sabato 31 dicembre 2011

BUON ANNO AI LUCANI E AGLI AMICI DEI LUCANI (CHE NON SONO MOLTI!)

Inutile chiedersi perche' il 2012 e' considerato  un anno terribile e non da pochi, sprovveduti osservatori. Ma da tutti i cittadini, ormai avvertiti da Monti che dovranno rassegnarsi e stringere la cinta. Il più' possibile fino a veder mancare il respiro. 
Forse per la prima volta nella storia  la rassegna stampa di radio Rai, nel programma di Giancarlo Loquenzi  "Prima di domani" ha fornito un  panorama dei quotidiani italiani allarmati per le notizie della raffica di aumenti di questi giorni. Non si tratta di una buona novella, ma di sacrifici e sacrifici a non finire che tutti dovremo affrontare. Senza distinzione alcuna....magari! La voce suadente di Daniela Mecenate ha reso bene, anzi benissimo, lo stato dell'arte. Per la verità di arte nella manovra ce n'e' molto poca. 
C'e' intanto una domanda che "sorge spontanea" : ma chi si acCorge di chi tira la carretta? C'e' per caso qualcuno che dica bravi lucani? Per il loro altruismo, per la loro volontà di contribuire per oltre il dodici per cento alla bolletta energetica nazionale e ora per avere voluto farsi carico anche di un mega deposito nazionale di gas - in Val Basento - gia' studiato e messo a punto negli anni scorsi dai sindaci della Valle, dalla Regione Basilicata e dal Ministero delle attività produttive. Il grande serbatoio non servirà solo ai terroni ma  al Paese intero che dovra' pur riscaldarsi in caso di crisi internazionali e di rubinetti chiusi del gas, come del resto e' accaduto piu' di una volta. Milioni e milioni di barili di petrolio. Milioni di metri cubi di di acqua. Ed ora un enorme serbatoio di gas. Ecco la Basilicata del 2012. Una grande risorsa al servizio del Paese. Ma vi sembra poco? Eppure nessuno sembra farci caso: sono in tanti a Milano a non sapere nemmeno che questa terra esiste e chi lo ha appreso lo deve spesso al film di Rocco Papaleo proiettato (meno male) nelle sale cinematografiche di mezzo mondo. 
Perché tutto questo silenzio intorno ad un terra che e' vita? Non ci sono per caso intessi colossali che mirano a minimizzare, a nascondere, a non fare apparire? La Basilicata deve rimanere fuori dai grandi circuiti, dalle sedi dove si decide lo sviluppo, dove si da' impulso all'economia, dove si costruisce quella informazione che conta. Insomma: usa e getta sembra essere la parola d'ordine. Ridurre a zero il contributo decisivo di questa piccola ma importante regione del Sud non e' onesto ne ' giusto. Il 2012, nel bel mezzo della crisi, dovra' far giustizia anzitutto di questo. Una vera sfida rivolta a quanti considerano il Sud la palla di piombo ai piedi dell'Italia. 
Auguri ai lucani ed a quanti hanno imparato a stimarli sul serio. 

domenica 25 dicembre 2011

"...DATECI LA NOSTRA MAFIA!"

