martedì 30 aprile 2013

DON MARCELLO: PAGHI CHI HA TRADITO




Don Marcello Cozzi, vicepresidente nazionale di Libera contro le mafie, non smette di monitorare la vicenda giudiziaria legata ai provvedimenti della magistratura su alcuni assessori e consiglieri regionali della Basilicata, dopo la bufera dei giorni sorsi e gli arresti eclatanti. 
Sbarrare il passo all'onda lunga del malaffare, specie se ha connessioni e connivenze con il mondo della politica, rappresenta un dovere per tutti. Magistrati, ma non solo. Spetta alla societá civile, dice don Cozzi,  fare piazza pulita di amministri disonesti e profittatori. 
"È tempo che paghi chi ha tradito, ma è anche tempo che ognuno di noi faccia la propria parte e avverta su di sé la pressante responsabilità di un cambiamento." 
Il rischio è rappresentato da una opposizione qualunquista alla politica. Una opposizione sterile e improduttiva. Anzi dannosa. 
Durissima la posizione di Libera che ricostruisce tra l'altro le vicende del passato con riferimento all'epoca in cui l'organizzazione di don Luigi Ciotti era considerata come uno strumento atto a denigrare, a mettere in cattiva luce la Basilicata, isola felice. Dove nessun crimine a memoria d'uomo si era mai verificato. Dove non c'erano amministratori disonesti capaci di falsificare le carte per scopi personali. 
"Abbiamo ancora negli occhi l'indignato stracciarsi le vesti dell'intero Palazzo, all'interno del quale spariva ogni confine tra maggioranza e opposizione quando si trattava di mandare alla gogna certa magistratura che iniziava a mettere il naso anche in quelle stanze e non solo nelle case dei delinquenti e dei ladri di galline."
E ancora: "Verrebbe da chiedere: chi ha davvero deturpato il volto della nostra regione? Chi ha davvero sconvolto il vero senso della politica? Chi ha snaturato il rapporto con la gente? Chi ha mistificato la realtà?"
Domande inquietanti che mirano a diradare le nebbie di una situazione fin troppo pesante, gravata dall'ipoteca del potere. E non solo.
Il rischio è rappresentato da uno smarrimento generale, in cui ogni cosa trova giustificazione. Ogni evento, per quanto grave, perde il suo peso.
Al centro di tutto il Palazzo. Con le sue caratteristiche, i suoi uomini. Con la sua dimensione morale e il suo rapporto con la gente. Quel Palazzo che ancora, nonostante tutto, attrae l'attenzione di migliaia di diseredati, di disoccupati, di giovani in cerca di un futuro e mantiene, per questo, paradossalmente integra la sua capacità di rispondere ai problemi e alle richieste di tanti. 
Smantellare il Palazzo? Certamente no. Non è questo lo scopo di un'azione di pulizia che non può limitarsi a fare luce sulla miriade di responsabilità, tuttavia legate ai comportamenti di questo o quel politico. Alla mancanza di una integritá morale e di una condotta trasparente. 
Certo, la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio della Basilicata dovrá partire proprio da qui: altrimenti si finisce per essere conquistati da logiche perverse. Che indicano una strada davvero senza ritorno. Con tutte le possibili conseguenze. 

