lunedì 30 settembre 2013

IRRIMEDIABILMENTE CRISI




Il partito monolitico, ubbidiente, pronto a sacrificarsi e soprattutto a chinare la schiena in qualunque momento, non c'è. Inutile  farsi illusioni.
A parte gli effetti dirompenti, il dato vero della crisi proclamata e che potrá riservare agli italiani infinite sorprese, è anche questo: il bisogno di rivendicare una identità culturale, di far valere, da parte di settori non marginali di Forza Italia,  una democrazia non solo apparente ma reale e palpabile. Oltre alla necessità del rispetto di opinioni largamente condivise che possano essere alla base di una decisione tanto importante quanto delicata e temibile, qual è appunto la crisi in un momento in cui non c'è assolutamente posto per l'instabilità politica e per le incertezze. E meno che mai per il baratro che vanificherebbe ogni sforzo, spostando indietro il Paese reale,  non di un anno o due. Ma infinitamente. Facendolo arretrare con conseguenze orribili, difficili finanche da immaginare.
Ecco il dato all'interno di quella che viene definita sbrigativamente crisi, ma altro non è, o rischia di essere, una perdita di quota irrimediabile per il Paese e il suo sviluppo. Per il destino di giovani e  famiglie, di chi non sa cosa fare per guadagnarsi un centesimo da portare a casa.
L'altolá a quel gruppo imprudente di "facinorosi" che mirano a posizioni personali consolidate e dominanti e per questo assumono atteggiamenti sfascisti,  non è cosa da poco. Oltretutto nasce dall'interno di una formazione che da sempre ha detto di avere interesse per una svolta in grado di dare serenità a chi vuol lavorare, a chi vuole rimboccarsi davvero le maniche per un futuro migliore. A migliaia di famiglie con serie difficoltà economiche. A chi vive una vita di stenti.
Il ritiro dei ministri sembra un petardo fatto esplodere con una enorme deflagrazione, tra le gambe di chi finora ha fatto appello alle forze migliori per uscire dal tunnel buio e pericoloso.
Provare a chiedere ai giovani e meno giovani cosa pensano di una scelta così repentina sarebbe, ad esempio, un'idea da non sottovalutare. Certo, osserverà qualcuno, la gente può soltanto esprimere giudizi sulla opportunità di una crisi o meno. Non può fare altro. Parlo della gente comune. Ma il senso comune e l'opinione prevalente dei protagonisti della vita reale  hanno tuttavia il loro peso. Se non  lo hanno è brutto segno. Vuol dire che la democrazia è malata.
Ora si apre un capitolo inedito, imprevedibile negli sviluppi. Finanche incontrollabile. Si parla di nuove maggioranze, ma dove sono? Con quali alchimie è possibile metterle insieme? Il momento è tra i peggiori, se non il peggiore, della storia repubblicana. Questa riflessione dovrebbe servire da sola a mobilitare sul serio delle energie importanti. A fare in modo che si cominci a costruire ogni giorno nell'interesse comune e non secondo le mire di pochi. La riflessione dei vescovi che parlano di una crisi senza senso è da intendersi pertanto come un richiamo ad una logica profonda del bene comune che, allo stato, non sembra purtroppo prevalere. Ecco il ruolo della Chiesa a sostegno di una moralità non solo teorica, ma immersa nel giorno per giorno. Proprio come insegna Papa Francesco, il grande innovatore.


