venerdì 30 ottobre 2015

LA FAMIGLIA ANZITUTTO



Nei mesi scorsi il Corriere della Sera, in occasione del centenario dell'ingresso dell'Italia nella  grande guerra, ha dato ampio risalto alle lettere alle famiglie scritte dai soldati italiani al fronte.
Lettere stracolme di affetto, di umanitá, di desiderio di vivere accanto ai propri cari, da parte di ciascun militare costretto a imbracciare il fucile e a sparare ad altri come lui per assecondare quel desiderio omicida che si sarebbe dovuto trasformare nella vittoria delle armi.
E le famiglie, a loro volta, vivevano giorni di grande angoscia in attesa di un lettera da parte di un figlio, di un marito, di un fratello. Poteva essere l'ultimo contatto, come purtroppo in molti casi è accaduto. 
Quelle lettere recavano impresso il segno indelebile della famiglia e del suo valore, non solo morale e materiale, quanto affettivo. Una unione che non si è mai spezzata, nemmeno dopo grandi catastrofi o dopo lutti insanabili. 
Ecco dunque cosa vuol dire famiglia, come ricorda in questi giorni Aurelio Pace, primo firmatario di una mozione che impegna il Consiglio regionale della Basilicata a riconoscere fino in fondo il ruolo e la funzione insostituibile di questa entità, in linea con il dettato costituzionale.
Argomenti che ritornano indiscutibilmente in primo piano, rileva Franco Mollica, in occasione di una serie di incontri e di iniziative in numerosi centri della Basilicata sul tema: " l'aggressione del Gender alle nostre famiglie." Un tour al quale partecipa anche Toni Brandi Presidente dell'Associazione Pro vita. 
Mi chiedo: possibile che ci si debba impegnare così tanto per dimostrare il valore della famiglia? Possibile che non si riesca a trovare uno spunto capace da solo di sottolineare argomenti ai quali la storia, non dico la politica, ma la storia ha attribuito un carattere assolutamente insostituibile? E la storia è storia della politica, storia dell'umanitá, storia del pensiero, storia degli uomini e delle loro scelte.
"Gender o non Gender" dá tanto il senso della paura che qualcosa di irreparabile possa accadere. Anche Hiroshima sembrava irreparabile, ma in realtá ha costruito dopo l'evento della bomba atomica la logica del rifiuto della corsa a questo armamento che semina morte e nient'altro. Che esalta la distruzione totale. È seguita una presa di coscienza universale capace di accomunare i popoli almeno nella consapevolezza del rischio. E non è poca cosa.
Capisco che Gender non è una bomba atomica anche se promette  di distruggere l'esistente: ipotesi remota.
Se il pensiero filosofico, da Parmenide (lucano dell'antica Lucania) fino ad oggi, segue da vicino la storia dell'essere, non sará difficile comprendere che tutto nasce dal desiderio di grandi cambiamenti, insito nell'umanitá. Desiderio che non rifugge dalla ricerca di mutamenti, per quanto sorprendenti, se non addirittura fuori da ogni logica.
Le mode, le grandi innovazioni non sono frutto del caso. Sovvertire la societá con i suoi assetti di sempre attira un'attenzione collettiva e mette in moto il meccanismo delle grandi adesioni per desiderio di novitá che è un segno dei tempi. Giacchè ogni mutamento, per quanto radicale, si contrappone al ristagno. Rappresenta una svolta.
Se la famiglia dunque è considerata sotto il profilo storico, e non solo sociale, acquista una valenza forte, tale da non consentire a nessuno di ignorarla, di sostituirla, di buttarla nel cestino dei rifiuti.
In mille circostanze le famiglie hanno atteso i propri congiunti: dalle sciagure minerarie, agli incidenti aerei. Ma anche nelle lotte per il lavoro le famiglie sono state accanto a chi il lavoro lo aveva perso. Per un semplice interesse? Per un senso di soludarietá? Non solo per questo. Soprattutto per un legame forte e per un senso di appartenenza insostuibile.

