sabato 23 dicembre 2023

UNA PIAZZA DI CASTELMEZZANO DEDICATA A UN MEDICO ILLUSTRE



                             


CASTELMEZZANO 

Castelmezzano, uno dei borghi più interessanti della Basilicata nel cuore delle Dolomiti lucane, dedica una piazza e un parco urbano alla memoria di Michele Paternò, illustre medico e cittadino di quel centro.

Iniziativa di tutto rilievo. Paternò ha rappresentato un punto fermo per numerosi pazienti del San Carlo di Potenza. Uomo di notevoli capacità sul piano scientifico dotato, per giunta, di una umanità non comune che lo ha distinto sin dagli anni dell’inizio della sua professione.

Medico d’altri tempi, commentano in molti che lo hanno conosciuto. Capace di affidarsi non solo alle competenze della medicina, ma ad una esperienza costruita sul campo e certamente non comune. Un monito per tanti giovani che si affacciano alla professione. Non è retorica.

L’iniziativa del sindaco di Castelmezzano, Nicola Valluzzi, acquista dunque un particolare significato nel rapporto tra la politica, le istituzioni e la società civile. Un tema di spicco di cui oggi si discute molto soprattutto per le prospettive che apre. 

   

mercoledì 20 dicembre 2023

IL VOLTO MISTERIOSO E ACCATTIVANTE DEL PAESAGGIO

 

                             

 IL PAESAGGIO AGRARIO DEL METAPONTINO  
(foto R. De Rosa - Riproduzione riservata)


Se ci si sofferma qualche ora sul Monte Carmine di Avigliano, a nord est di Potenza, lo sguardo si perde inseguendo territori infiniti, campagne piene di vita, con sullo sfondo il massiccio del Vulture, un altro gioiello della ricca collezione della Basilicata, oggi Parco naturale affidato alle cure di Francesca Dilucchio.

Sul Carmine per giunta è possibile ascoltare le conversazioni via radio tra navi e pescherecci in Adriatico mentre si percepisce il senso del paesaggio, la sua funzione, quella ricchezza affidata non solo allo sguardo ma al godimento di un bene primario, per giunta inconfondibile. Il paesaggio non è soltanto un fatto estetico e, meno che mai, una dimensione accessoria. Ma una componente concreta della realtà nella quale siamo immersi giorno dopo giorno, con la mente e con il corpo senza distinzione.

La Basilicata è tra le regioni italiane che attribuiscono al paesaggio un ruolo guida sia per il richiamo turistico che esso esercita, ma particolarmente per  dare slancio ed efficacia alle singole politiche di sviluppo. Il territorio e l’ambiente sono formidabili attrattori, occorre sottolinearlo.

Ora si va verso la Conferenza di pianificazione con un lavoro durato già a lungo, mentre il tema centrale rimane il confronto diretto e permanente con comuni e province. Lo sostiene l’assessore Cosimo Latronico, responsabile del Dipartimento ambiente ed energia.

Grande sfida e al tempo stesso un formidabile banco di prova per un’intera classe dirigente. Intervenire sul paesaggio ha infatti molti significati, oltre a quello meramente tecnico e urbanistico. Rappresenta la chiave di volta per interpretare la realtà nel migliore dei modi, proprio così. 

 

sabato 16 dicembre 2023

L'AGRICOLTURA BENE PRIMARIO


 


Ha preso il via oggi, 16 dicembre, a Matera il quarto meeting di Alsia, l’Agenzia lucana di sviluppo e innovazione in agricoltura, diretta dal prof. Aniello Crescenzi docente all’Università della Basilicata.

Si tratta di una tre giorni di particolare interesse scientifico con corsi di formazione e numerose altre iniziative volte a richiamare un’attenzione qualificata sui temi dello sviluppo delle aree rurali, non solo lucane, e sui meccanismi economici direttamente collegati. 

Di tutto rilievo, inoltre,  la gestione delle realtà forestali e la salvaguardia del territorio delle aree interne, dove l’agricoltura rappresenta un bene primario,  per la crescente ricaduta sull’occupazione e le capacità di tutela del territorio.

In questo scenario rientra anche, a pieno titolo, il tema dell’agrobiodiversità, un verso banco di prova per aziende e studiosi che dedicano particolare attenzione alla ricerca in questo importante settore, definito non a caso lo scenario del domani.

 

giovedì 14 dicembre 2023

51 SITI, BASILICATA IN PRIMA LINEA




                                      


                                Il sito nucleare della Trisaia (foto De Rosa - riproduzione riservata)



Almeno questa volta la Basilicata ha un “posto d’onore”:  è in prima linea nella mappa delle località italiane in grado di ospitare il sito nazionale dei rifiuti radioattivi.

Sono dieci i luoghi possibili tra Matera e Potenza e altri 4 tra Puglia e Basilicata individuati sulla base delle valutazioni degli esperti. E ciò esattamente a venti anni da quel novembre 2003 quando in centomila dissero NO al deposito che sarebbe dovuto sorgere in località Terzo Cavone di Scanzano Jonico, a pochi passi dal mare e dalle  località di maggiore interesse turistico e ambientale. Fu una sommossa di popolo, lo ricorderanno in molti. Il sindaco dell’epoca, Mario Altieri, proclamò a gran voce: saremo il paese più ricco del mondo. E la rivolta divampò anche in seguito a queste dichiarazioni.

