grande lavoro da fare tutti insieme, mettendo in collegamento i progetti della città con il dossier di candidatura. Si tratta di un lavoro difficile che dovrà vedere tutti impegnati per il raggiungimento di un obiettivo comune.  Il piano marketing, ad esempio, prevede di costruire relazioni per sponsorship per un introito complessivo di circa 5 milioni di euro.  Quattro di questi riguarderanno la sponsorizzazione specifica delle 4 grandi mostre grazie a 4 grandi sponsor di livello nazionale e internazionale . Altri 4 milioni riguarderanno le 45 settimane di attività, con il coinvolgimento 15 partner di dimensione nazionale e regionale. E’ inoltre prevista una serie di sponsorship in kind per abbattere le spese generali del progetto e per aumentare la comunicazione del medesimo tramite partnership tecniche. E’ prevista una prima presentazione ufficiale entro l’estate 2016 per coinvolgere le aziende in un piano di comunicazione triennale 2017- 2019. La quasi totalità delle attività prevede una significativa partecipazione dei cittadini e delle scuole locali regionali e nazionali. Con coproduzioni italiane e straniere  E’ un obiettivo ambizioso ma possibile. 

Qual è, in questa prospettiva, il ruolo dell'università?

L’Università degli studi della Basilicata ha da sempre accompagnato il cammino di Matera2019. La nostra è una Università che costantemente si candida a progetti europei finalizzati a costruire collegamenti con le migliore pratiche per lo sviluppo del territorio e della conoscenza. La istituzione all’Università degli studi della Basilicata della cattedra Unesco "Paesaggi culturali del Mediterraneo e comunità di saperi" presso il Dipartimento delle culture europee del Mediterraneo (Dicem) rappresenta un altro passo in avanti nel fruttuoso campo di collaborazione fra la Fondazione, l’Università e le altre istituzioni presenti sul territorio nell’interesse generale di tutta la comunità”. Così come la convenzione fra la nostra Università e l’istituto superiore di restauro per innalzare il livello della ricerca e consentire agli studenti di acquisire esperienze molto interessanti. Continueremo su questa strada perché L’Università è per sua natura collegata direttamente ai valori della cultura e della conoscenza sviluppati nel dossier di Matera2019, alla cui estensione ha partecipato direttamente. Deve necessariamente crearsi una positiva sintonia fra tutte le istituzioni coinvolte in questo esaltante cammino.

venerdì 1 luglio 2016

MELFI E IL VULTURE, REALTÁ CHE ATTENDONO UNA SVOLTA


                          
                                Il territorio del Vulture (foto R.De Rosa)

Grandi progetti per Melfi, per il Vulture, per Venosa, senza escludere la Via Appia, storica strada che segna addirittura il cammino dell'umanitá da Brindisi a Roma, passando per l'antica Lucania. Appia è il titolo di un libro di Paolo Rumiz , giornalista, che sará presentato a settembre in Basilicata.
Tra l'altro  risale a 2050 anni fa il viaggio di Quinto Orazio Flacco da Roma a Brindisi seguendo appunto questa prestigiosa arteria: la strada della cultura, che portò il grande poeta latino a raggiungere la cittá pugliese dove si trovava il suo amico Mecenate, secondo quanto narrano le cronache dell'epoca.
Oggi gli scenari che si aprono non sono pochi, sostiene Francesco Pietrantuono, presidente della terza commissione del Consiglio regionale della Basilicata e punto di riferimento di un ambizioso progetto che include appunto il Vulture con l'abbazia benedettina e i laghi di Monticchio, a loro volta asse portante del Parco regionale, ormai alle porte, almeno c'è da sperare. Un parco destinato a essere una mano tesa soprattutto nei confronti di altre realtá analoghe, a cominciare dall'Appennino, il Parco sentinella per un territorio in cui il petrolio, ma non solo, ha creato seri elementi di squilibrio con una parentesi giudiziaria ancora ben lontana dal potersi considerare chiusa. 
Francesco Pietrantuono sottolinea che il dinamismo e la storia dell'intera area vanno bene al di lá di piccole faccende locali e hanno invece la portata dei grandi eventi, capaci di cambiare il presente e dare un senso diverso alla lettura del passato. 
C'è  un lavoro a monte per ottenere il riconoscimento di patrimonio dell'Unesco per la zona, con tutto ciò che un fatto del genere significa. Senza escludere la presenza dei Normanni, il ruolo di Federico II, la funzione dei castelli, formidabile attrattore. Addirittura locomotiva per lo sviluppo turistico di una parte importante della Basilicata interna.
Ma si lavora soprattutto sull'ambiente per restituire centralitá ai laghi e a quel territorio vulcanico che produce vini di altissima qualitá, ai quali a Verona continuano a giungere ogni anno riconoscimenti importanti.  
Le cantine sotterranee sono poi una sorta di museo che affonda le radici nel lontano 1600 addirittura. Ho visitato quelle di Gerardo Giuratrabocchetti, a Rionero: sotterranei umidi e scuri che nascondono tesori di una produttività insospettata e radicata nel costume dell'intero popolo dotato di una proverbiale laboriositá. Intere generazioni  hanno dedicato la loro vita a mettere a frutto il territorio vulcanico del Vulture, dove il verde dei pampini delle viti contrasta in primavera con il color marrone scuro del  terreno fertilissimo. Un dono della natura da custodire contro ogni attacco, contro ogni forma di mutamenti irresponsabili o, peggio, superficiali.