sabato 3 novembre 2012

FIAT - MARCHIONNE PLANETARIO


I tre operai di Melfi, licenziati ormai da tempo e integrati dal giudice nel posto di lavoro, rimangono a casa e vengono tenuti a debita distanza dai cancelli della Sata pur essendo regolarmente retribuiti. Tempo fa veniva consentito loro di svolgere attività sindacale in una saletta, ora neppure quello. Intanto esplode la polemica per i 19 della Fiom da assumere e la Fiat minaccia di licenziarne altri 19 per bilanciare il carico.
Davvero incredibile nel tempo della mediazione, del dialogo necessario per evitare a tutti i costi le conseguenze di una crisi che si annuncia non solo lunga e interminabile, ma dai risvolti sociali assai pericolosi.
La Fiat non ha soldi da buttare via, e così preferisce pagare i tre di Melfi puntualmente ogni mese anziché mettere a frutto la loro opera cercando di addivenire a una intesa sul piano “politico” evitando ripercussioni a livello internazionale e non solo italiano, ovvio. Ma anche danni alla sua immagine.
In questi giorni intanto ecco arrivare la buona novella. Se i sindacati, Fiom in testa, fanno girare l'elica ai vertici della casa torinese, Marchionne è pronto a fare i bagagli ed a spostarsi in Cina, nientemeno. La molto ipotetica decisione (ipotetica almeno per ora) è stata annunciata a denti stretti e sono stati davvero in pochi a coglierla. O a prenderla sul serio.
Ma tuttavia un significato ce l'ha: la Fiat non ha problemi di denaro da spendere o da risparmiare. E' soltanto impegnata in un braccio di ferro con quella parte del sindacato che pure farebbe bene, molto probabilmente, a dialogare nell'interesse dei lavoratori e del paese adottando magari una linea meno intransigente e più aperta ad un discussione globale che non debba significare senza dubbio una resa incondizionata.
Ora la questione è assolutamente spostata sul piano politico e, fintanto che rimarrà a questo livello, si configurerà sempre come una lotta senza quartiere e senza esiti positivi. Giacchè la politica, dal canto suo, non ha la forza e l'interesse di aprire un varco in questo muro che continua a contrapporre una parte, se pur cospicua del sindacato, alla grande azienda. Cosa accadrà? Certo a soccombere non sarà la Fiat, assolutamente.        

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