giovedì 26 settembre 2013

PETROLIO, CHE DISASTRO IL MEMORANDUM




Il complesso iter del Memorandum per rinegoziare l'intesa Basilicata - Governo - Compagnie petrolifere, o più ragionevolmente per collocarla su nuove basi,  si annuncia difficile e in ogni caso priva di risultati apprezzabili per questa terra del Sud, assurta a primo serbatoio di greggio in terra ferma a livello europeo. 
Una strada in salita che va a intersecare mille adempimenti burocratici nei meandri dei ministeri, una infinità di passaggi che danno tuttavia una fondamentale garanzia alle compagnie petrolifere: poter spingere ben oltre il dieci per cento il contributo della Basilicata alla bolletta energetica nazionale. Cosa non certamente irrisoria. Tutto questo nel totale silenzio delle cronache nazionali che considerano trascurabili gli eventi  direttamente o indirettamente legati alla vicenda petrolifera  lucana. Un percorso del quale, a parte qualche accenno, non si sente parlare, per quanto a occuparsi della vicenda siano i ministri Zanonato e Saccomanni. 
Proprio questo è il punto nodale: la mancanza di un rilevante peso politico della regione a livello romano, le difficoltá connesse alla possibilitá di far passare una linea rispettosa del territorio e delle sue esigenze e soprattutto della necessitá di far compiere alla Basilicata quel salto di qualitá atteso da decenni e mai realizzato. Perchè? Per una serie di scelte politiche che hanno portato da sempre a fare avvertire lontane e irraggiungibili le stanze del potere centrale, in cui si decide tutto. Praticamente tutto. 
Il memorandum sul petrolio creerá, si sente dire,  oltre centomila posti di lavoro "addizionali" mentre non esistono allo stato le premesse per qualificare adeguatamente in loco tecnici e maestranze e fare in modo che costituiscano un significativo  bacino di forza lavoro, disponibile per fronteggiare ogni sorta di esigenze legate allo sviluppo dell'attività estrattiva e al monitoraggio ambientale. Un tema, quest'ultimo, sul quale vale la pena di soffermarsi.
 C'è chi parla addirittura di una ipotesi di affidare alla Basilicata il ruolo di regione pilota nel campo del controllo dell'ambiente, in una dimensione addirittura nazionale. Cosa assai rilevante e perciò stesso difficile da raggiungere. Se non impossibile. 
Il petrolio è una strada tortuosa e difficile da percorrere, e questo sin dall'inizio della grande avventura delle estrazioni di greggio in Val d'Agri, dal momento in cui si cominciò a parlare di royalties e di compensazione ambientale. Sin da quel momento la Regione e gli enti locali, tutti nessuno escluso, apparvero entitá minoritarie con una irrisoria, se non inesistente, capacitá politica di fare avvertire un peso significativo a fronte del dictat delle compagnie petrolifere.
Ore si auspica una modifica del decreto. Ma quanto peseranno le istanze delle popolazioni, quanto peserà il bisogno di lavoro e di sviluppo, fino a che punto si riuscirá a far valere l'esigenza di non deturpare una terra giá largamente compromessa? Il petrolio è in grado di schiacciare la piccola Basilicata, di asservirla ai suoi interessi, di far passare come modernizzazione il moltiplicarsi  sul territorio della presenza incontrollata e incontrollabile delle trivelle. 
Certo, la partita  costituisce di per sè un banco di prova per la classe politica che si accinge a guidare questa terra illusa e martoriata, costretta a piegare la testa e accettare le regole che vengono dai potentati dell'economia, pronti a sopraffare,  a distruggere e soprattutto a ignorare qualunque richiesta di futuro. 

