lunedì 30 settembre 2019

UNA FICTION FALSA E TENDENZIOSA




                          
Imma Tataranni (foto da Internet)


Vorrebbe essere la versione al femminile del Commissario Montalbano. Imma Tataranni - Sostituto Procuratore si occupa dell’omicidio di un ragazzo, Nunzio, trovato cadavere a Nova Siri, in provincia di Matera, sul litorale jonico, poco distante dall’ex sito nucleare della Trisaia di Rotondella, dove sono custodite le 64 barre esauste di combustibile provenienti dalla centrale di Elk River, nel Minnesota. 
Il lavoro televisivo mira diritto a presentare i lucani come “una generazione abbandonata a sé stessa, desiderosa solo di andare via e che per riuscirci è pronta a tutto, anche a farsi coinvolgere nei loschi traffici delle ecomafie che vogliono interrare rifiuti tossici nei campi della Basilicata.”
Incredibile a assurdo, al tempo stesso. La rivolta di Scanzano del 2003, per battere il disegno del Governo di realizzare a Terzo Cavone il deposito unico nazionale delle scorie radioattive, vorrebbe significare la disponibilità di un intero popolo di allearsi con le ecomafie che trafficano rifiuti? Nulla di più falso.
Non solo. L’unico sprazzo di verità  è rappresentato dalla ragazzina che chiede alla sua insegnante: “Professoressa…il pericolo che vengono a piazzarci le scorie c’è ancora o è finito?” Interrogativo davvero inquietante poiché nulla assicura oggi che la costa del mare Jonio sia al riparo da un rischio del genere, a giudicare dal silenzio che avvolge questa ipotesi.
Poi, tra dissolvenze e immagini di un territorio davvero unico per la sua bellezza, svanisce la realtà di questa terra del Sud utilizzata come serbatoio di acqua e di petrolio, il più grande giacimento di greggio in terra ferma in Europa.
Sicchè tra Montalbano e Imma Tataranni c’è un enorme divario, anzi una voragine vera e propria. La lotta alla mafia non è paragonabile alle divagazioni protette dal marchio della fiction, arbitraria proprio perché sganciata dall’obbligo di interpretare correttamente la realtà. Anzi, quasi autorizzata a cambiarla fino al punto di stravolgerla, di leggerla liberamente a danno di una terra che con Matera 2019 mira ad affermarsi negli scenari internazionali.
Un’operazione di piccolo cabotaggio, se non proprio una manovra inqualificabile. Un tentativo maldestro di presentare al Paese un Sud inesistente, improduttivo e corrotto.  

mercoledì 18 settembre 2019

IL ROTTAMATORE DI SEMPRE


                           

Matteo Renzi - agosto 2012 (foto R. De Rosa - Riproduzione riservata)


Il tempo in cui Matteo Renzi andava su e giù per l’Italia, promettendo di rottamare un’intera classe politica e di costruire un nuovo edificio sulle macerie di quello vecchio e decrepito, non è lontanissimo. Riecheggiano ancora nel Paese le sue promesse, risuona il suo stile, lo stile proprio di chi mira a rifare punto e a capo con la logica di un soggetto politico acuto, pronto a muovere una critica severa alle radici di un sistema che non riesce a liberarsi di una zavorra tanto pesante quanto insopportabile. Che impedisce, oltretutto, di affrontare i nodi veri: il lavoro e l’economia da rimettere in sesto, anzitutto.
L’annuncio di Italia viva, la nuova formazione politica di Renzi, ha sollevato nel volgere di poche ore un mare di valutazioni, di critiche (non tutte generose e favorevoli) di pareri contrapposti che danno il senso di una situazione particolarmente incerta, in un clima a sua volta di attesa per il futuro del governo e delle forze che lo compongono. Con una destra di Salvini quanto mai agguerrita.
In questo scenario si muove il rottamatore, il senatore di Scandicci pronto a sventolare la sua bandiera e a riaffermare una presenza, senz’altro scomoda, perché intenzionata a fare piazza pulita di un personale politico figlio della prima e della seconda repubblica. Incapace spesso di una svolta, conservatore per indole e mentalità. 
Italia viva,  è l’espressione del temperamento di Renzi che nelle piazze raccoglieva consensi intorno a quella volontà di cambiare la politica dal respiro corto, sostituendola con mille artifizi puramente renziani, quegli stessi artifizi che lo hanno reso inviso al PD, al punto da doverlo costringere ad accettare un ruolo imposto dai fatti e dalle circostanze. Ad un certo punto Renzi non ha scelto la sua condizione all’interno del suo ex partito. Ha dovuto adeguarsi al clima, subendo l’onda lunga del disappunto interno al PD a volte bilioso, a volte finanche irruento, forse di tanto in tanto incomprensibile.
Cosa accadrà ora al Governo, quali saranno le scelte dell’elettorato, quale la risposta di un mondo che non si limita al potere dei partiti e alle istituzioni. Ma che ha ben più vaste diramazioni e ben più ampio respiro fino a investire non solo l’economia ma quel quotidiano di cui forse non ci si rende conto. Un quotidiano con esigenze vaste e profonde, che non accetta promesse di cambiamento pure e semplici, e si riflette in pieno nella definizione di società civile con le sue attese, i mille bisogni e le sue pressanti esigenze per i quali non basta la volontà di rottamare. Ma forse occorrerebbe ben altro. Tanto altro.      

