venerdì 30 marzo 2018

TERZIARIO, AMBIENTE E SVILUPPO




Il terziario deve essere in Basilicata, a partire da subito, parte integrante di un nuovo progetto industriale sostenibile. Solo in tal modo si potrà determinare  una crescita dell’economia in grado di produrre occupazione qualificata al passo con le esigenze del momento.
Una parola d’ordine lanciata dal sesto congresso della Uiltucs (turismo, commercio e servizi) al quale è intervenuto tra gli altri il Governatore lucano Marcello Pittella accogliendo l’invito al confronto tra istituzioni, movimento sindacale, imprese e facendo notare che non una sola volta la disponibilità della Regione in tal senso ha determinato risultati concreti e favorito scelte di campo importanti.
Che la Basilicata stia vivendo nel Mezzogiorno una fase ricca di prospettive 
 ma, al tempo stesso, delicatissima lo dimostrano i tanti eventi in corso in questo periodo, dall’accelerazione impressa a Matera 2019, all’ambiente (con i mille risvolti, nucleare compreso) fino al turismo giustamente indicato come una scelta vincente grazie all’incremento di presenze registrato negli ultimi tempi.
Valorizzare il terziario equivale a un dato di prima misura: utilizzare al meglio le opportunità di sviluppo, organizzare la messa in rete dei fondi europei, modernizzare al massimo il capitolo lavoro e adeguarlo ai bisogni reali.  Al tempo stesso riconoscere la forza propulsiva che il discorso sull’ambiente riesce oggi a produrre, in una dinamica di rinnovamento di vecchie logiche e di un assetto di potere inadeguato, tipico dei decenni scorsi quando si è taciuto fin troppo sull’avvio delle estrazioni petrolifere, ignorando ripercussioni sulla salute e danni all’ambiente non certamente difficili da prevedere con un minimo di lungimiranza. Purtroppo causa di molti mali.
 Il lungo vertice di questi giorni, che prelude all’avvio di Tempa Rossa, il nuovo giacimento di petrolio da mettere in produzione a breve, è un sintomo di sensibilità politica e soprattutto di attenzione concreta per le ricadute che potranno determinarsi sul territorio. Come si può negare che la Regione faccia sentire la sua voce, dopo il tavolo di trattative (non certamente il primo né l’ultimo) che l’Assessore Pietrantuono ha organizzato con Total, istituzioni e mondo ambientalista? Un indicatore importante del livello di attenzione riservato ai temi del rapporto sviluppo - tutela della salute e del territorio, capitolo essenziale e di assoluto rilievo dal quale dipende un po’ tutto. Anzi, davvero tutto a iniziare dalla nuova qualità del lavoro, nel quadro di prospettive diverse e forse finanche imprevedibili. 
Sicchè il tema di un terziario avanzato, in linea con esigenze fondamentali di crescita, non è secondario. Tutt’altro. Rappresenta invece un punto di svolta significativo e di assoluto interesse per un futuro già abbondantemente iniziato.
  

  

lunedì 26 marzo 2018

SCOMPARE UN ARTISTA GALANTUOMO



Carlotta Tedeschi non riesce a parlare ai microfoni del Gr 1 delle otto di stamane per commentare la terribile notizia della morte di Fabrizio Frizzi, giunta del tutto inaspettata nel cuore della notte. 
Con Frizzi scompare un artista galantuomo, che ha saputo vivere la televisione come un contatto vero con la gente, con i tanti volti che gli si sono presentati, ai quali ha dedicato sempre una parte della sua vita più intima e vera.
Così Uno Mattina e tutta la Rai lo ricordano con grande commozione partecipando al dolore della famiglia e sottolineando il vuoto che Frizzi lascia dopo aver dimostrato che la tv, la radio, i grandi mezzi di comunicazione di massa sono parte della nostra vita e non solo una semplice vetrina per i più fortunati. Lezione importante, anzi straordinaria, che nasce dall’intimo di un personaggio non certamente abituato agli onori e alle glorie, ma consapevole che il suo lavoro era un impegno e una missione. Per questo in tanti lo ricordano con viva commozione. Enza Sampò non ha parole, è distrutta da una notizia che non avremmo mai voluto leggere e sentire. Si perché il valore delle persone si misura non solo dalla loro bravura, dalla professionalità ma soprattutto dalla loro umanità, una dote sempre più rara nel mondo delle lotte e delle competizioni spesso selvagge e senza limiti.
Fabrizio è andato via senza gridare la sua grandezza. In punta di piedi e questo gli fa onore. 

