sabato 17 febbraio 2018

POLLINO E APPENNINO ALLA BIT DI MILANO


                          
Il padiglione della Basilicata alla Bit 2018
                       
I parchi nazionali della Basilicata, quello storico del Pollino e il più recente Appennino lucano Val d’Agri Lagonegrese, continuano a richiamare un crescente interesse del pubblico della Bit, la Borsa internazionale del Turismo che si è conclusa a Milano in questi giorni.
I due parchi sono stati rappresentati dai rispettivi vertici. Il Pollino da Mimmo Pappaterra e l’Appennino  da Vittorio Triunfo, entrambi impegnati in una vasta opera di diffusione delle prerogative e dell’offerta natura delle due  aree protette. 
Obiettivo comune non solo quello di far conoscere le due realtà, quanto l’esigenza di valorizzare al massimo, in un ambito non solo italiano, storia, cultura, eventi e tradizioni che sono l’asse portante dei due parchi nazionali. Contenitori di stagioni importanti della storia delle rispettive popolazioni, queste aree dispongono di un patrimonio davvero inestimabile, quanto al  valore intrinseco: i popoli Sirini sono, ad esempio, uno dei capitoli più interessanti dell’Appennino. Il Pollino dal canto suo affonda le radici nell’epoca francese, con la presenza di Duret de Tavel, l’ufficiale  che giunse con i cavalli dalla Francia e s’imbattè in una eccezionale nevicata il 6 dicembre del 1807 quando attraversò a piedi il fiume Lao.  
Pezzi di storia da riscoprire, a cominciare dal medico scienziato di Viggianello, il dottor Vincenzo Caporale docente universitario, che curava i suoi pazienti con le erbe del Pollino e con una esperienza indicibile. L’uomo che ha dedicato i suoi studi alla ricerca sul cancro e del quale non si parla mai. Come accade in casi del genere ma che rappresenta tuttavia uno dei pilastri della cultura e della scienza nel cuore del Mezzogiorno. 
I due parchi nazionali hanno messo in campo a Milano una straordinaria capacità di attrazione nel corso di incontri con buyer e travel blogger che hanno consentito di entrare in contatto con gli influencer del turismo. 
L’impegno dell’Apt si è dunque rivelato di estrema utilità per dare al turismo nelle aree protette un significato e una prospettiva diversi. 

  

martedì 13 febbraio 2018

LA CAMPAGNA ELETTORALE DAI TONI INFUOCATI


                             
l'ON. GIANNI PITTELLA



La campagna elettorale con al centro i problemi del Paese, ma soprattutto le vicende di queste settimane che fanno avvertire ancor più aspro e duro lo scontro tra le forze politiche. Sono gli argomenti affrontati in questa intervista esclusiva dall’On. Gianni Pittella, europarlamentare e capogruppo dei Socialisti e democratici candidato al Senato, in vista del 4 marzo. 


