domenica 30 dicembre 2012

RITA LEVI MONTALCINI: LA DIGNITA' DELLA SCIENZA




Rita Levi Montalcini merita  ben più di un ricordo. Non solo per l'autorevolezza del suo percorso culturale, quanto per la dignità che ha saputo riconoscere alla scienza. E per la dignità che ha trasferito dalla scienza alla sua persona.
La dignitá della scienza non è un fattore automatico, ma dipende soprattutto da chi  studia e approfondisce, dallo stile di chi lavora per mettere a disposizione dell'umanitá il frutto  della sua fatica.
La Montalcini si è dedicata come  medico e  come scienziato a indagare sulle cellule nervose con l'intento di fare uscire la ricerca dalle secche di una conoscenza limitata e spesso non soddisfacente. Se non parziale. Questa donna avvertiva il peso dei limiti angusti in cui settori della medicina sembrano  essere ancora segregati. La sua frase storica:  "il mio merito è l'impegno" abbraccia  infatti per intero gli obiettivi della ricerca e traduce in un concetto elevatissimo il compito di chi indaga per aprire scenari inesplorati e indispensabili. Per far  compiere alla conoscenza quel salto di qualitá sempre atteso e che forse non arriverá mai.
Una donna di livello straordinario,  un esempio di vita. Per i giovani ma non solo. Per la società indubbiamente.
La dignitá della scienza e il suo valore, oltretutto, sono tali da superare ogni confine.
Il prevalere della mente sul corpo è poi il simbolo di una donna scienziato destinata a fare storia. Incurante del corpo ma preoccupata della mente: ecco il suo percorso  che racchiude in sè un monito anzitutto per quella scienza al servizio del potere. Oggi purtroppo abbastanza frequente.


venerdì 28 dicembre 2012

IL SUD DIMENTICATO DA MONTI






24 miliardi di fatturato perduti al Sud. 330 mila posti di lavoro in meno negli ultimi 4 anni con un tasso di disoccupazione salito dall'11 al 17 per cento. Nessuno si preoccupa di questo. Contano i nomi da reclutare in politica molto più dei programmi e della risposta a un tema così rilevante. Il destino del Sud pesa poco, anzi nulla o quasi nulla. Ecco la questione politica vera, il dato di prima misura che in ogni caso non fa discutere perchè probabilmente non conviene discutere  su un argomento ritenuto inutile e improduttivo. Il Mezzogiorno appunto con le sue numerose questioni aperte. 
E intanto cresce la febbre elettorale: nomi e strategie si rincorrono. Sembra prevalere ormai il ruolo del centro collegato a Monti, con la "benedizione" del Vaticano. Ottima scelta quella del professore, si sottolinea, che certo non si cura della povertà in larga parte nel Mezzogiorno, strutturalmente e non occasionalmente. Non si cura della marginalità di quelle aree che chiedono al Paese reale di non essere condannate a una condizione  senza precedenti e dalle conseguenze imprevedibili. Nell'opinione pubblica italiana e internazionale, oggi più che mai, il  Sud esiste solo in questa dimensione di zona che non potrá  mai modificare la sua stessa essenza.
Negli scenari della politica  che conta è il centro la grande scommessa del momento: il centro puro, non quello disseminato qua e lá nei vari partiti, dal Pd al Pdl, senza escludere il partito di Fini, oggi del tutto insignificante. Considerando peraltro che la Lega non ha interesse a questa contesa, presa com'è dalla necessità di non perdere terreno tra i suoi elettori i quali non accettano ragionamenti del genere, ma puntano a ridare vigore e linfa al vecchio progetto del capo, vale a dire la piena autonomia del Nord nel quadro di un federalismo che si liberi finalmente del Meridione, vecchio e obsoleto. Anzi storicamente inutile e parassita per sua stessa natura. 
Il centro di Monti, dunque, accreditato per un 20 per cento alle prossime elezioni, si colloca nella scia della totale indifferenza verso i problemi del Sud. Chiede voti  a quelle forze interessate a non collocare al  primo punto dell'agenda il problema Mezzogiorno. E guarda avanti, molto avanti nella speranza di costruire un paese possibile, fondato sul neoliberismo che non si cura, ovvio, dei 24 miliardi di fatturato perduti e nemmeno dei 330 mila occupati in meno. 

