sabato 24 agosto 2019

STRANI COMPORTAMENTI E BALORDE VIRTU' DI UNA QUATTORDICENNE



Quattordici anni compiuti a gennaio scorso. Iscrizione al primo anno del liceo classico a Padova, città di grandi tradizioni culturali, ma lucana di origini con padre di provenienza siciliana: questo per grandi linee il profilo di Marina (nome di fantasia) che ha postato una serie di foto sul profilo Facebook della madre per poi chiudere con la scritta: “Non chiedetemi l’amicizia. Non ho tette.” 
Facebook accoglie di tutto, si sente dire, e non esclude nessun eccesso di stupidità. Di banalità. Di cose spicciole, pur dando spazio a questioni di tutto rilievo, non di rado.
Cosa significa una frase del genere, postata dalla quattrodicenne? Ecco il punto. Le risposte possono essere varie escludendo in ogni caso una ipotetica scarsa capacità di valutazione o, peggio, il tipico atteggiamento di ragazzi. Se Marina non ha piena attitudine a valutare, mi chiedo quale sia in tutto questo il ruolo della madre e della famiglia che accettano consenzienti questa esplosione di becero protagonismo. Non si tratta peraltro di una famiglia di analfabeti, né di persone ai margini. Tutt’altro.
In proposito c’è chi dice che potrebbe trattarsi di un invito, pienamente consapevole, per catturare l’attenzione di qualche volenteroso particolarmente interessato…Ipotesi estrema, evidentemente.  In fondo il sesso è una molla potentissima e il costume rappresenta la  cornice per certe esternazioni soprattutto se a fare da  location sono i social.
Questo il parere condiviso dall’avvocato Mario Zuroli, che conosce da vicino alcuni ambienti per essere lui in prima persona non solo genitore, ma osservatore attento di certi fenomeni. 
Ma cos’è in realtà il mondo social? Purtroppo ritorna alla mente la definizione di Umberto Eco “con i social la parola a legioni di imbecilli”. E chissà che Eco non volesse estendere il suo giudizio a persone come Marina e ad i suoi pregiati genitori?

   

lunedì 12 agosto 2019

A SETTEMBRE LEONARDO SINISGALLI IN LIBRERIA




                          

Leonardo Sinisgalli (foto da Internet) 



Ritorna in libreria Leonardo Sinisgalli, il poeta ingegnere di Montemurro, con il Furor Mathematicus, la sua vocazione scientifica che si unisce saldamente a quell'indole letteraria dalla quale prendono il via le poesie e il pensiero umanistico del grande lucano. Due facce della stessa medaglia.
Il Furor sarà pubblicato a settembre da Mondadori e rappresenta uno dei capisaldi della produzione sinisgalliana, con l’occhio rivolto al tempo d’oggi. 
Tema di grande spicco, dunque, capace di suscitare commenti e prese di posizione, superando i mille silenzi che hanno avvolto la Basilicata di ieri (e forse anche di oggi) alle prese con l’eterno problema della sua identità e del suo inserimento a pieno titolo nelle dinamiche nazionali.  
Tema centrale, la conoscenza dell’opera dell’ingegnere poeta di Montemurro, la cittadina lucana che da tempo ormai si identifica con il suo itinerario culturale. 
Far conoscere Sinisgalli, il suo messaggio ai giovani, ma non solo. A un vasto pubblico oggi potenzialmente interessato a sapere di più su una figura complessa e forse finanche impenetrabile, ecco l’obiettivo non solo editoriale ma divulgativo nel senso più ampio. 
Biagio Russo, direttore della Fondazione Sinisgalli,  parla di questa operazione editoriale  con comprensibile orgoglio, delineando gli scenari che si aprono, tutti di rilievo.
“In virtù dell’accordo stipulato con l’erede testamentario Ana Maria Lutescu, che ringrazio, la Fondazione ha acquisito i diritti per la ripubblicazione di alcune opere. La prima sarà appunto il Furor Mathematicus, l’opera più importante dell’ingegnere poeta. Finalmente andiamo al di là dei momenti celebrativi, degli anniversari che accendono i riflettori per un attimo e poi li spengono.”

Questo lavoro pone in evidenza l’attualità del rapporto tra scienza, tecnologia e poesia. Un rapporto che nell’immaginario collettivo forse è troppo poco conosciuto e valorizzato.

“Fino a dieci anni fa, Sinisgalli matematico, Sinisgalli legato alla Civiltà delle macchine era in ombra perché ostaggio di una critica letteraria che guardava, valutava, prendeva in considerazione soltanto le poesie. Qualcuno si spingeva a esaminare la sua prosa, ma era un fatto sporadico.
Da dieci anni a questa parte, anche in seguito all’interesse dell’Università Bocconi che nel 2008 ha pubblicato il volume Leonardo Sinisgalli, un Leonardo del Novecento, si  registra un accresciuto interesse da parte dei matematici e degli ingegneri, degli architetti, su quel Sinisgalli poco conosciuto uomo di scienza e umanista, al tempo stesso.”

Oggi una maggiore conoscenza di Sinisgalli cosa in realtà presuppone. 