domenica 28 aprile 2013

FINALMENTE IL GOVERNO




La lunga maratona per la formazione del nuovo governo è finita. Era iniziata all'indomani del 24 febbraio, un tempo interminabile con il Paese in ginocchio e milioni di disoccupati in attesa di risposte. Ultimo gesto in ordine di tempo: la disperazione di chi spara sui carabinieri. 
Accanto a Letta il volto sereno di Roberto Speranza, giovane segretario del Pd lucano e capogruppo alla Camera: ottima carriera, appena agli inizi, con prevedibili sviluppi positivi per il neo eletto onorevole. Speriamo che almeno una briciola di Basilicata sia nei suoi pensieri e nelle azioni concrete. Ma non per un fatto esclusivamente di campanile, quanto per una esigenza concreta, starei per dire per fare giustizia a questa terra utilizzata e sfruttata. Messa finanche in ginocchio da logiche legate ad un uso distorto  delle risorse che finora hanno creato sconvolgimenti ambientali mettendo in forse il suo futuro. 
La Basilicata ha bisogno di una classe dirigente assolutamente interessata al suo domani, con l'occhio attento alle vicende dell'oggi. Solo così potrà uscire da una crisi, finora senza sbocchi nè alternative. Era questo il pensiero di Nicola Pace, il compianto procuratore della Repubblica, prima di Matera poi di Trieste e di Brescia, che non riusciva a comprendere come mai la sua terra non avesse negli stessi lucani dei difensori convinti e dei guardiani accaniti delle risorse e del suo valore intrinseco. 
Ora il governo c'è. Buono o brutto che sia, lo dimostreranno i fatti, come del resto è accaduto per Monti e per la sua squadra. 
Certo, vinti e vincitori esistono già. L'unico vincitore è indubbiamente Berlusconi  che ha saputo orientare  le stesse scelte di Napolitano, contribuendo a farlo rimanere inchiodato alla sua poltrona. A non spostarsi di un millimetro. Questo sì, è potere. Il resto sono parole al vento. 
In uno scenario del genere a perdere sono in tanti a cominciare da Renzi, fino a Bersani, a Vendola, a D'Alema, ad Amato con in testa il povero Grillo parlante. Questa volta silenzioso, suo magrado. La schiera è lunga, lunghissima. 
Se la Bonino ha conquistato la poltrona degli Esteri non si illuda di potere agire liberamente e nel rispetto pieno dei suoi principi. Il cammino è ad ostacoli, molti e forse finanche insormontabili. La Farnesina doveva andare a chi, con il proprio peso politico e ideale, rappresenta nel Paese un elemento di richiamo e di forza. Doveva andare, per intenderci, a chi non può essere escluso almeno nell'attuale, delicatissimo frangente. 
Ottimo lavoro condotto da Napolitano, che si è avvalso di una équipe di consiglieri dinamici e quanto mai attivi. Anzi iperattivi. Interessati a sbloccare la situazione e a rimettere in moto la macchina per evitare gravi intralci alla circolazione. 
Delusi gli altri? Pazienza. Del resto la luciditá politica dei protagonisti (molti dei quali dietro le quinte) ha portato facilmente a escludere nomi fin troppo abusati, specie in passato. Immaginate il casino che avrebbe creato un D'Alema agli Esteri e un prof. Sottile all'economia, ad esempio? Nè più, nè meno che un fiammifero collocato sotto un latta di benzina. 
Considerazioni a parte, l'unico dato certo rimane il decollo avvenuto. C'è soltanto da augurarsi che in quota non ci siano turbolenze o avverse condizioni meteo per venti di burrasca che costringerebbero il pilota a un atterraggio di fortuna problematico e imprevedibile, almeno per le   conseguenze.

