lunedì 29 giugno 2015

CINEMA E AMBIENTE, IL DOMANI DEL PARCO DELL'APPENNINO



Gianpiero Perri, direttore dell'Apt, non esita a candidare la Basilicata a un ruolo di primo piano in campo cinematografico. Anzi a ritenere che proprio il cinema rappresenti oggi una chance non indifferente perchè si possa finalmente raggiungere l'obiettivo del decollo di questa terra, a lungo considerata la patria del Cristo si è fermato a Eboli. Una regione senza futuro. Un'area destinata ad avvertire il peso insopportabile di antichi retaggi e di pesanti eredità del passato.
Oggi si volta pagina grazie a Matera 2019, ma anche per una spinta inarrestabile verso una vera modernizzazione al centro della quale ci sono i Parchi e il sistema delle aree protette. C'è il bene natura che comincia ad avere riscontri importanti.
Tutto questo nella conferenza stampa, promossa dal Parco nazionale dell'Appennino, per parlare di Expo e di altro ancora.
Il presidente Totaro si sofferma sulla comunicazione che consente di raggiungere il traguardo di un parco conosciuto in Italia e all'estero. Se questa realtà non riesce a farsi apprezzare ben oltre i suoi confini, a consolidare e diffondere il suo bacino di utenza ogni sforzo risulterà inutile sembra di  capire dall'intervento del presidente.
Ragionamento condivisibile, senz'altro. Ecco perchè il 7 luglio l'Appennino sarà a Milano con l'ausilio di importanti società, per presentarsi ad un pubblico qualificato nel migliore dei modi. Ma ci sarà davvero chi, nella bagarre dell'Esposizione, si accorgerà dei parchi lucani?
Analisi che Perri, con innegabile autorevolezza, riprende in chiusura della conferenza in cui non è bastato parlare di biodiversità e di ambiente, ma ci è sembrato che si volesse far leva su storia e cultura per attribuire un peso specifico a certe risorse, ad esempio l'area archeologica dell'antica Grumentum, compresa nel Parco. Il presidente Mimmo Totaro la difende con slancio e vera dedizione. Anzi si appassiona quando dice: signori se non valorizziamo un bene così importante non si capisce cosa ci stiamo a fare. Sacrosanta osservazione.
A margine della conferenza stampa, due interessanti figure femminili, Rosa Solimeno e Maria Teresa Merlino, quest'ultima per CK Associati, con compiti che vanno dalla comunicazione del parco in sè alla messa a punto di strategie divulgative destinate ad aprire nuovi scenari e a conquistare fette di audience importanti finora mai raggiunte. Almeno ce lo auguriamo.
Intanto Nino Martino, esperto di aree protette, non manca di additare la sua Puglia, e in particolare il festival della Valle d'Itria, come un percorso culturale di cui tener conto per imprimere nuova forza propulsiva all'Appennino lucano. E c'è chi nel corso della conferenza stampa indica anche l'Università Cattolica di Milano come un possibile partner, dotato di notevoli capacità di far conoscere questo angolo meraviglioso del Sud. Finora abbastanza ignorato, per non dire altro. 

domenica 28 giugno 2015

L'ALBERO DI SPERANZA



Una babele. Nè più, nè meno. In un clima arroventato in vista sia dell'assemblea di Potenza, sia di quella ben più importante del 5 luglio, all'interno del PD cresce la rivolta degli uni contro gli altri. Non c'è granchè da applaudire.
Speranza si trova a essere incoronato leader della minoranza interna, in un ruolo ufficialmente riconosciuto  da Bersani, ma non solo,  anche da altri personaggi che hanno un peso, personale e politico. Ammesso che il peso politico riesca ad essere qualcosa di autonomo e di indipendente rispetto alla vicenda personale che in molti casi conta eccome, fino al punto da soppiantare in toto gli scenari della politica stessa, propriamente detta. 
Le frasi di Roberto Speranza meritano tuttavia un commento. Una anzitutto: "non dobbiamo 
avere paura della parola sinistra, ne sento parlare spesso male. Ho detto a Renzi che sbaglia se ne parla male perchè sega l'albero su cui è seduto...ecc." 
E poi a proposito dell'Europa: "In Europa chiediamo uno scatto, un cambio vero, a Renzi chiediamo di essere più forte e deciso."
Ma l'affermazione da sottolineare è anche un'altra: "...abbiamo bisogno di far capire all'esterno che il PD non è solo Matteo Renzi. Per farlo superiamo limiti ed errori."
Frasi sulle quali francamente c'è da interrogarsi per coglierne non solo il senso, quanto gli obiettivi ai quali mirano e le finalitá che si prefiggono.
Anzitutto che un uomo della sinistra riformista dica a grandi lettere che non occorre avere paura della sinistra  sembra strano, a dir poco. Ma è anche la logica del rapporto con Renzi a sorprendere. Che Speranza non fosse un renziano doc, lo si intuiva abbastanza e anche chiaramente. E non è affatto una novitá, anzi è la condizione perchè il giovane Roberto potesse avere una esistenza politica e parlamentare, giacchè per lui non c'erano altre alternative.
Indubbiamente dalle dimissioni da capogruppo ad oggi Roberto Speranza ha operato sostanziali correzioni di rotta. Non si sa bene se è il caso di parlare di una sorta di metamorfosi, di una riscossa interiore, di una "rivolta" culturale che sembrano animarlo di volta in volta. 
Certo, il fronte anti Matteo si va consolidando ed è fuori dubbio per l'incalzante decisionismo del Presidente e per la sua stessa mano forte. Ma qui bisogna distinguere tra le vicende individuali dei singoli esponenti politici e il quadro delle questioni a fronte delle quali la politica si colloca e deve collocarsi in maniera netta, inevitabilmente dando risposte non più rinviabili agli elettori ma non solo.
A parte la bagarre all'interno del PD, della quale forse non è nemmeno il caso di discutere in maniera approfondita, c'è da rilevare un dato allarmante reso noto  di pari passo con l'acuirsi della crisi della Grecia. Le banche italiane hanno una esposizione pari a circa sessanta miliardi di euro nei confronti del mondo bancario ellenico, si sente dire in ambienti qualificati. Ammesso che si tratti soltanto di sessanta miliardi e la cifra non sia ben maggiore, come si sospetta.
In ogni caso, nessuno può dormire sonni tranquilli. A maggior ragione la politica deve avere un ruolo, al netto delle battaglie personali che se per un verso promettono di consolidare certe linee d'intervento, sotto altri aspetti finiscono per abbattere alle radici proprio l'albero di cui parla Speranza sul quale sarebbe seduto il Presidente del Consiglio. 
Un momentaccio ad ogni modo, al quale sará difficile porre rimedio specie se si va ad alimentare lo scontro in un clima in cui il ruolo del fabbro sembra essere soltanto quello di battere su un ferro incandescente. Battere, battere all'infinito senza stancarsi. 