“Proprio in virtù della multiforme personalità di Leonardo, c’è da valutare il suo interesse per un sapere non a senso unico ma orientato in diverse direzioni. Conoscere la sua vera Musa significa approfondire la sua curiosità: non c’è stato un solo ambito culturale, arte, architettura, cibernetica, tecnologia ecc. che non lo abbia realmente appassionato. Lui, allievo di Fermi, aveva una forte vocazione alla comunicazione: divenne infatti un pubblicitario di grandi aziende a cominciare da Pirelli, Finmeccanica, Eni, Alitalia, Bassetti e Alfaromeo.”

Anche per queste ragioni la dimensione nazionale, e non solo, del grande lucano è un po’ il motore di tutto ciò che accade e continuerà presumibilmente ad accadere.


“C’è ancora molta strada da compiere in questa direzione. Il Furor sarà il primo volume al quale seguiranno tutti i racconti, tanti davvero che saranno riproposti. A gennaio febbraio del nuovo anno saranno ripubblicate tutte le poesie di Sinisgalli che confluiranno in un’unica grande raccolta curata da Franco Vitelli.” 

martedì 6 agosto 2019

CONOSCERE MATERA E LA BASILICATA



                    

Matera e le sue chiese monumentali (foto De Rosa - riproduzione riservata)


Per una maledetta abitudine, purtroppo assai radicata, la preistoria della Basilicata comincia puntualmente con il Cristo si è fermato a Eboli e prosegue mostrando i muli che s’inerpicano lungo i dirupi, lasciando copiose tracce biologiche davanti ai tuguri dove abitavano ammassati i contadini del Sud, fino al tempo in cui i Sassi di Matera sono diventati patrimonio dell’Unesco, per poi essere finalmente Capitale della cultura per il 2019.
Questa dunque la preistoria fatta di degrado, di miseria, di donne con gli scialli neri eternamente in lutto, riprese dall’Istituto Luce in un lugubre bianco nero. Perché la Kodak non aveva ancora prodotto la pellicola a colori? No, soltanto perché era quella l’unica traduzione in immagini di una realtà, utile a documentare l’arretratezza del Mezzogiorno, diventata pensiero letterario, e il dislivello Nord Sud cosa di cui molti si sono compiaciuti a lungo e non smettono di farlo tuttora.
Evidentemente altrove sono i sentieri che portano a conoscere la Basilicata di oggi e quella di ieri. A parte il pensiero giuridico di Emanuele Gianturco e di Francesco Mario Pagano, il lavoro scientifico di medici e giovani ricercatori del passato, l’impegno politico per superare il latifondo (ricorre quest’anno il Settantesimo di Montescaglioso, Melissa e Torremaggiore) ci sono figure e istituzioni dalle quali ha preso il via da tempo una stagione viva proiettata verso il domani.  Chi mai osa parlare, ad esempio, del medico scienziato di Viggianello, nel territorio del Pollino, tale Vincenzo Caporale, sconosciuto ai più? Titolare di cattedra a Napoli, rifiutata solo per curare i “suoi” pazienti a Viggianello, con una valanga di specializzazioni. E una competenza indiscussa con risultati che già in passato parlano da soli. Oltretutto, profondo conoscitore delle erbe del Pollino che riteneva dotate di grandi poteri per la cura di varie malattie. E l’industria farmaceutica di oggi lo testimonia.
Ma c’è di più. Anche i tecnici lucani, in quel buio passato, hanno dimostrato di sapersi conquistare un ruolo di primo piano in uno scenario non solo lucano o meridionale. La progettazione del primo acquedotto dell’Agri, nel lontano 1937, è un capolavoro di ingegneria idraulica avanzata. 
Il 14 luglio di quell’anno fu grande festa a Scanzano Jonico per l’inaugurazione dell’acquedotto in cui c’era di tutto: ingegneria, scienza, tecnologia. Passato e futuro insieme. 7300 metri cubi di acqua al giorno. Una lunghezza di 300 chilometri.  Opera monumentale per quei tempi, capace di soddisfare la grande sete delle campagne e di numerosi centri urbani. Una svolta resa possibile dal lavoro dei tecnici del Genio Civile, impegnati per trasformare in realtà un progetto ambizioso. 
Mi chiedo: a cosa serve andare per Matera e la Basilicata, oggi, se non per scoprire tesori sconosciuti di un passato importante? A cosa serve parlare semplicemente dell’arretratezza, senza accennare alla poesia di Scotellaro, di Sinisgalli, alle grandi potenzialità e al rapporto tra scienza e umanesimo, che ha portato la Basilicata ben oltre i Sassi della vergogna.       

giovedì 1 agosto 2019

LA BCC BASILICATA AL TEMPO DEI BITCOIN



                   