sabato 27 aprile 2013

IL LIBERO ARBITRIO DELLA CASTA








Nell'inchiesta sulle presunte spese pazze di consiglieri e assessori della Basilicata occorre distinguere tra le spese, diciamo pure normali, per l'esercizio dell'attività e il malaffare come tale. La truffa e le ruberie vere e proprie. Questo sembra più che ovvio, alla luce di un minimo di logica che cerca di affermare il diritto degli amministratori di essere al passo con i tempi e l'esigenza primaria di poter competere in una realtá, nazionale e internazionale, di un certo livello. Giornali, aggiornamento professionale e altro rientra in questo ambito. Risparmiare 600 euro togliendo i giornali a Santochirico, presidente del Consiglio regionale lucano, non è da considerarsi per questo una scelta adeguata e meno che mai intelligente. Tutt'altro.
Il problema di fondo consiste piuttosto in quel libero arbitrio che continua a fornire inevitabilmente alla politica tutti gli strumenti per decidere, scegliere, determinare senza dar conto a nessuno del proprio operato in nome di una democrazia rappresentativa tutt'altro che trasparente in molti casi. Ecco il punto centrale di tutta la questione che, perciò stesso, appare difficile da mettere a fuoco, non solo in rapporto alla vicenda delle ricevute e dei rimborsi, quanto in relazione a scelte arbitrarie e inconfutabili nell'ambito dell'attivitá svolta.
Certo, le feste di compleanno e le bottiglie di champagne offerte con i soldi pubblici sono davvero uno scandalo tanto più grave quanto banale e impensabile, pertanto indifendibile e assurdo. Rivelano, se accertate, una mentalitá diffusa della casta, che a questo punto non può essere definita in modo diverso. Il termine classe politica finisce per essere addirittura inadeguato, fatti salvi i comportamenti di chi non usa certi metodi e agisce correttamente.
Sicchè il libero arbitrio, in effetti, appare come l'unico elemento in grado di determinare davvero il divario esistente tra la grande disponibilità di risorse della Basilicata e il suo andare avanti in modo stentato, con privilegi enormi per alcuni e difficoltà serissime per la maggior parte, giovani in prima linea, costretti a considerare la possibilitá di emigrare come un bene. Un dato positivo. Una scelta appropriata in alternativa alla disoccupazione e allo spettro della fame.
De Filippo dovrebbe riflettere su questo divario che ogni giorno di più acquista consistenza, al di là di opinioni politiche e di pareri personali sui criteri della gestione della cosa pubblica. Chi mai ha chiesto di sapere quanto frutta alle compagnie petrolifere l'estrazione del greggio dal sottosuolo della Basilicata, in modo da stabilire un nesso tra la risorsa offerta e la condizione degli abitanti? Chi mai ha fatto un bilancio della disponibilitá del bene ambiente e della sua possibile ricaduta sull'economia locale, qualora scelte opportune e adeguate fossero messe in campo?
Un esempio per tutti. L'associazione dei direttori d'Albergo cerca in questi giorni di promuovere iniziative per dare ossigeno a un comparto vitale qual è il turismo in questa regione. Si tratta di una iniziativa isolata, tuttavia, che potrá dare ben pochi frutti concreti, almeno nel breve e medio periodo. Una voce nel deserto perché tanto le scelte da fare non competono certo ai direttori d'albergo, ma a chi sta ben più in alto e finisce per anteporre interessi di gruppi di potere alle esigenze legittime di una terra sottoposta ogni giorno alla spoliazione. Al degrado, responsabile di quelle risposte inadeguate e insufficienti, incapaci di determinare la necessaria svolta, ormai non più rinviabile. 
In questo panorama, l'agire dei furbi riveste un significato ancor più grave e lacerante. Senz'altro inammissibile, a dir poco. 





mercoledì 24 aprile 2013

LA BASILICATA IN PRIMA PAGINA




Si, la Basilicata in prima pagina, anche sulla stampa nazionale,  per un evento certo non insignificante: l'inchiesta sui 170 mila euro che sarebbero finiti nelle tasche di questo o quell'assessore, a titolo di rimborso spese o di buoni carburante. Una vicenda meschina che, se dovesse trovare riscontro nelle carte processuali, finirebbe per dipingere gli amministratori locali o, meglio, alcuni degli amministratori, come un manipolo di profittatori di professione. In buona o in cattiva fede, tutto da vedere ancora. Per fortuna esiste il principio della presunzione di innocenza fino al momento in cui le accuse non saranno passate in giudicato.
La brutta pagina di questa inchiesta racconta, tra l'altro, di persone che sono comparse davanti agli inquirenti e che hanno dovuto giustificare la loro presenza, con relative spese a carico della Regione, in una serie di eventi istituzionali con cui non avevano alcun rapporto. Insomma, come si trovavano i soliti estranei in determinate circostanze (viaggi o missioni) in cui questo o quel titolare di un assessorato, questo o quel consigliere, erano intervenuti per ragioni legate esclusivamente al proprio mandato?
Ma questa, sia chiaro, è solo una faccia della medaglia. L'altro aspetto riguarda le dimissioni di Vito De Filippo al termine di un lungo, interminabile periodo che ha portato al rimpasto nel governo della Basilicata. Anzi ad un uovo governo.
De Filippo, travolto dalla bufera, tiene a sottolineare la sua totale estraneità al tema dei rimborsi e delle fatture. Inevitabile, a questo punto, un giudizio sul suo governo e sulla sua personale capacità di affrontare i nodi complessi della crescita sotto zero di questa terra, ricca di risorse ma povera di lavoro e di sviluppo. Primo produttore di greggio in terra ferma, in Europa, serbatoio di acqua per il Sud con caratteristiche ambientali che da sole potrebbero affermare il primato della Basilicata non solo in un contesto locale. Ma nazionale e addirittura internazionale.
La Basilicata del terzo millennio si trova a fare i conti con uno spopolamento progressivo che l'ha ridotta a un quartiere di Roma o di Napoli. Con grande soddisfazione per chi muove le leve del potere e sarà in grado di fruire indisturbato delle mille opportunità offerte dall'Europa e non solo. Alla faccia di chi è costretto ad emigrare! La Caritas nazionale sostiene addirittura che la Basilicata è tra le regioni del Sud in cui il flagello della povertà si aggira intorno al cinquanta per cento. Un dato drammatico che non determina alcuna scelta importante e risolutiva, in un clima di indifferenza generale.
In ogni caso il nuovo governo regionale è stato varato. Non si tratta di un rimpasto. Al suo posto rimane Marcello Pittella chiamato a gestire le attività produttive e il turismo. Ottima figura di amministratore e di politico dalle mani pulite. Per operazioni di potere, sarà utile ricordarlo, Pittella era stato escluso all'inizio della legislatura da qualunque incarico di governo. Una scelta che sarebbe bene giustificare da parte del governatore della Basilicata.
Ora si guarda a settembre, epoca in cui l'attuale classe dirigente chiederà un consenso agli elettori per continuare ad amministrare e a decidere il destino della Basilicata. C'è da sperare sin da ora che una svolta possa esserci sul serio. Altrimenti il degrado sarebbe inevitabile.         

