lunedì 27 marzo 2023

UNA REALTA' VIVA E DINAMICA, IL PROGETTO DI RUBINO


                            

Antonio Rubino 

Qual è il ruolo delle popolazioni dei 29 centri che rientrano nel perimetro del Parco nazionale Appennino lucano Val d’Agri Lagonegrese? 

Domande in attesa di risposte, ormai non più rinviabili. Soprattutto ora con l’elezione del nuovo Presidente della Comunità molti interrogativi sembrano essere determinanti. Antonio Rubino, sindaco di Moliterno, eletto da qualche settimana al vertice di questo organismo ha ben chiare le idee. La Comunità è la spina dorsale, sostiene, l’architrave del progetto di parco in una realtà ricca di risorse ma tale da dovere essere governata con competenza e dinamismo. Pena un decadimento dalle conseguenze pesanti.

La sua non è semplice teoria, tutt’altro. Gli abitanti sono la dimensione concreta dei bisogni di crescita legati a una visione non certamente statica di area protetta nazionale ma rivolta al futuro. Così il turismo, il rilancio delle alte quote, la tutela della biodiversità. Tanto per citare alcuni degli obiettivi da perseguire.

Da dove cominciare?  “Anzitutto definire il ruolo della Comunità del Parco nei dettagli, che è un ruolo politico. La Comunità è quella porta che sta tra l’Ente e i cittadini includendo Provincia e Regione, ovviamente. 

E’ necessario ascoltare la voce delle popolazioni, prosegue Rubino. Fondamentale la promozione, inoltre, in un territorio ricco di biodiversità da mettere a frutto nel migliore dei modi.”

In definitiva un Parco tutto ancora da scoprire e conoscere a fondo, dopo anni di dibattito, di contrasti, di opinioni divergenti e di assenza di una progettualità all’altezza della posta in gioco. 

C’è interesse per questa realtà? viene da chiedersi anzitutto. La situazione stessa dell’Ente, eternamente immerso in un clima di incertezza, è un dato negativo. 

“Una sfida, aggiunge il neo eletto Presidente della Comunità, una sfida di medio e lungo periodo. Non solo per l’immediato. “

C’è poi il tema dei finanziamenti che il Parco riceve e che vanno finalizzati  a un’attività di promozione del territorio, a sostegno di tutte quelle iniziative in grado di fare dell’Appennino lucano un Parco a tutti gli effetti. In uno scenario nazionale e non solo locale. 

La voce delle popolazioni, in definitiva. Antonio Rubino parte con il piede giusto, in una situazione certo non facile da affrontare.  

     

mercoledì 22 marzo 2023

LO STIVALE E IL CUPOLONE



C’è più laicità e meno fede negli scenari italiani del giorno per giorno, compresa la politica ma non solo? O è venuto meno quel processo di “umanizzazione” della fede contenuto nella struttura stessa del Vangelo, il messaggio di Cristo  indirizzato all’uomo?   

Il titolo del libro di Mauro Mazza, Lo Stivale e il Cupolone , edito da il Timone, fa leva su questo rapporto. Mazza giornalista e scrittore, già direttore del TG2, esplora ambiti  di un interesse religioso e antropologico insieme giungendo a conclusioni non sempre prevedibili o scontate.  

Un lavoro che affronta alcuni nodi essenziali della questione italiana, legata alle vicende della Chiesa istituzione, ma immersa negli scenari della politica, a loro volta non distaccati, nè esclusi, dalla quotidianità del Vaticano anche quando il rapporto sembra essere flebile se non inconsistente.  

E’ come se un filo sottile legasse queste due realtà dalle quali non si può prescindere. Del resto la storia dei cattolici in politica, e della politica dei cattolici, rappresenta un banco di prova di tutto rilievo.

Il libro di Mazza si muove con disinvoltura in situazioni assai complesse, prendendo in esame alcuni temi. Uno in particolare, finito addirittura sia in prima che in quarta di copertina: “E’ l’Italia che ha abbandonato la Chiesa oppure è la Chiesa che ha abbandonato l’Italia?”

Vale la pena giudicare gli appelli costanti alla pace, al rispetto della persona, alla vita da rendere ogni giorno prossima al Vangelo. Questa la vera rivoluzione.  

Un libro importante che intende la figura di Benedetto XVI come il più autentico richiamo al senso dell’essere cristiani oggi, in un mondo attraversato da mille tensioni e da tanti cataclismi. Lacerato dalle guerre, sempre sull’orlo del disastro. Eppure Francesco appare come l’unico mediatore possibile nella bufera dell’Ucraina travolta da Putin.

