sabato 25 novembre 2023

LA VIOLENZA SULLE DONNE NON E’ L’UNICA VIOLENZA






“Stai attenta, se no ti faccio fare la fine di quella…” Parole orribili sulla bocca di un altro mostro, pronunciate ad Aosta proprio mentre migliaia di giovani manifestano ovunque ricordando il sacrificio della povera Giulia, uccisa dal suo ex, oggi rientrato in Italia.  

C’è ancora chi cova un odio fatale verso la propria compagna, fidanzata, moglie. Quell’odio in grado di scavare nelle coscienze e di armare la mano di potenziali assassini pronti a uccidere. 

“Stai attenta” non è solo un lugubre avvertimento, ma un progetto terribile, inaudito e impensabile da un animo normale.

Oggi 25 novembre è il giorno della lotta alla violenza sulle donne. Ormai l’argomento è al primo posto nelle cronache di questi giorni. L’omicidio di Giulia rende inevitabile una valanga di iniziative e di commenti, tutti giusti, ma che si attenueranno dopo i funerali nonostante la detenzione del suo carnefice renderà inevitabile un ritorno sull’argomento, date le scadenze giudiziarie legate al processo e alla sua permanenza in carcere.

La violenza sulle donne non è tuttavia l’unica violenza. Anzi. Esiste una violenza sui disabili, sugli emarginati, su chi non ha potere necessario per affermarsi nella società. Su chi cerca lavoro e sa che gli sarà inevitabilmente negato. Su chi pensa alla Costituzione e si rende conto che la Carta è la prima legge a essere negata in tante circostanze.

Quanto poi alla violenza fisica, chi mai va a esplorare nelle famiglie per accertare i comportamenti dei figli nei confronti dei genitori o degli anziani? 

C’è un dato che puntualmente sfugge. L’atteggiamento rozzo e aggressivo di tanti automobilisti che nel traffico delle città o sulle autostrade si sentono padroni assoluti  in grado di dominare la scena e di pretendere che tutti gli altri debbano adeguarsi ai loro dictat.

Questa la società evoluta del terzo millennio. Non è retorica. La complessità scatena mille reazioni, spesso immotivate e incontrollabili, a livello individuale e non solo collettivo. La violenza negli stadi è, a proposito, una forma inqualificabile di comportamento barbaro che spesso si cela sotto la maschera degli ultras.

Una violenza che si connette ad altre  forme  di uso distorto di un potere personale di scegliere, decidere. Pretendere, soprattutto.

Ecco da dove nascono i femminicidi: dalla scelta e dalla convinzione di disporre liberamente della volontà della moglie, compagna, amica. Sicchè quello “stai attenta” suona come una sentenza di morte già scritta. Purtroppo.

giovedì 23 novembre 2023

NOVANTA SECONDI DI TERRORE



                                                           

 Un'auto schiacciata dalle macerie nel centro di Potenza
(R. De Rosa - Riproduzione riservata)



Un tempo interminabile. Sembrava di essere in autobus mentre le case oscillavano paurosamente e la gente urlava in preda al panico. La scossa del settimo grado della scala Richter seminò in pochi istanti distruzione e morte. Il titolone del Corriere della Sera del 25 novembre Gridano i sepolti vivi Ancora ritardi nei soccorsi I morti sarebbero oltre 4.000 dà il senso del disastro.

Terrore e disperazione mentre a Balvano, un centro in provincia di Potenza diventato uno degli emblemi del sisma, più di settanta persone morirono nel crollo della chiesa dove in quei momenti si stava celebrando la messa domenicale. Una sessantina tra bambini e adolescenti. E a Monticchio, riferiscono alcuni testimoni, la colonna d’acqua dei laghi si sollevò verso il cielo per effetto dello scivolamento sotterraneo delle faglie. L’epicentro era proprio lì, a poca distanza, tra Conza e Pescopagano.

L’orologio della Prefettura di Potenza con le lancette inchiodate alle 19,34 rimane tuttora la foto più eloquente della tragedia. 

In Prefettura, dopo mezzanotte, il centralinista tentava disperatamente di rintracciare il prefetto Bianco a Roma  in un subbuglio di telefonate e di richieste di soccorso senza precedenti. Evidentemente era la persona incaricata di occuparsi delle emergenze, quando ancora la protezione civile non esisteva.