La Presidente di BCC Basilicata Teresa Fiordelisi



Non è un paradosso. La presenza delle banche nella vita quotidiana dei cittadini è una realtà dalla quale non si può prescindere, sotto tutti i punti di vista economico, sociale e di prospettiva. Un'esigenza e un dato di fatto insieme. E ciò soprattutto sul piano strettamente individuale che coincide spesso con il destino di tante famiglie e di tante imprese.
Sicchè la notizia dei diecimila esuberi da parte di Unicredit, per ora soltanto una ipotesi, fa rabbrividire. Senza parlare poi della controversa e interminabile stagione delle crisi, dei salvataggi, della miriade di responsabilità che il mondo delle banche mette in evidenza.
Cos’è il credito per la banche?  Un interrogativo al quale non sembra facile dare una risposta. E che cosa rappresenta, in questo scenario ma non solo, il credito cooperativo? Cooperativo perché, anzitutto? 
Un argomento di grande interesse, da affrontare non certo sul terreno delle opinioni individuali, ma sotto il profilo dei risultati e delle scelte.
Prenderei ad esempio il caso della BCC Basilicata, la banca dei piccoli grandi passi compiuti nell’arco di oltre sessant’anni ascoltando il punto di vista della Presidente, Teresa Fiordelisi, e del Direttore generale, Giorgio Costantino,  che documentano il cammino percorso finora.
“L’industria bancaria è sotto pressione per mille ragioni, a cominciare dalla crisi, tuttora in atto, senza escludere l’aggressione di  Italia alcuni grandi player internazionali che fanno finanza accessoria con tutti i rischi che ciò comporta. A questa crisi non si sottrae il mondo cooperativo. Negli anni Novanta c’erano in Italia 625 Bcc ora soltanto quasi un terzo.”

Si parla di garanzia incrociata, una garanzia per il cliente o no?

“Se una banca in Trentino o in Sardegna ha, ad esempio, difficoltà può essere chiamata a intervenire anche la BCC Basilicata. Questo è un meccanismo che tutela anzitutto i clienti, chi deposita il proprio denaro. Se una banca dovesse avere problemi, questo dato è attutito dall’intervento della capogruppo. 
Si tratta di un sistema non automatico: se la Bcc Basilicata avesse lavorato male, non sarebbe così scontata la sua presenza sul territorio come accade ora.
In Basilicata negli anni Ottanta erano 23 le banche di credito cooperativo. Ora sono soltanto tre, poiché molte sono state commissariate, liquidate per cattiva gestione o altro.”

Tutto sommato il credito cooperativo lucano, negli anni, ha saputo premiare la buona gestione della BCC Basilicata e la lungimiranza degli interventi posti in essere.

“Certamente è un dato positivo per noi, ma che non era scontato affatto. La nostra banca, oltre ad avere lavorato con impegno e correttezza in questi decenni, ha saputo distribuire le proprie risorse, a sostegno di attività prevalentemente a sfondo sociale, artistico e culturale, senza escludere altri comparti importanti della vita. Circa mille progetti a sostegno di varie iniziative, nel corso degli ultimi due anni. Abbiamo dato un sostegno anche a Matera 2019, non solo per una questione di immagine, ma perché crediamo in questo percorso.”

Affrontiamo un argomento di stretta attualità. Qual è la posizione di BCC Basilicata nel campo della moneta virtuale?

“Non abbiamo un nostro prodotto come banca, anche perché si tratta di un capitolo delicatissimo, non regolamentato, che rischia di dare accesso a tutto. Non è scongiurata l’ipotesi, tra l’altro,  di una concorrenza sleale tra banche e banche, con la possibilità di un caos alla base di future crisi. 
Il bitcoin è altra cosa, molto più complessa e capace di sottrarsi a dei controlli. E’ un mondo in cui si possono fare tantissimi soldi, se ne possono riciclare tantissimi, ed è possibile perdere tutto rapidamente: ci sono stati tanti casi di sparizione del “gruzzoletto” letteralmente svanito su Internet. Discorso complesso. Al riguardo ci sono numerose inchieste anche della Guardia di Finanza.”

Cosa chiede la vostra clientela, a voi, alla BCC Basilicata?

“I nostri clienti chiedono di poter dialogare con noi, di avere certezze. Molte persone lamentano la difficoltà delle grandi reti di avere una interlocuzione, un contatto immediato. 
Il nostro impegno è quello di incontrare appunto la clientela, anche quella potenziale. Non è semplice perché parlare con le persone costa tempo, costa un lavoro. 
A volte si parla anche di cose banali che per noi potrebbero essere una perdita di tempo, ma per il cliente rappresentano un valore aggiunto. 
Nelle grandi banche ciò non accade facilmente, non perché noi siamo migliori, ma perché abbiamo una diversa connotazione, una diversa possibilità che, dal punto di vista bancario, rischia finanche di generare inefficienza. E’ più facile avere una persona che risponde al call center, anziché telefonare a un amico e dargli personalmente delle delucidazioni. 
Sulla parte creditizia c’è sempre l’esigenza di avere una consulenza, non è poco. Questo emerge da tante richieste che cerchiamo di accogliere e soddisfare nel migliore dei modi. Ecco cosa significa, in fondo, fare banca al Sud. Costa impegno, lo sappiamo." 

                                     

Il Direttore Generale di BCC Basilicata Giorgio Costantino