giovedì 29 ottobre 2015

IL CASO SASSO CASTALDA NEL DIBATTITO SULLE COOPERATIVE SOCIALI



                                  
         La sede della nuova struttura per anziani e giovani a Sasso Castalda (Potenza)

Si ritorna a parlare di cooperative, soprattutto di cooperative sociali. Dall'estate a oggi la Regione Basilicata ha predisposto una serie di piani di intervento nel settore che vanno nella logica del rispetto delle esigenze del momento e delle varie realtá, diverse da luogo a luogo, precisa la professoressa Flavia Franconi, responsabile della sanitá lucana, farmacologa e docente universitaria. 
"0ccorre una stretta collaborazione tra settore sanitario e sociale. Dobbiamo fare interagire le nostre strutture sanitarie con i problemi veri, con la domanda del giorno per giorno. Non debbono prevalere le strutture in quanto tali - precisa inoltre la Franconi - ma bisogna che tutto sia orientato verso la realtá del momento. Verso la gente, verso gli utenti." 
Insomma non una cooperazione qualunque essa sia, ma strettamente collegata alla qualitá della domanda e ai bisogni dei vari luoghi. 
Un interrogativo si pone per una nuova struttura, che dovrebbe entrare in funzione nel giro di alcuni mesi a Sasso Castalda, un paese del potentino tra la Valle dell'Agri e il massiccio del Pierfaone, in pieno Parco nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri lagonegrese. 
L'accordo con il comune, che non soddisfa tra l'altro pienamente le attese dello stesso sindaco Rocco Perrone, prevede la possibilitá di un centro per l'assistenza a persone anziane, ma autosufficienti, e un punto di cura per giovani  che necessitano di interventi di natura psichiatrica.
In tutto questo non sembra esserci ancora una scelta definitiva nè un orientamento preciso, anche in relazione al numero degli assistiti. Tra l'altro, nel caso di Sasso, non è dato sapere se a gestire la struttura saranno direttamente le cooperative o, piuttosto, l'imprenditore che figura essere il presidente delle stesse, ma in realtá agisce e si muove in prima persona, autonomamente. Liberamente.  Insomma, una specie di "deus ex machina".
Oltretutto, Sasso vede in questo centro che dovrebbe sorgere in locali del Comune non solo un impulso all'occupazione quanto il fiore all'occhiello per qualificare il suo ruolo di porta ad ovest del Parco nazionale, con riflessi sulla qualitá della vita e sul futuro della comunitá. 
Al momento attuale massimo silenzio sulle scelte da compiere o su quelle giá fatte con le dovute cautele.
Sulla questione interviene anche Rino Cardone, componente dell'osservatorio regionale del volontariato.
"Cooperative ed imprese sociali svolgono un ruolo determinante nella gestione dei servizi. Esse rappresentano quello che si definisce il terzo settore: un comparto parallelo alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale. È fondamentale che si stabilisca un ruolo sinergico tra questi due mondi basati sulla partecipazione e sulla condivisione. A questo riguardo le Onlus garantiscono un alto profilo etico e morale. Lo stesso vale per il terzo settore. " 