lunedì 23 settembre 2013

IL SEGNO DELLA SVOLTA




Ormai è un dato di fatto, non più soltanto una speranza per chi ha invocato per anni il cambiamento nella piccola, ma non insignificante, Basilicata. 
La vittoria di Marcello Pittella alle primarie del Pd è qualcosa di più di un dato politico fine a sè stesso. Va intesa come una svolta sociale oltre a rappresentare una speranza concreta per un futuro diverso, soprattutto per tanti giovani lucani costretti a intraprendere le strade del Nord per garantirsi un lavoro. Si  un lavoro che dia a ciascuno la necessaria dignitá. 
Ragionare sulla vittoria di Marcello è molto importante. Ma ancora di più lo è affrontare le ragioni vere di un successo atteso e sudato, non solo dal candidato in prima persona. Ma da tanti e tanti cittadini onesti, stanchi di assistere a una progressiva perdita di quota di questa regione, peraltro inversamente proporzionale alle sue risorse, alle ricchezze di cui dispone, al suo ingente patrimonio naturale e culturale enormemente danneggiati dalla logica delle segreterie di partito e dal peso di certi pacchetti di voti, francamente negativi e ingombranti. 
Ha scritto su Fb un elettore di destra: oltre 500 persone legate al Pdl hanno votato alle primarie del Pd. Non è uno scandalo, meno che mai un'anomalia e c'è da ritenere questa sua affermazione corrispondente al vero per un'ansia di giustizia quanto mai legittima, nata dall'esigenza di non ripudiare più la propria  casa, perchè malsana e non accogliente. Ma di rimanere a vivere in un ambiente idoneo, che raccolga le attese di tutti trasformandole in realtá. 
La Basilicata oggi è allo sfascio. Bisogna prendere atto di una sciagurata condizione provocata dai personalismi, dalle clientele, dal potere logoro e inefficiente. Dalle coperture politiche date ai grandi elettori o agli amici dei grandi elettori. Da una ipocrisia strisciante e nauseabonda, assurta a sistema di vita.
Peraltro un'intera classe politica è oggi impegnata nel tentativo di trovare una giustificazione ai reati contestati dai Pm. Colpa dei portaborse, dei segretari personali incapaci di amministrare bene un patrimonio dal quale poteva dipendere qualcosa di più di un semplice arricchimento, si sente dire da qualcuno. Ora siamo davvero alla resa dei conti, a quel "redde rationem" inevitabile in tutto e per tutto. 
Un dato è certo: alle logiche politiche tradizionali si sostituisce oggi un movimento di pensiero da alimentare a tutti i costi. Da far vivere nelle coscienze. Da rendere forte e preponderante come non mai, a partire dai tempi del Risorgimento.
La vittoria di Marcello Pittella cade peraltro in un giorno importante: il giorno del trapasso di Padre Pio, umile frate, mediatore tra il Cristo risorto e l'umanitá del nostro tempo, logorata dal potere e dal dio denaro, come ci ricorda Papa Francesco. Nel 1956, a chi gli chiese un giudizio sulla politica, Padre Pio rispose con una frase lapidaria: "confusione di idee e predominio di ladri".  

sabato 21 settembre 2013

UN PEZZO DI PARCO "VOLA" A SINGAPORE





Esattamente così. Il Parco nazionale dell'Appennino lucano ha oggi il suo inviato nientemeno che a Singapore, in occasione del Gran Premio di Formula Uno che si disputa di notte, quando in Italia saranno le 14. 
A rappresentare il Parco, come sempre, sará Giancarlo Bruno, l'ingegnere di Satriano esperto in materia di motori e di bolidi che si contendono il primato sui circuiti internazionali. 
Qual è il nesso tra motori e natura? Il nesso esiste. Lo si ravvisa in quell'orgoglio legittimo, tutto lucano, per avere ai massimi livelli di una competizione internazionale un uomo della piccola Satriano in grado di  commentare per milioni di italiani quei dati tecnici che consentono alle vetture in pista, e agli uomini che le guidano, di sfrecciare a velocità pazzesche.
Se lo sport è uno spettacolo, allora vuol dire che il Parco dell'Appennino è assolutamente dentro alla vicenda di Formula Uno, uno spettacolo per tanti appassionati. Forse uno spettacolo per tutti.
In attesa che il microfono passi a Giancarlo Bruno, per i suoi interventi, c'è da osservare che un'occasione del genere è inevitabilmente per il parco un momento di orgoglio, ma anche una possibilitá di premere sull'acceleratore per far conoscere questo suo uomo. Promuovere la cultura è anche questo, quando la cultura è scienza e tecnologia. 
Soddisfatto anche il sindaco della cittadina lucana, Michele Miglionico, al quale mi sembra logico proporre un momento di confronto con Giancarlo, magari un Giancarlo Day, per far conoscere in terra di Basilicata e non solo a Singapore un concittadino illustre, uno dei tanti lucani che hanno trovato altrove un futuro da vivere con impegno e competenza.
Appuntamento alle 13,10 per seguire su Rai Uno la diretta da Singapore. 

