giovedì 21 aprile 2022

A PROPOSITO DELLO SPETTACOLO DI ULDERICO PESCE


                   




La vicenda complessa, e storicamente assai tortuosa, che riguarda i protagonisti del movimento per la “terra e la rinascita” degli anni Quaranta trova una sintesi nello spettacolo che non da oggi Ulderico Pesce presenta in Basilicata come al Nord. E’ una occasione per ricordare anche, in forma di testo teatrale,  la ricorrenza della nascita di Rocco Scotellaro il 19 aprile del 1923.

Il capitolo delle occupazioni delle terre, degli arresti e soprattutto del’epilogo rappresentato dai contadini caduti per mano delle forze dell’ordine, in quel tragico 1949, sono oggetto di una ricerca alla base del mio libro Morire di terra per i tipi dell’editore Lacaita. 

Quando il lavoro fu pubblicato Pesce insistette molto perché gli facessi omaggio di una copia che considerava necessaria ai fini di una ricostruzione degli eventi, sulla base di dati giornalistici raccolti con una serie di interviste confluite nel libro e con un lavoro di archivio durato a lungo. Oltre alle carte rivendicative del sindacato. Operazione non facile.

Lo scopo di Ulderico Pesce era quello di arricchire il suo spettacolo e portarlo su diverse piazze, appunto. Il suo impegno, ripetutamente assunto, era di citare la fonte del mio lavoro per evitare che questa risultasse anonima o anche ascrivibile soltanto all’autore degli spettacoli. 

A distanza di anni devo prendere atto, con molta amarezza, che questo impegno è stato totalmente disatteso. Il che certo non può farmi piacere, non per glorificarmi  della citazione sugli annunci del lavoro teatrale, quanto per una questione minima di correttezza che va tutelata e posta, se necessario, sullo stesso piano dell’impegno civile di chi intende portare nelle piazze il tema dell’assalto al latifondo e della Riforma agraria.    

mercoledì 20 aprile 2022

IL DITO DI PUTIN SOSPESO SUL GRILLETTO DEL NUCLEARE



                              



Considerata nella prospettiva del lungo periodo (sulla quale convergono molti osservatori internazionali) la guerra scatenata da Putin assume contorni totalmente diversi sia rispetto alle previsioni della fase iniziale, sia nell’ottica di un’analisi del presente, mentre siamo ormai allo scadere dei due mesi del conflitto.

Cosa cambia oggi? Anzitutto la questione degli aiuti all’Ucraina che non potranno essere erogati, per quanto riguarda gli armamenti, con lo stesso ritmo sostenuto finora dai paesi europei, Italia in prima linea ma non solo. Gli armamenti hanno costi altissimi, legati all’industria bellica, e finirebbero se estesi all’infinito per delineare una prospettiva di contrapposizione, tale da corrispondere a una partecipazione diretta o indiretta alla guerra, con l’unico risultato di provocare imprevedibili reazioni da parte della Russia. Non dimentichiamo che Putin, per quanto colto di sorpresa dall’andamento del conflitto, ha il consenso di ampi settori dell’opinione pubblica. 

Ormai da tempo le manifestazioni di dissenso interno sono pressocchè scomparse in Russia, almeno non se ne parla come accadeva nei primi tempi sull’onda di una disapprovazione della guerra e delle motivazioni all’origine, nonostante il dissenso di qualche generale. 

Il pericolo maggiore, tra i tanti, rimane il dito di Putin sul grilletto della guerra nucleare che non fa dormire sonni tranquilli in nessuna parte del globo. Ci sono di tanto in tanto riferimenti più o meno espliciti a una eventuale, terribile scelta forse oggi finanche sottovalutata.

Il protrarsi della guerra corrisponde esattamente a un disegno strategico del Presidente russo che non intende fare del conflitto un dato momentaneo, superata l’illusione del momento iniziale in cui sembrava accreditarsi l’ipotesi di un attacco alle strutture militari dell’Ucraina, evitando il massacro generalizzato dei civili che continua incessantemente e in maniera spietata. 