venerdì 26 giugno 2015

OPHELIA MA NON SOLO, VERSO UNA LEGGE REGIONALE SULLA PSICHIATRIA


Qual è oggi il grado di inserimento o di reinserimento sociale dei pazienti affetti da patologie psichiatriche? In che modo questi soggetti riescono a ritornare tra i ranghi della società dalla quale sono usciti, e all'interno della quale cercano spesso opportunità di lavoro, in modo da non sentirsi pazienti in eterno?
Interrogativi ai quali la Basilicata, d'intesa con il Ministero della salute, cerca ora di dare delle risposte in una logica obiettivamente diversa dal passato, con precisi riferimenti all'assetto dei bisogni sociali e al clima determinato dalla crisi ancora in atto.
Dedicati a questi temi gli interventi del Consigliere regionale Mario Polese e dello stesso governatore Marcello Pittella , sull'ambito più vasto del sociale.
Da più parti intanto si avverte l'esigenza di una legge in grado di fornire precisi riferimenti con una serie di risposte ai tanti problemi che una materia del genere inevitabilmente pone.
Grandi e piccole realtà dove si affronta il nodo del recupero, appunto, dei malati affetti da patologie psichiatriche e addirittura di un loro ritorno al lavoro. Tra questi c'è casa Ophelia una struttura di Potenza che fa leva anche sulla teatroterapia, in ordine alla quale i pareri non sono univoci.
In proposito tra gli osservatori c'è chi mostra una certa dose di ottimismo e chi, invece, non esita a sostenere che Ophelia “è nata da una costola del Don Uva di Potenza dove – sottolinea Agatino Mancusi, primario nella Casa della Divina Provvidenza – il tema del ritorno a una certa normalità dei pazienti è stato non solo preso in considerazione su vasta scala, quanto inserito tra i programmi di maggiore importanza, per giunta con risultati soddisfacenti addirittura da anni.”
Dunque l'esigenza di una legge regionale che, d'intesa con l'ambito nazionale, affronti il nodo dei criteri alla base dell'assistenza e del recupero dei pazienti non è ormai più rinviabile. Lo sottolinea Antonio Lovaglio che opera nel campo del volontariato, anche nella sua veste di funzionario della Regione Basilicata.
“Un monitoraggio costante dei servizi forniti dai privati e un controllo degli stessi rappresenta un traguardo irrinunciabile. Oggi manca un quadro chiaro e affidabile per dare al cittadino alcune fondamentali certezze. In tempi brevi arriveranno, intanto, le linee guida del settore. E in un momento immediatamente successivo inizierà una sorta di ricognizione sul territorio dello stato delle cose. Insomma l'obiettivo è razionalizzare un comparto di grande rilievo sociale che necessita di regole e di orientamenti ben precisi, finora praticamente abbastanza vaghi.”
Del resto, il varo di un protocollo d'intesa sottoscritto recentemente a Sasso di Castalda, nel cuore del Parco nazionale dell'Appennino lucano, per una struttura che possa mettere insieme progetti di recupero e di assistenza rappresenta il riscontro più importante che giustifica appunto una legge cornice. Norme precise per la psichiatria, soprattutto quella gestita dai privati, inevitabilmente esposta al rischio di oscillazioni e a esigenze di bilancio. Fare i conti con le disponibilità di cassa finisce per incidere spesso sulla qualità delle prestazioni. Il che rappresenta un rischio da non correre, in ogni caso.


mercoledì 24 giugno 2015

ACQUA, BOSCO E PETROLIO IN BASILICATA

LA UIL VARA  UN PROGETTO AMBIZIOSO: LO ANNUNCIA IL SEGRETARIO CARMINE VACCARO

                                                     

Il 23 luglio sarà una data da ricordare. La UIL ha convocato in Basilicata due nomi di tutto prestigio: Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, e Federico Rampini, economista. Terranno una conferenza stampa per illustrare al governo della Basilicata e a quello nazionale il progetto della UIL, che tende a porre al centro di un vasto interesse le principali risorse naturali di questa terra: acqua, boschi e petrolio.
L'iniziativa è del Segretario regionale, Carmine Vaccaro, e tende a superare quella che il sindacato definisce una pesante situazione di stallo nei settori trainanti dell'economia, con riflessi sull'occupazione. E ciò anche dopo l'arrivo in Basilicata del Ministro Graziano Delrio.
“La crisi ha superato anche la logica del dualismo, Nord Sud. Noi avevamo proposto tante cose e tra queste l'istituzione di un Ministero per il Mezzogiorno. Ci troviamo di fronte a Matera Capitale della Cultura senza infrastrutture, senza aeroporto. Ma è tutta la Basilicata ad avere un deficit strutturale.
Non c'è un punto di approdo, sulla Bari Napoli. E' un disegno quello tendente a espropriare la Basilicata di tutto, eppure il contributo di questa terra al Paese non è certo poca cosa.”

Il sindacato cosa si appresta a fare in presenza di una situazione del genere?

“Abbiamo scritto una lettera al Presidente del Consiglio chiedendogli di dare alla Basilicata il peso che merita: la Lauria Potenza Candela è nel libro dei sogni. Sarebbe questa la nuova piattaforma logistica del Mediterraneo. Noi abbiamo rivendicato che il raddoppio di questa arteria e il completamento di altre opere importanti sono da considerare un salto di qualità non da nulla per la Basilicata e l'intero Mezzogiorno.
Il Ministro Delrio ha assunto l'impegno di creare un collegamento di Melfi con l'alta velocità Bari Napoli. E' un impegno che il Ministro ha formalmente preso. Nei prossimi anni si prevede, tra l'altro, un forte incremento di visitatori a Matera, e quindi la città e l'intera regione debbono essere messe in condizioni di dare ospitalità di livello ai numerosi turisti e visitatori, in prevalenza stranieri. La Basilicata si misura direi con problemi inediti.”

Il sindacato, in questa che si annuncia come una mobilitazione di rilievo, potrà contare su uno spirito unitario?

“In Basilicata c'è una tradizione unitaria da non sottovalutare, che probabilmente rappresenta un esempio per il resto del Paese.
Ecco perchè, a maggior ragione, chiediamo che il governo tenga conto di tutto questo.”

