giovedì 31 ottobre 2019

COSA SARA' DI MELFI?


                       

Lo stabilimento FCA Peugeot di Melfi


Esattamente alle 8,58 di questa mattina le agenzie hanno battuto la notizia della fusione FCA Peugeot. A seguire una valanga di prese di posizione di esperti e politici sulle prospettive che si aprono per il futuro.
Due sostanzialmente le posizioni emergenti: anzitutto la partecipazione del governo francese, con un quindici per cento all’incirca, alla Peugeot. Un dato da non sottovalutare affatto. Sicchè si spiega l’ampio consenso espresso da Parigi alla scelta storica. E poi il tema dei punti di forza dell’intesa e di quelli di maggiore debolezza, con l’invito al governo italiano ad assumere un ruolo e una posizione ben precisi nella vicenda.
Gli esperti, tuttavia, avvertono che esistono precise strategie per non chiudere uno stabilimento ma per ridurlo ugualmente al lumicino, assegnandogli una posizione di netta marginalità all’interno del marchio. 
Molto andrà emergendo nelle prossime ore e nei prossimi giorni, quando l’intesa assumerà connotazioni ben precise e dettagliate soprattutto.
Legittimo a questo punto chiedersi cosa sarà di Melfi nel panorama italiano e, ovviamente, all’interno del colosso automobilistico che prevede fiumi di miliardi di fatturato e vendite in tutto il mondo.
A questo punto sembra lontanissima l’epoca della telefonata di Giovanni Agnelli a Emilio Colombo: abbiamo scelto la Basilicata perché siete brava gente. Grazie, Avvocato! 
La metropoli lucana dell’auto continuerà ad avere lo stesso prestigio e lo stesso peso geo politico del passato in un panorama senza confini?  

       

mercoledì 30 ottobre 2019

QUANTO CI APPARTIENE IL FUROR MATHEMATICUS



                           



Un intellettuale poliedrico. Uno scienziato e un umanista insieme. Leonardo Sinisgalli, celebrato oggi per la nuova pubblicazione del Furor Mathematicus un’opera che racchiude non soltanto la sua duplice inclinazione di scienziato e poeta, quanto gli stimoli del territorio che lo ha visto crescere e svilupparsi proiettandolo verso molteplici lidi, le sollecitazioni poetiche della sua gente e la vicenda umana ricca di mille spunti tra le angustie di quella piccola Basilicata, sua terra d'origine, e la ricchezza culturale tutta protesa verso il Nord pronto ad accogliere, ieri come oggi, giovani e meno giovani. 
Leonardo Sinisgalli nel pieno della vicenda industriale di grandi gruppi nel dopoguerra diventa ben presto emblema, simbolo di apertura, impersona una straordinaria capacità di guardare al futuro con gli occhi della metropoli senza trascurare i messaggi di una terra protagonista di eventi imponenti, con il resto del Sud: la sua Basilicata che diventa di volta in volta elemento propulsore e forza motrice della sua poesia, e si colloca al centro della stessa riflessione matematica. Il binomio non cessa mai di esistere.
Si era appena chiusa e aperta la grande vicenda delle occupazioni delle terre e della riforma agraria e Sinisgalli, nella sua veste complessa di intellettuale, rappresentava già allora l’anello di congiunzione tra Sud e Nord. Sarebbe opportuno che la Fondazione a lui dedicata ricordasse questo settantesimo delle lotte contadine, che ricorre in questi mesi con Melissa, Torremaggiore e Montescaglioso in primo piano,  partendo dall’esperienza di chi lasciò la Basilicata per vivere, in veste di uomo di cultura, l’entusiasmante stagione di un nuovo protagonismo del Sud. 
Ma il Furor sinisgalliano ci appartiene anche come momento di incontro e di fusione di vari interessi culturali di cui il Mezzogiorno rimane un forte elemento di sintesi. Una sollecitazione nei confronti del Paese.
Ecco perché Sinisgalli non rimane isolato nella sua meravigliosa torre d’avorio ma, al contrario, va studiato e interpretato come una delle voci contemporanee più autentiche. Più aperte
L’operazione letteraria che il Furor Mathematicus inaugura, oggi più che in passato, è questione di grande respiro che interessa senza distinzione molti ambiti della vita sociale italiana. Una ragione in più perché l’opera di Leonardo esca dal chiuso dei circoli letterari ed entri a pieno titolo nel dibattito sui grandi temi, legati alla cultura. Ma non solo alla cultura. Anche, se vogliamo, alla sfera delle scelte politiche se politica vuol significare l’universo delle attività dell’uomo, orientate in molteplici direzioni.        