La guerra, vista in modo retrospettivo, si manifesta oggi come elemento di continuità rispetto al passato: è lì il suo punto di forza ispirato dalla logica di un proseguimento ad oltranza per consolidare posizioni di potere, ma non su scala regionale. Quanto piuttosto secondo un disegno di ben più largo respiro. Oltre 700 milioni di dollari entrano nelle casse della Russia ogni giorno per la fornitura di gas e di materie prime all’Europa. Una solida base per non interrompere il conflitto ed eventualmente per spingerlo fino a conseguenze imprevedibili, come annunciato. 

Peraltro il silenzio assenso della Cina gioca a sostegno di una lettura del genere della guerra, mentre gli scenari attuali tutto stanno a dimostrare tranne che una risoluta partecipazione dell’Europa alla fase negoziale con uno straordinario impegno per il cessate il fuoco, prescindendo da qualunque altra considerazione.

Il protrarsi della guerra è dunque figlio di una ideologia tipicamente sovietica di rafforzamento del predominio in uno scacchiere internazionale, ben oltre il contrasto Russia - Ucraina che oggi polarizza su di sé tutta l’attenzione mondiale, o di gran parte di essa.  

Il passato dunque insegna o dovrebbe insegnare molto? Sembra proprio di sì, sperando in una giusta considerazione di quanto è accaduto in epoche non vicinissime ma presenti nella memoria collettiva.        

giovedì 14 aprile 2022

IL VULTURE AL VINITALY E ALLA BIT


                    


Il lago Piccolo di Monticchio (foto R. De Rosa - Riproduzione riservata) 

Due donne lucane protagoniste al Vinitaly di Verona: Carolin Martino ed Elena Fucci, entrambe capaci di valorizzare un marchio dalle grandi potenzialità, come risorsa del territorio e dell’ambiente: l’insuperabile Aglianico del Vulture che ritorna a farsi conoscere in campo nazionale e internazionale. Ottimo traguardo raggiunto con impegno e dedizione.

Il massiccio dalle sette cime domina una sterminata valle che lambisce il Gargano e si estende ben oltre Venosa, la terra di Orazio. 

La rassegna scaligera appare quest’anno come la naturale prosecuzione di un altro importante evento, la partecipazione della Basilicata alla Borsa internazionale del Turismo di Milano dove prospettive e potenzialità concrete si sono incrociate disegnando una regione all’avanguardia con una offerta natura tra le più significative non solo all’interno del Sud. 

Il Vulture ha alle spalle un intreccio di eventi che tuttora lo collocano tra le cime di assoluto interesse in questo Mezzogiorno. Protagonista della Guerra fredda con una importante postazione Troposcatter che lo collegava ai Paesi del Patto Atlantico, il massiccio è ricco di risorse naturali, di storia, di religiosità. Un ambiente unico con le sue tradizioni capaci di favorire un turismo di qualità per conservare intatto il fascino del passato e di trasferirlo al tempo d’oggi. 

Carolin Martino, figlia di Armando storico produttore di vini che esporta da anni anche negli Usa, è considerata “prima donna e più giovane presidente del Consorzio di tutela dell’Aglianico del Vulture doc”, questa la motivazione del premio, ottimo riconoscimento a una giovane imprenditrice.

Un territorio mitico e ancestrale, dominato dai laghi di Monticchio e dalle storie dei briganti, anzitutto Crocco pastore dell’azienda Saraceno, che oggi ha guadagnato prestigiosi traguardi con il marchio Fattorie Donna Giulia. 

Il Vulture ha davanti a sé sfide importanti, anzitutto quella di dare sslancio al Parco regionale in attesa di provvedimenti risolutivi e capaci di assegnare alla struttura una governance all’altezza della posta in gioco. Non è poco. L’importanza dell’area protetta consiste nel riuscire a determinare una svolta: non più semplice approdo di un turismo di Ferragosto e Pasquetta, con mucchi di rifiuti abbandonati ovunque all’insegna dell’anarchia, ma una realtà capace di mettere insieme passato e presente. Storia, cultura e ambiente.