Parti importanti del sindacato rivolgono critiche severe alla classe dirigente, a livello locale e nazionale. Eppure non ci sono risposte adeguate. Non si muove nulla, in effetti.

“Io credo che tutto dipende dalla qualità della classe dirigente e dalla sua volontà. Ci sono persone poco attente, forse distratte dalle mediazioni politiche, forse spinte lontano da mille altre questioni che non coincidono con le esigenze dei giovani, della gente. Delle popolazioni stesse.
La politica dovrebbe guardare al bene comune: se non ripristiniamo corrette relazioni e un confronto costruttivo ma serrato con istituzioni e politica, non avremo risultati.
C'è intanto un dato importante: nei prossimi sette anni arriveranno in Basilicata oltre tre miliardi e mezzo di euro da utilizzare al meglio, pena un decadimento irreversibile dell'intero tessuto produttivo che potrebbe tradursi in una sorta di sconfitta.
Questi soldi dovranno servire a sollecitare una svolta vera. Anzitutto riuscire a cambiare la mentalità della distribuzione a pioggia delle risorse.
Sicchè la nostra proposta è fondamentalmente questa. L'acqua, il bosco e il petrolio, le nostre maggiori risorse, debbono tradursi in altrettanti momenti di una economia concreta, non su piccole basi ma secondo progetti di ampio respiro.”

A proposito delle risorse ambientali e dei Parchi. Il Pollino a più di venti anni dalla sua istituzione non ha ancora il piano del Parco, strumento indispensabile per il governo dell'area protetta. Perchè, ci si chiede.

“Perchè non sono in molti ad avere compreso l'importanza del massiccio calabro lucano in uno scacchiere che va ben oltre i suoi confini geografici. L'importanza del Pollino, ancora oggi, non è nota a molti. Non sono in molti a crederci, tutt'altro.
Non c'è stato mai nessun soggetto che abbia avuto a cuore questa grande realtà. Mi capitò un giorno di vedere in televisione una pubblicità: tra il cielo e i monti c'è il Veneto. Mi chiesi: ma perchè non c'è mai la Basilicata tra il cielo e i monti? Perchè nessuno ci crede. Qual è la forza che noi abbiamo nei confronti del governo? E' pari a zero. Sarà tale fino a quando non costruiremo alternative vere a questo disinteresse.
Il 23 luglio, alle 10,3 0, verranno in Basilicata il prof. Giuseppe De Rita e Federico Rampini, economista. Terranno una conferenza stampa per parlare delle risorse di questa regione. Se lo dico io non ha valore...”

Ci sarà chi è disposto ad ascoltare?

“E' questa l'unica vera, grande possibilità per il lavoro, per il lavoro ai giovani. Credo che avere scelto personaggi di quella levatura rappresenti un dato significativo.
Mi chiedo: perchè la Basilicata non può decollare come il Trentino ad esempio? Ecco la domanda che mi pongo e che porremo. Dalla rivoluzione democratica bisogna passare alla rivoluzione culturale se si vogliono perseguire obiettivi credibili. Il sindacato, dal canto suo, è fermamente deciso a proseguire su questa strada”











domenica 21 giugno 2015

LA BASILICATA DELLO SPECIALE TG 1




Il prestigio di Matera 2019 deriva da  un turismo internazionale  di alto livello attratto dall'arte, dalla cultura, dal paesaggio, ma anche dalla scienza, dalla ricerca. Soprattutto dalla storia e dal costume. 
Lo  dice a chiare lettere Gianpiero Perri, direttore dell'Agenzia per la Promozione territoriale,  intervistato dallo speciale Tg 1. L'intento della trasmissione era quello  di dare visibilitá alla Basilicata di oggi, terra di cinema come sostiene Paride Leporace, ma anche regione dalle mille occasioni perdute, a cominciare da un utilizzo adeguato delle grandi aree protette. Delle fasce costiere. Della natura che potrebbe diventare forte elemento di attrazione. Crescita economica e lavoro per i giovani di conseguenza. Ma l'obiettivo dello speciale è stato sommerso da un metodo di analisi fuorviante e privo degli ingredienti capaci di raccontare sul serio una realtá in continua evoluzione, qual è appunto quella lucana in un'ottica ben più vasta, nazionale e meridionale quantomeno. 
I Sassi visti come elemento propulsore di un passato che continua tuttora, non certo nella dimensione del recupero abitativo di antichi quartieri che oggi vivono una realtà diversa. Erano i Sassi della vergogna nei primi anni Cinquanta. Oggi sono un elemento di sicura attrazione. Trasformati, rivitalizzati, consegnati alla storia. Ma tutto questo bagaglio di architettura e cultura non è emerso dallo Speciale interessato a dare una immagine fin troppo vecchia e non veritiera.
Matera uguale Sassi, Basilicata uguale Carlo Levi. Turismo uguale piccoli alberghi, spesso inesistenti e non adatti alla posta in gioco. No, non è possibile. Questo il Sud che vuol vedere chi nega addirittura la sua valenza e si ostina a rimarcare  l'inevitabile divario rispetto al Nord.
Il passato appartiene al passato, ma il presente è totalmente diverso. Proviamo a invertire il metodo usato dallo speciale Tg1. Anzichè partire dai Sassi, proviamo a partire dal Centro di Geodesia spaziale a pochi chilometri dalla cittá. Le enormi parabole che lanciano segnali alle radiostelle sono il segno di un giorno diverso, dominato dalla scienza al servizio di una ricerca al passo con i tempi. Al servizio del Paese e della conoscenza.
Possibile allora che la Basilicata non abbia un posto di rilievo al di fuori di una tradizione rurale, vecchia e ormai logora? E che la sua immagine non sia piuttosto quella della moderna progettazione, dell'architettura, quella che deriva da un'idea in grado di alimentare  conoscenza, storia, letteratura? Perchè si dimentica, ad esempio, volutamente Orazio, il massimo poeta latino di tutti i tempi?  Ci sará un motivo se ciò accade. La terra arretrata e marginale non è certamente quella voluta dalla cittá capitale europea della cultura. Nè dai suoi abitanti e, meno che mai, dai cervelli lucani in giro per il mondo.
Lo speciale ha presentato poi un Pollino abbastanza insignificante, quando così non è se non altro per il respiro dei suoi paesaggi, per l'autorevolezza della montagna. Per i crinali e le valli che attraggono lo sguardo del visitatore. 
Sono emerse invece minute realtá sociali,  quelle di tradizione albanofona per fare un esempio, in via di estinzione. Al punto da apparire un freno alla conoscenza del più grande parco nazionale, non solo del Mezzogiorno, che dispone di risorse infinite. 
 La terra che non cambia, legata alle piccole cose ed eternamente  a dorso di mulo, con le donne coperte dagli scialli neri, come sempre: è mancato poco che la Basilicata fosse disegnata così e additata all'opinione pubblica nazionale come la regione che ha strappato Matera 2019 pur non avendone diritto. Non meritandola, in effetti.