    

giovedì 22 marzo 2018

PITTELLA, NO AL CIMITERO DI SCORIE IN BASILICATA


                      
CENTOMILA IN CORTEO A SCANZANO CONTRO LE  SCORIE


13 - 27 novembre 2003. Migliaia  di persone si riversarono lungo la costa jonica lucana in territorio di Scanzano per opporsi al progetto di realizzare a Terzo Cavone il deposito nazionale di scorie radioattive. Avrebbe dovuto raccogliere materiale nucleare proveniente dalle centrali dismesse e dai centri di ricerca, sparsi in tutta Italia. 
La notizia della decisone del governo fece subito il giro del mondo e con una tempestività inaudita ambientalisti, forze politiche, semplici cittadini, studenti di tutte le scuole si mobilitarono per manifestare la loro volontà di opporsi al progetto che avrebbe trasformato la Basilicata in una pattumiera.  Frattanto risuonavano ovunque le parole, pronunciate a bassa voce dal sindaco di Scanzano Mario Altieri, che disse: saremo il paese più ricco del mondo. Un’ondata di disappunto e di proteste.
Quando a Palazzo Chigi il governo si pronunciò, accogliendo il dissenso dei lucani, tutti tirarono un sospiro di sollievo, ma tutti sapevano che l’ipotesi Scanzano non era e non sarebbe stata accantonata. Nuclei di vigilanza furono predisposti a Terzo Cavone notte e giorno per evitare colpi di mano.
Oggi il problema riaffiora. Le agenzie battono la notizia di una imminente pubblicazione dei siti utili ai fini della ubicazione del deposito, notizia data dal ministro Calenda, che non ha mancato di infiammare gli animi.
Giunge intanto una ferma presa di posizione da parte del Governatore lucano Marcello Pittella: “netta e non negoziabile contrarietà della Regione qualora dovesse essere la Basilicata individuata tra i possibili siti, come già avvenuto in passato.” E ancora: “Mi rivolgo a chi ha vinto le elezioni e sarà chiamato a governare il Paese, affinchè prenda atto della assoluta indisponibilità della terra lucana a essere sito nazionale di deposito delle scorie.”
Scanzano aprì una parentesi inedita nel cammino della Basilicata. La coralità, l’impegno civile di tutte le istituzioni, il messaggio al Paese dei lucani di ogni “ordine e grado” servirono a dar prova di compattezza e di assoluta coscienza che i media ripresero e rilanciarono in Italia e all’estero.
La trasmissione di Rai Tre Ambiente Italia fu in prima linea nella difficile e complessa opera di divulgazione dei mille eventi che si susseguirono nei giorni di Scanzano a ritmo vorticoso, mentre si attendeva un pronunciamento definitivo, che ancora non c’è stato, contro la minaccia della pattumiera nucleare in Basilicata.  Un rischio da non correre.     