I soccorsi furono  lenti e inadeguati. Fu questo, a lungo,  il problema numero uno mentre ovunque tante famiglie piangevano i morti e cercavano un tetto per poter trascorrere al sicuro almeno le notti, particolarmente rigide, mentre le scosse si ripetevano in tutte le ore del giorno. Accadeva non di rado che durante le dirette con GR e TG, negli studi della RAI le scosse si susseguivano e bisognava conservare la calma.  

La macchina dell’informazione si mise in moto subito. Fu allora che si riuscì ad apprezzare la tempestività della radio per la diffusione delle notizie e degli appelli. In prima linea il GR 1, diretto da Salvatore D’Agata, che con Alberto Severi, responsabile della fascia del mattino, riuscì a fornire un quadro completo della miriade di situazioni.

Non fu difficile comprendere subito che il terremoto era uno spartiacque tra passato e presente, in vista di una ricostruzione durata decenni, e in certi casi non ancora completata. Uno spartiacque che avrebbe presentato problemi inediti e richiesto un radicale cambiamento della vita di ciascuno. 

L’Università di Portici pubblicò uno studio in cui si metteva al primo punto l’esigenza ineludibile di garantire il consolidamento degli abitati. Un messaggio inascoltato, purtroppo. 

     


Una troupe RAI nei luoghi del sisma (R.De Rosa)



lunedì 20 novembre 2023

IL TURISMO DELLE RADICI, LA BASILICATA DEL FUTURO





                                                 


                        


500 tour operators e numerosissimi esperti hanno partecipato alla giornata di apertura  della seconda edizione di Root - in a Matera, la borsa internazionale del Turismo delle radici promossa dalla Regione Basilicata e APT, in collaborazione con ENIT e con il patrocinio del MAECI. Sono intervenuti 94 sellers e 80 buyers provenienti da tutto il mondo. Non è poco.

L’evento è di quelli che affrontano tra l’altro uno dei nodi centrali dell’economia e del lavoro, come hanno posto in evidenza gli interventi del responsabile delle Attività Produttive, Michele Casino e di Cosimo Latronico, Assessore all’Ambiente, sottolineando il nesso tra conoscenza dei luoghi e sviluppo compatibile. 

Il turismo delle radici, in effetti, rappresenta uno straordinario collegamento tra l’interesse per i luoghi, i borghi soprattutto, e il tessuto economico che si va strutturando non da oggi.

“Ogni anno 80 milioni di italiani che  vivono all’estero ritornano in Italia a visitare i luoghi dei loro familiari o dei loro avi.”  Un imponente flusso turistico, prosegue Casino, in grado di rappresentare la linfa vitale per dare ossigeno a territori che, altrimenti, rischierebbero l’anonimato.

Fa eco Antonio Nicoletti, Direttore generale dell’APT Basilicata. “Il turismo delle radici è l’incastro perfetto che stavamo cercando per rafforzare l’immagine della Basilicata nel mondo, e con il quale la Basilicata si pone in una dinamica completamente nuova.”

Avvenimento ancor più interessante poiché siamo alla vigilia dell’Anno delle radici italiane nel mondo.     

domenica 19 novembre 2023

DA ELISA A GIULIA, UNA LUNGA SCIA DI SANGUE


                            


Giulia e il suo ex fidanzato

Cambia poco o quasi nulla nel sacrifico di tante donne: mani assassine distruggono allo stesso modo le loro vite che si aprono ad una esistenza diversa, nella speranza che un amore vero possa dare la necessaria forza per andare avanti. Invece non è così. Un sentimento oscuro e violento giunge a stroncare ogni desiderio di vivere e di respirare aria nuova.

Giulia è stata trovata in fondo al burrone accoltellata dal suo ex fidanzato, mentre Elisa è stata rivenuta dopo 17 anni nel sottotetto della Trinità a Potenza, città “tranquilla” per definizione. Per la dottoressa della provincia di Reggio Calabria un colpo di fucile ha stroncato invece la vita in un attimo fatale, al termine di una notte di lavoro. 

La sorella di Giulia vive il tormento di queste ore e dice che non ci sono luoghi sicuri per le donne. Gli assassini sono sempre in agguato con una terribile sete di sangue e con il desiderio di porre fine a vite meravigliose. Perché? Non lo sapremo mai. Certo, per quella maledetta rabbia in corpo che impedisce di dialogare, di mettere a fuoco i problemi, di confrontarsi con la persona che  sta difronte.

Non basta il carcere, con la privazione della libertà, a disarmare mani tremende. La scuola, la società? Si cerca un antidoto in grado di indurre chiunque a fare a meno della violenza. Un compito arduo, se non impossibile. 