mercoledì 18 settembre 2013

CENTOMILA BAMBINI MALTRATTATI E ABBANDONATI IN ITALIA





Ai trentamila bambini abbandonati in Italia, se ne aggiungono ora i centomila oggetto di maltrattamenti, di mancanza di cure idonee e soprattutto privi di affetto e di amore. Accade in Italia e tutti tacciono. 
La notizia, diffusa dai Giornali radio  Rai e da altre emittenti, suscita allarme e preoccupazione e non può cadere nel silenzio generale, una sorta di complicitá, se non addirittura di assurda connivenza,  per quanto involontaria. Quante cose e quanti atteggiamenti "involontari" finiscono per provocare conseguenze inimmaginabili? Certo, oggi tutta l'attenzione è rivolta alle vicende del Governo, alla Concordia rimessa per fortuna in piedi, al rischio di un aumento dell'Iva. I centomila e i trentamila purtroppo non riguardano  più di tanto, anche se il problema tocca il cuore della società e interessa da vicino le coscienze. 
Inevitabile dunque un appello alle organizzazioni che seguono da vicino l'infanzia dimenticata o abbandonata. Se non oggetto di maltrattamenti, addirittura.
Ritorno sul ruolo del Centro adozioni della comunitá di Sant'Anna a Potenza non certo per battere e ribattere sullo stesso tasto (come alcuni ritengono) ma perchè appare inevitabile un impegno diretto e immediato delle strutture interne ed esterne del Centro stesso, tra i più importanti a livello di Mezzogiorno e non solo. Questa  realtá si avvale di una miriade di contatti a livello internazionale, riferiscono fonti bene informate, ed ha un peso particolarmente significativo in ambito nazionale. Perchè dunque non mettere a disposizione di chi soffre un apparato di tutto rilievo che, in occasione della giornata delle adozioni, si rivela capace di mettere in campo una straordinaria forza propulsiva e una capacitá da non sottovalutare? 
Nessuno chiede la bacchetta magica agli organi dirigenti e al supervisore e ispiratore del Centro, don Franco Corbo. Ma almeno che possa decollare un dibattito, che si apra la strada del confronto e della mediazione in modo da coinvolgere una fitta rete di persone e di organismi interessati al grave problema. 
Ciò non toglie che le adozioni debbano essere perseguite con impegno e determinazione, trattandosi oltretutto di un rimedio al problema dell'infanzia abbandonata. Una giornata di studio e di riflessione, con un convegno sul tema, qualificherebbe  oltretutto l'attività della Comunitá stessa dando prova di un dinamismo commisurato alla posta in gioco: aiutare l'infanzia  a crescere e sottrarre tanti bambini alla cattiveria e alla superficialitá degli adulti.      