  

martedì 20 marzo 2018

VENTI ANNI FA L'OMICIDIO DI ILARIA ALPI E DI MIRAN HROVATIN




La mobilitazione decisa dalla Federazione Nazionale della Stampa, con la partecipazione dei vertici della RAI, per scongiurare l'archiviazione dell'inchiesta della magistratura sull'omicidio a Mogadiscio della collega del TG3 Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, esattamente 20 anni fa, rappresenta anzitutto un atto di giustizia nei confronti delle vittime e delle loro famiglie . 
Perché non si archivi, ma l'inchiesta prosegua a ritmo celere, occorre un impegno su vasta scala di tutti gli organi che rappresentano il mondo dell'informazione e  non solo i giornalisti. Ma anche gli esponenti delle istituzioni, i vari livelli della politica. 
Troppi silenzi e troppi depistaggi si sono finora registrati con il risultato di compromettere il complicato iter dell'inchiesta della giustizia italiana sull'omicidio Alpi Hrovatin.
  

lunedì 19 marzo 2018

IL DOVERE DELLA POLITICA



                             
IL CENTRO DI GEODESIA  SPAZIALE A MATERA
                         

A volte lo sviluppo è nell’indole stessa di alcuni politici, quasi si trattasse di una intuizione, di una scelta di campo vincente. 
E’ nata da una proposta di Michele Cascino, noto politico materano scomparso nel 2012, l’idea di realizzare sulla Murgia il Centro di Geodesia Spaziale, una struttura di grande valenza internazionale. Un centro che rappresenta oggi il fiore all’occhiello di Matera Basilicata 2019, da dove studiosi e scienziati seguono le radiostelle nella loro evoluzione e osservano il cosmo.
“Cascino è stato un padre costituente, un alfiere dei diritti civili, un meridionalista convinto, un uomo delle istituzioni e per le istituzioni. Agrobios, Università e il Centro di Geodesia i suoi cavalli di battaglia con i quali ha testimoniato non solo lungimiranza ma anche il dovere della politica”. 
Marcello Pittella non ha dubbi: Cascino è da considerarsi un rappresentante di spicco della realtà lucana. Un politico di primo piano. Di qui la decisione di intitolargli una sala del Centro di Geodesia.
Una cerimonia sobria e piena di contenuti. Un modo per indicare alla Basilicata e al Mezzogiorno la strada di una modernizzazione possibile e per sottoporre al Paese il modello lucano che ha notevoli capacità per imporsi a livello locale e nazionale. 
Non a caso alla iniziativa hanno preso parte i vertici  dell’Agenzia Spaziale italiana, autorità e rappresentanti della vita pubblica.
Ecco perché Matera, nel suo ruolo di capitale europea della cultura per il prossimo anno, si misura con questioni di grande respiro che fanno di questa terra l’asse portante di un 2019 destinato a proseguire nelle scelte e nelle grandi intuizioni con riflessi sul domani del Mezzogiorno.
Matera Basilicata è dunque una carta vincente da mettere a frutto.  


    
    

  

sabato 17 marzo 2018

"AIUTIAMO I GIOVANI E PROTEGGIAMO GLI ANZIANI"


                                               
Papa Francesco a San Giovanni R. (Foto Rocco De Rosa)



Giornata indimenticabile, questo 17 marzo, che ha portato Papa Francesco tra le folle del Sud per un omaggio e una visita a Padre Pio, il grande del nostro tempo che continua a rappresentare un elemento di forte richiamo non solo per i suoi fedeli.
Prima a Pietrelcina e poi a San Giovanni Rotondo dove lo hanno atteso migliaia di persone in un clima di festa per ricordare il messaggio dell’umile Frate e segnalare al mondo intero il valore della sua testimonianza di fede e di amore.
Una coincidenza di eventi e di date ha fatto sì che questo giorno fosse davvero particolare. E’ dir poco. Francesco giunge all’indomani del tragico 16 marzo mentre c’è chi spudoratamente parla della celebrazione dei fasti di quel giorno assai triste per la storia. Evidentemente il male continua a mietere le sue vittime ancora oggi, quarant’anni dopo la tragedia di Moro e l’eccidio della sua scorta. Ma si reca da pellegrino nei luoghi di Padre Pio in un momento in cui il Paese vive con difficoltà una delicata fase di transizione. L’invito alla pace e il valore del bene comune traspaiono in maniera evangelica.
“Aiutiamo i giovani costretti a lasciare la loro terra per cercare lavoro. E proteggiamo gli anziani” E’ il ruolo della Chiesa in questo terzio millennio in cui satana si accanisce contro gli uomini per conquistarli. “Pensate che satana esiste o no?” chiede con insistenza Francesco ai presenti per indurre tutti a una riflessione.
Ma il suo è più di un appello. E’ una prova di amore verso i bambini dell’oncologico di Casa Sollievo della Sofferenza, il vero miracolo compiuto dal nulla da Padre Pio che non aveva beni, né ricchezze, né amava i lussi e la vita spensierata. Viveva di un sacrificio inenarrabile con parole umane, lui che spirò invocando Gesù e Maria la notte del 22 settembre del lontano 1968.
In questi cento anni dalla sua stigmatizzazione e a mezzo secolo dalla morte del Frate di Pietrelcina, il Papa ricorda il pensiero e le opere di un santo che ci appartiene: non certo per mera illusione, per spirito di parte. Ma perché questa è la realtà documentata dai fatti sui quali, tra l’altro, si sofferma un bel libro di Stefano Campanella dal titolo emblematico, I tre misteri della morte di Padre Pio, espressione diretta della sua spiritualità e della sua fede.     
    

