mercoledì 28 giugno 2023

L'INIZIATIVA DEI PRIVATI NEI PARCHI NAZIONALI



                         


L'Hotel Giubileo a Rifreddo 


In molti casi è un’autentica occasione di crescita e di richiamo turistico. L’iniziativa dei privati, soprattutto nei Parchi nazionali della Basilicata e della Calabria, si rivela non da oggi un elemento insostituibile, in grado di mettere in evidenza il valore di queste oasi di una bellezza assoluta. Autentici paradisi che danno nuova linfa al territorio fino a scoprirne potenzialità finora inesplorate. Se non sconosciute addirittura.

Il Giubileo, un quattro stelle nel cuore dell’Appennino lucano, continua a imporsi. Un meraviglioso hotel con le sue caratteristiche di struttura di montagna e la sua offerta sul piano della ricettività, senza considerare l’aspetto gastronomico e l’attitudine a vedere nel turista non un semplice visitatore con la sua presenza occasionale, ma il testimone di una bellezza da condividere.

Quasi un rifugio, immerso in un bosco d’alto fusto, dove la natura maestosa e struggente coinvolge tutti. Anche i più distratti, gli indifferenti.

Cerimonie che si susseguono nell’albergo  in questo inizio d’estate, a voler sottolineare l’essenza di un Parco. Il suo ruolo nella società del nostro tempo.  Un polmone verde in cui uomini e natura sono davvero un insieme inseparabile, senza distinzione. Un dato ancora tutto da scoprire.

Ne parla con entusiasmo anche Michele Mirabella, il conduttore di Elisir, la trasmissione di medicina in onda su Rai Tre. Mirabella ricorda le gite in montagna, a Rifreddo. Il tempo trascorso nella frescura, lontano dal caldo soffocante della sua Puglia che nei mesi estivi sembra togliere il respiro e non dare un attimo di tregua. 

La faggeta del Giubileo è ben altro: un luogo dell’anima, impareggiabile. 


                              


La faggeta del Giubileo

lunedì 26 giugno 2023

SCOTELLARO OGGI, SCRITTORE OLTRE LA MODERNITA'





Non è affatto inutile chiedersi perché  Rocco Scotellaro abbia riscosso, quando era ancora in vita  e nei decenni successivi, un successo di critica e consensi di alto livello  per la sua opera letteraria e poetica. Tra l’altro ha richiamato su di sè  l’attenzione di Eugenio Montale: “Un centinaio di liriche  che rimangono certo tra le più significative del nostro tempo” scrisse l’autore degli Ossi di Seppia, a proposito della raccolta di poesie E’ fatto giorno. 

Rocco Scotellaro, un intellettuale contadino, scrittore oltre la modernità è il tema del convegno internazionale promosso da Regione Basilicata e Apt nel centenario della nascita, con il marchio di uno tra i più importanti studiosi della figura del sindaco poeta, Franco Vitelli, docente all’Università di Bari. 

Cambia dunque l’approccio a Scotellaro espressione della letteratura del nostro tempo? Direi proprio di sì, in un clima che porta a valorizzare la lettura, non solo poetica, di un Sud fatto di proposte, di idee che esploderanno nei decenni successivi, di una vitalità forse finora mai conosciuta ed esplorata alle radici. 

Scotellaro espressione della storia del pensiero, non solo poeta contadino? Giulia dell’Aquila compie uno sforzo in tal senso. L’interesse della tre giorni del Convegno internazionale di Tricarico e di Matera consiste soprattutto nell’analisi degli scritti e nel contributo ad una divulgazione capillare del peso letterario di questa figura di intellettuale.

Operazione strategica, di tutto rilievo. Si ha la sensazione di riuscire a collocare il sindaco poeta nella dinamica culturale dei nostri giorni. 

Il cantore dell’umanità e del territorio, l’uomo capace di imporre all’attenzione nazionale un mezzogiorno ricco di proposte e di idee. Portatore di istanze di rinnovamento. 