sabato 24 ottobre 2015

AURELIO PACE AL CONGRESSO DEL PPE A MADRID


                              
Aurelio Pace a Madrid


Il ventitreesimo congresso del Ppe, che si è tenuto nei giorni scorsi a Madrid, ha visto la partecipazione di Aurelio Pace, coordinatore nazionale dei Popolari, unico lucano presente all'assise che può senz'altro essere definita un giro d'orizzonte e una esplorazione a tutto campo dei problemi con i quali l'Europa è chiamata a confrontarsi ogni giorno. Dall'aumento  del numero dei  Paesi aderenti fino alle grandi migrazioni destinate a proseguire nel tempo. 
Quale immagine emerge non solo dell'Europa, quanto delle grandi operazioni politiche in atto in grado di coinvolgere nomi di primo piano come Sarkozy o altri. 
Su questi temi l'intervista ad Aurelio Pace  traccia un quadro delle scelte di campo, delle previsioni e degli assetti predominanti, dai quali dipende il futuro del vecchio continente.
"Il congresso statutario del  Ppe (il Partito Popolare europeo) ha posto all'ordine del giorno alcuni temi di primo piano che riguardano molto da vicino  l'Europa. 
L'esempio della Spagna è quanto mai significativo. Il governo spagnolo è uscito da una crisi profonda dopo aver rischiato il default negli anni scorsi con il governo Zapatero  e  oggi Mariano Rajoy, Presidente del Partito Popolare e primo ministro, invece fa registrare una crescita notevole con circa cinquecentomila nuovi posti di lavoro. Oggettivamente parlare con lui nei vari seminari è stato un evento di grande interesse, politico, culturale e sotto tutti i punti di vista."

Cambiare l'Europa,  questa una delle priorità del Congresso del Ppe. Una meta possibile? 

"Il congresso ha avuto come parola chiave: Unidos. Uniti. In realtà la conclusione di Sarkozy è stata il punto di arrivo e di partenza del congresso che si può sintetizzare in questo modo: o l'Europa la cambiamo noi o la cambieranno gli estremismi. Un rinnovamento in Europa è necessario. Anzi inevitabile."

Anche la Merkel ha affrontato questo tema, considerando i vari scenari che si sono subito delineati a Madrid.

"L'Europa deve cambiare e deve cambiare nel rispetto della tradizione. Lo ha detto in modo chiaro la Cancelliera. Senza dare adito a equivoci.
L'Europa non può sentirsi sicura con i propri confini non regolati, il riferimento è all'ondata di migranti, ma anche alle questioni della sicurezza e della crisi economica, aspetti di grande rilievo. 
Nessun italiano è intervenuto nell'assemblea plenaria, ma solo nei vari seminari. Ieri ha partecipato ma senza intervenire, per sua scelta, anche Silvio Berlusconi, probabilmente per evitare i contraccolpi possibili di una contestazione dell'amicizia con Putin, in questo particolare momento internazionale. Anche perché  si sarebbero create delle frizioni con Salvini."

Quale peso ha avuto, nel dibattito complessivo a Madrid, il riferimento ai grandi flussi migratori che appaiono inarrestabili. A causa delle guerre ma anche per la fame che colpisce tanti paesi.

"Il tema della immigrazione è stato sviluppato dalla Merkel che ha detto sostanzialmente, comportandosi da padronda di casa: chi viene in Europa deve  essere accolto con senso di solidarietà, ma non tutti possono stabilirsi in Europa. Bisogna sapere chi entra, perchè entra, per fare cosa. 
Si è parlato di immigrazione a chiare lettere e con i dovuti distinguo nel congresso del Ppe, dove diversi capi di stato hanno tenuto a precisare di non condividere la posizione dei socialisti: tutti debbono entrare. Ma altrettanto netta è stata l'affermazione di chi ha ribadito di non voler vedere i migranti morti alle frontiere o sulle coste.
Attuare, dunque, una politica europea comune per regolamentare i flussi e  capire chi può rimanere in Europa e a quali condizioni."

Il dibattito tuttavia ha affrontato anche la questione non secondaria dell'allargamento dell'Europa.

"Come ha ricordato più volte anche il presidente Daul l'Europa è nata con sei stati membri, oggi siamo a 28, probabilmente ci sará un'Europa allargata a 32. Si è rotto il fronte degli Urali, siamo andati nell'Est. Bisogna modificare gli assetti, ridefinire certe condizioni, l'organizzazione, stabilire molti criteri. 
Da considerare che diversi leader di partiti sono saliti sul palco dicendo: l'Europa riconosca le proprie radici. E questo ci ha resi particolarmente orgogliosi poichè i valori spesso sono stati trascurati, se non barattati all'insegna dell'unanimismo. Riteniamo, per giunta, che quelle radici cristiane e cattoliche debbono tornare a essere parte dell'Europa giacchè oltretutto hanno dato vita alle politiche."