giovedì 15 marzo 2018

"MORO LIBERO, UNA MINA VAGANTE..."



Prosegue su la 7 la macabra ricostruzione dei giorni di Aldo Moro prigioniero dei suoi carcerieri, diventati ormai uomini liberi, persone con una tranquillità d’animo imperturbabile. Uomini con una loro “dignità” che si presentano al giudizio dell’opinione pubblica avvalendosi per giunta di una esperienza senza molti precedenti che intendono consegnare alla storia. 
Eppure quel delitto rimane scolpito in tutta la sua orribile crudeltà e la giustizia italiana ha la coscienza a posto ritenendo di aver fatto fino in fondo il suo dovere.
Il caso Moro ha mille retroscena che nessuno riuscirà a chiarire fino in fondo. Neppure un commento da parte della famiglia, mentre Antonio Padellaro dice che Moro libero sarebbe stato una mina vagante. Bisognava dunque disfarsene.

Il caso dell’irruzione in via Gradoli di un reparto di uomini della Questura lascia allibiti: bussarono alla porta e nessuno rispose. Dentro erano asserragliati e armati fino ai denti i brigatisti, compresa la Balzerani. I poliziotti andarono via e nessuno pensò di sfondare la porta. Chi ha ucciso Aldo Moro e gli uomini della sua scorta? 

venerdì 9 marzo 2018

PELLEGRINO NEL SEGNO DI SAN FRANCESCO



Migliaia di lettere di fedeli da tutto il mondo, quando Padre Pio era in vita. Ora continua l’omaggio al Santo Frate dai Papi. A giorni sarà a Pietrelcina e a San Giovanni Rotondo Francesco, umile pellegrino che conquista le folle.
Anche in questa visita al centro dell’attenzione del Santo Padre sarà Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale di Padre Pio, non un semplice ospedale di zona ma un centro di fede e di ricerca, di scienza e di meditazione, di preghiera.
Giulio Siena è il direttore dell’Ufficio della Comunicazione della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza. 

Si sta dunque realizzando il disegno di San Pio di attribuire alla sofferenza un valore davvero straordinario e di dare risposte a migliaia di pazienti che si rivolgono a Casa Sollievo con la certezza di un rapporto diverso con la salute  del corpo e dell’anima.

“Senza dubbio. Non a caso il programma del 17 marzo prevede la visita del Papa ai piccoli pazienti della OncoEmatologia del nostro Ospedale prima della santa Messa sul piazzale della Chiesa di San Pio da Pietrelcina. Del resto, Francesco conosce bene il pensiero di Padre Pio sulla sofferenza avendolo richiamato il 6 febbraio 2016 nel suo messaggio ai Gruppi di Preghiera riuniti in Piazza San Pietro in occasione del Giubileo della Misericordia. La tappa della visita di Papa Francesco in Casa Sollievo riporta alla mente la figura di Padre Pio e la sua Opera terrena, un patrimonio che appartiene all’umanità intera”.