Oltre la modernità, appunto, un contributo alla conoscenza del mondo letterario in continua evoluzione di cui Scotellaro è  interprete autorevole. Valorizzare questo dato corrisponde quasi ad una sfida, anzi è una sfida vera e propria.       




giovedì 22 giugno 2023

TEMPO DI TRANSUMANZA


                      
             
Transumanza in Basilicata (foto R. De Rosa - Riproduzione riservata)

Idealmente è un intero popolo con le sue origini, le sue tradizioni, la sua cultura a essere protagonista di un evento destinato a ripetersi puntualmente ogni anno: la transumanza. Un episodio ancestrale che ci riporta a un passato lontano ma presente e quanto mai attuale. La transumanza racchiude infatti l’humus di un popolo che percorre con gli uomini e le bestie metro per metro gli itinerari verso la montagna dove la frescura dei boschi e il verde intenso delle radure ripagano delle fatiche per il cammino durato giorni e giorni, a volte. La presentazione del convegno nazionale di Tricarico, la terra di Rocco Scotellaro, dedicato appunto alla transumanza ha messo in luce impegno e passione della Basilicata, una cornice per condividere la dignità di un evento e il suo significato storico, morale, antropologico. Soprattutto umano. Lo ha ribadito il responsabile dell’agricoltura lucana, Alessandro Galella. Il convegno non è soltanto un confronto tra posizioni e punti di vista ma la sottolineatura di ciò che esso rappresenta per questa terra fatta di protagonisti, in grado di rivendicare il loro ruolo e la loro presenza sul territorio nazionale. La transumanza è infatti da sola patrimonio immateriale dell’Unesco, anzitutto per un dato morale legato alle radici di una terra che mostra così la sua capacità di far vivere passato e presente in modo unitario. Senza distinzioni nè fratture. C’è in tutto questo la riscoperta di un territorio in cui il mondo rurale è fonte di vita, al di là del successo o del fallimento di quella industrializzazione, spesso rivelatasi inconsistente e dannosa. A volte un miraggio e nient’altro. La coincidenza poi con il centenario della nascita di Scotellaro apre nuovi scenari che si commentano da soli e la transumanza diventa un richiamo alle origini, a misura d’uomo.

                            
                  
Transumanza (foto R. De Rosa - Riproduzione riservata)

sabato 17 giugno 2023

QUELLA "RIVOLUZIONE A PASSO LENTO"




E’ davvero una rivoluzione quella nella mente di  Andrea Mattei  autore di un articolo nell’inserto del Corriere della Sera Dove Summer di qualche giorno fa? O si tratta piuttosto di una ripresa di vecchi stereotipi, grazie ai quali non si riesce a guardare alla Basilicata di oggi se non con l’occhio di chi descrive questa terra come la patria dei “cafoni”, l’eterno lembo di Sud arretrato e da civilizzare a stento? Se non impossibile da civilizzare e, peggio, da modernizzare? 

Corre l’obbligo di qualche precisazione se non altro per rispetto alla realtà vera, quella che parla da sola e non va interpretata. 

Il centenario della nascita di Rocco Scotellaro, il sindaco poeta di Tricarico (in provincia di Matera) non può essere inteso e celebrato semplicemente come l’occasione per parlare di  un popolo di contadini e braccianti, rimasti in una condizione infima data la loro presunta situazione di pochezza culturale e di impossibilità ad affacciarsi sulla scena dell’oggi. Inoltre, come poeta e uomo di cultura Scotellaro è un grande : lo riconobbe Eugenio Montale a proposito della bellissima raccolta di poesie E’ fatto giorno edita da Mondadori. Non certamente un cantore  dell’arretratezza quel sindaco letterato che esplorò l’indole della gente, il cuore degli emarginati. L’umanità di un popolo.

