sabato 20 agosto 2022

IL FANTASTICO INGEGNO DEI BAMBINI


                         

                           Il marchio del Minifestival 2022

                            


Cos’è la scatola dei pensieri felici, chiedo a uno degli organizzatori, nel bel mezzo del trambusto delle ore che hanno preceduto la serata del Minifestival di Terranova del Pollino, una via di mezzo tra una festa per adulti e un gioco per bambini, nel cuore dello storico Parco nazionale del Sud. 

E’ un raccoglitore di idee e di pensieri, questa la risposta. Pensieri felici dei bambini, per fortuna lontani da guerre e altri disastri che l’umanità riserva ai più piccoli mentre in Ucraina sono oltre mille i bambini uccisi dalla ferocia di una guerra che non ha giustificazione alcuna.

Il Minifestival è stata la rivalsa dei giovanissimi, esclusivi protagonisti, veri attori dotati di ingegno, di sensibilità, di volontà di conoscere il loro stesso mondo. 

Una iniziativa che si protrae da quarant’anni e più per porre loro al centro della scena in una realtà che da tanto aspetta di crescere in un clima in cui sviluppo e lavoro possano essere al centro di tutto. Un’occasione da non mancare, in effetti.  

Davanti a un microfono bimbi più o meno disinvolti, ma capaci di imporsi davvero. Una risorsa di cui forse non ci accorgiamo che rappresenta per la Basilicata, e per il Pollino anzitutto, un valore aggiunto da non trascurare affatto.

Quest’anno per giunta l’edizione 2022 del Minifestival ha richiesto uno straordinario impegno di chi ha curato la preparazione dei mini cantanti. Ore e giorni di duro lavoro per capirli  e addestrarli adeguatamente in modo da renderli padroni della scena in tutto e per tutto. Missione compiuta ma era soltanto questo l’obiettivo da guadagnare?

Una risorsa per il Parco nazionale del Pollino che attende a sua volta di essere valorizzato. Ma quale migliore occasione per dare il significato di una proposta a questa presenza di giovanissimi? 

Lasciamo per un attimo da parte minute vicende di potere e inevitabili competizioni personali, ben visibili anche in una circostanza del genere, per sottolineare un dato: il Parco nazionale dell’Adamello Brenta, uno dei parchi storici del Nord, commissionò a Moravia un romanzo per i duecento anni del nome Dolomiti e ciò per dare lustro alla sua presenza sul territorio. Perché Terranova non deve mettere a frutto e far valere il peso di questa risorsa di cui dispone, vale a dire i giovani ed i ragazzi? Una proposta per l'edizione 2023 del Minifestival, già in cantiere.  

     

mercoledì 17 agosto 2022

IL POLLINO, UN VERO RISTORO PER L'ANIMA



                               


L'Agriturismo Crescente nel cuore del Pollino


Boom di turisti senza precedenti nel caldo ferragosto 2022, tuttora in corso, con il Parco nazionale del Pollino tra le mete preferite. Anzi, forse tra le più gettonate. 

La Basilicata non smentisce il dato nazionale che vede gli agriturismi in prima linea. 

Mezzana Cianci è un borgo poco distante da San Severino Lucano, una delle porte privilegiate per l’accesso al Pollino dove anni fa è sorto l’Agriturismo Crescente, opera di alcune famiglie del luogo impegnate da tempo in una ristorazione di qualità, con lo sguardo rivolto al futuro di questa terra. 

Grandi spazi,  boschi d’alto fusto e  una vegetazione ancora integra come in passato, Crescente è un vero ristoro per l’anima anzitutto e non solo per il corpo. Sfondo anch’esso straordinario dominato dalla Serra del Prete, dal Santuario di Madonna del Pollino su uno spuntone di roccia, dalle Serre di Crispo con le più belle colonie di pini loricati.

Il clima che si respira è quello delle montagne vere con un cielo d’un azzurro marcato. 

In tutte le ore del giorno e della notte qui si avverte a grande distanza il boato dei caccia di Gioia del Colle e di altre basi, in continua allerta per la maledetta guerra in atto. Un boato che non disturba, quasi un naturale sottofondo a completare le caratteristiche dei luoghi e la bellezza dei boschi. I piloti del resto hanno cura del territorio.  