domenica 27 ottobre 2019

I VALORI AGGIUNTI DEL MEZZOGIORNO



                              


Interni del Museo Sansevero a Napoli

Parmenide, il filosofo dell’essere e del non essere, originario di Elea oggi Ascea nel bellissimo Cilento, è il trait d’union tra la Campania e l’antica Lucania e questo particolare serve a rafforzare  una sorta di condivisione che parte dall’abbattimento delle distinzioni geografiche per cui ciò che appartiene a una regione in ultima analisi appartiene a un territorio ben più vasto, sotto il profilo culturale ed etico. 
Si ritorna a parlare di macroregioni, forse un concetto fin troppo antico se si considera che Quinto Orazio Flacco, venosino per definizione,  non sapeva se considerarsi lucano o pugliese.  
Ma i tesori di cui il Sud è ricco sono numerosissimi. Gli ultimi giorni, ad esempio, hanno visto un enorme afflusso di turisti, lucani, calabresi, ma anche provenienti da numerose altre regioni  interessati a visitare a Napoli quel gioiello di arte e di storia, qual è appunto il Museo Cappella San Severo, noto per una delle sculture più pregevoli, il Cristo velato. 
Ecco il senso della Napoli “popolare e coltissima” , come la definisce l’ultima guida del Touring, patrimonio non della sola Campania, ma terra di grandi tradizioni che accomunano l’intero Mezzogiorno trasformandolo in un’area destinata a misurarsi in una dimensione internazionale con molte altre realtà. Simbolo di un Sud che sa imporsi guardando al suo futuro. 
Del resto all’idea di un Mezzogiorno unitario, al suo interno, fa riscontro il contributo di personalità di diversa provenienza. Alla Campania continua a dare un apporto assai rilevante un illustre lucano, il prof. Massimo Osanna, docente alla Federico II di Napoli, confermato alla guida del parco Archeologico di Pompei: personalità in cui il senso del localismo appare ampiamente superato da una vasta gamma di interessi che fanno di questo esperto la punta di diamante nel campo dell’archeologia e della storia dell’arte. Uno studioso di alto livello per il quale lavorare a Pompei o alla Torre di Satriano non fa molta differenza. .
Ecco dunque la grande sfida: riuscire a considerare le macroregioni non una riduzione del peso dei singoli territori, specialmente di quelli forse meno conosciuti e apprezzati, ma come un apporto costruttivo all’immagine unitaria del Sud in grado di prescindere da forme di municipalismo che non appaiono in linea con una visione completa delle risorse a disposizione, anzitutto. Del resto il valore aggiunto del Meridione consiste proprio in questo. E non solo in questo. 
Bisognerà capire quale sarà in futuro l’interpretazione di un regionalismo esteso, più ampio di quello attuale, per le forze politiche prevalenti, per il mondo dell'economia, per la società nel suo complesso.     

                        

La scultura del Cristo velato nel Museo Sansevero



mercoledì 23 ottobre 2019

BASILICATA, MAI COME OGGI A UN BIVIO



Cosa accadrà dopo il petrolio? Quale sarà tra pochi decenni il volto della Basilicata, oggi il più grande serbatoio di greggio in terra ferma, in Europa? E ciò mentre si avvicina a grandi passi la data della scadenza del Protocollo Eni Regione e sta per entrare in attività il secondo giacimento di Tempa Rossa, in territorio di Corleto. 
Interrogativi che pesano e promettono di avere un rilievo oltre ogni previsione, come è accaduto del resto per la Val d’Agri, in cui il giacimento di petrolio ha nettamente fatto avvertire le distanze tra passato e presente, sia per la salute degli abitanti quanto per l’immagine e il destino di una realtà a grande vocazione agricola e turistica.
Ambiente e salute, un binomio inscindibile che impone il massimo dell’attenzione a chi governa e decide il destino di questa terra del Sud. 
Presidente Bardi, che fare dunque per dare garanzie agli abitanti della Basilicata, al suo territorio.       