Macerata è diventata una mina vagante in questa campagna elettorale dai toni infuocati. C’è per giunta chi condanna il gesto razzista e chi invece lo condanna solo per convenienza, per calcolo. Quale può essere, a tuo giudizio, il ruolo dell’arco di partiti che si riconoscono nel PD o lo affiancano? Non ritieni che ci sia bisogno di una dose massiccia di richiamo alla democrazia per scongiurare ogni equivoco e mettere a nudo ogni vocazione neofascista, razzista e non solo.  
Sono molto preoccupato di come in questi anni sia cresciuta la paura e l’odio del diverso. I fatti di Macerata non possono essere considerati semplicemente come l’atto di un folle. È conseguenza infatti di un consapevole inasprimento del dibattito pubblico. Ci sono partiti che per il proprio tornaconto elettorale – peraltro ancora tutto da verificare – decidono di esasperare lo scontro tra i cittadini. Rimango basito dall’irresponsabilità di alcune forze politiche, che invece di richiamarsi ai valori della democrazia, dello stato di diritto, del rispetto comune e della solidarietà, prendono ad esempio politici nazionalisti come Donald Trump e Marine Le Pen. Una risposta di chiusura può portare solo a un maggiore scontro nelle nostre città, a un maggiore senso di insicurezza e a una minore coesione sociale. 
Non possiamo però neanche sottovalutare ciò che sta alla base dell’insicurezza e della rabbia crescente di tante persone. La crescita economica è finalmente ripresa grazie all’ottimo lavoro dei governi Renzi e Gentiloni, ma gli italiani hanno dovuto sopportare anni molto duri, in cui è diminuito il tasso di occupazione e il benessere di tante famiglie. La risposta principale all’intolleranza e all’odio non è un atteggiamento di paura e chiusura, ma è la ricostruzione del tessuto sociale. Dobbiamo garantire ai cittadini italiani un alto livello di benessere, di salute, di trasporti, di scuola, di welfare. Solo così i cittadini saranno più propensi all’accoglienza e all’integrazione.
La mole degli estremismi è ben camuffata, per quanto possa risultare evidente agli occhi degli osservatori. C’è un camaleontismo strisciante che fa comodo a molte parti politiche. Forza Italia parla di seicentomila immigrati da rimpatriare: ma davvero questa potrà essere una operazione possibile. 
Berlusconi sa benissimo che è impossibile rimpatriare seicentomila immigrati. Si tratta dell’ultima boutade elettorale del centrodestra. Proprio di quello stesso centrodestra che firmò la revisione della Convenzione di Dublino nel 2003, la norma che prevede che gli immigrati debbano rimanere nel paese di primo arrivo, e che svantaggia i paesi di frontiera come l’Italia. 
L’unica via percorribile per diminuire la pressione migratoria è quella per cui mi sono impegnato negli ultimi anni al Parlamento Europeo, ovvero lo sviluppo sostenibile dell’Africa mediante una forte partnership con l’Europa. Grazie al lavoro della squadra europea del PD, che include anche l’Alto Rappresentante UE Federica Mogherini, abbiamo istituito un fondo di investimenti per l’Africa. Adesso c’è bisogno di uno sforzo ulteriore, ovvero di un Piano Marshall per l’Africa. L’Africa ha davanti delle sfide difficilissime come l’aumento demografico e il cambiamento climatico. Una partnership con l’Africa è l’unica risposta che può scongiurare future crisi umanitarie e migratorie.
In tutto questo scenario il rischio non è solo la possibile mancanza di una maggioranza vera e affidabile. Quanto la costruzione di un fronte che si amalgama sulla base di certe parole d’ordine. Sicchè potrebbe addirittura saltare ogni distinguo tra Lega e 5 stelle. Tra destra xenofoba e grillini, tra Berlusconi e Salvini autentico portavoce di una destra interventista.

Gli italiani si trovano davanti a una scelta chiarissima. Da una parte c’è la buona politica del Partito Democratico e della coalizione di centrosinistra, che ha portato l’economia dal meno 1,7% del 2013 al più 1.5% attuale, che ha creato oltre un milione di nuovi posti di lavoro, e che ha aperto la stagione dei diritti. Dall’altra ci sono le destre populiste, nelle loro più diverse sfaccettature. C’è la destra di Berlusconi, incandidabile e alleato di Salvini e Meloni, che propone una tassa che toglie alle classi medie per dare ai ricchi, e il cui candidato alla Regione Lombardia parla ancora di razza bianca. E c’è la destra del Movimento 5 Stelle, che un giorno vuole rimanere nella zona euro e un altro uscirne, che un giorno è alleata degli euroscettici di Farage e il giorno dopo vuole entrare nel gruppo ultraeuropeista di Verhofstadt. In questo scenario desolante ho deciso di tornare in Italia per dare una mano all’unica forza riformista italiana, l’unico perno intorno al quale si può costruire un governo stabile: il Partito Democratico e la coalizione di centrosinistra.