La mappa è  soltanto un elenco dei luoghi ritenuti idonei o, piuttosto, si tratta di una scelta già opportunamente varata e tenuta al caldo per anni? Un dato è certo: spunta Trino Vercellese, il cui primo cittadino dichiara la sua disponibilità ad accogliere il deposito nazionale delle scorie. Fin qui nessun problema. Ma nel caso in cui Trino dovesse fare macchina indietro cosa accadrebbe?

La Basilicata e la Puglia hanno già manifestato la piena opposizione a una scelta che dovesse ricadere sul territorio delle due regioni. Ma, quanto alla Basilicata, sarebbe bene che alcuni benpensanti conoscessero la sua storia. E’ la terra del petrolio ormai da decenni e vanta un contributo del dieci per cento alla bolletta energetica nazionale con i suoi  giacimenti disseminati ovunque e i due centri olio della Val D’Agri e di Corleto Perticara. Una terra ricca di boschi e di uno straordinario patrimonio naturalistico che rappresenta qualcosa di più di un semplice valore aggiunto. Cosa si pretende da questa regione? Che sia la pattumiera d’Italia? Assurdo, semplicemente assurdo e anzi inconcepibile. 

Sorprende non poco il disappunto di Stefano Mensurati, conduttore della trasmissione Tra poco in edicola su Radio Uno Rai, che condanna il No di alcune regioni motivato da ragioni ben precise.   

In materia di nucleare c’è intanto da riaprire il lungo capitolo della Trisaia di Rotondella, finito nelle pagine di un bellissimo volume edito da Einaudi Il costo della Menzogna di Mario Silvestri in cui è scritta la storia del trasporto del combustibile nucleare esausto dalla centrale di Elk River nel Minnesota a Taranto e poi a Rotondella e ritorno. Lo scopo? Riattivare il combustibile di quella centrale con un trasporto pericolosissimo, in modo da conservare un buon rapporto di sudditanza (starei per dire di servilismo) con gli USA. 

Ora si apre una parentesi nuova con la pubblicazione della mappa dei siti. Un capitolo non meno problematico e forse rischioso. Ma si tratta di capire bene e di seguire da vicino tutto l’iter di questa materia che aveva messo a soqquadro la Basilicata e le regioni vicine in quel lontano novembre del 2003 per nulla dimenticato.    


venerdì 8 dicembre 2023

IL PARCO DEL VULTURE AD UNA SVOLTA




Il territorio del Parco del Vulture (foto De Rosa - riproduzione riservata)



Dopo anni di discussioni e di estenuanti confronti, il Parco naturale del Vulture nella Basilicata interna si accinge a iniziare il suo percorso, all’indomani dei decreti di costituzione del Consiglio direttivo che affiancherà la Presidente Francesca Di Lucchio. Annunciata a breve una conferenza stampa.

Per il Vulture e, soprattutto per Monticchio, si apre un capitolo nuovo ma decisamente complesso, una sfida per l’intero comprensorio con grandi prospettive, a patto che il risanamento dell’area e la sua completa valorizzazione siano davvero l’obiettivo primario dei sindaci e delle popolazioni. Ma non solo. Della stessa Regione Basilicata chiamata a dare risposte urgenti e non più rinviabili, dopo decenni di assurdo degrado, soprattutto dell’area dei laghi ridotta a una baraccopoli immonda con annessa pattumiera, specie in alcuni particolari momenti dell’anno: Pasqua, Pasquetta, per non parlare della metà di agosto con mucchi di rifiuti disseminati ovunque.

Il Comune di Rionero dispone tra l’altro di un finanziamento di 20 milioni per il “progetto pilota di rigenerazione di Monticchio”. Già assegnati alcuni incarichi ad architetti e altri professionisti, sotto l’egida del Presidente dell’Ordine, Leon.

Tra questi spicca il nome di Antonio Maroscia, noto professionista potentino, che ha legato il suo nome al Giubileo di Rifreddo, alle Scale Mobili del capoluogo e ad alcuni interventi nel territorio del Parco nazionale del Pollino.

La Presidente del Vulture, Di Lucchio, parla della volontà di estendere quantomeno la zona d’influenza a prestigiose località non distanti, a cominciare da Venosa, la terra di Quinto Orazio Flacco, il grande poeta latino del non omnis moriar celebrato da Dante nella Commedia che nemmeno la ricorrenza del bimillenario della nascita riuscì a divulgare opportunamente.

Frattanto, l’Università di Napoli è già al lavoro per la stesura del Piano del Parco, mentre contatti sono in corso con la Presidente Francesca Di Lucchio. Si tratta di mettere a fuoco una serie di questioni, anzitutto il ruolo del Vulture nella NATO con la zona Troposcatter, in cima alla montagna, di cui rimangono alcune testimonianze in ricordo della Guerra fredda, come la cupola di accesso al camminamento sotterraneo in caso di attacco aereo.  Il Vulture è sempre stato uno degli anelli di maggior rilievo nella catena di ricetrasmettitori e punti di avvistamento che dalla Norvegia si spingeva fino alla Turchia. Una struttura di enormi dimensioni dotata addirittura di parabole del diametro di 20 metri, ancora oggi presenti a Dosso dei Galli in provincia di Brescia. Per la Basilicata il controllo dell'area è affidato al Battaglione Vulture di Nocera Inferiore e alle strutture del 46esimo Reggimento di Palermo con un minimo coinvolgimento delle realtà lucane. Incredibile.


                                


giovedì 7 dicembre 2023

SANT'AMBROGIO AL TEMPO DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE



                                


Il TEATRO ALLA SCALA 

Milano si ferma (si fa per dire) nel giorno di Sant’Ambrogio e della prima alla Scala. Grande lusso, evento che scandisce il significato di una tradizione mai sopita. Mai accantonata. 