“Le risorse naturali della Basilicata sono un patrimonio dal valore inestimabile, che va tutelato e allo stesso tempo valorizzato. Le due cose non sono in contraddizione come spesso appare, ed anzi il profilo giusto di una azione di governo degna di questo nome sta proprio nella capacità di contemperare le esigenze di tutela dell’ambiente e la necessità di promuovere uno sviluppo sostenibile e adeguato a beneficio della nostra comunità.”

Il petrolio è questione di primo piano. La rinegoziazione degli accordi in vigore, con le compagnie petrolifere, pone una serie di questioni legate al futuro di questa terra. Al domani dei suoi abitanti. La materia è stringente e delicatissima, l’impatto delle estrazioni va rigorosamente controllato con i moderni criteri di salvaguardia. Quali le strategie da porre in campo, considerato peraltro l’entrata in produzione di Tempa Rossa.

“Abbiamo una risorsa, il petrolio, e non possiamo far finta che non ci sia. Dobbiamo fare in modo che questa risorsa venga utilizzata per il bene dei lucani. Detto questo, negli accordi che ci auguriamo di stipulare con le società petrolifere bisognerà tenere in primo piano e tutelare la salute e l’ambiente per i lucani. Ogni operazione estrattiva dovrà avvenire nella massima trasparenza e con controlli efficienti. Ad Eni e Total chiediamo inoltre di rafforzare le compensazioni ambientali e di investire in Basilicata in attività alternative al petrolio, così da determinare finalmente quelle ricadute che i lucani attendono da vent’anni in termini di lavoro e sviluppo.  Al Governo, invece, chiediamo di investire sulle infrastrutture, che sono essenziali per la Basilicata, e di adeguare le royalties in primo luogo a beneficio dei territori interessati dalle estrazioni.”

C’è poi il nucleare con l’impegno da parte di Sogin di mettere a punto una bonifica soddisfacente della Trisaia di Rotondella, in grado di cancellare il passato, fatto di incidenti e di situazioni di rischio. Oggi, Presidente Bardi, come stanno realmente le cose. Il progetto di riportare l’Itrec a prato verde è possibile e, soprattutto, credibile?

“Sulla questione dei rifiuti radioattivi ci sono stati ritardi e incertezze da parte dello Stato, che speriamo non compromettano il progetto relativo all’Itrec. Nelle prossime settimane acquisiremo tutte le informazioni del caso e incalzeremo gli organi competenti per avere risposte certe.
Politiche adeguate debbono far sì che la Basilicata  diventi una regione più attrattiva innanzitutto per i nuovi investitori, che devono trovare vantaggioso portare capitali e attività produttive nella nostra regione. Ma allo stesso tempo occorre sostenere gli sforzi di chi opera già sul nostro territorio, degli imprenditori lucani che hanno accettato la sfida dell’innovazione e cercano di intercettare nuovi mercati. L’istituzione della Zes è solo il primo passo di un progetto più ampio che punta a far diventare l'intera regione il centro del sistema economico del Mezzogiorno. Un sistema che allo sviluppo delle attività industriali deve saper affiancare la valorizzazione dell’agricoltura di qualità, il turismo, la promozione del patrimonio culturale e ambientale ed il miglioramento delle condizioni di contesto, con una pubblica amministrazione che deve essere più efficiente. In questo quadro ci sono anche il welfare e la sanità pubblica, che oltre a rispondere al primario bisogno di salute dei cittadini rappresentano (attraverso le Asl) una delle più grandi aziende della regione, che deve crescere e valorizzare fino in fondo il proprio patrimonio di professionalità.”


Oltre alla FCA di San Nicola di Melfi, esiste un progetto di rilancio industriale in Basilicata, secondo quali direttrici?

“La Fca resta, e speriamo resterà ancora per molti anni, con l’attuazione del contratto di sviluppo per le auto ibride e l’avvio del Campus, il fulcro di un progetto industriale che punta sull’innovazione. Ma naturalmente sono diverse le direttrici che intendiamo seguire per delineare una strategia che porti lavoro e sviluppo alla Basilicata: dall’implementazione del turismo, mettendo a frutto in tutta la regione l’esperienza di Matera 2019, all’uso dei fondi europei per favorire la piccola e media industria, alla costruzione di infrastrutture necessarie sia al turismo che all’industria e all’implementazione dell’agroalimentare, che rappresenta esso stesso parte importante del PIL regionale.”