sabato 20 giugno 2015

LA PREGHIERA DI FRANCESCO SULL'ALTARE DEL CREATO


                                 

Il tempo dirà  quanto significativa e importante, ma soprattutto necessaria e anzi indispensabile, sia l'Enciclica di Papa Francesco sulla situazione di degrado che il pianeta Terra vive da tempo, nella pressoché totale indifferenza di stati e nazioni alla ricerca di primati economici e di sovranità territoriali spesso irraggiungibili.  
Laudato Si' non è un documento politico, non è una sponda offerta alle ideologie. Meno che mai un gesto pubblicitario a favore di chi rincorre certi interessi a danno di altri interessi, magari di colore diverso. 
L'enciclica è piuttosto una rinnovata preghiera, con spirito francescano, al Creatore con la stessa umiltà del poverello d'Assisi che amava inginocchiarsi e pregare sull'altare del Creato. Senza alcun dubbio è  il pronunciamento della Chiesa che dimostra così di non trascurare le sue origini, ma di riscoprirle e di valorizzarle alla luce di questa post modernitá vissuta tra mille incertezze e tra enormi paure. In mezzo a traumi sociali e umani spesso sconvolgenti. 
Del resto, come si fa a negare il carattere universale del messaggio di Francesco che si colloca in una posizione senza precedenti. Una posizione assolutamente limpida di fronte ai grandi sconvolgimenti, alla base di disastri, di guerre, soprattutto delle migrazioni epocali di cui soltanto ora l'Europa sembra prendere vagamente coscienza. 
I commenti non favorevoli all'enciclica si collocano, in certi casi, in una dimensione di banalitá e di inadeguatezza che evidenzia la mole di interessi alla base del quadro generale dello sviluppo di cui siamo tutti protagonisti e vittime, al tempo stesso. Si, protagonisti e vittime contemporaneamente con la conseguenza che ogni discorso sull'ambiente e sul suo destino risulti al servizio di contrapposti obiettivi economici. Di interessi fin troppo palesi. 
Come si fa a sostenere che il documento consegna il Papa a un ecologismo verde o di sinistra, come se il Cantico delle creature avesse un marchio politico? 
"Ascoltiamo il grido della Terra" sottolinea il Santo Padre con l'autorevolezza del suo ruolo contro i gruppi di pressione, le multinazionali lanciate verso traguardi sempre più grandi e sempre più globalizzati. Una globalizzazione alla base di quel disastro ecologico fondato sull'eccesso dei profitti. Un processo senza ritorno, ammonisce il Papa.     

venerdì 19 giugno 2015

MIGLIAIA I BAMBINI NON ACCOMPAGNATI, FIGLI DI UN TRISTE DESTINO


                               

               Rappresentanti di stati Africani (foto R. De Rosa)    

Erano più di 18 mila, a gennaio 2015,  i bambini non accompagnati sbarcati in Italia dai gommoni e dai mezzi di fortuna in cerca di un domani diverso. 
A giugno 2015 la lista di questi innocenti in balia delle onde, è il caso di dirlo, è cresciuta. Non si sa bene quanti siano oggi. Nessuno conosce il loro destino. Nessuno è nel loro cuore con spirito di caritá veramente cristiana.
Eppure in un clima di festa il GVS (il Gruppo Volontariato e solidarietà della Parrocchia di Sant'Anna di Potenza) celebra oggi, 20 giugno 2015, l'annuale festa della famiglia,  con la partecipazione di rappresentanti di vari stati africani, in prevalenza, e di esponenti del mondo diplomatico.
Sarebbe opportuno che negli interventi e nelle relazioni questo enorme problema delle migliaia di bambini soli non fosse trascurato. Ma fosse addirittura collocato in prima linea. 
Una festa della famiglia  per chi ce l'ha ma anche una festa per chi ne è privo e non dispera di trovarla.

giovedì 18 giugno 2015

IL POLLINO A MILANO, INTERVISTA ALL'EDITORE FLORINDO RUBBETTINO

                              
                  Pino loricato alla Grande Porta (foto di Joseph Betz) 


I Parchi più importanti del Sud a Expo 2015: un'offerta di natura, cultura, storia e tradizioni vecchie e nuove. Oltre all'agricoltura di pregio, una proposta per modificare la rotta di certo consumismo industriale che ha preso piede a tutti i livelli.
All'esposizione universale il Pollino ha avuto un ruolo di tutto rilievo, data la centralità che esso riveste non solo a livello di aree meridionali, quanto in ambito nazionale ed europeo.
Florindo Rubbettino, titolare della prestigiosa Casa Editrice calabrese, ha rappresentato a Milano quella vitalità che si riflette nella vita di un Mezzogiorno pieno di idee e capace di imporsi all'attenzione del Paese.

Cosa dunque ha voluto significare la presenza del Pollino a Expo?

"La partecipazione del Pollino, il più grande Parco nazionale del Mezzogiorno, alle diverse iniziative in programma per Expo 2015 è naturalmente una vetrina unica per la valorizzazione di quest’area ricca di risorse ambientali, turistiche e culturali.
Il merito va dato prima di tutto al Presidente dell’Ente Parco, Domenico Pappaterra, che ha voluto e saputo cogliere quest’occasione per mettere al centro dell’attenzione un'area da valorizzare sempre più e far conoscere."

Milano tuttavia è ogni volta una sorta di collaudo per la Rubbettino. Un indicatore che si rivela insostituibile, per tanti aspetti.