Non solo. Giacchè l’inserto del Corriere parla degli itinerari per raggiungere Matera (capitale europea della cultura nel 2019) da Tricarico, mi chiedo come mai sistematicamente sfugga il contributo di Matera alla ricerca e alla scienza? Il Centro di geodesia spaziale, ad esempio, ubicato sulla Murgia a pochi chilometri dalla città, è tra le più importanti postazioni destinate allo studio dell’ambiente planetario, con segnali radio inviati alle stelle, le cosiddette Quasar. Un polo di ricerca sugli ecosistemi e sull’ambiente di primaria importanza. 

Certo, le parabole del Centro fanno avvertire lontana anni luce l’era del Cristo si è fermato a Eboli, della Basilicata a dorso di mulo, delle donne avvolte negli scialli neri. 

Forse è tutto questo che si vuol nascondere?    

  

mercoledì 14 giugno 2023

L'ECOSISTEMA ATTENDE RISPOSTE


                           


                                  


                  IL LAGO DEL PERTUSILLO (foto R. De Rosa - Riproduzione riservata)


I fiumi, i laghi, i torrenti una risorsa da salvaguardare e custodire. Un bene di cui forse finora non ci siamo accorti in un clima di generale disinteresse e superficialità. 

Ora si tratta di recuperare il terreno perduto per ritrovare quegli equilibri che rendono questa terra davvero un unicum.

Oggi i corsi d’acqua rappresentano per altro verso un campanello d’allarme mentre i grandi stravolgimenti della natura si fanno sentire e la cronaca di ogni giorno sottolinea la gravità di certe situazioni, diventate addirittura irrecuperabili.

In Basilicata è operativo un progetto di risanamento fluviale e di ripopolamento dei corsi d’acqua. 

Secondo quanto informa una nota del Dipartimento agricoltura, l’assessore Alessandro Galella ha predisposto un piano articolato per consentire a fiumi e torrenti di continuare a svolgere il ruolo di sentinelle dell’ambiente. Veri e propri custodi del territorio.

Operazione importante che riuscirà a valorizzare potenzialità di tutto rilievo, sia sotto il profilo turistico ma anche sportivo. Vaste aree attendono un investimento del genere poiché non hanno altre alternative. È l’industria della natura ad affermarsi con l’impegno delle istituzioni, anzitutto. 

Trote, barbi, cavedani e lucci sono gli abitatori tradizionali dell’ambiente fluviale e lacustre, nella Basilicata di ieri e di oggi, dove la salvaguardia degli equilibri è davvero un bene imprescindibile. Sottrarre  fiumi e torrenti al degrado rimane un obiettivo di grande interesse, non solo naturalistico. Ma culturale. Una presa di coscienza a tutti gli effetti.

La prima, grande intuizione risale, non a caso, a Quinto Orazio Flacco che cantava la fons Bandusiae, non certo un rigagnolo insignificante ma una sorgente che duemila anni fa aveva il suo rilievo nel panorama di questa terra, allora incontaminata.


lunedì 12 giugno 2023

LA FINE DI UN PROTAGONISTA



E’ stato un protagonista, perché? Berlusconi ha voluto coniugare l’idea o, meglio, il progetto di una  liberal democrazia con il concetto della destra non populista e non autoritaria. Allontanata dal ricordo del fascismo. Un contributo che ha avuto indubbiamente il suo peso.

Protagonista anche e soprattutto per il vigore con cui ha fatto impresa in un clima non certo sereno sulla scena della Milano importante, la patria dell’economia e della grande finanza. Un dato reale, condivisibile o meno. La presenza ovunque lo ha caratterizzato, contribuendo a costruire quell'impero nella comunicazione e non solo. Ma in tanti settori, a cominciare dallo sport.

Berlusconi sarà ricordato indubbiamente come un personaggio che ha fatto parlare di sé, non certo le pagine del chiacchiericcio e delle pochezze politiche ma quel livello in cui si avverte che la politica ha il suo peso rilevante nella vita del Paese, fino a trasformarla alle radici, da cima a fondo. A coinvolgere ciascuno inevitabilmente, se non altro per gli effetti ai quali non ci si può sottrarre. 