sabato 20 aprile 2013

NAPOLITANO BIS, POLITICA ALLO SFASCIO





"Ci sentiamo tutti persi" diceva una signora iscritta al Pd mentre imperversava la bufera per le ripetute bocciature di Marini prima e di Prodi poi e la gente protestava, forse con molta ingenuitá, immaginando di cambiare il corso degli eventi. La signora aveva le lacrime agli occhi. Il clima era quello di un funerale. 
Tutto questo è accaduto venerdì sera. Ma la signora non sapeva che dietro l'angolo c'era l'ipotesi Napolitano, avanzata non certo ieri, ma tanto tempo fa da chi aveva annusato l'aria e si era convinto che Napolitano era ed è  indispensabile. Più che indispensabile, inevitabile come il sorgere del sole. Perchè? Evidentemente perché era ben noto nelle stanze della politica il marasma che ha portato a una situazione senza uscite provocata esclusivamente da uno scontro di potere che invade le istituzioni e domina la vita del Paese.  Una situazione peraltro senza precedenti nell'Italia repubblicana. Ma non solo. Dopo il 24 febbraio ci si è resi conto che occorre traghettare il Paese verso nuove elezioni e a farlo potrebbe essere proprio Napolitano dopo aver dimostrato la sua proverbiale capacitá di mediazione e il suo solito essere al di sopra delle parti. Cosa che certo serve in qualche misura a "tranquillizzare" gli animi accesi ed esacerbati di chi assiste impotente a una sorta di conflitto nucleare, assurdo ma anche indecifrabile nelle sue reali  motivazioni. 
Giorgio Napolitano diventa a questo punto l'artefice dei destini nazionali con il beneplacito del centrodestra e con Berlusconi interessato a entrare a pieno titolo in qualunque forma di governo, legittimata peraltro dalla crisi in atto e dalla disfatta dell'apparato produttivo. Un governo necessario a tutti i costi, in effetti, di cui la riconferma di Giorgio Napolitano dovrá essere qualcosa di più di una semplice garanzia. Una certezza per accompagnare l'Italia fuori dal tunnel delle quotidiane e insormontabili difficoltà. 
Il problema vero non è solo questo. Dopo le dimissioni di Bersani, ovviamente, si è dimessa l'intera segreteria del PD con una valanga di conseguenze al centro come in periferia, tenuto conto in primo luogo del numero cospicuo dei franchi tiratori che hanno dimostrato di riuscire a orientare negativamente, ed a loro piacimento,  la situazione dei rapporti politici, specie nella maggioranza,  e soprattutto nel Partito Democratico le cui anime si incontrano e si scontrano davvero senza una ratio o una logica politica accettabile. Fuori da qualunque intesa o controllo nè di vertice, nè di base. 
Si andrà ad un congresso. Fin troppo ovvio, a questo punto. Dal quale potrà venir fuori una soluzione idonea e praticabile? Impossibile prevederlo se prima non si comprendono da dove partono e dove arrivano imboscate come quella dei 101, per fare un esempio. Scenario assolutamente inquietante che giustifica tuttavia una domanda: cosa potrá accadere se per caso il grande manovratore (colui che tutto move, di dantesca memoria!) dovesse rimanere insoddisfatto e avesse voglia, anche all'indomani del congresso e delle possibili elezioni, di proseguire nel suo disegno sfascista? Impossibile prevedere qualunque sviluppo se non l'accentuarsi di una crisi, giá abbondantemente dal volto disumano e dall'aspetto impenetrabile. Almeno ai comuni mortali. 
La presidenza  Napolitano due si accinge dunque a salpare: dovrá fare i conti con la forza del mare, soprattutto al largo dove le tempeste sono incontrollabili e il timoniere non sempre dichiara le sue reali volontá. 
   