sabato 10 febbraio 2018

A MILANO LA BASILICATA IN EDIZIONE SPECIALE


                                
La Basilicata alla Bit di Milano
                              
Un’offerta turistica di alto livello tra monti e mari. Con i centri abitati e la loro ospitalità. Ma non solo. Aree interne, parchi nazionali e regionali,  archeologia e paesaggi mentre Matera  alimenta un interesse costantemente in crescita. 
Ecco la Basilicata a Milano per la Bit 2018, una  formidabile occasione per lanciare messaggi a un pubblico qualificato di visitatori e alle strutture che contano, con l’approssimarsi del grande evento previsto tra meno di un anno, quando Matera sarà ufficialmente investita del titolo di Capitale europea della cultura. 
Ottima occasione scelta dall’Azienda per la promozione del territorio in sintonia con il governo regionale non tanto per far conoscere quanto per motivare le ragioni alla base di un lavoro intenso con lo scopo di scoprire tutte le peculiarità di una terra particolarmente dotata e di metterla sotto gli occhi del mondo. 
Tante le iniziative in calendario con dibattiti, visite e contatti a vari livelli con gli operatori del settore . Molti gli interventi rivolti ai media che già negli anni scorsi hanno riconosciuto a questo appuntamento un particolare rilievo sul piano economico, turistico e culturale. Soprattutto del prestigio destinato a consolidarsi.
Ma la Basilicata che si prepara al magico 2019 ha obiettivi ben più ambiziosi. Essere regione guida nel Sud e veicolo di una cultura innovativa del territorio. I tesori d’arte custoditi nelle chiese e nei musei sono un patrimonio da mettere a frutto, recuperando anni e anni di incomprensibile immobilismo. Del resto la storia di questa terra rappresenta oggi da sola un interessante biglietto da visita di cui, tra l’altro, il Governo sta prendendo coscienza con riflessi sull’Europa. E non è cosa da nulla.
In prima linea a Milano la Basilicata si candida, dunque, ad aprire nuovi scenari in una prospettiva di generale rilancio delle sue risorse e del dinamismo di una intera classe dirigente.  Traguardo possibile. Anzi inevitabile. 


   

domenica 4 febbraio 2018

"GLI SBARCHI PROVOCANO TENSIONI SOCIALI"



Ormai è chiaro. Il folle gesto di intolleranza che ha spinto il ventottenne a sparare sui neri, a Macerata, è un atto punitivo per il delitto della ragazza uccisa e fatta a pezzi.
Violenza bruta si somma ad altra orribile violenza, questa volta di marca fascista che riporta con la mente alle leggi razziali, alle deportazioni. Ai campi di sterminio.
Radio anch’io ha dedicato una edizione straordinaria domenicale a questo gravissimo evento caduto come un macigno sulla campagna elettorale che si muove tra mille contrasti in un fiume di veleni. Il rischio c’è ed è evidente: non solo la possibilità che atti del genere possano ripetersi, quanto il pericolo incombente rappresentato da una sorta di giustificazionismo verso gesti a “tutela” di una minacciata integrità nazionale. 
“Gli sbarchi provocano tensioni sociali”: già questo significa individuare un possibile percorso per giungere in qualche modo a scoprire una causa, un movente alla base di ciò che si è verificato. 
Del resto i rigurgiti di totalitarismo per arginare fenomeni come quello dei migranti non sono scongiurati. Tutt’altro. Logiche politiche portano a esaltare la difesa a oltranza di forme di chiusura verso gli altri motivate dall’esigenza di controllare gli sbarchi. Non vi è dubbio.  Clandestini e delinquenti non sono assimilabili ai rifugiati in cerca di asilo. Ma questa non è una novità. Anzi il controllo sugli ingressi è in atto e la non disponibilità a lasciar correre violazioni della legge è stata ribadita più volte dal Presidente del Consiglio e dal Governo. Alcuni paesi sono tuttavia una mina vagante, a cominciare dalla Siria. Ma non solo. 
Sicché gli scenari futuri appaiono decisamente confusi e impenetrabili. Cosa potrà accadere domani non è semplice capire in una stagione politica in cui tutto diventa di giorno in giorno difficile da prevedere e forse ancor più da analizzare.     