martedì 17 settembre 2013

ARTE, SCIENZA E PAESAGGIO: QUESTA È MATERA




Un titolo che colpisce e fa pensare: "Radici arcaiche nell'innovazione". È un articolo de Il  Sole 24 Ore nell'inserto Domenica, in cui l'autore, Paolo Verri, partendo da molto lontano traccia il profilo di Matera oggi, una cittá per così dire "graziata" dalle sue radici arcaiche che le consentono di essere un magnifico esempio di innovazione e di modernità. Un esempio per le cittá del Sud, ma anche per il Nord, nonostante i  ritmi di vita diversi.
Francamente, dopo aver letto l'articolo di Verri, ci si chiede perchè Matera gode oggi di un fascino irresistibile, non certamente soltanto per i Sassi, un unicum indubbiamente, ma non solo in senso positivo, quanto anche per il loro passato tutt'altro che esaltante.  Ricordo un articolo apparso sulla terza pagina di Paese Sera a metá degli anni Settanta con un titolo molto duro e realistico: I Sassi della vergogna, in cui si ripercorreva la condizione di tante e tante famiglie contadine o bracciantili costrette a vivere per miseria nei Sassi. Unico rifugio. Unica possibilitá di avere un tetto. Unica possibilitá di vivere da uomini, al riparo dalle intemperie e dal gran caldo estivo. 
Al di lá dei film girati e dei nomi autorevoli che hanno condiviso i vari percorsi, fino a tracciare il bilancio di un successo meritato, l'attuale condizione di Matera deriva in larga misura dal pensiero di cui si è sostanziata e dagli uomini che con la loro cultura e le loro idee hanno contribuito a fare della città lucana una realtá  davvero grande, prima di tutto nel suo humus. 
Difatti, il pensiero di tanti materani illustri ha in sè una forte carica di riscatto dal passato ed è un messaggio al paese. Basta il titolo del libro di Rocco Scotellaro È fatto giorno a rappresentare un vero richiamo alla svolta nelle coscienze e nei fatti. La Basilicata in bianco nero, con il mulo che attraversa le stradine dei paesi, è un'immagine del passato lontano. 
Matera è ricca di un pensiero positivo, è ricca di una straordinaria progettualità e soprattutto mostra ogni giorno un'attitudine  a tradurre in fatti concreti il successo internazionale della sua storia e dei suoi monumenti. I riconoscimenti non mancano del resto: il fatto stesso di essere candidata a città europea della cultura rappresenta in sè un evento storico. Un successo non solo per la Basilicata. 
Scienza, arte e paesaggio si fondono. Ecco cos'è Matera oggi con una identità ben precisa che si propone ad un pubblico internazionale. Il passato  "arcaico" certo esiste perchè la storia non si cancella. Anche Milano ha i suoi navigli, testimonianza di una economia di ieri. Che certo non incide sul presente. Tutt'altro. 

martedì 10 settembre 2013

BIMBI SENZA FAMIGLIA, PERCHÈ NON SE NE PARLA?





Oltre trentamila bambini in Italia non hanno una famiglia. Vivono in balia del caso, spesso sfruttati, maltrattati, abbandonati. Solo l'uno per mille viene affidato a genitori adottivi. Un fenomeno sociale allarmante di cui non si parla: forse perchè conta e pesa poco, se non quasi nulla. O forse perchè non conviene parlarne, data l'enormitá della questione per niente  aperta a soluzioni positive.
Su questo tema esplode intanto la polemica. Il centro adozioni, attivo da tempo presso la chiesa di Sant'Anna, a Potenza, con una comunitá alle spalle e un consistente gruppo di volontriato, festeggia a giugno la giornata delle adozioni. Nel Mezzogiorno è la realtá più cospicua e importante. Quella che conta rapporti locali e internazionali di tutto rilievo. Quest'anno poi la pubblicazione di un libro "I fili dell'amore", una raccolta di testimonianze curata da Donata Larocca, ha aperto il cuore alla speranza ed è stato inevitabile proporre al Centro adozioni di Sant'Anna e ai suoi responsabili di avviare un dibattito soprattutto sul grave problema dei bimbi abbandonati, al di lá della festa che si conclude tradizionalmente con un magnifico pranzo tra i boschi che fanno da corona alla cittá. Una festa in piena regola, con palloncini e bandierine multicolori nelle mani dei bambini e con le coppie adottive con un sorriso sfavillante sul volto. Comprensibile, ovvio. Quasi un omaggio alla fortuna che ha baciato queste piccole creature.
Paradossalmente il libro è durato il tempo di un giorno.  Finito nel silenzio, è la dimostrazione che non riesce a mobilitare delle riflessioni sul destino di migliaia di bimbi, dimenticati anche loro come il libro. Ignorati dall'opinione pubblica, impotenti difronte al dramma della loro condizione umana. 
Insorge Anna Miliotti, autrice della prefazione al lavoro, che ritiene sproporzionato un energico richiamo al Centro adozioni di Potenza  perchè si dia spazio a un dibattito sulla condizione di abbandono di migliaia di bambini. Oltretutto, allo stato, si sta giá lavorando alle iniziative per il nuovo anno, nella speranza che a festeggiare non siano solo i fanciulli adottati, ma soprattutto quelli in attesa di un futuro. Non è forse questo un  argomento di dibattito di grande spessore? La mano tesa di Papa Francesco ai poveri e agli emarginati dovrá indurre la  comunitá di Sant'Anna a essere attenta, ma attenta sul serio, a questo gravissimo evento, destinato ad assumere contorni sempre più netti nel tempo. Una scelta di campo vera e propria da non sottovalutare.  Anzi da fare con urgenza.