mercoledì 17 aprile 2013

L'ACCANIMENTO DI CHI CHIEDE GIUSTIZIA




La mamma coraggio non si smentisce: ha detto che andrà ovunque per seguire una per una tutte le udienze che possano interessare la vicenda di Elisa. Seguirà Restivo con l'accanimento di chi chiede giustizia. Giustizia e veritá come si leggeva sul grande striscione che i giovani delle scuole di Potenza esposero davanti alla chiesa della Trinitá, dopo il ritrovamento dei poveri resti di Elisa Claps.
Filomena Iemma chiama in causa i primi accertamenti condotti a partire dalla sera del 12 settembre e li definisce lacunosi e non appropriati. All'origine della confusione che ha regnato sovrana per diciassette, interminabili anni. 
La lettera di Danilo Restivo, letta in aula con le condoglianze alla famiglia, appare tra l'altro come un escamotage, infantile e insensato, per dire: io mi proclamo innocente, nella speranza che qualcuno sia disposto a credermi...  
Mi chiedo: difronte a una tragedia senza limiti, si può giocare con una famiglia provata, così duramente provata da un dolore immane? Senza avere neppure una briciola di pudore. 

martedì 16 aprile 2013

LA BASILICATA NON PUÒ ATTENDERE: INTERVISTA A NINO FALOTICO RICONFERMATO SEGRETARIO DELLA CISL


La Basilicata è senz'altro un caso nazionale: una terra ricca di risorse (primo produttore di greggio in terra ferma in Europa, oltre all'acqua e all'ambiente) ma povera di lavoro e di sviluppo. Una contraddizione che rappresenta più di un rischio.

“È così e rappresenta quello che la Cisl ha sempre definito il grande paradosso lucano. A parziale giustificazione possiamo dire che la classe dirigente lucana si è trovata impreparata a gestire una partita di così vasta portata e con tante implicazioni di natura geo-economiche e geo-politiche. La riduzione nel medio periodo delle scorte petrolifere ha reso la Basilicata un territorio di grande interesse strategico per l'autosufficienza energetica della nazione. Questa impreparazione ha però prodotto un'eccessiva accondiscendenza verso le società petrolifere e una non oculata gestione delle risorse economiche rivenienti dalle estrazioni. Noi chiediamo che su questo punto si cambi registro”.

Il governo locale e la classe dirigente: il sindacato in passato è entrato nel merito di una questione del genere. Assolutamente vitale. Oggi quali sono le possibilità di incidere sul serio per il movimento dei lavoratori. Per determinare delle svolte.

“Con Eni abbiamo fatto dei sostanziali passi in avanti con la firma del cosiddetto contratto di settore, un documento che corregge gli errori del passato e stabilisce una nuova governance della politica energetica regionale. Come organizzazioni sindacali abbiamo rivendicato e ottenuto maggiori ricadute sul territorio in termini di filiera industriale e di occupazione, ma anche di monitoraggio e tutela ambientale. Ora dobbiamo fare un passo avanti con l'estensione di questo modello partecipativo all'investimento Total. C'è giù una bozza di protocollo e un'interlocuzione avanzata con Regione Basilicata e società petrolifera. Dentro questa discussione abbiamo posto il tema della clausola di garanzia occupazionale, vale a dire la richiesta che almeno l'80 per cento dei posti di lavoro creati sia appannaggio dei lucani. Non è una rivendicazione di campanile, né vuole essere una discriminazione nei confronti dei lavoratori che arrivano da fuori regione, ma non è tollerabile che sul nostro territorio restino solo le briciole”.