sabato 3 febbraio 2018

L'ODIO RAZZIALE HA RADICI PROFONDE



Macerata è negli ultimi tempi un crocevia di atrocità. Purtroppo. Ma gli spari in pieno centro contro gli immigrati hanno un significato preciso: un ritorno alle discriminazioni contro lo straniero,  l’uomo di colore da cacciare brutalmente, a ottant’anni dalle leggi razziali. 
Non il gesto di un folle, ma di un fanatico senz’altro. Ci sono ideologie che non muoiono, c’è un credo politico mai sopito. E soprattutto mai  unanimemente ripudiato. Se c’è una spiegazione da dare al gesto del giovane di Macerata non può che essere questa appunto.
La campagna elettorale in corso, già in una fase di piena ebollizione, mette in evidenza rigurgiti di fascismo, di estremismo, di odio mai definitivamente abbandonati che trovano mille opportunità e occasioni per affiorare e riaffiorare di volta volta.  
Le rivendicazioni antiche della Padania nei confronti di “Roma ladrona” e del resto del Paese sono un sintomo tutt’altro che superato di quella distinzione che diventa odio e rancore e spinge a sparare contro chi è diverso. Perché ha il torto imperdonabile di essere diverso. Le brocche d’acqua prelevate da Bossi (ormai di storica memoria) dalle sorgenti del Po erano e rimangono qualcosa da non rimuovere dal patrimonio etico di un movimento in grado di proteggere ed esaltare fino all’incredibile le proprie radici ideologiche, là dove l’ideologia non è più soltanto un atteggiamento politico ma un modo di essere e di vivere il giorno per giorno.

Di tutto questo bisognerà che nell’urna ci si ricordi, riflettendo su ciò che accade. Ma riflettendo davvero. 

giovedì 1 febbraio 2018

“I PARCHI MODELLI DI ECCELLENZA”

“Dobbiamo creare con i parchi modelli di eccellenza da esportare poi sul territorio e anche all’estero.” 
La riflessione non è da sottovalutare, tutt’altro. E’ del generale dei carabinieri Antonio Ricciardi in visita, con alcuni alti ufficiali, al Parco nazionale dell’Appennino lucano Val d’Agri Lagonegrese. Ricciardi è vice comandante generale dell’Arma e responsabile dell’Unità tutela forestale. 
Una visita non certo di routine che apre diversi orizzonti al rapporto parchi istituzioni, al ruolo delle aeree protette in una prospettiva di medio lungo periodo strettamente legata alla funzione che i parchi nazionali svolgono in Italia e all'estero.
La nuova organizzazione dei carabinieri per l’ambiente è senza dubbio una garanzia di tutto rilievo: salvaguardia del territorio in tutte le sue componenti e al tempo stesso un’opera di diffusione delle prerogative che le zone di pregio naturalistico hanno necessità di far conoscere. Non semplicemente in termini di mera pubblicità, ma con preciso riferimento ai temi dell’economia  e dello sviluppo possibile, là dove i parchi hanno da tempo alimentato attese nelle popolazioni e nei giovani, in primo luogo.
Per l’Appennino è un voltare pagina, lo ha sottolineato la sindaca di Marsiconuovo, Gelsomina Sassano, in sintonia con i vertici del Parco, il presidente Vittorio Triunfo e il direttore Vincenzo Fogliano. 
Giornata importante, dunque, alla vigilia di una primavera estate da tenere al riparo dalla piaga degli incendi e dalle scorribande di mafie e delinquenza organizzata. 
Oggi più che in passato l’Appennino ha una valenza particolare, quella di essere un’area cerniera nel sistema dei parchi del Sud e di sperimentare il ruolo dell’Osservatorio ambientale, sul quale la sindaca si è soffermata,  rivendicando la necessità di un suo rilancio.