mercoledì 26 dicembre 2012

IL MASSACRO DEI CRISTIANI


105 mila cristiani uccisi nel corso del 2012. Siamo davvero al massacro degli innocenti, colpevoli soltanto di avere a tutti i costi voluto seguire le orme di Cristo salvatore. 
È questa la notizia con cui Pietro Plastina, conduttore di Prima di tutto, ha chiuso la trasmissione del 27 dicembre.   
Una notizia raccapricciante davanti alla quale la coscienza di ognuno si ribella. 
Possibile che valori come solidarietá, amore per il prossimo, pace e fratellanza e poi il rigetto della violenza e delle guerre riescano a provocare una reazione tanto agguerrita e cruenta? E dire che il massacro si consuma in Nigeria e in altre zone dell'Africa, il continente dove il sacrificio dei missionari e degli uomini di buona volontá rappresenta un grande esempio di concretezza del messaggio evangelico.    

lunedì 24 dicembre 2012

MONTI IL PROFESSORE




"Da oggi è tutto nelle mani di Monti", sottolinea Casini dopo la conferenza stampa del professore che ha aperto orizzonti  inattesi nel panorama  italiano.
Con atteggiamento prudente e fare circospetto, Mario Monti, ormai ex presidente del Consiglio, si destreggia tra i rottami della politica condannata all'immobilismo e ormai non piú capace  di dare risposte immediate alla gente. Nonostante la sua apparente capacità di affrontare i nodi ancora irrisolti e le questioni che pesano, in prima linea il lavoro. 
Nella conferenza stampa, sintetizzata poi nel salotto di Lucia Annunziata, Monti ha presentato la sua agenda: un vademecum per superare destra e sinistra, per mettere in riga il Cavaliere senza contrapporsi eccessivamente a Bersani, riservando qualche cortesia a quel Pdl che lo aveva voluto in campo ma che poi ha assunto strane posizioni, contemporaneamente favorevoli e contrarie al governo dei tecnici. E ora avversario del Professore. 
Un evento, la salita in politica di Monti, che si va delineando nei suoi contorni, ma  fermo ad un bivio. Forse ancora non ben definito, probabilmente in linea con lo spirito della politica attuale, dominato dall'incertezza e incapace di compiere scelte determinanti e risolutive. 
L'agenda è una sorta di progetto apparentemente  autonomo. Ma in realtà il proseguimento e la messa a punto delle linee guida seguite finora dalle logiche di Palazzo Chigi.
Ciò che conta, al momento, è il grande smarrimento del quadro politico con Fini irrimediabilmente assente, D'Alema pronto a rivendicare un ruolo guida del Pd senza attaccare  a testa bassa Monti e con un centro, in parte pilotato da Casini, che rappresenta l'ancora di salvezza, tuttavia ancora da costruire e consolidare tra Bindi e Montezemolo, mentre Di Pietro a volte attacca senza offrire la certezza del ruolo  dell'Idv, fino a ieri chiaro ma oggi decisamente in bilico. 
I partiti della prima e seconda repubblica risultano annullati   dalla contesa per la conquista del centro che dovrà tuttavia delinearsi prima o poi con chiarezza, giacché le elezioni bussano alla porta e Beppe Grillo, per quanto ridimensionato nella sua grandezza di oppositore di tutto, farà sentire il suo peso. Una politica, quella di Grillo, destinata a sovrapporsi alla politica? Forse di questo realmente si tratta, nominalismi a parte.  

giovedì 20 dicembre 2012

PERCHÉ GLI OPERAI FIAT APPLAUDONO MONTI?