Ora la valanga di agenzie, di commenti e di prese di posizione esprime un’infinità di pareri e punti di vista all’interno degli scenari  del momento. Si costruisce così la storia, non solo la storia politica.

Certo non sarà insignificante il vuoto che rimane, per l’assenza di una voce moderata, per la mancanza di quel richiamo a rifuggire da ogni estremismo. Per il peso della figura di un uomo. Per questa e per tante altre ragioni il dopo Silvio non sarà cosa di poco conto. Tutt’altro. 

Si parla, inoltre, dell’arte di Berlusconi di  rafforzare il rapporto con capi di Stato e di governo dei paesi stranieri mentre  Stefania Craxi piange al telefono in collegamento con il TG 1. Affiora alla sua mente il ricordo del padre, Bettino Craxi, un altro dei protagonisti capace di segnare la vita politica e istituzionale degli ultimi decenni rivoluzionari. Decenni dai quali deriva il mutamento radicale  della vita di tutti gli italiani, tutti davvero tutti. Un processo storico sul quale troppo poco si è riflettuto non solo da parte dell’alta politica, quanto delle realtà presenti sul territorio e sulla scena dell’economia. 

I cambiamenti intervenuti da Craxi in poi non sono  infatti poca cosa. La storia lo dirà a chiare lettere. E con la necessaria autorevolezza, non ci sono dubbi.


giovedì 8 giugno 2023

FEMMINICIDI, MA NON SOLO


                            

                     


         


Non ci siamo accorti che la società da tempo stava diventando violenta e intollerante e abbiamo continuato a vivere il giorno per giorno in una silenziosa normalità. Invece cose importanti accadevano sotto gli occhi di tutti.

Rimossa quella patina di perbenismo e di buona educazione, derivanti per larga parte dalle strutture di una civiltà patriarcale, il nuovo modus vivendi non ha esitato a farsi largo con una violenza che si riscontra spesso anzitutto nelle parole, in un linguaggio teso e non di rado arrogante, come sottolinea Maddalena Langone esperta nell’analisi della famiglia istituzione con una lunga esperienza di consulente familiare Aiccef.

Sicchè i femminicidi sono soltanto l’aspetto emergente di un metodo violento nascosto tra le pieghe e tra le

mura domestiche. Più o meno opportunamente celato. Ma non l’unico.

Assistiamo a scenari raccapriccianti, a cominciare dal doppio omicidio di Senago (donna uccisa con il figlio in grembo) fino alla poliziotta freddata, nel volgere di pochi istanti, nell’androne di casa. 

A proposito di poliziotti, che dire di quella stupida violenza esercitata a danni di persone inermi a Verona, nel cuore del Veneto evoluto e giustamente additato come modello di convivenza civile?

Negli anni scorsi avevamo etichettato come episodi più o meno rientranti nella casistica alcune vicende simbolo di comportamenti anomali e tali invece, da lasciare supporre che processi di un certo rilievo stavano maturando in seno alla società civile. E’ il caso di Stefano Cucchi ma non solo. Lo stesso Spaccarotella della Polstrada che impugnò la calibro 9 con molta leggerezza  è un altro campanello d’allarme del diffondersi a macchia d’olio, per quanto in maniera silenziosa, del ricorso alla “forza” in circostanze le più diverse tra loro. 

Quasi una sfida a Sant’Antimo, il paese di Giulia Tramontano barbaramente uccisa: altri due morti per un regolamento di conti in famiglia. Le vittime erano due cognati. Semplicemente assurdo.

C’è dunque una ideologia della violenza e della morte, presente nell’animo di un numero imprecisato di persone. Non ci sono leggi che tengano, non c’è inasprimento di misure in grado di frenare la catena ininterrotta di atti estremi, quali l’uso del coltello, delle armi. Di qualunque mezzo capace di offendere. 

Emerge un profilo drammatico  del nostro tempo che non dà spazio nemmeno a una briciola di ottimismo.