Il vero miracolo del Frate di Pietrelcina, in questo tempo dominato dalle lotte e dalle guerre, è il rapporto tra scienza e fede. Non esiste una scienza che non abbia radici nell’eternità e nella fede. 

"Una scienza antagonista della preghiera sarebbe un non senso. In qualche modo, la visita di Francesco sottolinea il livello altissimo di Casa Sollievo nel campo della ricerca scientifica. Tanti successi sono stati raggiunti in questi anni che confermano e valorizzano il disegno di San Pio: il ruolo di un ospedale progettato e voluto con grande determinazione e con l’aiuto di Dio dal grande figlio del Sud, del quale siamo davvero orgogliosi. Ma il suo Ospedale è qualcosa di più che lo distingue dagli altri nosocomi. Padre Pio vedeva nel malato Cristo sofferente e nel malato povero due volte Cristo, che soffre e che langue. E se questa è una enorme responsabilità per ogni cristiano lo è a maggior ragione per quanti prestano servizio nella sua Casa, a cominciare dal personale sanitario, chiamati ad essere cristiani coerenti e ottimi professionisti. La visita del Papa, che cade nel centenario delle stimmate e nel cinquantesimo della morte di Padre Pio, sottopone all’attenzione degli uomini questa sorprendete figura di sacerdote e di santo, umile e devota proprio nel segno di San Francesco”.





mercoledì 7 marzo 2018

FRANCESCO NEI LUOGHI DI PADRE PIO



Pietrelcina e San Giovanni Rotondo. La visita di Papa Francesco ai luoghi dove nacque e visse il Santo Frate rappresenta un invito alla preghiera e al tempo stesso il riconoscimento del ruolo svolto dall’umile sacerdote di mediatore tra il Cristo Risorto e l’umanità del nostro tempo, logorata dall’odio, dalle guerre, dominata da satana, il genio del male.
Tutto è pronto dunque per accogliere il Pontefice il 17 marzo.
Tra gli uomini maggiormente impegnati nella complessa fase di realizzazione e di messa a punto del programma della visita del Pontefice, Stefano Campanella, direttore di Tele radio Padre Pio e Giulio Siena, responsabile della comunicazione della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza.

Campanella, dunque il sogno di ospitare il Santo Padre nei luoghi di San Pio si è avverato.

“Un evento importante in un anno importante: ricorrono cento anni dalla stigmatizzazione permanente e cinquant’anni dalla morte del Frate. La visita completa quell’attestazione di stima nei confronti di Padre Pio da parte di Francesco che nel 2016 lo volle in San Pietro insieme a San Leopoldo Mandic per proporlo come modello per i missionari della misericordia e, più in generale, per tutti coloro che svolgono il loro ministero sacerdotale prevalentemente nel confessionale. E’ importante sottolineare che mentre per San Giovanni Rotondo è la terza visita dei Papi ( Giovanni Paolo II e Benedetto sedicesimo) per Pietrelcina è la prima volta che un Papa visita i luoghi della nascita, dell’infanzia, dell’inizio della vocazione e del ministero sacerdotale di Padre Pio.”

In che modo questa visita e tutte le iniziative in programma per l’anno in corso riusciranno davvero a far conoscere il pensiero di Padre Pio, la sua personalità, il senso del suo essere cristiano fino in fondo? 