Gli avventori non si accorgono di tutto questo, grazie alla cortesia e alla familiarità con cui i Crescente li accolgono nel loro regno. Una tenuta di ben 72 ettari con molte zone coltivate e varie oasi per il bestiame dell’agriturismo, al riparo dal sole e dal maltempo quando la pioggia sferza il massiccio calabro lucano. Angoli di autentica bellezza, ovunque.

Crescente è un tassello nella complessa gestione del Parco nazionale dove il pubblico da solo non riuscirebbe a dare risposte alla sfera degli interessi e delle necessità tipici del privato in crescita. La montagna è del resto una realtà complessa fatta di storia, di costumi e di tradizioni da non cancellare ma, al contrario, da alimentare ogni giorno. Con impegno, cura e autentico spirito d’iniziativa.


 

                         


     


 

domenica 7 agosto 2022

IL "MIRACOLO" DELLE ERBE OFFICINALI



                               


Un campo di melissa nel Pollino (foto di R. De Rosa- Riproduzione Riservata)



Vincenzo Caporale, medico scienziato originario di Viggianello (Potenza), è senz’altro l’antesignano del forte impulso che le erbe officinali stanno ottenendo soprattutto nell’area del Parco nazionale del Pollino. Caporale aveva infatti  affidato alle erbe del massiccio calabro lucano una funzione a dir poco straordinaria, quella di rappresentare un antidoto per gravi patologie, a cominciare dai tumori, con risultati assolutamente positivi apprezzati in campo nazionale. Accadeva cinquant’anni fa.

Non a caso il suo sforzo oggi trova riscontro nelle politiche adottate dalla Regione Basilicata, in sintonia con le scelte di campo dell’Alsia, l’Agenzia di sviluppo e innovazione in agricoltura, diretta dal prof. Aniello Crescenzi, docente universitario, un tecnico di sicura esperienza nel settore.

Il salto di qualità è notevole: si è passati da pochi ettari degli anni scorsi, ad una superficie in crescita con risultati di rilievo. 60 le specie coltivate, secondo quanto informa una nota. 

Naturalmente cresce il mercato. Tisane, integratori alimentari, oli essenziali: queste alcune delle produzioni legate al comparto, un vero motore anche per l’occupazione, soprattutto quella di giovani agricoltori, attratti dal salto di qualità di un diverso sviluppo rurale. 

Le erbe officinali rappresentano infatti un’assoluta novità, un cambio di rotta per un’agricoltura interessata alle innovazioni e non solo alla mera sopravvivenza. 

Il Pollino e Metaponto i centri di ricerca in questo ambito. Interessanti gli obiettivi. Sperimentazione e collaudo di specie officinali coltivate e selvatiche; studio di caratterizzazione bio agronomica ed enologica delle specie autoctone, oltre 30. Ma c’è di più. Si punta alla conservazione delle specie officinali in via di estinzione presso la Banca del Germoplasma dei semi antichi “Franco Sassone”. Queste soltanto alcune delle tappe di un percorso che si annuncia abbastanza lungo.

Cinquant’anni fa il dottor Caporale percorreva le pendici del massiccio alla ricerca di quelle erbe in grado di consentirgli di curare i tumori. E sembrava che avesse imboccato la strada giusta, lui un precursore dei risultati odierni. Ciò accadeva  nella Basilicata dei muli lungo le stradine irte e disastrate dei piccoli centri di periferia. Delle donne vestite di nero, eternamente in lutto e senza speranza nel domani. 

Vincenzo Caporale è stato senza dubbio  un uomo di grande talento. Un medico, uno studioso al quale la comunità scientifica farebbe bene a  riconoscere non pochi meriti per i risultati ottenuti e per la sua dedizione a quella medicina che considerava anzitutto ricerca e approfondimento al servizio dell’umanità. 