lunedì 9 settembre 2013

EMILIA RETTURA INTERVISTA LEPORACE: RIUSCIRA' IL CINEMA A FARE GIUSTIZIA?


Un film sulla Basilicata del petrolio? Forse una buona idea, specie se collocato a cavallo tra le grandi produzioni (Rosi, Pasolini, Gibson) e le pellicole più leggere, diciamo pure, meno impegnative. Ma non per questo meno interessanti e ricche di spunti.
Sarebbe utile non certo un film sulle trivelle, semplicemente, o sui nuovi e vecchi petrolieri (senza escludere alcuni sindaci, ovvio) che della grande avventura dell'oro nero sono stati e sono protagonisti in prima persona e a vario titolo. Ma puntando sugli spettatori, sul popolo che segue le vicende delle trivellazioni standosene a guardare e scontando magari gli effetti di una inversione di marcia del tradizionale assetto economico in termini di marginalità, di esclusione dai processi produttivi. Insomma dallo sviluppo. Un popolo seduto in platea, nemmeno in galleria... Il biglietto costa troppo!
L'idea di questa terra set cinematografico, nella stagione del petrolio, me la suggerisce Paride Leporace, che identifica praticamente il suo nome e la sua esperienza professionale di ottimo giornalista con le vicissitudini di un cinema impegnato a porre sul tappeto problematiche vecchie e nuove, a cominciare dall'uso delle risorse fino ad arrivare a quell'aspetto davvero inquietante costituito dalla totale indifferenza di molti ambienti che contano e di settori dell'opinione pubblica nazionale per il ruolo svolto dalla Basilicata che, comunque vadano le cose, rimane il primo produttore di petrolio in terra ferma a livello europeo. Un dato praticamente ignorato dai più, in Lombardia come in Emilia, dove la Basilicata risulta essere un'articolazione più o meno moderna della vecchia Lucania, se non una regione addirittura diversa  accanto all'antica terra dei boschi, che risale a dir poco a Orazio il quale non sapeva se fosse “Apulus an Lucanus”, pugliese o lucano.
Leporace, responsabile della Lucana Film Commission, in una intervista a Emilia Rettura della Rai parla infatti della sua presenza alla mostra del cinema a Venezia e dei risultati ottenuti in termini di dimostrazione di un peso artistico e culturale non irrisorio della piccola ma non insignificante Basilicata. Ecco appunto il dato rilevante: rappresentare a Venezia l'essenza di una terra che nel campo della cultura e dell'arte è in grado di competere con altre realtà, nazionali e non solo. E' in grado di esprimersi, in effetti.
Può nascere così un nuovo realismo, un nuovo filone ispirato alla condizione unica di questa realtà del Mezzogiorno che lotta per non soccombere, ma soprattutto per essere sé stessa in una nuova dinamica di rapporti, politici ed economici. Sociali e culturali.
E' probabilmente questo il futuro dei lucani? Affidare al cinema una sfida che altri hanno sottovalutato, se non ignorato. Una sfida considerata forse impossibile o, peggio, inutile.