Qual è stato in questo ventitreesimo  congresso del Ppe il ruolo dell'Italia.

"L' Italia ha manifestato tutta la sua debolezza, lo dico con rammarico. Oggi l'Italia non ha un leader che raccolga la credibilità internazionale. Tutti  i paesi europei sono intervenuti.  Ognuno dei leader che è salito sul palco dei seminari tematici è stato in qualche modo attaccato dai giornalisti e dalla stessa platea con domande tutte pertinenti. È stato chiesto ad Alfano perchè governate con la sinistra, a Mario Mauro il perchè dell frantumazione in tanti rivoli. A Berlusconi se e come può essere possibile un'alleanza con Salvini. I Popolari italiani non sono organizzati ad un livello soddisfacente. In Europa c'è unitá, in Italia prevalgono le fratture, i distinguo e questo condanna i popolari all'irrilevanza.
Da notare, inoltre, che esiste in tutti la consapevolezza di appartenere a un grande partito europeo: sicchè le fratture denotano scarsa maturità politica."



domenica 18 ottobre 2015

L'APPENNINO NELLA BASILICATA DI MATERA 2019



Il convegno organizzato dal Parco nazionale dell'Appennino lucano val d'Agri lagonegrese sul tema della biodiversità, a Pantano di Pignola, si presta a diverse letture.  
Grazie alle parole d'ordine di Expo 2015, anzitutto nutrire il pianeta, la serie di iniziative poste in essere in concomitanza con l'Esposizione universale si trasformano in una sollecitazione a riscoprire valori e peculiarità propri degli ambienti della Basilicata dei quali si erano addirittura perse le tracce per una sorta di silenzio che ha fatto da corona a tante politiche fallimentari nei decenni scorsi. Si ritorna a parlare  dell'uso del territorio rurale, dimenticato, spesso abbandonato a sè stesso oltre che all'incuria e alla peggiore indifferenza. Che sono mali incurabili. 
E si nota che l'esempio di molti centri delle periferie agricole rappresentano una sorta di percorso obbligato se si vogliono indicare strade certe per la ripresa, mettendo a frutto tradizioni ultrasecolari, cancellate in certi casi dal "progresso". Vero o presunto, tutto ancora per buona parte da vedere.
Per intenderci: l'attenzione del convegno si è soffermata a lungo sulla rivitalizzazione dell'intera area di Pantano di Pignola, una delle porte più prestigiose del Parco nazionale. Pantano produce oggi quel che non produceva in un recente passato: tra l'altro anche quintali del famoso "fagiolo rosso scritto", questo il marchio. Una possibilitá di valorizzare terreni agricoli abbandonati e di affidarli a giovani impegnati nella ricerca di un lavoro qualificato, e non certo di una opportunitá qualunque,  purchè assicuri una retribuzione. 
Sicchè la biodiversitá, rapportata alla serie di convegni promossi dal Parco in linea con Expo, è non solo trainante, quanto promette di invertire la rotta del rapporto uomo natura, uomo economia agricola. In senso positivo, naturalmente.
Avere  promosso momenti di dibattito e convegni  dai quali può dipendere davvero molto, aprire concrete prospettive al Parco nazionale: ecco l'obiettivo. Una ripresa verde con le carte in regola è più di una banale speranza. Tanto più se si pensa che l'Appennino è e rimarrà a lungo tra le località a maggiore impatto ambientale del Sud per le estrazioni di petrolio, presenti anche all'interno del suo perimetro a seguito delle concessioni date prima della istituzione del parco nazionale. 
Al convegno di Pantano di Pignola sono intervenuti dal direttore dell'Alsia, Romaniello, al Presidente del Parco, Totaro, fino a ricercatori e studiosi del CNR a voler significare che la posta in gioco non è irrisoria.
Che tutto questo sforzo rappresenti un cambiamento nella cultura degli investimenti, nella gestione dell'ambiente e della sua economia, nel modo di intendere il domani di tanti giovani è assolutamente importante. Si tratta di non far cadere quella tensione cresciuta intorno ai parchi e alle aree soggette a particolare protezione. Che non sono poche in questa Basilicata di Matera 2019. 