Giusto, anche per chi vive lontano da quella realtà e ne percepisce a centinaia di chilometri il suo significato di festa importante, vissuta con lo sguardo rivolto al passato, quanto ad un futuro diverso. 

Sembra che nulla si modifichi mentre alle porte bussa un colosso, forse un mostro non sappiamo, definito intelligenza artificiale, ma che di artificiale non ha nulla poiché deriva dalla mente dell’uomo e si orienta secondo una traiettoria già abbondantemente tracciata: affrontare i nodi del rapporto con la conoscenza e con l’umanità intera.

Sul tema dell’IA l’Agenzia Ansa e Deloitte Italia, azienda con 52 miliardi di fatturato, hanno messo in piedi una fase conoscitiva ed esplorativa per illuminare i nuovi orizzonti, per larga parte ancora poco noti.

Deloitte si occupa di tecnologia, informatica, innovazione ecc. ecc. con il risultato di conquistare i potenziali mercati con un processo divulgativo finora mai attuato, nemmeno ai livelli più elevati di un marketing di altissimo profilo. 

L’Ansa è un modello di informazione, al centro come in periferia. Basti vedere come i colleghi della Basilicata, realtà definita periferica ma solo nominalmente, hanno gestito eventi di tutto rilievo a cominciare dalla interminabile tragedia di Elisa Claps, un macigno sulla vita di ciascuno, fino ai grandi appuntamenti della scienza, della cultura e di Matera 2019.

Sicchè il connubio Ansa Deloitte finisce per essere un motore senza precedenti. Un desiderio di crescita a tutti i costi anche nel profondo Mezzogiorno dove molte cose maturano velocemente sotto gli occhi increduli di molti. Tanti. Ancora tanti.


sabato 25 novembre 2023

LA VIOLENZA SULLE DONNE NON E’ L’UNICA VIOLENZA






“Stai attenta, se no ti faccio fare la fine di quella…” Parole orribili sulla bocca di un altro mostro, pronunciate ad Aosta proprio mentre migliaia di giovani manifestano ovunque ricordando il sacrificio della povera Giulia, uccisa dal suo ex, oggi rientrato in Italia.  

C’è ancora chi cova un odio fatale verso la propria compagna, fidanzata, moglie. Quell’odio in grado di scavare nelle coscienze e di armare la mano di potenziali assassini pronti a uccidere. 

“Stai attenta” non è solo un lugubre avvertimento, ma un progetto terribile, inaudito e impensabile da un animo normale.

Oggi 25 novembre è il giorno della lotta alla violenza sulle donne. Ormai l’argomento è al primo posto nelle cronache di questi giorni. L’omicidio di Giulia rende inevitabile una valanga di iniziative e di commenti, tutti giusti, ma che si attenueranno dopo i funerali nonostante la detenzione del suo carnefice renderà inevitabile un ritorno sull’argomento, date le scadenze giudiziarie legate al processo e alla sua permanenza in carcere.

La violenza sulle donne non è tuttavia l’unica violenza. Anzi. Esiste una violenza sui disabili, sugli emarginati, su chi non ha potere necessario per affermarsi nella società. Su chi cerca lavoro e sa che gli sarà inevitabilmente negato. Su chi pensa alla Costituzione e si rende conto che la Carta è la prima legge a essere negata in tante circostanze.

Quanto poi alla violenza fisica, chi mai va a esplorare nelle famiglie per accertare i comportamenti dei figli nei confronti dei genitori o degli anziani? 

C’è un dato che puntualmente sfugge. L’atteggiamento rozzo e aggressivo di tanti automobilisti che nel traffico delle città o sulle autostrade si sentono padroni assoluti  in grado di dominare la scena e di pretendere che tutti gli altri debbano adeguarsi ai loro dictat.

Questa la società evoluta del terzo millennio. Non è retorica. La complessità scatena mille reazioni, spesso immotivate e incontrollabili, a livello individuale e non solo collettivo. La violenza negli stadi è, a proposito, una forma inqualificabile di comportamento barbaro che spesso si cela sotto la maschera degli ultras.

Una violenza che si connette ad altre  forme  di uso distorto di un potere personale di scegliere, decidere. Pretendere, soprattutto.

Ecco da dove nascono i femminicidi: dalla scelta e dalla convinzione di disporre liberamente della volontà della moglie, compagna, amica. Sicchè quello “stai attenta” suona come una sentenza di morte già scritta. Purtroppo.

giovedì 23 novembre 2023

NOVANTA SECONDI DI TERRORE



                                                           

 Un'auto schiacciata dalle macerie nel centro di Potenza
(R. De Rosa - Riproduzione riservata)



Un tempo interminabile. Sembrava di essere in autobus mentre le case oscillavano paurosamente e la gente urlava in preda al panico. La scossa del settimo grado della scala Richter seminò in pochi istanti distruzione e morte. Il titolone del Corriere della Sera del 25 novembre Gridano i sepolti vivi Ancora ritardi nei soccorsi I morti sarebbero oltre 4.000 dà il senso del disastro.

Terrore e disperazione mentre a Balvano, un centro in provincia di Potenza diventato uno degli emblemi del sisma, più di settanta persone morirono nel crollo della chiesa dove in quei momenti si stava celebrando la messa domenicale. Una sessantina tra bambini e adolescenti. E a Monticchio, riferiscono alcuni testimoni, la colonna d’acqua dei laghi si sollevò verso il cielo per effetto dello scivolamento sotterraneo delle faglie. L’epicentro era proprio lì, a poca distanza, tra Conza e Pescopagano.