La presentazione del volume è prevista a Potenza nel Palazzo della Cultura, in via Cesare Battisti ( a pochi metri dal Comune) con inizio alle 18,30. Sarà presente l’Autore. 

  

 

martedì 21 marzo 2023

CENTO CONTRO IL BULLISMO



Il 21 marzo è il giorno della lotta alle mafie e alla violenza organizzata, qualunque essa sia. Qualunque sia la sua matrice.  L’omicidio del giovane ucciso a Napoli per una banalità deve far riflettere tutti, nessuno escluso.

Intanto c’è una notizia passata sotto silenzio in questi giorni: il sindaco di Cento, un comune in provincia di Ferrara, ha deciso di far pagare una multa ai familiari dei ragazzi che esercitano il bullismo a danno dei compagni di classe, di scuola o di giochi. Si perché il bullismo in molti casi, direttamente o indirettamente, affonda le radici nella famiglia che non esercita spesso il ruolo che dovrebbe di momento educativo in grado di far prevalere la tolleranza e il rispetto sull’odio di diversa origine. 

Educare i ragazzi a essere cittadini e persone rappresenta il primo dei doveri dei genitori, al di là di qualunque retorica. Educare è un obbligo eterno, universale. 

Questo purtroppo non accade sempre, se si pensa che un gruppetto di ragazzi, di una piccola realtà della Basilicata (è solo un esempio) hanno apostrofato un loro compagno di classe usando una terminologia avvelenata, propria tra l’altro degli adulti provocando un danno sul piano comportamentale al loro amico. Un linguaggio fin troppo meditato per essere alla portata di bambini di poco più di dieci anni. Non solo.

La famiglia ha dunque le sue responsabilità, specie poi se si pensa che il bullismo è il primo, potenziale gradino verso una violenza di tipo diverso. Il primo gradino capace  di alimentare odio e contrapposizione, ingredienti fin troppo diffusi in questa società tecnologica e consumistica, come ricorda spesso Papa Francesco rivolgendosi soprattutto agli adulti.    

lunedì 6 marzo 2023

UNIBAS, DA PERTINI A MATTARELLA




Nella storia millenaria della Basilicata un posto d’onore spetta a questo Quarantesimo dell’Unibas, solennemente celebrato da Sergio Mattarella, in un’aula affollatissima  in cui il respiro degli studenti lo si è avvertito più di ogni altra cosa. Più del rituale stesso, forse più di questo 6 marzo 2023, giorno di tutto rilievo non  per la sola Università.

Quarant’anni sono un percorso non breve. Lo hanno ricordato tutti, dal Rettore, prof. Ing. Mancini, al Presidente della Regione, Bardi, al rappresentante degli studenti, Davide Di Bono. Alla stessa Moshir Pour, entusiasta di essere italiana a tutti gli effetti, lontana da ogni forma di dittatura e di repressione delle libertà individuali.

Sandro Pertini aveva inaugurato la grande avventura dell’Ateneo lucano all’indomani del rovinoso sisma del 23 novembre, e oggi il Presidente Mattarella ha apposto il sigillo a un evento che sancisce una vera rivoluzione per la Basilicata certamente, ma non solo.

Finisce l’era della periferia della scienza, dei talenti ignorati, di una marginalità di questa terra a lungo considerata piccola e forse insignificante. Tale da non poter competere in un ambito nazionale e internazionale. Questione di dignità e non di potere.

L’Università dà lustro ai lucani (non certo per amore di campanile) ma perché questo è lo stato dell’arte.

“FATE PRESTO” dice Di Bono alla classe dirigente al completo in quest’Aula del Quarantesimo. Il Presidente della Repubblica ascolta il messaggio e applaude convinto. 

venerdì 3 marzo 2023

GLI ORIZZONTI DI VINCENZO VERRASTRO



                        


VINCENZO VERRASTRO

Il rigore come etica personale, ma anche come metodo alla base di una strategia dell’innovazione. Irrinunciabile. 

La politica per anni, nel secondo dopoguerra, ha indossato questo abito riuscendo a trovare credibilità nella società da ricostruire sulle rovine di un conflitto che aveva fatto tabula rasa di tutto, ma forse non della speranza di un domani diverso.