Ormai l’immagine del mostro è entrato nella coscienza di tanti, giovani e meno giovani, ed è un modello di vita sostenuto dal senso del possesso della donna intesa come merce da utilizzare. La rabbia e l’odio fanno il resto. 

L’ex fidanzato di Giulia l’ha massacrata di coltellate e ora crede di farla franca fuggendo all’estero, forse in Austria. Danilo Restivo, invece, è stato molto più lucido e freddo con Elisa. La uccise in chiesa, quel lontano 12 settembre del ’93, e ha cercato sempre di proclamarsi innocente, grazie alla complicità di tanti che continuano a nascondersi nell’ombra del mistero. 

 


giovedì 16 novembre 2023

IL LAVORO CHE MANCA E CHE VORREMMO



Antonia, la bracciante che lavora nella forestazione nel Parco nazionale del Pollino non smette di dire che il Parco non ha portato lavoro e non ha dato all’economia locale quella spinta necessaria per un salto di qualità.

                              



Il lavoro dunque in prima linea. Lavoro nel campo delle attività comprese nella sfera della meccanica, dell’elettronica, ma anche a livelli diversi, quelli della moltitudine di giovani diplomati e laureati in attesa da decenni in Basilicata di risposte concrete.

La Regione è l’interfaccia immediata con gli interessati, per questo sono tante le vertenze che impegnano i tecnici del Dipartimento Attività produttive ed il livello politico per trovare risposte alle crisi in atto. 

Ma in cosa consiste, assessore Casino, la strategia alla base delle scelte per affrontare i nodi principali della questione lavoro?


“Puntiamo su una formazione che dia nuove ed efficaci risposte a chi è in cerca di occupazione, sia della prima che di altre successive. La formazione, ma non solo se pensiamo ai vari livelli di specializzazione in tanti campi, contribuisce a offrire al mercato figure idonee. 

Un finanziamento Cipes di tre milioni di euro ci consente di selezionare e formare professionisti di alto profilo, giovani in grado di dar luogo a delle imprese destinate a rimanere e a operare qui, in Basilicata. Ecco la sfida, una delle tante sfide”


Tante vertenze aperte, da Stellantis in poi. Il lavoro dipende in larga misura anche dalla modernizzazione delle infrastrutture che in questa terra sono tradizionalmente carenti. Non le sembra?


“Certo, è fin troppo evidente la carenza di infrastrutture in Basilicata. Ma occorre spingere lo sguardo oltre un limite del genere e pensare che oggi disponiamo in Italia di infrastrutture immateriali, capaci di aprire nuovi scenari, nuove e interessanti prospettive. Di rivoluzionare addirittura il mondo del lavoro. Cosa possibile anche da noi, ovvio. Le infrastrutture immateriali viaggiano a velocità incredibile e consentono quella modernizzazione tanto auspicata anche e soprattutto in materia di lavoro.

Tra giorni porterò in giunta un bando che a me piace molto. 

“Resto in Basilicata”. Prevede una serie di agevolazioni ulteriori, oltre a quelle già previste, per chi decide di fare impresa e di misurarsi con gli scenari attuali dello sviluppo in atto.”


C’è un aspetto poco conosciuto o, meglio, di cui si discute poco, vale a dire il lavoro nei Parchi, nazionali e regionali. Non le pare che sia un momento da non sottovalutare affatto. Anzi di primaria importanza e di largo interesse?


“Indubbiamente. I parchi non sono territori recintati e tali da impedire qualunque attività antropica. Al contrario. Le aree protette lucane, dal punto di vista di un’economia produttiva e capace  di dare risultati apprezzabili, hanno potenzialità notevoli. Possono consentire lavori stabili nel campo della manutenzione e in quello prettamente turistico, ricreativo. Ma non solo.  Le attività dei centri di ricerca e  delle università nei nostri parchi indicano nuovi percorsi, molti dei quali finora inesplorati, in grado di tracciare una nuova mappa di quello sviluppo possibile, in sintonia con l’ambiente e le esigenze di tutela del paesaggio.”      

mercoledì 15 novembre 2023

GUARDANDO AL FUTURO DEL POLLINO




                       


Un medico americano in visita al Pollino 

           

Per molte persone che vivono da decenni, se non addirittura da intere generazioni, la realtà del Pollino, il Parco nazionale più grande d’Italia, non ha portato benessere, lavoro e sviluppo. Ma solo vincoli e impedimenti. Necessità di autorizzazioni per tutto, burocrazia dominante e poi una legge quadro da rivedere perché ispirata esclusivamente a obiettivi di conservazione e non di crescita economica compatibile con la salvaguardia della natura. 