La recente indagine della Caritas nazionale parla di una Basilicata con un livello dipovertà crescente, superiore alla media del Meridione. Superiore anche ai datiforniti dall'Istat. Una deriva inarrestabile, alla pari dell'esodo e della migrazione dimigliaia di giovani lucani e di famiglie verso il Nord.

“Lo studio della Caritas fa una fotografia molto approfondita del fenomeno, anche sulla base della sua diffusa rete di ascolto sul territorio, capace di cogliere aspetti che le ricerche campionarie dell'Istat non sono in grado di rilevare. La povertà è il riflesso della crisi occupazionale che ha investito la nostra economica dal 2004 ad oggi e che la recessione economica degli ultimi anni ha aggravato in modo drammatico. Si tratta di un fenomeno che ha fatto un vero e proprio salto di qualità e che potremmo definire con uno slogan: vecchie povertà, nuovi poveri. La crisi economica ha allargato pericolosamente il perimetro della povertà. I nuovi poveri sono quelli che non erano mai stati poveri prima; quelli che hanno perso il lavoro e hanno un mutuo sulle spalle da pagare; sono i giovani precari che hanno scelto di emanciparsi dalla famiglia e che oggi vedono punita questa coraggiosa scelta di vita; sono le donne sole con figli; sono gli anziani soli che campano con la pensione minima. La crisi ha aggiornato la mappa della povertà e nuovi soggetti sociali, prima esenti, sono entrati a farne parte. Ecco perché a nostro avviso deve cambiare anche il modo di affrontare e contrastare la povertà, ad esempio introducendo il cosiddetto reddito di inserimento o reinserimento lavorativo. Solo con il lavoro si può garantire la piena emancipazione economica e sociale delle famiglie lucane; e solo con il lavoro si può arrestare la fuga verso il Nord,ma soprattutto all’estero,dei giovani e di coloro che hanno perso il lavoro e si vedono costretti ad emigrare per realizzare i propri progetti di vita. E dato che il lavoro non esiste in natura, ma è un derivato delle attività produttive, la Cisl rivendica politiche fiscali e industriali in grado di rendere appetibile il territorio lucano alla localizzazione di nuovi investimenti produttivi, a partire dalle cosiddette convenienze localizzative che si potrebbero realizzare abbattendo i costi dei servizi legati alle nostre risorse naturali, come acqua, petrolio e gas. Le nostre ricchezze devono diventare un fattore propulsivo della crescita economica e sociale della nostra regione”.

sabato 13 aprile 2013

IL CATOBLEPISMO DEL MINISTRO BARCA: PURA FOLLIA




Giunti al punto in cui ci troviamo, con la miseria che cresce ogni giorno e l'incertezza totale del domani, leggere espressioni come quella usata dal Ministro Barca, il catoblepismo, per introdurre il suo manifesto fa non solo accapponare la pelle ma pone una sola domanda: perché in Italia la legge 180 ha definitivamente chiuso i manicomi? 
Il documento parte  da una premessa: che i partiti si debbano dissociare dallo Stato, perché è questa associazione a rappresentare il male incurabile, il bubbone da estirpare chirurgicamente. Il cancro della societá. Giá perchè la scissione tra Stato e realtá sociali, politiche e culturali, quali sono appunto i partiti politici nella logica della Costituzione repubblicana, deve avvenire ed essere netta quasi fossimo davanti a degli alieni, intenzionati a impossessarsi del Paese, a farne il peggiore uso possibile.
Letta questa premessa mi rifiuto di continuare a leggere il manifesto che mi pare il frutto di una elucubrazione radicalchic e di smanie di novitá. Oltre che una farneticazione pura e semplice. Questi sono i  tecnici del governo Monti che avrebbero dovuto salvare l'Italia dai rischi di una deriva dalle conseguenze disastrose? Strappata la maschera, riusciamo a vedere finalmente chi sono questi personaggi altolocati. Uomini di una razza superiore! 
Barca è figlio naturale di un fenomeno, in Italia ormai consolidato da tempo. Le mille crisi del Belpaese possono trovare risposte valide e innovative solo in certe stravaganti interpretazioni che fanno di chi le propone un diverso, un intellettuale di classe: dunque un personaggio che automaticamente si candida ad essere eccelso nelle sue espressioni. E, di conseguenza, eccelso nelle sue capacitá di determinare risultati concreti e scelte all'altezza della posta in gioco. Una posta in gioco "struggente" per un personaggio struggente che salverá l'Italia con il suo catoblepismo...
Arrivati a questo punto, non c'è bisogno che il conducente dell'autobus apra le porte e dica ai viaggiatori: signori si scende. Tanto abbiamo compreso tutti di essere ormai al capolinea. E che bisogna davvero scendere in tutta fretta prima che l'autobus prenda fuoco ed i passeggeri finiscano per rimanere intrappolati tra le fiamme.  
Il manifesto ha come obiettivo la salvezza del Pd che andrebbe affidato a una persona del genere. Via Bersani, via Renzi, via Speranza, via Pittella, Barca sì, elucubratore di professione e intellettuale fantastico.  
Signori, davvero la crisi ha raggiunto questi limiti? C'è da avere non solo paura, ma un attacco interminabile di panico.