Vincenzo Verrastro, è stato il primo Presidente della Regione Basilicata, uomo della politica e delle istituzioni al tempo stesso, interprete di quella "ragione di partito" quale motore esclusivo  di una miriade di iniziative volte a dare corpo a un processo di rinnovamento non superficiale prima nell’ambito della Provincia di Potenza e poi della Regione, appena istituita. 

Lo spunto per un’analisi della sua vita e delle sue scelte viene da un lungo articolo pubblicato dalla figlia Valeria sulla Rivista Dialoghi dell’Azione cattolica. L’articolo mette a fuoco molti aspetti, alcuni francamente sconosciuti dell’uomo e del politico, aviglianese di origine ma anche per temperamento. Determinato, convinto, a tratti testardo,  diffidente nei tanti amici che gli offrivano a buon prezzo, se non gratuitamente, la loro opera, Verrastro ha sempre adottato le linee guida  che si era imposto prescindendo da vicende, fatti, situazioni  ed eventi. O, meglio, cercando di trovare una logica in ciascuna scelta. Un modo di essere che lo rendeva a volte  incline a sospettare di alcune offerte di buoni servizi da parte di personaggi che nella stessa DC dell’epoca nascevano dalla sera alla mattina, soprattutto al tempo della grande contestazione interna, determinata spesso da scopi strumentali di assalto alla diligenza. O alla balena bianca?

Lui sapeva come regolarsi, cosa dire. Cosa fare soprattutto insieme a Emilio Colombo: entrambi non solo rappresentavano, ma erano quella DC degasperiana pronta a esibire le sue attitudini per il governo delle istituzioni, una sorta di passaporto senza scadenze per il domani. 

Nel Mezzogiorno doroteo Vincenzo Verrastro si riconosceva senza dubbio alcuno, accanto a Colombo ovviamente. 

Per entrambi la riforma agraria era stata un momento di rinascita anche se l’esodo dalle campagne  dimostrerà in seguito il fallimento totale di questo processo arrivato molto tardi e in un clima di totale incapacità di dare delle risposte alla fame di lavoro e di crescita economica in un settore in cui dilagavano povertà e miseria fino alla vergogna. 

Il dato che per anni e anni accomuna Colombo a Verrastro è la qualità del protagonismo di cui parla Valeria nell’articolo. Protagonismo politico e individuale, destinato a manifestare anche momenti di fragilità personale e di incertezza nell’ambito di una presenza sulla scena non solo locale ma nazionale. Un tratto umano e profondo di cui a volte non si tiene conto perché la politica spesso mostra il volto del potere di chi la rappresenta o la interpreta. Quasi prevalentemente, fino a diventare una costante. Ma ciò non giustifica un’analisi superficiale e distratta.

mercoledì 1 marzo 2023

"PERCHE' ARRIVIAMO SEMPRE DOPO LA MORTE?"


                           Le bare dei migranti


Interrogativo che riempie di angoscia e suona come una condanna, di fronte alle 67 bare allineate perfettamente nel Palazzetto dello sport, con un ordine perfetto che fa da contraltare al subbuglio, alla rovina, alla confusione estrema nei momenti della sciagura del barcone sulle coste calabresi. Tra quelle bare regna un silenzio inverosimile, rotto da qualche singhiozzo e dal dolore dei parenti.

Si, è vero. Arriviamo sempre dopo la morte, come se le tante, troppe disgrazie nel Mediterraneo non avessero insegnato nulla a nessuno. 

Eppure si continua a morire, mentre divampa la polemica su cosa andava fatto per evitare questa immane disgrazia. Non solo. Ma anche su come comportarsi nei momenti durissimi del dopo per essere “adeguati” e scongiurare il rischio di un parlare fuori luogo.  

C’era un radar sulla costa, con una portata di oltre 500 miglia. E c’erano delle navi in grado di affrontare il mare anche in condizioni proibitive. Di questo non si parla, se non a denti stretti per il timore di dire un particolare compromettente. Che può sconvolgere gli scenari.

Ricordiamoci: non c’è un problema di linea politica da seguire o non seguire. C’è un problema grande quanto un enorme macigno che pesa sulle coscienze dell’umanità.

Gli sbarchi sono iniziati anni e anni orsono e continueranno data la dimensione del problema determinata non da fatti del momento, ma da situazioni insuperabili e ormai incancrenite. I migranti provengono dall’Afghanistan, dal Pakistan e finanche dall’Iran.

Basta questo a delineare la portata di una questione ben più grande delle polemiche e del polverone in atto.