La sanità lucana fa registrare punte di eccellenza, ma anche zone d’ombra come è il caso della psichiatria, ad esempio, che in questi giorni avverte il peso di un notevole incremento della domanda a fronte di strutture e organici praticamente fermi, salvo alcune eccezioni.

“Per rispondere in maniera adeguata al bisogno di salute dei cittadini va innanzitutto ripensata la rete ospedaliera della regione, eliminando gli sprechi e valorizzando le strutture diffuse del territorio. Si tratta cioè di potenziare alcuni ospedali senza trascurare l’importanza di ampliare la medicina del territorio e l’assistenza domiciliare, oltre che di gestire in maniera più efficiente le liste di attesa agendo su vari fattori: ampliare l’offerta, razionalizzare le risorse, governare le richieste con i medici secondo le reali priorità, attivare precisi protocolli diagnostici.”

Il quadro politico della maggioranza, che regge la Regione, viene definito solido e all’altezza della situazione. Quali sono i rapporti al suo interno e quale la prospettiva.



“Il governo del cambiamento, per rispondere alle attese dei cittadini, ha bisogno di consolidare la propria base politica. La coalizione di centrodestra si basa sui principi di leale collaborazione fra le forze che la compongono e di pari dignità delle idee che esse esprimono. La priorità è fare sintesi da tradurre in azioni di governo. Questo è l’impegno che abbiamo preso con i cittadini lucani e che siamo impegnati a portare avanti senza risparmiare energie.”

mercoledì 16 ottobre 2019

PRIORE, COMMISSARIO DELL'APPENNINO LUCANO



Giuseppe Priore è il nuovo Commissario straordinario del Parco nazionale dell’Appennino lucano, Val d’Agri Lagonegrese. Lo ha nominato il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. 
Nomina attesa da tempo in linea con le esigenze di un vasto territorio, tra i più fragili della Basilicata interna, che si spinge fin quasi a lambire il mare di Maratea con grandi peculiarità, sul piano paesaggistico, e con enormi risorse: storia, archeologia, tradizioni, passato e presente insieme. 
Territorio fragile, quello del giovane Parco nazionale tutto lucano, dove le estrazioni di greggio finiscono per essere una minaccia per ambiente e salute dei cittadini e per gli equilibri di monti e fiumi se non si riuscirà a mettere in piedi un moderno sistema di controllo capace di monitorare istante per istante le estrazioni e di fornire garanzie reali, non semplicemente teoriche. 
Il più grande giacimento di greggio in terra ferma, a livello europeo, non fa dormire sonni tranquilli agli abitanti non solo della Valle dell’Agri dove le enormi fiammate dal centro olio di Viggiano rievocano vecchi e nuovi incidenti, a cominciare da quello di Trecate, nel Ticino, e lanciano ombre minacciose.
Sul Parco incombe una enorme responsabilità: essere la sentinella dell’area e costituire una sorta di vigilanza attiva, forse insostituibile, per la gente che vi abita e non solo.
Di questo si parlerà  probabilmente in un convegno sabato 19 ottobre a Viggiano, capitale del Parco e del petrolio, con una introduzione del sindaco Amedeo Cicala.
Priore Commissario è una garanzia: uomo di protezione civile che non mancherà, a quanto si apprende, di valorizzare l’intero perimetro dell’area e le emergenze al suo interno. Di lanciare non uno ma numerosi segnali perché Regione Basilicata e Governo centrale decidano di Considerare l’Appennino un parco nazionale a tutti gli effetti.
Certo, far conoscere il parco mediante una rete nazionale per lanciare messaggi non solo ai lucani è una scelta da prendere in considerazione, forse come non si è fatto in passato per quell’esasperato individualismo e le contrapposizioni inevitabili, destinate ad annullare tutto. O quasi tutto. Si tratta di un obiettivo prioritario se si considera che la conoscenza delle peculiarità della zona è il primo, formidabile elemento di tutela e di salvaguardia. Ma anche di valorizzazione di una realtà importante di quella Basilicata fortemente interessata a non soccombere. Ma a far valere la sua identità fino in fondo.