   

giovedì 12 settembre 2019

RACCONTARE AL MONDO LE ECCELLENZE DELLA BASILICATA



L’informazione è il vero motore capace di far conoscere le eccellenze, e  “diffondere di conseguenza il meglio della Basilicata in Italia e nel mondo” in un momento in cui le sfide si fanno incalzanti e la globalizzazione mette a confronto realtà spesso distanti tra loro. 
Sono i temi centrali del convegno, organizzato dall’agenzia ANSA oggi a Matera, coordinato dal responsabile della sede ANSA di Potenza, Mario Restaino, e introdotto dall’amministratore delegato, Stefano De Alessandri. 
Occasione di alto livello che aggiunge prestigio al 2019 per la Basilicata, Capitale europea della cultura con Matera, in cui si fanno strada molte ipotesi per affermare le reali potenzialità di questa terra del Mezzogiorno e rilanciare le opportunità legate alla conoscenza dei tanti punti di forza.
L’ANSA, con i suoi notiziari ed i numerosi lanci quotidiani, mette in rete una informazione  puntuale in ordine agli eventi che si susseguono di giorno in giorno. Un patrimonio in grado di far toccare con mano la qualità dello sviluppo e la peculiarità delle risorse disponibili. 
Un “impatto comunicativo” destinato ad avere un peso straordinario che incide notevolmente sul successo di Matera 2019, ben oltre le attese, come ha sottolineato l’Assessore alla cultura di Matera, Giampaolo D’Andrea.
La Basilicata, esempio concreto di un Sud che non si arrende, ha sostenuto Vito Bardi, Governatore lucano, facendo riferimento alla grande sfida che parte proprio da Matera destinata a non esaurirsi con la fine dell’anno in corso, ma a guardare al futuro nel medio lungo periodo.           

mercoledì 11 settembre 2019

MARCELLO PITTELLA: METTERE A FRUTTO IL PASSATO



                   

Marcello Pittella 



La partita in corso è importante, forse più di quanto si possa immaginare. Mentre il Governo affronta i nodi essenziali per la ripresa e il rilancio dell’economia del Paese la Basilicata, sul finire del 2019, si trova non solo a tirare le somme quanto a badare alla prospettiva immediata e a quella del medio lungo periodo. Una sfida a tutti gli effetti.
Ambiente, petrolio, sanità: i capisaldi di un’azione destinata ad avere un peso assai rilevante.
Siamo così giunti alla vigilia della scadenza dell’intesa Regione-Eni. Un passaggio quanto mai significativo, per giunta alla vigilia dell’avvio di Tempa Rossa, il secondo giacimento lucano che aumenterà sensibilmente l’attuale livello di estrazioni, imponendo d’altro canto un grado di monitoraggio e salvaguardia ambientale ancor più accentuato e intransigente, con il coinvolgimento di organismi in grado di seguire da vicino l’evolversi della situazione.
Quali dunque gli scenari che si delineano? Marcello Pittella, già Governatore della Basilicata, interviene affrontando questo ed altri nodi riferiti anche alla sanità lucana, nell’ottica di chi ritiene si debba mettere a frutto l’esperienza maturata in almeno due decenni che non può certamente essere ignorata.    
“Scade in autunno il contratto Regione - Eni-Shell per lo sfruttamento del giacimento Val d’Agri. C’è bisogno di fare una riflessione, intanto. Il rinnovo decennale non lo ritengo del tutto scontato, almeno nella procedura. E questo è un primo tema.
Ho suggerito al Governatore Bardi, e alla maggioranza, di ascoltare tutti i sindaci e tutti gli attori, interessati al tema delle estrazioni, di ascoltare il mondo delle imprese, i sindacati e le autonomie locali, oltre alla minoranza che ha diritto di intervenire in un dibattito  così complesso e delicato, con molti risvolti. 
E’ condivisa l’idea di un rinnovo? Bene, allora si passi al secondo step. Che cosa abbiamo maturato, in termini di esperienza, in questi venti anni di estrazioni?  Quali gli errori da correggere? Si al monitoraggio ambientale, si alla tutela della salute e dell’ambiente. C’è stato  chi ha lavorato per una indagine epidemiologica, tale da supportare qualunque possibile valutazione in materia di riflessi sulla salute degli abitanti. Vorrei ricordare, in proposito, che noi abbiamo fatto un grande lavoro in tal senso. Bene il rapporto con ISPRA, con l’Istituto superiore di Sanità. Bene il potenziamento di Arpa (l’Agenzia per la protezione dell’ambiente). Ma ora come si guarda avanti?”

Frattanto è sempre in prima linea la questione lavoro e occupazione nel petrolio, a livello di Basilicata. 