"Da anni attraverso i nostri libri, abbiamo avviato un’intensa attività di divulgazione e conoscenza del Pollino, di tutte le montagne calabresi e del patrimonio ambientale e paesaggistico della Calabria. La mission è quella di promuovere un’autentica conoscenza della montagna per preservarne anche i valori estetici, ambientali ed antropici, ma anche valorizzarne le potenzialità economiche e sociali.
Nella collana “Gli scarabei” dove è apparsa la guida Il Parco Nazionale del Pollino di Francesco Bevilacqua presentata alla Mondadori Multicenter di Milano in occasione di Expo 2015 sono pubblicate le guide storiche, escursionistiche e ambientali dei Parchi nazionali della Calabria, ma anche di Parchi regionali, riserve marine, luoghi sconosciuti come le Valli Cupe, il Reventino, il Monte Poro. Libri che vanno sul mercato nazionale e sono presenti nelle librerie e nelle principali fiere di settore.
Grazie poi alla collaborazione con Istituzioni, Province, Parchi, Gal e associazioni culturali e ambientaliste da anni produce libri illustrati, guide, miniguide, letteratura di viaggio, materiali promozionali di  valorizzazione della montagna e dell’ambiente.
Il network di collaborazioni e l’archivio di testi e foto di cui dispone la casa editrice, ne fanno senza dubbio il principale e più autorevole e accreditato player nel comparto dell’editoria ambientale e naturalistica."

C'è ad ogni modo un collegamento importante con il turismo che dalla complessa attività editoriale della Rubbettino trae una linfa salutare. Il binomio turismo-cultura ha un'efficacia indiscutibile.

"Credo sia superfluo ricordare come le nuove frontiere del turismo e dello sviluppo territoriale  si caratterizzano per la ricerca da parte del viaggiatore dell’identità, della specificità e della cultura dei luoghi. Si instaura un rapporto di simbiosi con il territorio, si vuole vivere un’esperienza unica, appropriarsi di un sistema di conoscenze (tacite o esplicite) uniche. E il Pollino da questo punto di vista è unico, perché dispone non solo di un’offerta turistica, culturale e ambientale variegata, ma di un complesso di simboli, segni, valori che lo rendono una destinazione molto ambita alle fasce di utenza più evolute.
Da qui l’importanza di raccontare questa montagna, l’importanza degli scrittori, dei narratori e dei fotografi (come è il caso del bellissimo libro sui riti arborei di Rotonda di Francesco Paolo Lavriani anch’esso presentato a Milano nella stessa cornice).
Lo storytelling della montagna produce un duplice effetto positivo. Il primo interno, in quanto trasmette agli abitanti la consapevolezza dell’unicità e li aiuta a riappropriarsi e prendersi cura dei luoghi. Il secondo esterno perché intercetta il bisogno dei visitatori, dei viaggiatori e dei turisti di immersione completa nel territorio. Ogni luogo, così come ogni montagna, ha i suoi elementi da valorizzare. E se a Cortina, come scrive Mauro Corona “nevica firmato”, il Pollino può offrire delle esperienza sicuramente diverse e più autentiche. Il tutto sta nel saperle raccontare e valorizzare."



martedì 16 giugno 2015

DA POTENZA A MATERA: LA DURA STAGIONE POLITICA DEL PD



Mentre l'attenzione nazionale è tutta concentrata sull'esito negativo di Venezia, il PD lucano evita di proporsi all'analisi politica su vasta scala e in campo nazionale. Ecco il dato rilevante che riflette ad ogni modo un tentativo di contenere la crisi in un alveo il più possibile ristretto.
Gli scenari frattanto sono evidenti. Contrasti a non finire. Scontri tra fazioni, muro contro muro per salvare questa o quella roccaforte del potere individuale che in certi casi sembra vacillare. Anzi vacilla con gravi contraccolpi sulla situazione generale della Basilicata e su determinate realtá destinate a essere tagliate fuori dallo sviluppo e da qualunque vera prospettiva di crescita. Il caso Potenza s'inserisce evidentemente in una temperie assai turbolenta.
Nel PD lucano emergono tensioni e battaglie, funzionali  spesso soltanto a un mero discorso di controllo di voti e al rafforzamento di questa o quella presenza. Difficile assistere a momenti di analisi politica pura, al di fuori di posizioni legate alla logica delle correnti, a gruppi che esprimono posizioni di parte. 
Peraltro la ricaduta di tutto quanto si verifica nel PD è destinata ad essere avvertita in termini di perdita di peso nazionale non solo del Partito, ma dell'intera regione, diventata insignificante e soltanto marginalmente presente nelle cronache del voto di domenica. Chi si accorge che la Basilicata esiste? Nessuno. 
La lettera - appello di Antonio Luongo, segretario regionale del partito - induce a riflettere e forse contiene più elementi di quelli che apparentemente presenta a una prima lettura. 
Luongo promette una riflessione all'interno degli organismi del PD per un esame della situazione determinatasi con il  ballottaggio e parte da valutazioni che chiamano in causa errori personali e di schieramento. Siamo in presenza tuttavia di un rituale, incapace di provocare delle svolte e una ripresa del dibattito politico, ampio e approfondito, a livello di opinione pubblica. Una svolta del genere potrebbe rivelarsi salutare. Ma non da sola. Ovviamente  accompagnata da sforzi concreti per affrontare i nodi del lavoro e della produttività di aree eternamente in crisi, a cominciare dalla Val Basento la cui reindustrializzazione è stata sempre considerata una bella favola e non una scelta prioritaria. Non un impegno programmatico. Con tempi e scadenze ben precisi. La Val Basento ma non solo. Tito, le aree interne ecc. senza escludere il problema di una effettiva occupazione nel petrolio e quello, ancor più pressante, delle garanzie per la salute e l'ambiente.
Intanto tra le risposte da dare alla crisi del PD spunta la possibile, per quanto ancora ipotetica,  crisi del governo regionale, considerata da alcuni addirittura inevitabile, quasi per far pagare a Marcello Pittella il prezzo di una sua presunta responsabilità per la vicenda Matera.  Responsabilità da parte di alcuni non solo ipoteticamente attribuita, quanto ritenuta più che reale.
Un'altra crisi è nella crisi: la soluzione del problema Potenza rimane sul tappeto come una macroscopica questione da affrontare con mezzi idonei, finora inesistenti. Un impegno non solo per il PD, ma per tutto l'arco delle forze politiche, dentro e fuori da ogni possibile maggioranza. Far marcire una cittá capoluogo di regione, per giunta affogata in un dissesto le cui responsabilità risalgono a tempi remoti, è un episodio di assoluta inadeguatezza politica e di una inaudita gravità sociale. Un fatto con il quale, in ogni caso,  bisogna davvero fare i conti.  