venerdì 12 aprile 2013

UN TOSCANACCIO DA NON ROTTAMARE




"...non facciamo i giochini. Gli italiani sono molto più intelligenti di noi!"
Matteo Renzi, il perfetto ciclone, approda a Porta a Porta con un Bruno Vespa disposto a scherzare che finalmente ha smesso i panni solenni del conduttore della più importante e seguita trasmissione della Tv di Stato. E sembra finanche adeguarsi allo spirito renziano, spregiudicato e arguto. Ma anche profondamente realista. 
Non discuto delle proposte e delle scelte politiche di Renzi. Quanto del suo riuscire a stare in prima linea e del suo modo di intendere l'azione di governo, per un governo che non c'è ma che deve esserci a tutti i costi. L'assenza di un esecutivo all'altezza del momento, in un momento terribile di  crisi come questo, crea disastri incalcolabili alle famiglie e alla vita reale del Paese, che non è quella delle prime pagine dei giornali, meno che mai della Tv, dei grandi movimenti di denaro e dei finanziamenti in termini di miliardi destinati a operazioni più o meno clamorose. Ma è piuttosto fatta di emarginazione, di rischi di tracollo, di incapacità di considerare il futuro. Di disperazione e di gente che si suicida. Certo non si suiciderá Marchionne, ma altri piccoli imprenditori si, purtroppo. E la cosa angoscia e fa riflettere come una mina vagante o un trauma collettivo.
Renzi discute di questo e non fa male. Fuori dubbio. In un Partito come il PD le due anime dovrebbero fondersi in una sorta di armonia politica ora totalmente assente. In un dialogo permanente nell'esclusivo interesse del Paese. Pura illusione? Non è improbabile. 
Matteo Renzi è portatore di un'ondata di forte dinamismo. Sembra una enorme ruspa che scava nel terreno per trovare il tesoro. Quel tesoro che forse qualcuno ha provveduto a nascondere, se non a rubare o a portare via per sempre. Ma lui non si tira indietro. Non si rassegna, nonostante sia stato escluso dai grandi elettori del Presidente della Repubblica.  Brutto segno questo! La democrazia protesta. 
Al netto dell'orgoglio di chi vive e governa una realtá di assoluto rilievo culturale e storico, il sindaco di Firenze fa piazza pulita di vecchie incrostazioni e di assurde mentalitá protezionistiche sostenendo il nuovo al quale bisogna fare largo. Inevitabilmente. 
La visita di D'Alema al tradizionale avversario la dice davvero lunga. Scandisce incertezze e inquietudini di una politica  continuamente in fibrillazione perchè incapace di dare risposte alla vita del Paese.  Ed è proprio questo il dramma che il ciclone Renzi fa apparire in tutta evidenza. Ci sará qualcuno pronto a cogliere questo stato di "ebollizione"? Dubito davvero, stando così le cose. 

domenica 7 aprile 2013

ALBERI UOMINI

Desidero segnalare il mio racconto "Alberi - uomini" pubblicato oggi dal Quotidiano. Un racconto ambientato nel Bosco Ralle, nel cuore del Parco nazionale dell'Appennino lucano. Parla della natura che assume anima e corpo e qualche volta mostra una sorprendente umanità, forse a volte  finanche  maggiore di quella degli uomini. Paradossalmente.