L’orologio della Prefettura di Potenza con le lancette inchiodate alle 19,34 rimane tuttora la foto più eloquente della tragedia. 

In Prefettura, dopo mezzanotte, il centralinista tentava disperatamente di rintracciare il prefetto Bianco a Roma  in un subbuglio di telefonate e di richieste di soccorso senza precedenti. Evidentemente era la persona incaricata di occuparsi delle emergenze, quando ancora la protezione civile non esisteva.

I soccorsi furono  lenti e inadeguati. Fu questo, a lungo,  il problema numero uno mentre ovunque tante famiglie piangevano i morti e cercavano un tetto per poter trascorrere al sicuro almeno le notti, particolarmente rigide, mentre le scosse si ripetevano in tutte le ore del giorno. Accadeva non di rado che durante le dirette con GR e TG, negli studi della RAI le scosse si susseguivano e bisognava conservare la calma.  

La macchina dell’informazione si mise in moto subito. Fu allora che si riuscì ad apprezzare la tempestività della radio per la diffusione delle notizie e degli appelli. In prima linea il GR 1, diretto da Salvatore D’Agata, che con Alberto Severi, responsabile della fascia del mattino, riuscì a fornire un quadro completo della miriade di situazioni.

Non fu difficile comprendere subito che il terremoto era uno spartiacque tra passato e presente, in vista di una ricostruzione durata decenni, e in certi casi non ancora completata. Uno spartiacque che avrebbe presentato problemi inediti e richiesto un radicale cambiamento della vita di ciascuno. 

L’Università di Portici pubblicò uno studio in cui si metteva al primo punto l’esigenza ineludibile di garantire il consolidamento degli abitati. Un messaggio inascoltato, purtroppo. 

     


Una troupe RAI nei luoghi del sisma (R.De Rosa)



lunedì 20 novembre 2023

IL TURISMO DELLE RADICI, LA BASILICATA DEL FUTURO





                                                 


                        


500 tour operators e numerosissimi esperti hanno partecipato alla giornata di apertura  della seconda edizione di Root - in a Matera, la borsa internazionale del Turismo delle radici promossa dalla Regione Basilicata e APT, in collaborazione con ENIT e con il patrocinio del MAECI. Sono intervenuti 94 sellers e 80 buyers provenienti da tutto il mondo. Non è poco.

L’evento è di quelli che affrontano tra l’altro uno dei nodi centrali dell’economia e del lavoro, come hanno posto in evidenza gli interventi del responsabile delle Attività Produttive, Michele Casino e di Cosimo Latronico, Assessore all’Ambiente, sottolineando il nesso tra conoscenza dei luoghi e sviluppo compatibile. 

Il turismo delle radici, in effetti, rappresenta uno straordinario collegamento tra l’interesse per i luoghi, i borghi soprattutto, e il tessuto economico che si va strutturando non da oggi.

“Ogni anno 80 milioni di italiani che  vivono all’estero ritornano in Italia a visitare i luoghi dei loro familiari o dei loro avi.”  Un imponente flusso turistico, prosegue Casino, in grado di rappresentare la linfa vitale per dare ossigeno a territori che, altrimenti, rischierebbero l’anonimato.

Fa eco Antonio Nicoletti, Direttore generale dell’APT Basilicata. “Il turismo delle radici è l’incastro perfetto che stavamo cercando per rafforzare l’immagine della Basilicata nel mondo, e con il quale la Basilicata si pone in una dinamica completamente nuova.”

Avvenimento ancor più interessante poiché siamo alla vigilia dell’Anno delle radici italiane nel mondo.     

domenica 19 novembre 2023

DA ELISA A GIULIA, UNA LUNGA SCIA DI SANGUE


                            


Giulia e il suo ex fidanzato

Cambia poco o quasi nulla nel sacrifico di tante donne: mani assassine distruggono allo stesso modo le loro vite che si aprono ad una esistenza diversa, nella speranza che un amore vero possa dare la necessaria forza per andare avanti. Invece non è così. Un sentimento oscuro e violento giunge a stroncare ogni desiderio di vivere e di respirare aria nuova.

Giulia è stata trovata in fondo al burrone accoltellata dal suo ex fidanzato, mentre Elisa è stata rivenuta dopo 17 anni nel sottotetto della Trinità a Potenza, città “tranquilla” per definizione. Per la dottoressa della provincia di Reggio Calabria un colpo di fucile ha stroncato invece la vita in un attimo fatale, al termine di una notte di lavoro. 

La sorella di Giulia vive il tormento di queste ore e dice che non ci sono luoghi sicuri per le donne. Gli assassini sono sempre in agguato con una terribile sete di sangue e con il desiderio di porre fine a vite meravigliose. Perché? Non lo sapremo mai. Certo, per quella maledetta rabbia in corpo che impedisce di dialogare, di mettere a fuoco i problemi, di confrontarsi con la persona che  sta difronte.

Non basta il carcere, con la privazione della libertà, a disarmare mani tremende. La scuola, la società? Si cerca un antidoto in grado di indurre chiunque a fare a meno della violenza. Un compito arduo, se non impossibile. 

Ormai l’immagine del mostro è entrato nella coscienza di tanti, giovani e meno giovani, ed è un modello di vita sostenuto dal senso del possesso della donna intesa come merce da utilizzare. La rabbia e l’odio fanno il resto. 