domenica 14 giugno 2015

SPARARE SUI MIGRANTI



Non era mai capitato di sentir proporre, come soluzione alla terribile crisi in atto dei migranti, di sparare sui disperati.
A indicare questa soluzione è nientemeno che il governatore della Lombardia, Roberto Maroni. Ex ministro dell'Interno, personaggio di spicco della Lega. Capo di una regione che rappresenta un motore di crescita economica, di sviluppo e di benessere  a livello internazionale.
Per giunta la la Lombardia è la sede dell'Esposizione Universale,  in cui si affrontano i nodi del cibo per l'umanità nei prossimi decenni, quando la popolazione del pianeta Terra fará i conti con le risorse di cui dispone per sfamare l'intero genere umano. Non solo i bianchi.
Dunque, Maroni invita la polizia a sparare. Orribile scelta. Non c'è da fare alcun commento: la proposta lascia senza parole, fa rabbrividire. Riporta indietro l'orologio della civiltá di secoli.
Intanto lo scenario che si delinea è in tutto e per tutto da apocalisse. Migliaia di disperati, che presto saranno milioni,  affrontano disagi indicibili, e finanche la morte, per scappare dalle guerre e un esercito di gente di colore scappa dalle cariche della polizia a Roma  e a Milano dopo avere purtroppo compreso che da questo inferno non si uscirá mai. Nè oggi, né domani, nè in seguito.
Anche Schengen chiude le porte in faccia ai migranti. Nel trentennale dell'accordo, che prevedeva l'apertura delle frontiere, Francia, Austria e Germania le chiudono irrimediabilmente. Proviamo a vivere per un istante la condizione di tanti profughi, minacciati, allontanati, odiati. Considerati pericolosi. Addirittura rifiuti dell'umanitá. Carne da macello. Prima in balia degli scafisti. Oggi nella condizione di non avere un tetto, di mendicare del cibo, di rubare finanche, di imprecare alle frontiere per poter passare.
Certo, un'emergenza del genere, per quanto annunciata negli anni scorsi, sembrava impossibile agli occhi del benessere. Invece è una verità drammatica, la fine di un sogno per migliaia di uomini e di donne. Il segno di una umanitá destinata a sgretolarsi, a crollare e di una civiltá, la nostra, incapace di reggere sotto i colpi degli sbarchi che si susseguono.
Cosa faranno i capi di stato e di governo dei paesi interessati a questa migrazione di proporzioni inaudite? Ecco il punto. Ci sará una risposta all'altezza del momento? Di questo terribile momento. Difficile, anzi impossibile fare previsioni se soltanto si pensa alla mancanza di iniziative, non solo dell'Europa ma di tutti, per affrontare sul serio in un contesto internazionale una situazione diventata ormai non più sostenibile.
Il disinteresse della politica per questo gravissimo problema disegna scenari negativi. Sicchè sembra legittimo chiedersi perchè non c'è stato mai un interesse vero ad affrontare con strumenti idonei una crisi di proporzioni enormi che giá si preannunciava, in tutta la sua portata, negli anni scorsi . E che ora comincia a emergere senza lasciare spazio a nessuna forma di ottimismo.
Ora si  convocano dei tavoli, si cerca di stabilire contatti tra le diplomazie. Si vorrebbe intervenire nei confronti dei paesi dove il fenomeno è particolarmente rilevante. Ma ci si accorge purtroppo che è tardi e che, sotto l'incalzare della crisi rischiano di venir meno relazioni internazionali, rapporti positivi con governi e stati dei quali si era, forse, fin troppo convinti fino a qualche tempo addietro.

mercoledì 10 giugno 2015

CALVELLO: SE NON CI FOSSE IL PETROLIO?


                                Fai clic per visualizzare le opzioni
                           
Calvello è una piccola realtá, ai piedi del monte Pierfaone, nella Basilicata ignorata da tutti e considerata finanche una regione fantasma. Una terra che dà fastidio, la patria dei "comitatini", buoni a fare soltanto opposizione alle trivelle del petrolio, a lamentarsi di tutto e a diffondere un malessere sociale ingiustificato e pericoloso, per giunta.
Fino a ieri questo centro era praticamente nulla: un luogo dove qualche allevatore aveva fatto al massimo un po' di fortuna vendendo bestiame da macello, cosa che gli consentiva di avere un po' di denaro in tasca,  di sentirsi per questo più potente degli altri e magari di tentare anche la strada della politica.
L'esodo per anni ha portato via cervelli e braccia, emigrati a Torino o nelle regioni del Nord. Ma, quasi per miracolo, da qualche tempo il vento è cambiato a Calvello. Il comune ha assunto una veste adeguata, degna di un centro non marginale, bene organizzato, e con proficui contatti con le più evolute realtá industriali che hanno nelle casse milioni di euro e un futuro tutto da scoprire ancora.
Insieme al calo della disoccupazione del 15 - 20 per cento, fa notare il sindaco,  si registra una sostanziale stabilità demografica con un incremento del 4 per cento dei residenti. Il settore sociale è trainante. Oltre alla casa per anziani, inaugurata all'inizio del 2015,  ci sono varie iniziative nel settore con un incremento di una  cinquantina di occupati. Cifre interessanti in una piccola realtá.
A Calvello insomma è cambiato il clima improvvisamente. Siamo a una stagione diversa che si percepisce non appena si mette il naso in paese dove, tra l'altro, si è consolidata la posizione economica di una famiglia di commercianti di mobili conosciuti non solo in Basilicata, ma in Italia e fuori dall'Italia. Bel risultato, senza dubbio, che dimostra come l'iniziativa dei privati va di pari passo con il pubblico.
Calvello è per un pezzo nel Parco nazionale dell'Appennino lucano, ma questo dettaglio conta molto poco a parere degli abitanti. E ciò, nonostante l'impegno del Presidente, Totaro,  e dello stesso direttore Fogliano, convinti che Calvello rappresenti una terra di frontiera per l'ambiente. In realtá lo è giá, in quanto obiettivo primario dell'amministrazione in carica è soprattutto quello di valorizzare le risorse naturali con adeguata vigilanza e con l'equilibrio necessario. Oltretutto, il traguardo di un turismo di qualitá non sembra molto lontano. Anzi è abbastanza vicino.
E se non ci fosse il petrolio? Questo sì sarebbe un grosso guaio a giudizio sempre degli abitanti, giacchè oltretutto il sindaco Mario Gallicchio ritiene di essere riuscito, grazie proprio al petrolio, a combattere la disoccupazione, ma non solo per gli abitanti della sua cittadina. Quanto addirittura per chi è fuori Calvello  e si rivolge con giustificata fiducia alle potenzialità di una terra come questa determinata a guardare lontano, certamente molto lontano. 
Il primo cittadino di Calvello non ha dubbi: "Il territorio di Calvello è un osso che ha rilevato un midollo petrolifero. Il petrolio sta iniettando, grazie al meccanismo delle royalties, risorse nuove ed inattese. "Più ricchi" tra virgolette perché non è detto che un maggiore flusso di denaro produca una maggiore ricchezza locale. Le strade dello sviluppo sono insondabili, tanto più in epoca post fordista. Costruire una missione di comunità dentro le dinamiche del capitalismo globalizzato, intessendo anche relazioni tra un global player come Eni e le piccole comunitá, come sicuramente è Calvello, significa in qualche modo ricordare il futuro.
In questo quadro di sviluppo il primo punto, quindi, è rappresentato dall’obiettivo che l’azienda e gli attori del territorio si pongono: promuovere uno sviluppo sostenibile che utilizzi le risorse naturali e culturali per creare opportunità di crescita in tutte le filiere produttive, sociali e dei servizi. Uno degli aggettivi più importanti che può essere utilizzato per descrivere lo sviluppo che nasce dal territorio, oltre a sostenibile, è autonomo. Credere in uno sviluppo autonomo delle filiere economiche e sociali dei territori significa che le grandi aziende, come l’Eni, devono proporsi non come protagonisti ma come attori dello sviluppo. Al centro del percorso dello sviluppo ci devono essere tutti i soggetti che compongono il tessuto economico, sociale ed istituzionale del territorio."