A Melfi il Presidente del Consiglio ha ufficialmente aperto la sua campagna elettorale recandosi in visita allo stabilimento Fiat piú giovane tra quelli esistenti in Italia, accompagnato dai vertici della casa Torinese e da Marchionne, l'Ad che ha legato il suo nome alla svolta della fabbrica che fu di Giovanni Agnelli in tempi ormai lontani. Evidenti i toni da propaganda elettorale con il richiamo al governo e ai suoi meriti. 
Clima delle grandi occasioni alla Sata dove il discorso del Presidente é stato applaudito dalle maestranze, quelle stesse chiamate a fare enormi sacrifici nel corso di questo 2012 a causa del protrarsi della Cassa integrazione che ha toccato a Melfi punte da capogiro. Le stesse maestranze costrette a pagare la seconda rata dell'Imu qualche giorno fa, esattamente come tutti gli italiani, ricchi o poveri non conta.
Eppure gli operai hanno applaudito esprimendo il loro consenso ad un linea di governo, spesso dura ed iniqua, responsabile  di far pesare sui piú deboli il prezzo della crisi in una fase cosí delicata e pericolosa.
Incredibile davvero. Ma una ragione forse c'é: la Basilicata del petrolio e dell'acqua, la terra delle promesse svanite, la regione tra le aree a piú elevato tasso di disoccupazione ha voluto cosí esprimere al capo del Governo la propria gratitudine per continuare a consentire a questa terra di esistere ancora. Non c'é altra spiegazione. 
Sicché il dato di prima misura é proprio l'applauso degli operai Sata a Monti.  Un applauso per giunta convinto, caloroso, deciso  per esprimere un grazie al Presidente e incoraggiarlo ad andare avanti nel suo progetto politico, sul quale non si riversano certo fiumi di consensi da parte delle forze di maggioranza e di opposizione.
Segnale da prendere  in esame attentamente giacché rappresenta la piena adesione delle classi piú fragili alla cura scelta in alternativa all'aspirina che non avrebbe risolto nulla, ha tenuto a precisare Monti.      
Una Basilicata con il cappello in mano pronta a elemosinare la sopravvivenza e per giunta soddisfatta di non chiedere altro. Capace di accontentarsi proprio mentre le sue possibilità  di crescita per il futuro sembrano davvero ridursi al lumicino.

domenica 16 dicembre 2012

DODICIMILA MILIARDI NELLE BANCHE INTERNAZIONALI E TUTTO VA A ROTOLI




Traspare una preoccupazione piú che legittima sul volto di chi attende dal governo del Paese una risposta ai mille problemi del momento e non riesce ad averla: lavoro, stabilità, mancanza di prospettive per il futuro le questioni che scottano davvero. E sono in tanti ad aver paura. Davvero paura. 
Come si fa a dar torto a chi non arriva a fine mese a causa delle tasse che strozzano le famiglie? Come si fa a non condividere con il disoccupato, con il precario, con chi é sfruttato in nome della crisi il terrore per un futuro incerto e traballante? Per un futuro che non esiste  per chi é debole ma c'é, eccome, per chi é forte e sa dove  reperire le risorse necessarie a garanzia del proprio domani. 
Sullo sfondo le tante possibili scelte politiche in grado  di garantire la vittoria di gruppi o singoli personaggi alle prossime consultazioni elettorali. Vittoria, beninteso, che potrà  fruttare potere e capacità  politica di governare. Capacità di comando, possibilità di primeggiare in uno scenario decisamente confuso. Senz'altro torbido e cupo. 
Senza far clamore Monti  prende un aereo di Stato e corre al vertice del Ppe ma non per adempiere a un dovere istituzionale, quanto per mettere l'ipoteca su uno spazio in cui ancora oggi manca un leader. Un manovratore autorevole. Di qui il balletto delle voci e delle ipotesi su scelte vere e previsioni ancora senza fondamento, mentre Berlusconi si dice pronto a  scendere in campo e contemporaneamente favorevole a fare un passo indietro se il prof. dovesse candidarsi in nome e per conto dei moderati.
Si apprende intanto che la cassa integrazione ha raggiunto e superato  livelli mai finora toccati: un miliardo di ore. E che il debito pubblico, nonostante le politiche restrittive del governo, é a  cifre  da capogiro. 
Governare il Paese secondo un principio di equilibrio e razionalità sembra  dunque impossibile. Oltretutto dilagano da Nord a Sud scandali e inchieste che mettono in ginocchio l'Italia. Nel Lazio come in Lombardia, passando per la piccola e modesta Basilicata dove gli intrecci tra politica e malavita non mancano ed i compromessi appaiono sempre di più come una condizione imprescindibile per trovare il giusto equilibrio politico che consenta di governare. 
Un miliardo di ore di cassa integrazione continuano a creare panico tra i lavoratori. Quali conseguenze porterebbe una ulteriore  impennata di questo dato? Difficile se non impossibile prevederlo anche perché il Ministro dell'economia ed i suoi colleghi di governo non fanno  neppure un minimo accenno a una gravissima eventualità del genere, purtroppo dietro l'angolo. 
Si fa largo in questo scenario un interrogativo angosciante. Quali strade hanno imboccato o dovranno imboccare i dodicimila miliardi di euro custoditi nelle casse delle banche internazionali presenti anche in Italia? La notizia proviene da una fonte autorevole, Romano Prodi, che peró non l'ha piú ripresa né rilanciata da un anno, da quando s'insedió il governo Monti. Un fiume di denaro che puó condizionare l'economia, orientare la vita del Paese, decidere il destino di migliaia di famiglie, determinare svolte o scossoni imprevedibili, incidere seriamente sul debito pubblico. 
Sono questi i silenzi che pesano e fanno paura. Sono questi gli scenari davanti ai quali il popolo "sovrano" é del tutto impotente, se non bloccato e paralizzato. Tenuto all'oscuro di tutto.  