L’ex fidanzato di Giulia l’ha massacrata di coltellate e ora crede di farla franca fuggendo all’estero, forse in Austria. Danilo Restivo, invece, è stato molto più lucido e freddo con Elisa. La uccise in chiesa, quel lontano 12 settembre del ’93, e ha cercato sempre di proclamarsi innocente, grazie alla complicità di tanti che continuano a nascondersi nell’ombra del mistero. 

 


giovedì 16 novembre 2023

IL LAVORO CHE MANCA E CHE VORREMMO



Antonia, la bracciante che lavora nella forestazione nel Parco nazionale del Pollino non smette di dire che il Parco non ha portato lavoro e non ha dato all’economia locale quella spinta necessaria per un salto di qualità.

                              



Il lavoro dunque in prima linea. Lavoro nel campo delle attività comprese nella sfera della meccanica, dell’elettronica, ma anche a livelli diversi, quelli della moltitudine di giovani diplomati e laureati in attesa da decenni in Basilicata di risposte concrete.

La Regione è l’interfaccia immediata con gli interessati, per questo sono tante le vertenze che impegnano i tecnici del Dipartimento Attività produttive ed il livello politico per trovare risposte alle crisi in atto. 

Ma in cosa consiste, assessore Casino, la strategia alla base delle scelte per affrontare i nodi principali della questione lavoro?


“Puntiamo su una formazione che dia nuove ed efficaci risposte a chi è in cerca di occupazione, sia della prima che di altre successive. La formazione, ma non solo se pensiamo ai vari livelli di specializzazione in tanti campi, contribuisce a offrire al mercato figure idonee. 

Un finanziamento Cipes di tre milioni di euro ci consente di selezionare e formare professionisti di alto profilo, giovani in grado di dar luogo a delle imprese destinate a rimanere e a operare qui, in Basilicata. Ecco la sfida, una delle tante sfide”


Tante vertenze aperte, da Stellantis in poi. Il lavoro dipende in larga misura anche dalla modernizzazione delle infrastrutture che in questa terra sono tradizionalmente carenti. Non le sembra?


“Certo, è fin troppo evidente la carenza di infrastrutture in Basilicata. Ma occorre spingere lo sguardo oltre un limite del genere e pensare che oggi disponiamo in Italia di infrastrutture immateriali, capaci di aprire nuovi scenari, nuove e interessanti prospettive. Di rivoluzionare addirittura il mondo del lavoro. Cosa possibile anche da noi, ovvio. Le infrastrutture immateriali viaggiano a velocità incredibile e consentono quella modernizzazione tanto auspicata anche e soprattutto in materia di lavoro.

Tra giorni porterò in giunta un bando che a me piace molto. 

“Resto in Basilicata”. Prevede una serie di agevolazioni ulteriori, oltre a quelle già previste, per chi decide di fare impresa e di misurarsi con gli scenari attuali dello sviluppo in atto.”


C’è un aspetto poco conosciuto o, meglio, di cui si discute poco, vale a dire il lavoro nei Parchi, nazionali e regionali. Non le pare che sia un momento da non sottovalutare affatto. Anzi di primaria importanza e di largo interesse?


“Indubbiamente. I parchi non sono territori recintati e tali da impedire qualunque attività antropica. Al contrario. Le aree protette lucane, dal punto di vista di un’economia produttiva e capace  di dare risultati apprezzabili, hanno potenzialità notevoli. Possono consentire lavori stabili nel campo della manutenzione e in quello prettamente turistico, ricreativo. Ma non solo.  Le attività dei centri di ricerca e  delle università nei nostri parchi indicano nuovi percorsi, molti dei quali finora inesplorati, in grado di tracciare una nuova mappa di quello sviluppo possibile, in sintonia con l’ambiente e le esigenze di tutela del paesaggio.”      

mercoledì 15 novembre 2023

GUARDANDO AL FUTURO DEL POLLINO




                       


Un medico americano in visita al Pollino 

           

Per molte persone che vivono da decenni, se non addirittura da intere generazioni, la realtà del Pollino, il Parco nazionale più grande d’Italia, non ha portato benessere, lavoro e sviluppo. Ma solo vincoli e impedimenti. Necessità di autorizzazioni per tutto, burocrazia dominante e poi una legge quadro da rivedere perché ispirata esclusivamente a obiettivi di conservazione e non di crescita economica compatibile con la salvaguardia della natura. 

E’ proprio questa in sintesi l’opinione di Antonia, una lavoratrice forestale che abita ai piedi della montagna e vive giorno dopo giorno mille problemi e tante difficoltà. Ci si interroga sul ruolo delle due regioni, Basilicata e Calabria, nei confronti del Governo, un ruolo di mediazione ma anche di proposta. 

Roberto Fittipaldi, per anni addetto stampa all’Ente Parco, oggi giornalista RAI, è testimone delle diverse stagioni in cui spesso il Pollino ha finito per essere sommerso da una valanga di opinioni divergenti e di punti di vista di segno opposto. Del parco si discute dalla festa della Montagna del 1958, ma con quali risultati?