martedì 9 giugno 2015

A PROPOSITO DI "OPHELIA"



In ordine all'articolo pubblicato su questo blog e su Facebook ricevo una richiesta di precisazioni da parte della responsabile del settore specifico e della organizzazione delle varie attivitá di Ophelia, la dottoressa Alessandra Lauletta. 
In particolare Lauletta chiede di precisare che non esiste una collaborazione con l'Ospedale San Carlo di Potenza, ma soltanto con la Asp (vale a dire la Asl) in quanto il dottor Angelo Laieta, punto di riferimento per le diverse attivitá, è un dirigente psicologo non del San Carlo ma dell'Azienda Sanitaria.  
Inoltre sottolinea che non c'è alcun progetto di collaborazione con realtá del centro nord, ma soltanto eventualmente con regioni limitrofe alla Basilicata.
In relazione  a quest'ultimo punto, l'articolo sottolinea l'importanza di una efficace interazione, di un rapporto di Ophelia con strutture di livello avanzato anche del Centro e del Settentrione, e ciò esclusivamente al fine di raggiungere risultati migliori sia nella fase di recupero dei pazienti, sia in quella ancor più delicata e complessa di un loro inserimento nel mondo del lavoro. Sedi universitarie (vedi ad esempio Pavia) o centri con una consolidata attitudine nel campo potrebbero indubbiamente fornire un valido apporto in vista di un salto di qualità di casa Ophelia.
Quanto poi al protocollo sottoscritto con il comune di Sasso Castalda, un centro del potentino, sono convinto che la prospettiva migliore consista in una sostanziale diversificazione delle prestazioni, disponendo Ophelia di personale qualificato capace quindi di puntare con successo anche verso forme più evolute di impegno terapeutico.  
In effetti l'opportunitá di crescere, e di mirare a orizzonti ben diversi, dipende proprio dalla  capacitá di aprire il mondo di Ophelia a nuovi contatti e a nuove esperienze, unica, concreta prospettiva. A patto che lo si desideri. Sia ben chiaro.   

IL MONDO DI "OPHELIA" TRA LUCI E OMBRE



Per molti aspetti Ophelia è un nome sconosciuto ai più. Ma non certamente a quanti hanno familiari o amici  nella difficile situazione di dover tentare un recupero dal punto di vista psichico e psichiatrico. 
Ophelia è una struttura, gestita da privati a Potenza d'intesa con il don Uva e l'ospedale San Carlo, che cerca la strada di un reinserimento nella società di quanti vivono situazioni difficili: per intenderci quelle numerose persone che la legge Basaglia volle fuori dai manicomi, decretando la chiusura di queste tragiche realtá e affidando ad altre cure i malati mentali. Operazione a lungo meditata,  per quanto a volte con risultati non corrispondenti alla posta  in gioco.   
Ophelia ha un che di pionieristico, non vi è dubbio. La sperimentazione, condotta nel centro potentino da personale interno alla cooperativa che gestisce l'intero apparato, d'intesa con strutture ospedaliere dell'area psichiatrica del  San Carlo, ha  dato qualche frutto. Il dottor Angelo Laieta, psicologo, ritiene che molta strada ancora si debba percorrere per guadagnare il traguardo di una remissione accettabile delle patologie e di una "inclusione sociale" dei pazienti. Quello della "inclusione" è per molti versi un obiettivo possibile, come sottolinea Ilaria Bavuso,  del settore teatroterapia (terapia mediante la recita) che si dice ottimista in ordine alle possibilità di imprimere una svolta all'attività del centro Ophelia.
Perseguendo l'obiettivo del recupero gli operatori  sono riusciti a mettere in scena uno spettacolo teatrale, il 29 aprile scorso allo Stabile di Potenza, che voleva avere il significato di una concreta attuazione delle linee guida per un reinserimento su basi "scientifiche" dei soggetti interessati da patologie mentali. Lo spettacolo è stato seguito da una folla di familiari e amici dei pazienti,  ma non è questo il punto. Si è percepito l'isolamento in cui Ophelia si trova, la sua distanza da gruppi qualificati che operano in regioni vicine se non al centro nord. Il piccolo è bello, insomma, non paga, anzi fa correre il rischio di una progressiva perdita di quota delle varie attività che potrebbero in un futuro non lontano trasformare la struttura in una sorta di parcheggio per minorati psichici senza esiti di rilievo. Sarebbe un peccato, in ogni caso. Un modo per vanificare gli sforzi finora compiuti. 
Tra l'altro la firma di un protocollo d'intesa con alcune realtá perifiche e, in particolare, con il comune di Sasso in provincia di Potenza apre interessanti prospettive a patto che ci sia la volontá  di dare slancio a questa  scelta. Sasso può essere punto di approdo, se non proprio capofila, in un vasto progetto di recupero e riabilitazione di pazienti con patologie psichiche e non solo. Anziché semplicemente  un ricovero per anziani non più autonomi. Un dato qualificante anche ai fini delle politiche regionali per un decentramento dell'assistenza sul territorio, che non può essere genericamente intesa. 
Una risposta dovrà darla  l'assessore alla Sanitá, la professoressa Flavia Franconi, in termini di apertura di un dialogo anzitutto con il gruppo dirigente di casa Ophelia per stabilire quali sono i margini d'intervento in un settore che prevede, nonostante la crisi, anche l'inserimento lavorativo dei pazienti. 
Una operazione del genere rappresenterebbe, se condotta in porto con  intelligenza e lungimiranza, un modo per superare il divario tra centro e periferia della scienza a danno non solo della Basilicata ma dell' immagine di un Sud che cerca di non essere diverso dal resto del Paese.  