venerdì 6 settembre 2013

QUELL'ATMOSFERA DI SOGNO IN CUI CI SI CALA



Le case legate alla roccia, il paesaggio dominato interamente dai boschi che fanno da sfondo e danno il senso di un passato non lontano. Sasso di Castalda, nella Basilicata interna, scava nel cuore del turista o del visitatore e riesce a catturarlo, giacchè è in fin dei conti una delle capitali più belle del Parco nazionale dell'Appennino. Un paesino dove si vive intensamente l'austerità della montagna con la sua gente umile e operosa. Con quell'atmosfera di sogno in cui ci si cala volentieri fino a sentirla parte della vita di ciascuno.
Sasso non è solo paesaggi e natura, sorgenti di acque purissime, orizzonti da meraviglia. Gente buona e cordiale.  Rappresenta un elemento di qualificazione scientifica e amministrativa: il senso del buon governo qui è davvero nelle cose. Non c'è molto da discutere.
Dal tempo di Rocco Petrone, originario di Sasso, uomo della NASA e direttore del programma Apollo, alle vicende dell'oggi è un susseguirsi di iniziative per fare di Sasso Castalda un gioiello di natura e conoscenza. Un capolavoro di interventi scientifici sul territorio fino a trasformare questa piccola realtá in uno strumento efficace al servizio degli abitanti del Parco che attendono di vedere delle svolte. Concrete e non immaginarie. Rocco Perrone  parla con entusiasmo di questa sua "creatura", degli sforzi che sta facendo, dei traguardi da raggiungere.
Con le sue potenzialità, umane e materiali, Sasso si propone come il motore di uno sviluppo  al tempo stesso destinato a diventare turismo di qualitá e controllo dell'ambiente, arte e cultura. Religiositá e ricerca antropologica. Ma anche in un futuro non lontano, è dato sapere, ricerca a livello di medicina ambientale, con l'occhio rivolto naturalmente non solo alla Basilicata e non solo al Sud. Intanto il ponte tibetano, progettato per Sasso, è ormai prossimo a essere costruito. Realizzerá un percorso storico naturalistico con la riqualificazione di una vasta area e con la possibilitá di attrarre numerosi turisti, italiani e stranieri. Sará una bella novitá, non vi è dubbio.  

domenica 1 settembre 2013

A VIGGIANO IL POPOLO DI MARIA




Se c'è una constatazione da fare essa riguarda inevitabilmente il carattere immutabile, e immutato negli anni, della partecipazione di migliaia di persone alla cerimonia di trasferimento della Madonna di Viggiano dal Sacro Monte alla basilica, con il grande pellegrinaggio di inizio settembre. 
Anche oggi la bella cerimonia ha avuto le caratteristiche di una presenza corale di tutto il popolo, non solo lucano, all'evento che si traduce in un omaggio a Maria, un riconoscimento del suo ruolo di Madre e protettrice delle genti lucane. Se vogliamo, un ritorno al passato, ma non in termini di una retorica inutile e consunta, quanto di una forte manifestazione di fede. Una riscoperta delle radici  della devozione che lega i lucani alla Vergine. Protagonisti donne e uomini, bambini e soprattutto tanti e tanti giovani che hanno animato la due giorni di Viggiano, iniziata all'alba di sabato con una lunga escursione dai monti di Sasso Castalda, ai piedi del Pierfaone, fino al santuario della Madonna nera.
Composto e attento il popolo di Maria ha animato le strade della cittadina, i vicoli, le viuzze circostanti, i borghi rurali alle pendici della montagna assistendo alla Santa Messa celebrata dall'Arcivescovo mons. Superbo, in un clima corale. Lo  stesso clima introdotto da Papa Francesco in segno di rinnovamento della Chiesa del terzo Millennio. Un segno importante questo. 
Sullo sfondo della cerimonia le parole del Parroco di Viggiano, don Paolo D'Ambrosio che ha introdotto  la celebrazione della messa, definendo il pellegrinaggio non solo un segno di devozione, quanto piuttosto una dimostrazione di attaccamento filiale alla Vergine. Un dato da valorizzare, una caratteristica della gente del Sud,  in piena era tecnologica che domina anche il Mezzogiorno ben lontano ormai dal tempo del Cristo si è fermato a Eboli.