“L’istituzione del Parco Nazionale del Pollino ha rappresentato - osserva Fittipaldi - quello scatto in avanti per il vasto territorio del sud della Basilicata e del nord della Calabria che, altrimenti, non sarebbe stato possibile realizzare. Nonostante lo scetticismo pre-istituzione e quello ancora vivo nei detrattori dell’idea Parco e tra coloro i quali ne minimizzano la portata e enfatizzano gli aspetti critici che pure ci sono, l’areale del Parco sfuggito alle dinamiche di sviluppo e di modernizzazione del secondo dopoguerra, ha potuto - seppure in maniera inferiore ad altre realtà del sistema delle aree protette nazionali -  attivare dei processi economici proficui indotti dall’esistenza del Parco e dalla scoperta turistica del territorio; conseguentemente arginare, seppure in maniera non determinante, l’emorragia abitativa che affligge le aree interne. Su tutto, il risultato fondamentale è stato ed è la protezione di un patrimonio naturale unico riconosciuto, in quanto tale, patrimonio dell’umanità.”


Bisogna riconoscere, in ogni caso, che se il massiccio calabro lucano ha fatto passi enormi in questi anni, lo si deve per larga parte all’iniziativa dei privati che hanno alimentato e continuano ad alimentare flussi turistici consistenti.


“E’ sicuramente provato quanto sia stato fondamentale, e lo sia ancora, il ruolo dei privati nel rendere accogliente un luogo così altamente attrattivo. Il Creato funge da attrattore ma è la presenza antropica - tratto distintivo di uno dei parchi naturali più antropizzati d’Italia - a rendere ‘empatico’ un territorio che custodisce non solo paesaggi mozzafiato, alberi ed animali rari, ma anche tradizioni popolari tra le più antiche, spesso tramandate di generazione in generazione e ancora oggi “raccontate” attraverso gesti, parole, profumi, sapori e gusti.”


Qual è, a tuo parere, il futuro del grande Parco? 


“Il Pollino è di fatto l’unico polmone in grado di far ‘respirare’ in senso lato il territorio e, in connessione con gli altri parchi del Meridione, del resto del Paese e dell’Europa assumendo un ruolo strategico nel dibattito e nella pianificazione di strategie per la transizione energetica e la lotta ai cambiamenti climatici ma anche per essere un ponte di pace tra paesi in guerra e popolazioni in fuga.

Sarò un romantico dell’idea Parco in cui ho creduto sin dalla mia prima attività da cronista dagli anni precedenti l’istituzione e, successivamente, dall’interno dell’Ente di gestione  ma credo fortemente che facendo tesoro degli errori del passato e valorizzando i risultati comunque raggiunti nel primo trentennio di vita, si debba e si possa guardare al futuro con rinnovato ottimismo.”
















sabato 11 novembre 2023

POLLINO, TRENT'ANNI DOPO




                   Il pino loricato alla Grande Porta, prima dell'incendio

                        (foto De Rosa - Riproduzione riservata)


9 novembre 1993. In volo sul Pollino per una ricognizione della realtà del Parco nazionale ai primi passi. A bordo dell’elicottero del CFS il prof. Egidio Cosentino, primo Presidente del Parco più grande d’Italia oltre al comandante della stazione forestale di Rotonda, il maresciallo Nicola Madormo. Un volo lungo i crinali della montagna, con la luce radente di questo periodo, tra nubi basse e ampi sprazzi di sereno che faceva scoprire l’ocra, tipicamente autunnale, delle faggete ed i pendii scoscesi delle alte quote popolati da colonie di pini loricati.

Allo scadere dei trent’anni cosa è cambiato per il Pollino? Siamo ancora alla proposta di Piano del Parco che la Basilicata non ha ancora sottoscritto, nonostante si aspettasse la firma della Regione per lo scorso settembre, dopo la Calabria. Eppure il Piano è uno strumento indispensabile per il governo dell’area protetta, perché si possa conciliare salvaguardia e sviluppo nel senso di una crescita economica possibile, non certo in contrasto con l’enorme patrimonio naturale della montagna calabro lucana. 

Al riguardo il prof. Egidio Cosentino, primo Presidente dell’Ente Parco,  si dice oggi moderatamente ottimista sul futuro, ma sottolinea l’esigenza di una maggiore visibilità del Parco nazionale. “Certo, lo spopolamento dei centri ai piedi del massiccio è un dato preoccupante, che necessita però di ben altri interventi” sostiene Cosentino.

Il Pollino è retto da diversi mesi da una Presidente facente funzioni, la sindaca di Chiaromonte, Valentina Viola. 

“Il Pollino è patrimonio dell’Unesco, ma questo valore va trasferito alla comunità.” In che modo? Mettendo in campo, c’è da ritenere, iniziative dal basso in grado di dimostrare la presenza delle popolazioni e del territorio nelle scelte, superando contrasti e cattive opinioni prive di qualunque ricaduta positiva. 

Per il trentennale è prevista una mostra fotografica itinerante “per far conoscere il lavoro fin qui svolto dall’Ente” dice la giovane Presidente che parla anche di un appuntamento romano per il 4 dicembre, un tentativo per dare al Parco una visibilità diversa, e un peso, non solo  nazionale, alla vasta area protetta che attende tuttavia risposte precise, sia per le attività estive che per quelle invernali. Ma soprattutto ai fini della valorizzazione delle alte quote e delle foreste, un tema di grande respiro.

Occorre una vera campagna di promozione del territorio e di conoscenza delle peculiarità del massiccio, senza escludere la flora e la fauna, con l’occhio rivolto alla bellezza dei paesaggi e delle sorgenti di cui la montagna è ricca.