martedì 13 ottobre 2015

IL GARANTE GIULIANO: IL BAMBIN GESU' DI POTENZA APRE NUOVI ORIZZONTI



Ci sono dei segnali che parlano di alcune aree del Sud non più periferia della scienza. Aree che sembravano destinate alla totale marginalità e impossibilitate, almeno fino a ieri, a risalire la china per colmare quel gap rispetto al centro nord più pesante di un macigno.
Tra queste c’era Potenza che sta però velocemente recuperando terreno con il San Carlo diventato punto di riferimento in diversi campi: anzitutto reumatologia e pediatria. Ma non solo.
I dati che si conoscono sono assolutamente incoraggianti, fino a indicare la svolta tanto attesa, ma non solo per la cura delle patologie infantili, quanto per il significato che un salto di qualità del genere rappresenta in una regione in cui non esiste la facoltà di Medicina e Chirurgia.
La pediatria potentina, in convenzione con il Bambin Gesù di Roma,  non lascia adito a dubbi: il risultato è più che soddisfacente.
I numeri parlano chiaro. Le consulenze di Pronto soccorso sono passate da 2953 del 2012 alle 3963 del 2014. Memntre le attività ambulatoriali per esterni che nel 2010 erano 1522 sono diventate 8711 nello scorso anno.
Ma c’è dell’altro. E’ aumentata la mobilità attiva dalle regioni limitrofe, con una netta inversione di tendenza, mentre hanno raggiunto quota 9000 il numero dei DH, Day Service e delle visite ambulatoriali.
Il Progetto Bambin Gesù del San Carlo non appare tuttavia privo di ostacoli, di difficoltà, di manovre che rischiano di annullare la spinta propulsiva e lo slancio con cui si era partiti anni addietro. Come accade del resto là dove i risultati si commentano da soli.
La constatazione tuttavia più interessante è quella del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza in Basilicata, il prof. Vincenzo Giuliano, che ha registrato in una visita alla struttura tutto lo slancio, il piacere autentico dei bambini, e la soddisfazione dei genitori. Un termometro del clima che si respira nella pediatria potentina.
C’è da augurarsi che i passi compiuti in questi anni, a prezzo di un impegno personale di medici, infermieri, operatori della struttura non siano vanificati.

D’altro canto, i lucani non debbono estraniarsi da queste forme di collaborazione esterna con realtà autorevoli dove la scienza determina risultati positivi che si riflettono sulla regione. 
La Basilicata non è più la terra del Cristo si è fermato a Eboli, ma è la terra di Matera 2019 e di quella scienza proiettata verso nuovi traguardi che non vanno né sottovalutati, né confusi con false affermazioni. Anche questo rappresenta un banco di prova della maturità di un popolo. 