venerdì 5 giugno 2015

IL DIRITTO NELLO SPORT È DI CASA

INTERESSANTE CONVEGNO A POTENZA SUL RAPPORTO TRA SPORT E DIRITTO

Finora lo sport era lo sport e nient'altro.  Sembrava quasi un corpo separato della societá in cui avevano valore soltanto gli arbitri e le regole sancite nel corso del tempo,  accettate dalle societá che si adoperavano bene o male  per metterle in pratica sul terreno di gioco ma anche in altre sedi.
Oggi lo sport è regolato dal diritto,  sicchè non ci sono comparti, non ci sono settori che possano dirsi davvero autonomi, nel senso  di escludere qualunque correlazione con la giurisprudenza o il diritto in linea generale.
È quanto emerge dal convegno promosso a Potenza dall'Associazione avvocati matrimonialisti d'intesa con il Garante per l'infanzia e l'Adolescenza, Vincenzo Giuliano.      Ai lavori è intervenuto, per il Consiglio dell'Ordine, l'avv. Francesco Potenza. 
Dunque il diritto disciplina lo sport. Inevitabile.
Nomi di spicco sono giunti anche da altre regioni. 
Avvocati ed esperti hanno richiamato l'attenzione sul fatto che tanti aspetti vanno emergendo proprio ora mentre cresce il dibattito sulle vicende attuali che lasciano spesso allibiti. Ma è il codice a prevalere.
Il prof. Emanuele Indraccolo, dell'Universitá di Salerno ritiene indispensabile che ci sia una sorta di intesa tra mondo giuridico e le strutture dello sport. Una disciplina puntuale deve interessare tutte le associazioni che operano in questo settore, ai vari livelli. Lo sport è un'attività umana. Che ci siano delle regole è fuori dubbio, ma bisogna considerare che le regole non possono mettersi in contrasto con l'ordinamento giuridico.
Indraccolo fa notare poi che dello sport, in dottrina,  se ne parla da tempo. 
"Ci sono tuttavia dei paradossi. Nel calcio, ad esempio, non sono ammesse le donne che svolgono questa attivitá a livello professionistico. Ma la Costituzione non impedisce qualunque forma di lavoro, svolto anche dalle donne.
Mi auguro, quindi, che da questo convegno  possano uscire degli orientamenti utili, per gli operatori dello sport ma anche per avvocati ed esperti del ramo."
Luciana Iannielli, segretario in Basilicata dell'Associazione avvocati matrimonialisti, parla di uno sport pulito. Uno sport che recuperi i ragazzi e li inviti a socializzare sottraendoli ai mille rischi, droga compresa. Ma anche ad un uso scorretto di computer, telefonini ed altro ancora.  
Insomma un messaggio alla societá parte dal Convegno di Potenza: creare una coscienza dello sport come di un'attivitá nel pieno rispetto della legge.
Sicchè le associazioni hanno il loro valore, sostiene il Garante Giuliano, in un'ottica tendente a sollecitare un vero protagonismo che si richiami soprattutto all'educazione dei giovani.

mercoledì 3 giugno 2015

DIETRO L'ANGOLO C'È SALVINI



Tutti vincitori e nessun vinto. Sembra questo l'esito delle votazioni di domenica che hanno invece rappresentato uno sconvolgimento vero e proprio del tradizionale assetto politico italiano. Una rivoluzione delle urne, una protesta dell'elettorato che si è manifestata sia con il crescente astensionismo, sia con il radicale mutamento della risposta delle urne. Tutto questo insieme rappresenta un pesante fardello.
 Pd e Cinque stelle sono stati in effetti dimezzati. Non solo. In tema di grandi novitá bisogna prendere atto di un altro particolare assai rilevante: la leadership del centro destra è cambiata e il timone è passato dalle mani di Berlusconi e altri a quelle leghiste di Salvini, l'unico a parlare di Governo e della proiezione su scala nazionale dell'esito della consultazione amministrativa di domenica scorsa con il piglio del vincitore. L'unico a parlare non certo per una questione di coraggio, quanto in base a un preciso disegno politico che la Lega coltiva non da oggi, ma che oggi avverte più a portata di mano. Uscire cioè dall'ambito padano e qualificarsi come partito nazionale, in grado di chiedere e ottenere consensi dalla Lombardia alla Sicilia. Vale a dire dL Paese. 
Certo, il piglio leghista non è cosa politicamente neutralizzabile con una qualunque opzione in un futuro più o meno vicino, più o meno lontano. La politica leghista prescinde addirittura dai fondamenti sui quali poggia la logica della politica italiana e la stessa partitocrazia dal dopoguerra ad oggi oltre a introdurre, radicalizzandoli, principi diversi in rotta di collisione con la prassi attuale.  Linee guida diverse nel valutare gli sbarchi degli immigrati e il tema dell'accoglienza. Orientamenti e orizzonti differenti in materia di economia e finanza, con particolare riguardo alla permanenza dell'Italia nell'eurozona. E tanto altro ancora. Ecco in cosa consiste la rivoluzione del 31 maggio, finora sottovalutata se non addirittura soltanto sfiorata da alcuni protagonisti, i quali credono che così facendo riescono ad attutire il colpo subito dall'esito del voto. Magari ad esorcizzarlo con una operazione politica di nessun conto. Anzi incapace di affrontare i veri nodi del momento.
Ha suscitato una reazione, tutto sommato assai contenuta, la debacle di Forza Italia che assiste impotente alla fine dell'era Berlusconi, in campo nazionale. Per quanto la conquista della Liguria non sia proprio un fatto da nulla. Al contrario.   
Un orizzonte assai confuso, dunque, reso tale dai contrasti interni al Pd che assiste impotente tra l'altro alla brutta vicenda di De Luca inserito nella lista degli impresentabili e che ha querelato la Bindi. 
Certo, la direzione di lunedì prenderà posizione sul risultato delle urne mentre Renzi non potrá non pronunciare parole prcise e giudizi altrettanto netti su quanto accaduto. Non ci sará solo una nuova destra ma forse anche un Pd enormemente condizionato dal voto di domenica.