C’è poi l’aspetto storico, antropologico, culturale che non può lasciare indifferenti le giovani generazioni e gli studiosi dei problemi della montagna: la peregrinazione ad esempio di un ufficiale francese, Duret De Tavel, giunto nel Pollino esattamente il 7 dicembre del 1807, rappresenta un capitolo di interesse storico ma anche culturale e prettamente narrativo. De Tavel, giunto dalla Francia, è un testimone d’eccezione della grandezza del massiccio, in passato come oggi. 

Il racconto della montagna, in grado di fare emergere le emozioni, il protagonismo degli uomini, il carattere selvaggio di una natura delicatissima sono gli aspetti sui quali il trentennale con le sue celebrazioni non può non soffermarsi a lungo. Anzi dovrebbe essere l’occasione di un interessante cammino ideale lungo valli e sentieri del Pollino.   


   








mercoledì 8 novembre 2023

PER ELISA NON FINISCE QUI



                                

                               La famiglia Claps


Un finale imprevedibile e, proprio per questo, bellissimo: Gildo, lui in persona,  depone dei fiori davanti alla tomba di Elisa.

Si conclude così la fiction che ha commosso migliaia di persone e ha toccato il cuore di tutti, lucani e non. 

L’ultimo episodio è stato un succedersi di situazioni incredibili ma vere, con la famiglia Claps alla ricerca incessante di una verità che facesse giustizia del dramma. Un susseguirsi di attese, di imprevisti, di colpi di scena. E proprio mentre sembrava che la verità fosse  lontana mille miglia, proprio allora il traguardo è stato raggiunto. Il mostro è lui, la polizia inglese ha svelato il mistero di ben due omicidi assicurandolo alla giustizia.

Perfetta la regia di Marco Pontecorvo che ha realizzato un film verità di straordinario valore televisivo e culturale. Perfetta la sceneggiatura, affidata alla professionalità degli interpreti, capaci di portare in televisione un evento a dir poco lacerante. Stupenda poi la figura femminile della moglie di Gildo, Irene, una donna che racchiude in sé una profonda comprensione del dramma familiare e tende continuamente la mano al marito, in segno di amore. Si, animata da un sentimento vero, addirittura esemplare. 

A questo punto la vicenda di Elisa Claps non può dirsi affatto conclusa non solo per i mille retroscena ancora oscuri, bensì per ciò che essa sta a significare nell’universo collettivo e nella sensibilità di ciascuno.

Bisognerà tuttavia che la gente continui a sentirsi parte di quell’evento, a riviverlo nei suoi contorni e nella sostanza, sapendo bene a chi attribuire le responsabilità che non sono soltanto di natura giuridica ma investono la famiglia del mostro, diventato tale forse non solo per incuria e superficialità. Ma per l’incapacità di valutare il percorso di un ragazzo che si trasforma in terribile assassino. 

  

 


domenica 5 novembre 2023

ELISA ORMAI PATRIMONIO DI TUTTI



                                                La protesta nel centro storico di Potenza           


Migliaia di persone nel centro storico di Potenza per protestare contro la riapertura della Trinità dove stamane è stata celebrata la prima messa  dall’arcivescovo mons. Ligorio dopo la chiusura della chiesa, in seguito al ritrovamento del cadavere di Elisa Claps  nel sottotetto della chiesa.

La Trinità è stata per 17 anni  il luogo della sepoltura della studentessa, barbaramente assassinata dal mostro, ora in carcere in Inghilterra. 

Una protesta rivelatasi un lungo, interminabile abbraccio alla famiglia di Elisa. Il segno di una solidarietà concreta. Non solo. La dimostrazione che la terribile vicenda non è affatto una storia familiare, ma appartiene ormai alla coscienza collettiva di un popolo che chiede ancora oggi verità e giustizia. 

Il caso Claps esplode ovunque in Italia, con indici di gradimento imprevedibili della fiction Per Elisa di cui martedì 7 novembre andrà in onda su Rai Uno l’ultima delle tre puntate che hanno incollato milioni di persone al teleschermo.

Un lavoro di grande pregio, nella storia della televisione in Italia. Riapre oltretutto un capitolo, da tempo colpevolmente chiuso, sulle responsabilità alla base di silenzi e omertà per evitare il coinvolgimento di personaggi intoccabili. 

Ora tanto, davvero tanto, è alla luce del sole. Non si comprende perché il caso non possa  ritornare nelle aule di giustizia dove molte complicità non risultano affatto chiarite.     

   




mercoledì 1 novembre 2023

CASO CLPAS, SPUNTANO I NEGAZIONISTI


                               

    
                            Mamma Filomena e Gildo Claps
               

Piombano come uccellacci sulla preda i negazionisti, pronti a fare piazza pulita di una verità incontestabile, quella di Elisa, uccisa da mille sotterfugi e complicità con il mostro che l’ha assassinata.