E’ proprio questa in sintesi l’opinione di Antonia, una lavoratrice forestale che abita ai piedi della montagna e vive giorno dopo giorno mille problemi e tante difficoltà. Ci si interroga sul ruolo delle due regioni, Basilicata e Calabria, nei confronti del Governo, un ruolo di mediazione ma anche di proposta. 

Roberto Fittipaldi, per anni addetto stampa all’Ente Parco, oggi giornalista RAI, è testimone delle diverse stagioni in cui spesso il Pollino ha finito per essere sommerso da una valanga di opinioni divergenti e di punti di vista di segno opposto. Del parco si discute dalla festa della Montagna del 1958, ma con quali risultati?

“L’istituzione del Parco Nazionale del Pollino ha rappresentato - osserva Fittipaldi - quello scatto in avanti per il vasto territorio del sud della Basilicata e del nord della Calabria che, altrimenti, non sarebbe stato possibile realizzare. Nonostante lo scetticismo pre-istituzione e quello ancora vivo nei detrattori dell’idea Parco e tra coloro i quali ne minimizzano la portata e enfatizzano gli aspetti critici che pure ci sono, l’areale del Parco sfuggito alle dinamiche di sviluppo e di modernizzazione del secondo dopoguerra, ha potuto - seppure in maniera inferiore ad altre realtà del sistema delle aree protette nazionali -  attivare dei processi economici proficui indotti dall’esistenza del Parco e dalla scoperta turistica del territorio; conseguentemente arginare, seppure in maniera non determinante, l’emorragia abitativa che affligge le aree interne. Su tutto, il risultato fondamentale è stato ed è la protezione di un patrimonio naturale unico riconosciuto, in quanto tale, patrimonio dell’umanità.”


Bisogna riconoscere, in ogni caso, che se il massiccio calabro lucano ha fatto passi enormi in questi anni, lo si deve per larga parte all’iniziativa dei privati che hanno alimentato e continuano ad alimentare flussi turistici consistenti.


“E’ sicuramente provato quanto sia stato fondamentale, e lo sia ancora, il ruolo dei privati nel rendere accogliente un luogo così altamente attrattivo. Il Creato funge da attrattore ma è la presenza antropica - tratto distintivo di uno dei parchi naturali più antropizzati d’Italia - a rendere ‘empatico’ un territorio che custodisce non solo paesaggi mozzafiato, alberi ed animali rari, ma anche tradizioni popolari tra le più antiche, spesso tramandate di generazione in generazione e ancora oggi “raccontate” attraverso gesti, parole, profumi, sapori e gusti.”


Qual è, a tuo parere, il futuro del grande Parco? 


“Il Pollino è di fatto l’unico polmone in grado di far ‘respirare’ in senso lato il territorio e, in connessione con gli altri parchi del Meridione, del resto del Paese e dell’Europa assumendo un ruolo strategico nel dibattito e nella pianificazione di strategie per la transizione energetica e la lotta ai cambiamenti climatici ma anche per essere un ponte di pace tra paesi in guerra e popolazioni in fuga.

Sarò un romantico dell’idea Parco in cui ho creduto sin dalla mia prima attività da cronista dagli anni precedenti l’istituzione e, successivamente, dall’interno dell’Ente di gestione  ma credo fortemente che facendo tesoro degli errori del passato e valorizzando i risultati comunque raggiunti nel primo trentennio di vita, si debba e si possa guardare al futuro con rinnovato ottimismo.”
















sabato 11 novembre 2023

POLLINO, TRENT'ANNI DOPO




                   Il pino loricato alla Grande Porta, prima dell'incendio

                        (foto De Rosa - Riproduzione riservata)


9 novembre 1993. In volo sul Pollino per una ricognizione della realtà del Parco nazionale ai primi passi. A bordo dell’elicottero del CFS il prof. Egidio Cosentino, primo Presidente del Parco più grande d’Italia oltre al comandante della stazione forestale di Rotonda, il maresciallo Nicola Madormo. Un volo lungo i crinali della montagna, con la luce radente di questo periodo, tra nubi basse e ampi sprazzi di sereno che faceva scoprire l’ocra, tipicamente autunnale, delle faggete ed i pendii scoscesi delle alte quote popolati da colonie di pini loricati.