“Ce lo auguriamo tutti. I frati stanno pensando a varie iniziative prettamente di carattere spirituale, iniziative di studio della figura e della spiritualità di Padre Pio: nulla di attraente dal punto di vista mediatico. Probabilmente verranno qui studiosi, teologi che approfondiranno anche gli aspetti forse meno conosciuti della personalità di San Pio. 
Stiamo tentando di uscire da quel cliché di Padre Pio che cattura l’attenzione del media per far conoscere le basi e la natura della sua spiritualità in maniera da indurre il passaggio, per così dire, da una devozione di carattere superficiale ad una devozione che ponga il Santo di Pietrelcina come modello non solo per i sacerdoti e per la chiesa, per tutti i cristiani. Non dimentichiamo che il Padre si rivolgeva a Cristo dicendo che lo amava: amare Cristo e poi non essere nella vita concreta coerenti con questo amore, soprattutto quando questa coerenza ha un prezzo, non ha senso. Pare Pio è stato anzitutto coerente con la sua fede ed è giunto al punto di unire la sua sofferenza a quella di Gesù per la conversione dei peccatori.”    


    

venerdì 2 marzo 2018

NO AI VELENI E ALLA RABBIA



                                 
Marcello Pittella (foto R. De Rosa)
                              

La campagna elettorale ormai alla conclusione ha visto esplodere un quantitativo enorme di veleni di ogni genere e di rabbia covati per anni nel petto di tanta gente, inasprita dall’odio verso le istituzioni, fomentata dalla prospettiva di un cambiamento totale finalmente a portata di mano e per giunta a costo zero. Ce n’è di tutti i colori e per tutti i gusti. 
Nel grande scenario della politica questa rabbia rende ciechi, al punto da indurre a non riconoscere i progressi fatti, i passi avanti compiuti e tanta tanta fatica spesa nel tentativo di dare a una regione come la Basilicata un peso diverso nel contesto nazionale ed europeo. Il 38 per cento in più di turisti, la crescita progressiva del prodotto interno lordo, il traguardo raggiunto dei buoni risultati alla lotta contro la povertà e la disoccupazione e poi gli ottimi successi nel campo della scienza e della tecnologia, anche nella sanità, incoraggiano ad avere fiducia in chi guida questa terra e in una compagine impegnata a vari livelli con Roma e con Bruxelles. 
Il traguardo di Matera 2019 è un risultato positivo ma anche un banco di prova, sostiene Marcello Pittella nei suoi affollati interventi elettorali che si traducono in un faccia a faccia con la gente, con i giovani, con la grande famiglia lucana alla quale il governatore usa parlare con il linguaggio delle cose vere. Illustrando le mete raggiunte ma anche le difficoltà persistenti sul difficile cammino del Mezzogiorno interno e in particolare della Basilicata nell’era del petrolio. 
A proposito del petrolio e dell’ambiente: quando mai nei decenni scorsi sono stati compiuti degli sforzi per imporre alle compagnie il principio della trasparenza e della sicurezza per l’ambiente e per suoi abitanti? Quando mai si è parlato di un’agenda così fitta di impegni per controllare passo per passo l’attività estrattiva e la prospettiva che si apre davanti all’intera regione. A voler essere soltanto un po’ realisti bisognerà riconoscere che il governo Pittella, in sintonia con quello nazionale, ha sbarrato la strada al cane a sei zampe (ma sono molte di più) a Pasqua 2017 davanti all’inquinamento del suolo provocato dalla fuoriuscita di greggio dai serbatoi del centro olio. Fenomeno non da poco con probabili collegamenti con la tragedia del suicidio del direttore del centro di Viggiano. Grande mistero sul quale si continua a indagare. 
Il 4 è ormai imminente. Le urne vuote attendono le schede. Le promesse miracolistiche e le pure illusioni lasciano il tempo che trovano. La Basilicata, che non è più quella di Carlo Levi, ha bisogno di un patto tra uomini e generazioni, tra politici e non, dice ad alta voce Marcello Pittella, auspicando una partecipazione reale e non solo di facciata alle scelte importanti che si andranno a compiere. Ottimo esempio di buona politica.
La folla del san Marco, nella valle dell’Agri, in occasione di una delle tante manifestazioni elettorali, esplode in un applauso sentito rivolto anche a Vincenzo Robortella, organizzatore dell’incontro, che corrisponde a un gesto di fiducia e sottolinea al tempo stesso il peso di una responsabilità non da nulla. Per il presente e per il tempo che verrà.