“Che cosa le compagnie petrolifere sono in grado di mettere in campo perché si rafforzi l’imprenditoria nel settore, anche nella filiera della chimica verde? Che cosa possiamo modificare nel contratto di sito che ha determinato un proficuo rapporto con la Regione Basilicata? In che modo è possibile garantire la sicurezza per il territorio e gli abitanti? Domande che richiedono inevitabilmente delle risposte all’altezza della situazione. Vedremo cosa accadrà intanto nelle prossime settimane.”

Altro capitolo di rilievo è quello che riguarda la sanità e le emergenze inevitabili, a cominciare dalla neonatologia, senza escludere la psichiatria, un settore in cui alla forte crescita della domanda non fa riscontro una capacità di fronteggiare le tante emergenze. Che fare?

“La psichiatria ha rappresentato sempre il tallone di Achille per la sanità nazionale, non solo locale. Noi abbiamo provato a porre mano a questo delicato settore, anche in periferia dove l’emergenza è case alloggio, assistenza, territorio e prevenzione. Non a caso la ratio della riorganizzazione ha dato autonomia e dignità al territorio, così come ha dato autonomia e dignità alle acuzie. 
Non vedo oggi la nuova strategia. Il reparto di psichiatria a Matera è stato chiuso. Ora se la soluzione è quella di chiudere o di accorpare non vedo francamente i risultati. Sono molto preoccupato. Ieri è stato il caso della terapia intensiva neonatale a Potenza, prima ancora la psichiatria a Matera, appunto. Poi c’è stata l’otorinolaringoiatria a Villa d’Agri, l’odontoiatria speciale a Lauria con l’endoscopia nell’area sud. Si sta depauperando, anzi sopprimendo in nome dello slogan: nel passato si è sbagliato tutto, bisogna correggere. Sta di fatto che la riorganizzazione ci ha consentito di non chiudere nessun reparto.”

Oggi la sanità lucana si avvale, tra l’altro, di mezzi che garantiscono interventi anche di notte, l’elisoccorso notturno. 

“Certo, questa è stata una nostra scelta. Ma guardiamo al conto economico del san Carlo, a Potenza. Una chirurgia in grande difficoltà, una ortopedia e traumatologia con seri problemi, il che incide sulla produttività con un danno serio, oggettivo. Vedremo il conto economico del primo semestre 2019 e poi del secondo semestre. Se vogliamo costruire una condizione migliore, miglioriamo anche la riorganizzazione tenendo presente il passato. Avremmo avuto bisogno di un secondo tempo che doveva essere rappresentato dall’attuale legislatura. 
Chi governa oggi aggiunga il pezzo mancante alla prima. Senza stravolgere la prima, con un danno assoluto che si sta verificando.”    






  


        

mercoledì 4 settembre 2019

IL CONTE BIS PREMIA LA BASILICATA



Due lucani nel governo Conte bis che si accinge a ottenere la fiducia delle Camere per entrare nel pieno della sua attività. 
Luciana Lamorgese, Prefetta di Milano, potentina di origini, e Roberto Speranza anch’egli di Potenza, già capogruppo del PD alla Camera, con una militanza politica nel mondo della sinistra alle spalle, noto per le sue posizioni nette e per un modo di esprimersi senza bisogno di urlare, ma affrontando i nodi principali delle tante questioni sul tappeto, con pacatezza ed equilibrio. Nel Governo con Speranza entrano molte istanze, proprie del mondo democratico, ispirate dalla necessità di un confronto a tutto campo sui temi di maggior rilievo, lavoro, sanità, sviluppo, giovani e Mezzogiorno. 
Certo, due tasselli importanti nella compagine governativa che riflettono, in ultima analisi, il prestigio conquistato da questa piccola, ma non insignificante, regione del Sud qual è appunto la Basilicata, terra ricca di risorse, di petrolio, di acqua ma anche di cervelli, spesso costretti ad andare via, in molti casi all’estero, per vedersi riconoscere un diritto di cittadinanza sul piano della ricerca e dei vari settori della cultura e della scienza.
Mi chiedo poi cosa cambierà con Luciana Lamorgese al posto di Salvini. Ministero chiave per le politiche sulla sicurezza e sui migranti, questi ultimi costretti a rimanere sulle navi per giorni e giorni con la chiusura dei porti. Considerati dei fuorilegge, se non dei clandestini da mandare in galera. Ma c’è soprattutto da augurarsi, con l’avvento di Luciana Lamorgese agli Interni, che si apra una fase di stringenti trattative con l’Europa e con i singoli stati perché l’Italia non sia lasciata sola in una situazione di precarietà estrema e di crescenti difficoltà. La sicurezza interna oggi non può prescindere dal grande tema delle migrazioni e dalla lotta alle mafie, ad una delinquenza organizzata che mostra di avere solide basi. 
Con Provenzano al Sud c’è poi da attendersi un cambiamento di rotta perché il Meridione entri a pieno titolo nelle dinamiche della produttività e dello sviluppo, ponendo al primo punto naturalmente il lavoro, l’ingegno, la capacità di produrre innovando.
Un banco di prova estremamente impegnativo per il Conte due, ma anche per il Paese, pronto a scommettere su una economia solida che non crolli come il ponte di Genova, con il pesante bilancio di vittime e di distruzione.