Allo scadere dei trent’anni cosa è cambiato per il Pollino? Siamo ancora alla proposta di Piano del Parco che la Basilicata non ha ancora sottoscritto, nonostante si aspettasse la firma della Regione per lo scorso settembre, dopo la Calabria. Eppure il Piano è uno strumento indispensabile per il governo dell’area protetta, perché si possa conciliare salvaguardia e sviluppo nel senso di una crescita economica possibile, non certo in contrasto con l’enorme patrimonio naturale della montagna calabro lucana. 

Al riguardo il prof. Egidio Cosentino, primo Presidente dell’Ente Parco,  si dice oggi moderatamente ottimista sul futuro, ma sottolinea l’esigenza di una maggiore visibilità del Parco nazionale. “Certo, lo spopolamento dei centri ai piedi del massiccio è un dato preoccupante, che necessita però di ben altri interventi” sostiene Cosentino.

Il Pollino è retto da diversi mesi da una Presidente facente funzioni, la sindaca di Chiaromonte, Valentina Viola. 

“Il Pollino è patrimonio dell’Unesco, ma questo valore va trasferito alla comunità.” In che modo? Mettendo in campo, c’è da ritenere, iniziative dal basso in grado di dimostrare la presenza delle popolazioni e del territorio nelle scelte, superando contrasti e cattive opinioni prive di qualunque ricaduta positiva. 

Per il trentennale è prevista una mostra fotografica itinerante “per far conoscere il lavoro fin qui svolto dall’Ente” dice la giovane Presidente che parla anche di un appuntamento romano per il 4 dicembre, un tentativo per dare al Parco una visibilità diversa, e un peso, non solo  nazionale, alla vasta area protetta che attende tuttavia risposte precise, sia per le attività estive che per quelle invernali. Ma soprattutto ai fini della valorizzazione delle alte quote e delle foreste, un tema di grande respiro.

Occorre una vera campagna di promozione del territorio e di conoscenza delle peculiarità del massiccio, senza escludere la flora e la fauna, con l’occhio rivolto alla bellezza dei paesaggi e delle sorgenti di cui la montagna è ricca.

C’è poi l’aspetto storico, antropologico, culturale che non può lasciare indifferenti le giovani generazioni e gli studiosi dei problemi della montagna: la peregrinazione ad esempio di un ufficiale francese, Duret De Tavel, giunto nel Pollino esattamente il 7 dicembre del 1807, rappresenta un capitolo di interesse storico ma anche culturale e prettamente narrativo. De Tavel, giunto dalla Francia, è un testimone d’eccezione della grandezza del massiccio, in passato come oggi. 

Il racconto della montagna, in grado di fare emergere le emozioni, il protagonismo degli uomini, il carattere selvaggio di una natura delicatissima sono gli aspetti sui quali il trentennale con le sue celebrazioni non può non soffermarsi a lungo. Anzi dovrebbe essere l’occasione di un interessante cammino ideale lungo valli e sentieri del Pollino.   


   








mercoledì 8 novembre 2023

PER ELISA NON FINISCE QUI



                                

                               La famiglia Claps


Un finale imprevedibile e, proprio per questo, bellissimo: Gildo, lui in persona,  depone dei fiori davanti alla tomba di Elisa.

Si conclude così la fiction che ha commosso migliaia di persone e ha toccato il cuore di tutti, lucani e non. 

L’ultimo episodio è stato un succedersi di situazioni incredibili ma vere, con la famiglia Claps alla ricerca incessante di una verità che facesse giustizia del dramma. Un susseguirsi di attese, di imprevisti, di colpi di scena. E proprio mentre sembrava che la verità fosse  lontana mille miglia, proprio allora il traguardo è stato raggiunto. Il mostro è lui, la polizia inglese ha svelato il mistero di ben due omicidi assicurandolo alla giustizia.

Perfetta la regia di Marco Pontecorvo che ha realizzato un film verità di straordinario valore televisivo e culturale. Perfetta la sceneggiatura, affidata alla professionalità degli interpreti, capaci di portare in televisione un evento a dir poco lacerante. Stupenda poi la figura femminile della moglie di Gildo, Irene, una donna che racchiude in sé una profonda comprensione del dramma familiare e tende continuamente la mano al marito, in segno di amore. Si, animata da un sentimento vero, addirittura esemplare. 