domenica 2 dicembre 2012

SCHIAVE ANCHE IN BASILICATA




Quasi sempre la schiavitù è donna. Quando si parla di schiavitù ritornano in mente i suicidi di bambine e di adolescenti dell'Afghanistan, che preferiscono spesso togliersi la vita pur di non finire nelle mani di un marito aguzzino al quale le hanno destinate i calcoli dei genitori, spesso nella necessità di sdebitarsi “offrendo” una figlia in sposa a un'altra famiglia. Orribile! Cose neppure degne della barbarie oscurantista.
Ma il bello è (bello si fa per dire) che la schiavitù oggi stenta a scomparire finanche dalla stessa Basilicata, regione modello di un Sud diverso dal passato. Donne costrette a stare in casa, offese, violentate, minacciate e messe alla gogna se non proprio additate come prostitute perchè intenzionate a fuggire lontano non appena il marito padrone dimentica di vigilare adeguatamente sull'uso della loro libertà. Accade ogni giorno purtroppo anche in alcuni centri del Parco nazionale dell'Appennino lucano. Ultimo episodio in ordine di tempo: una giovane donna colpita a calci e pugni e addirittura sollevata da terra dal marito per essere defenestrata a causa della sua volontà di uscire dal tunnel della schiavitù. Si, quest'uomo ha tentato di farle fare finanche un volo di una ventina di metri per ucciderla prima che andasse via di casa con i suoi due figli. Per fortuna l'intervento di una coinquilina ha scongiurato il peggio. Intanto l'aguzzino è ancora libero. Ritorna a casa, pranza, dedica il suo tempo di disoccupato volontario a esplorare il telefonino della donna per accertarsi che non ci siano contatti con altre persone. La moglie purtroppo tace per non creare traumi ai figli, in tenera età, costretti ad assistere all'uragano di botte e di parolacce con cui tratta la loro mamma.
Le forze dell'ordine hanno avvertito il mostro dicendogli di non mettere in atto alcuna violenza altrimenti lo avrebbero arrestato. Ma non fanno più di tanto in assenza di una precisa denuncia della donna che indichi per iscritto uno per uno gli abusi perpetrati a suo danno.
Ma non è questo l'unico caso di violenza cieca e di schiavitù in una terra sciagurata dove mariti padrone, uomini senza dignità, parassiti per vocazione mostrano i muscoli alle loro donne, assolutamente indifese. “Non servi neppure a....quello” ha esclamato il marito di una straniera costretta dal consorte ad andar via di casa perchè non provvede ai suoi bisogni! E le si scaglia continuamente contro giacchè la donna non mette a sua disposizione il denaro guadagnato che usa per sostenere un figlio rimasto nell'America centrale.
Storie di violenza e di crudeltà. Storie amare, indecenti. Ma soprattutto inaccettabili davanti alle quali la coscienza si ribella. Le ragazze dell'Afghanistan come alcune donne lucane? Possibile, certo. Anzi terribilmente vero.