venerdì 9 ottobre 2015

TUTTI AL CAPEZZALE DI MARINO



Marino non è solo Roma. Marino è l 'intero paese impegnato a fronteggiare una crisi giudicata da molti  irreversibile. Marino è tutta la politica italiana, afflitta da mali vecchi e nuovi. Da una logorante incapacità di dare risposte minime alla domanda di trasparenza e di buon governo che giunge da milioni di lavoratori, dai giovani, dai disoccupati. Quel paese reale, maggioranza silenziosa ma autorevole in grado di giudicare i maestri della politica "indotti" in errore da mille situazioni, tutte confuse o  indecifrabili secondo i desiderata dei tanti manovratori. 
Le dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino, mettono a nudo una crisi di dimensioni inaudite: Roma capitale è allo sfascio. Cinquanta societá fuori da ogni controllo hanno  trentamila dipendenti, in un clima di totale inefficienza e di assoluta libertá: sono le societá sotto l'egida del Campidoglio, alle quali nessuno mai ha chiesto seriamente conto di nulla. Con stipendi che rappresentano un ossequio a chi sostiene e alimenta questo clima torbido e inammissibile.
I recenti funerali in pompa magna di Vittorio Casamonica sono una delle tappe più logoranti della vita di un'amministrazione comunale. Ma non sono certamente l'unico momento sotto accusa. 
Roma appare oggi segnata da mille sotterfugi e da una  "libertà di agire" davvero fuori da ogni regola. 
Ecco perché Marino non é solo Roma. 
Con il Giubileo alle porte e nel bel mezzo di una situazione internazionale assai pericolosa, le dimissioni di Marino rappresentano il certificato di identità del malgoverno e della insipienza di chi amministra la cosa pubblica. E di chi finge di non sapere tirandosi fuori da tutto. A Roma e non solo a Roma. 
Certo, per Renzi si tratta di un altro macigno sulla strada impervia del Governo. Il Giubileo è solo uno dei tanti problemi sul tappeto. La questione vera e ineludibile consiste nella risposta che le forze politiche, nessuna esclusa, saranno in grado di dare per arginare una crisi di dimensioni enormi. Opera davvero ciclopica che evoca le grandi lotte politiche e sociali dei tempi andati.
Non si tratta di ripianare soltanto il bilancio di Roma. Di candidare chi dovrà accollarsi l'onere del risanamento e della ripresa della città. Si tratta piuttosto di mettere seriamente alla prova una intera classe dirigente italiana e di chiedere non una ricetta per risolvere la questione sul tappeto, quanto di indicare metodi e strategie per una svolta che non c'è e non si delinea nemmeno all'orizzonte.
Le dimissioni del sindaco più importante d'Italia sono lo specchio del Paese, chiamato a rendersi conto della necessità di cambiare radicalmente passo. Ma non solo per Roma. Per le tante realtá che attendono risposte destinate a non arrivare, giacché il peso delle mille vicende, politiche e personali, è tale da non lasciar trasparire un filo di luce. 
Al di fuori di qualunque populismo, occorre cambiare alle radici il modo di affrontare la vita del giorno per giorno. Forse questo, più di ogni altra cosa, è l'insegnamento che viene da un mondo logorato e non più tollerabile, un mondo pieno di falle che non dá adito a nessuna  speranza, genericamente definito come il mondo della politica.

giovedì 1 ottobre 2015

SASSO CASTALDA, TRA SOLIDARIETÁ, SCIENZA E AMBIENTE



Il sogno di Rocco Perrone, sindaco-medico di Sasso Castalda, è di fare di questo borgo di montagna un "rifugio" di tutto pregio. La casa idonea per chi vuol vivere bene e  respirare l'aria pulita delle enormi faggete disseminate sulle pendici del Pierfaone, a cavallo tra la  Valle dell'Agri e il potentino, nella Basilicata interna.
Non solo. Perrone intende trasformare Sasso in una porta privilegiata del Parco Nazionale dell'Appennino lucano facendo leva sulla solidarietà verso i giovani, ma anche verso persone anziane bisognose di affetto e non solo di cure mediche. Un parco, ripete, può essere anche una fucina di umanitá. Anzi deve esserlo.  
Il binomio salute natura è per il sindaco inscindibile. Oltre a rappresentare un sicuro elemento di crescita per il territorio.
 Non a caso il Comune ha bandito,  molti mesi addietro, una gara per dare in gestione una  struttura ai margini dell'abitato, praticamente giá quasi pronta a ospitare un certo numero di anziani e qualche giovane con problemi di natura psichiatrica, di quelli che i paesi dell'area vorranno inviare a Sasso. Il disagio giovanile spesso si traduce, nelle anonime periferie della Basilicata, in un sorta di squilibrio psichico da non sottovalutare. Con conseguenze finanche imprevedibili.
Ad aggiudicarsi la gara per mettere in piedi questa struttura, socio assistenziale, un imprenditore potentino che presiede delle cooperative sociali impegnate ad assistere e curare anche dei disabili, alcuni dei quali giá recuperati addirittura alla normalitá, si sente dire. Bisogna poi intendersi sulla "normalitá", ovvio.
A quanto è dato sapere i giovani da ospitare a Sasso saranno in numero limitato rispetto agli anziani, secondo un protocollo firmato agli inizi dell'estate, al quale ha fatto seguito recentemente una ulteriore intesa per l'avvio dei lavori di adeguamento della struttura che ha ricevuto parere favorevole dalla Asp, l'Azienda sanitaria locale. 
Ci sarebbe da attendersi  scelte importanti, anche per l'occupazione in zona ma in giro c'è un certo scetticismo.
Sindaco Perrone, come stanno esattamente le cose. Quali le prospettive per Sasso?  
 "Quella che dovrá ospitare anziani e giovani è  una struttura destinata a una duplice funzione, nelle intenzioni dell'impresa. Una ricettivitá per una decina di anziani: su questo ho delle perplessità perchè dieci anziani non bastano a coprire le spese e a produrre un reddito adeguato. Poi nel progetto è prevista  una parte dedicata a un centro di accoglienza diurno per giovani con difficoltá psichiatriche. Certo bisognerà vedere ed esaminare nel merito l'idea progettuale. Nel giro di un anno  questa struttura dovrebbe entrare in funzione. Il dato è abbastanza certo."