A questo punto la vicenda di Elisa Claps non può dirsi affatto conclusa non solo per i mille retroscena ancora oscuri, bensì per ciò che essa sta a significare nell’universo collettivo e nella sensibilità di ciascuno.

Bisognerà tuttavia che la gente continui a sentirsi parte di quell’evento, a riviverlo nei suoi contorni e nella sostanza, sapendo bene a chi attribuire le responsabilità che non sono soltanto di natura giuridica ma investono la famiglia del mostro, diventato tale forse non solo per incuria e superficialità. Ma per l’incapacità di valutare il percorso di un ragazzo che si trasforma in terribile assassino. 

  

 


domenica 5 novembre 2023

ELISA ORMAI PATRIMONIO DI TUTTI



                                                La protesta nel centro storico di Potenza           


Migliaia di persone nel centro storico di Potenza per protestare contro la riapertura della Trinità dove stamane è stata celebrata la prima messa  dall’arcivescovo mons. Ligorio dopo la chiusura della chiesa, in seguito al ritrovamento del cadavere di Elisa Claps  nel sottotetto della chiesa.

La Trinità è stata per 17 anni  il luogo della sepoltura della studentessa, barbaramente assassinata dal mostro, ora in carcere in Inghilterra. 

Una protesta rivelatasi un lungo, interminabile abbraccio alla famiglia di Elisa. Il segno di una solidarietà concreta. Non solo. La dimostrazione che la terribile vicenda non è affatto una storia familiare, ma appartiene ormai alla coscienza collettiva di un popolo che chiede ancora oggi verità e giustizia. 

Il caso Claps esplode ovunque in Italia, con indici di gradimento imprevedibili della fiction Per Elisa di cui martedì 7 novembre andrà in onda su Rai Uno l’ultima delle tre puntate che hanno incollato milioni di persone al teleschermo.

Un lavoro di grande pregio, nella storia della televisione in Italia. Riapre oltretutto un capitolo, da tempo colpevolmente chiuso, sulle responsabilità alla base di silenzi e omertà per evitare il coinvolgimento di personaggi intoccabili. 

Ora tanto, davvero tanto, è alla luce del sole. Non si comprende perché il caso non possa  ritornare nelle aule di giustizia dove molte complicità non risultano affatto chiarite.     

   




mercoledì 1 novembre 2023

CASO CLPAS, SPUNTANO I NEGAZIONISTI


                               

    
                            Mamma Filomena e Gildo Claps
               

Piombano come uccellacci sulla preda i negazionisti, pronti a fare piazza pulita di una verità incontestabile, quella di Elisa, uccisa da mille sotterfugi e complicità con il mostro che l’ha assassinata.

Finanche Porta a Porta sulla scena del crimine: purtroppo la parola a chi non la merita, un sedicente giornalista che condivide gli errori e certe omissioni della magistratura. Un comportamento inutile e dannoso, una manipolazione della realtà semplicemente inaccettabile.
Intanto la seconda puntata ha fatto giustizia dei vari tentativi di presentare i fatti per quello che non sono, vale a dire il frutto di una cattiva interpretazione, in linea con i troppi depistaggi e le colpevoli omissioni che hanno offuscato la scena per lunghi decenni. 
La disperazione della famiglia in prima linea nella fiction di ieri. Una tensione incessante, che non ha dato pace ai familiari per mesi e mesi ed ha dominato la scena con una splendida interpretazione di quel dolore duro e penetrante.
Eccezionale la figura di Irene, fidanzata di Gildo, la donna sempre presente nei momenti della bufera. Poi la tragedia cede il passo all’amore, una svolta nella vita non solo di Gildo ma di chi crede nella verità e della famiglia Claps anzitutto.
C’è attesa intanto per la puntata conclusiva, quella del sette novembre, con il ritrovamento del corpo della sedicenne, i funerali, e la miriade di commenti sul caso diventato ormai un evento internazionale, grazie a quanti si sono impegnati in prima linea per amore di verità. Anzi con la rabbia in corpo perché questa verità è stata troppe volte negata proprio da chi avrebbe invece dovuto favorirne l'accertamento. Se non volutamente ignorata in modo irresponsabile, a dir poco. 
Al piede di Elisa, dopo 17 anni di permanenza nel sottotetto della Trinità, è stata rinvenuta praticamente integra la scarpa che la ragazza indossava quel giorno. Un macabro ritrovamento che si è presentato agli occhi dei medici legali, guidati dal prof. Introna dell’Università di Bari.