Molte tuttora le testimonianze di pazienti, oggi avanti negli anni, ai quali il dottor Caporale aveva restituito il piacere di una vita serena riuscendo a curare patologie considerate addirittura impossibili, peraltro in un’epoca in cui la medicina non disponeva di grandi risorse e di mezzi adeguati, quando il chirurgo operava spesso adagiando il paziente sul tavolo di casa in condizioni che oggi appaiono tipiche della preistoria della scienza.        

 


martedì 2 agosto 2022

ESTATE A PAESTUM E VELIA


                              

                                 
                            
                            Il tempio di Cerere (foto R. De Rosa - Riproduzione Riservata)



Il caldo sole d’agosto non scoraggia, anzi richiama, un gran numero di visitatori a Paestum e Velia, la perla del Cilento. Un monumento al passato. Una sintesi delle vicende del Sud e della Magna Grecia in cui s’incrociano arte e cultura in una dimensione sempre più accattivante. Uno scorcio di vita e di umanità nella splendida cornice di antichi monumenti capaci di far vivere l’essenza della storia che non si cancella. L’estate 2022, purtroppo ancora dominata dagli esiti della pandemia, fa in ogni caso registrare un notevole incremento di presenze e un rilancio di queste località di cui finalmente emerge il senso autentico. Visitatori in aumento sia durante i giorni feriali che festivi, ma anche di sera con spettacoli ispirati al valore dei luoghi. Tiziana D’Angelo è da qualche mese la direttrice dei due importanti complessi in un clima costruttivo e di attesa. Dedica tutta sé stessa a questa realtà, non esagero. 
Direttrice D’Angelo, Paestum e Velia ormai vanno ben oltre la semplice appartenenza al territorio e continuano a lanciare messaggi di rilievo, in varie direzioni, mentre si propongono a un’attenzione qualificata anche in campo internazionale. Il vecchio della foto che accompagna il bimbo per una visita all’area è un documento senz’altro eloquente. 

 “Sono convinta che l’internazionalizzazione non è una scatola vuota, ma una capacità di aprirsi a diversi tipi di pubblico, di richiamare una vasta gamma di interessi. Cosa che sta accadendo.” 

Velia soprattutto è un cantiere aperto in cui la ricerca spazia verso nuovi orizzonti. Potremo conoscere ancora tanto di questi antichi insediamenti. L’orizzonte è particolarmente vasto. 

 “Ci sono progetti in corso e varie iniziative che saranno intraprese a breve e medio termine. Abbiamo in corso un progetto di scavo e di messa in sicurezza del Quartiere arcaico, sul pendio dell’acropoli, e questo è fondamentale perché da un lato ci consente di migliorare la fruizione del sito e dall’altro di far luce in modo approfondito sui primi decenni della vita della colonia. E questo è fondamentale anche ai fini di una missione scientifica di più ampio respiro. A gennaio febbraio si sono intanto conclusi degli scavi, sotto la direzione del prof. Osanna, sull’acropoli di Elea, Velia che hanno messo in luce la presenza di una struttura sacra risalente agli anni della fondazione della colonia. Iniziative, queste, che hanno vari scopi ma rientrano nell’ambito della valorizzazione del sito dell’acropoli, legata alla prima fase di storia della città.” 

 Elea, Velia. La mente va a Parmenide il filosofo dell’essere e del non essere. Paestum e Velia sono oltretutto dei capisaldi per diffondere il senso della cultura nei parchi nazionali e nelle aree protette. Un più stretto rapporto con l’Appennino lucano e con il Pollino, ad esempio, può rappresentare un forte elemento dinamico e di coesione. 

“Assolutamente si. Tra l’altro, come Parco archeologico non possiamo semplicemente fungere da attrattore, ma dobbiamo avere un impatto nei confronti della Campania e del Mezzogiorno. Occorre creare le condizioni per costruire veri e propri itinerari che stabiliscano dei collegamenti: un prodotto culturale nuovo in cui tutti si possano rispecchiare. Una cultura che tutti possano sentire come propria, anziché essere semplicemente un attrattore. La cultura, quella vissuta, è un motore dalle straordinarie potenzialità.”

                                
               
                    Velia - Recente campagna di scavi (foto De Rosa - Riproduzione Riservata)