Finanche Porta a Porta sulla scena del crimine: purtroppo la parola a chi non la merita, un sedicente giornalista che condivide gli errori e certe omissioni della magistratura. Un comportamento inutile e dannoso, una manipolazione della realtà semplicemente inaccettabile.
Intanto la seconda puntata ha fatto giustizia dei vari tentativi di presentare i fatti per quello che non sono, vale a dire il frutto di una cattiva interpretazione, in linea con i troppi depistaggi e le colpevoli omissioni che hanno offuscato la scena per lunghi decenni. 
La disperazione della famiglia in prima linea nella fiction di ieri. Una tensione incessante, che non ha dato pace ai familiari per mesi e mesi ed ha dominato la scena con una splendida interpretazione di quel dolore duro e penetrante.
Eccezionale la figura di Irene, fidanzata di Gildo, la donna sempre presente nei momenti della bufera. Poi la tragedia cede il passo all’amore, una svolta nella vita non solo di Gildo ma di chi crede nella verità e della famiglia Claps anzitutto.
C’è attesa intanto per la puntata conclusiva, quella del sette novembre, con il ritrovamento del corpo della sedicenne, i funerali, e la miriade di commenti sul caso diventato ormai un evento internazionale, grazie a quanti si sono impegnati in prima linea per amore di verità. Anzi con la rabbia in corpo perché questa verità è stata troppe volte negata proprio da chi avrebbe invece dovuto favorirne l'accertamento. Se non volutamente ignorata in modo irresponsabile, a dir poco. 
Al piede di Elisa, dopo 17 anni di permanenza nel sottotetto della Trinità, è stata rinvenuta praticamente integra la scarpa che la ragazza indossava quel giorno. Un macabro ritrovamento che si è presentato agli occhi dei medici legali, guidati dal prof. Introna dell’Università di Bari.


sabato 28 ottobre 2023

DI ELISA SI CONTINUA A PARLARE IN TV








                                


Gildo e Filomena Claps in TV



Filomena, la mamma di Elisa Claps di cui si parla ormai non solo in Italia, merita un riconoscimento per il suo coraggio e quella forza interiore che la spinge ogni giorno nella ricerca di verità negate sul caso di Elisa di cui oggi il programma tv talk si è occupato. 

Una donna di grandi doti che sprigiona ogni volta una straordinaria forza interiore, in questi trent’anni dal 12 settembre 1993, il giorno della scomparsa di Elisa. Chiede giustizia e verità. Chiede di sfondare il muro dei silenzi e di quella omertà interessata a  coprire, negare, annullare tutto. A far dimenticare per cancellare dalla memoria collettiva la terribile storia della sedicenne uccisa da un mostro.

La fiction Rai in tre puntate (la seconda martedì prossimo  31 ottobre alle 21,30 sul terzo) è un grande contributo per affrontare tutti i nodi ancora irrisolti del dramma, in cui si mescolano tanti livelli di responsabilità. Tante omissioni imposte dai ruoli di personaggi oscuri, coinvolti direttamente nella vicenda ai quali oggi tremano inevitabilmente le vene e i polsi.

Sarebbe bello se a Filomena fosse il Capo dello Stato a consegnare un premio quale mamma coraggio, la mamma di una delle tante vittime della violenza cieca e assassina . Una mamma simbolo, capace di imporsi all’attenzione dell’opinione pubblica per la sua determinazione nel chiedere incessantemente giustizia. Una lotta quotidiana, una mobilitazione senza limiti.

Certo la televisione ha avuto ed ha  un ruolo di primo piano per mettere a fuoco i mille retroscena del caso Claps. Federica Sciarelli, la conduttrice di Chi l’ha visto? ha il merito di aver creduto ormai da anni nel ruolo dei media e della televisione anzitutto. 

Grande protagonista, Federica, oltre ad essere una collega dalle doti non comuni di umanità e di impegno civile. Chi dimentica i tanti collegamenti con Potenza, la città teatro del dramma, per dare la parola a Gildo e a Filomena e consentire loro di non arrendersi, per nessuna ragione al mondo.  

venerdì 27 ottobre 2023

LE SETTE CIME DEL VULTURE




Il Vulture in autunno (foto R.De Rosa- riproduzione riservata)


Da lontano il massiccio del Vulture appare subito possente nella forma e nelle dimensioni, con le sue sette cime che dominano il paesaggio. Un custode della natura con i suoi boschi ed i castagneti: arcana  e struggente la montagna con i centri ai suoi piedi, oggi parco naturale. Una riserva di biodiversità, di storia, di archeologia, tra passato e presente, dove i laghi di Monticchio  sono uno scrigno inesauribile di una bellezza naturale ancora intatta, ma fragile e incontaminata. Raccontano millenni di storia, con le acque limpide come contenute in uno scrigno che le avvolge.

Il Parco regionale è certo un’ottima intuizione capace di proiettarsi nel futuro ma radicato nel presente, che apre le porte a un cambiamento totale di ciò che i laghi, il Vulture, il territorio sono stati finora, dominati  da una baraccopoli assediata da un turismo nient’affatto rispettoso dell’esistente. Il turismo dei giorni di festa con mucchi di rifiuti abbandonati lungo viali e stradine ai bordi dei laghi.

C’è poi il capitolo della zona militare sulla cima della montagna, oggi destinata a collegamenti interforze ma fino a ieri, in piena guerra fredda, importante snodo della rete Troposcatter che dalla Norvegia raggiungeva la Turchia con insediamenti non solo per la telecomunicazioni. Alcune strutture di questo imponente apparato rimangono in piedi, quasi a voler sottolineare l’eredità dei tempi andati. 

La Presidente del Parco, Francesca  Di Lucchio, in proposito, ha le idee chiare. Anzi chiarissime. Piazza pulita del disordine urbanistico, valorizzazione e sviluppo per l’ambiente, con l’impegno di  restituire alla storia la sua dignità e fare dell’area un elemento di crescita. 

Si parla sin da ora di un convegno e di una serie di iniziative per concordare con le popolazioni il da farsi, non solo nell’immediato. La Comunità del Parco dovrà a sua volta esprimersi, mentre l’Università di Napoli, con il settore della progettazione ambientale, sta lavorando sul Piano del Parco. Uno strumento indispensabile per governare il territorio e valorizzare le numerose emergenze di cui il Vulture dispone.