Sasso  ha vari obiettivi, tutti di qualitá. Non certamente pochi ma che consentono di guardare avanti con una buona dose di fiducia. Si riuscirà a vincere la sfida? 

"Sasso vuole essere un ponte ideale  con il Parco nazionale che abbiamo di fronte, il Cilento. In che modo? Anzitutto con un borgo che abbia  i requisiti per rappresentare da solo una entitá ricettiva con caratteristiche non solo architettoniche ma anche concrete di un certo rilievo.
Abbiamo poi immaginato di realizzare un serie di sentieri tematici, ispirati a vari argomenti. Pensiamo anzitutto al sentiero della legalità, che oltre a dare la dimensione di un omaggio a Mimmo Beneventano, un giovane medico originario di Sasso, e al suo sacrificio ( fu ucciso a Ottaviano per mano della camorra) vuole esplorare tutte le tematiche legate alla biodiversitá da mettere adeguatamente in risalto, come un elemento di primo piano.
Il percorso geologico turistico: un sentiero che s'impone per rigore scientifico, progettato con l'universitá della Basilicata che dá la dimensione dei dati emergenti sul piano della geologia, mettendo insieme turismo e scienza, in effetti.
Senza considerare poi l'effetto richiamo del Ponte tibetano (il ponte alla luna) come lo abbiamo definito. I lavori dovranno iniziare tra non molto."

Ci si sta muovendo anche sui collegamenti con realtá esterne. In che modo?

"Stiamo puntando molto sulla possibilitá di non perdere l'occasione della via Francigena meridionale e della via Micaelica, per costruire delle tappe nel cuore del Parco. 
Sasso una terra di sentieri in armonia con la natura e la storia. 
Questa realtá è oltretutto al centro di numerose sorgenti, un patrimonio di grande valore. Le sorgenti del Basento e quelle del Melandro. Vogliamo far capire quanto sia importante poter disporre di questa risorsa che dovrá tradursi in un attrattore anche di natura turistica, perchè no.
Insomma una ricostruzione di tradizioni storiche, antropologiche, enogastronomiche e geografiche.
Il nostro intento è anche quello di valorizzare la funzione naturale di Sasso. La via Francigena, da Roma a Brindisi, e la Via  Micaelica, da Roma a Monte Sant'Angelo sul Gargano, passano entrambe per questo lembo di terra. Cosa che costituisce per noi un forte elemento di valorizzazione dell'ambiente e di una realtá in grado di guardare con sicurezza a un futuro diverso. Con un apporto significativo, immagino, anche per il  destino del Parco nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri Lagonegrese."