Papaleo a San Remo: che dire? Un artista scanzonato e ironico. Bravo e irriverente.
Proprio un perfetto lucano, insomma. Chissa' quali sorprese riserverà al pubblico. Certo, i lucani non perderanno una sola serata, non vi e' dubbio! Staranno anzi incollati al televisore per vedere cosa riuscirà a dire il patron di Basilicata coast to coast, il film che ha portato la Basilicata nel mondo, l'ha fatta conoscere, ha creato intorno a questa regione quel che non hanno creato per decenni e decenni intere generazioni di deputati e senatori inutili che si sono sgolati nelle piazze per chiedere nient'altro che  un voto. Rocco, invece, ha fatto scoprire  quell'alone di favola e di mito di cui la Basilicata non solo e' ricca, ma e' stracolma. Ha alimentato l'intesse per quella cultura del popolo spesso ignorata e dimenticata, fatta di cose vere .  Ha messo in evidenza il piacere per questa terra, per i suoi tramonti,per i paesaggi da favola, per il suo territorio, umile e genuino. Per quelle locations che sanno di boschi, di terra, di spiagge accattivanti. Senza bisogno di trucco, ne' di costose pubblicita'...
E cosi' Rocco Papaleo da Lauria si trovera' a San Remo. In fondo, la conduzione del festival insieme a Gianni Morandi, e' un seguito del suo film che non finisce con il lavoro proiettato nelle sale cinematografiche ma che, a quanto pare, e' destinato ad avere un seguito. Ci voleva proprio! E' il minimo che si possa dire.
Ma la notizia di Papaleo a San Remo, per altri versi, induce a riflettere sullo stesso film Basilicata coast to coast. Sono andato a rivederlo, a risentire i monologhi, i dialoghi, quella sceneggiatura scritta magistralmente. E l'ho trovato vero e spontaneo. Ma anche sferzante: dateci la nostra mafia, dice Papaleo a gran voce. Possibile che questa regione, con la Dc per anni al 40 per cento, non riesce nemmeno ad avere la sua mafia? Ma via non e' un obiettivo impossibile! Tutt'altro. Basta un piccolo sforzo, anche impercettibile. Anzi, non occorre nessuno sforzo. Basta guardarsi intorno...
 Rocco potra'dunque far luce sui mille risvolti di una terra meravigliosa ma sconosciuta e snobbata. Ignorata, sottovalutata, finita ormai nel cestino dei rifiuti, nonostante le sue ingenti risorse naturali ed i milioni  di barili di greggio che le compagnie petrolifere continuano a estrarre dal suo sottosuolo. Un affare di miliardi di euro che forse lo stesso Monti non ha ancora compreso in tutta la sua portata.  
                                                  Rocco De Rosa







giovedì 22 dicembre 2011

ROCCO PAPALEO A SAN REMO 2012. UNA VERA SORPRESA!

Rocco Papaleo alla Bit di Milano 2011 - foto di Rocco De Rosa
Rocco Papaleo sarà accanto a Gianni Morandi per condurre l'edizione 2012 del festival di San Remo. La notizia ha fatto il giro delle redazioni dei giornali e delle tv in un baleno ed è stata accolta in Basilicata con molta soddisfazione. Notizia del tutto inattesa, commenta il Commissario del Parco nazionale dell'Appennino lucano, l'ing. Domenico Totaro, che si è detto particolarmente felice per questa decisione giacchè Papaleo è originario di Lauria, uno dei più importanti centri all'interno del Parco.
“La personalità di Rocco, legata al film Basilicata coast to coast e ad altri importanti lavori cinematografici, scrive Totaro in una nota diffusa alla stampa, è un marchio di tutto rilievo per l'intero Sud. Un biglietto da visita di prestigio per il Parco nazionale dell'Appennino lucano, Val d'Agri, Lagonegrese che ha dunque l'onore di annoverare tra i suoi figli illustri anche un uomo di spettacolo, qual è appunto Papaleo, che con la sua verve di attore e la sua lucida cultura di regista saprà far conoscere il Parco anche oltre i confini degli appassionati di natura e ambiente. E all'estero.”
Soddisfazione in molti altri ambienti, lucani e non. Con il suo capolavoro Papaleo ha dato nuovo smalto alla sua piccola ma importante regione di questo Mezzogiorno, spesso abbandonato e dimenticato. Se non volutamente ignorato. Una regione, la Basilicata appunto, ricca di risorse e di natura, oltre che di storia, ma che non riesce a decollare in un contesto nazionale. Pochi la conoscono. Altri pensano che sia ubicata più o meno tra la Calabria e la Lucania. Altri ignorano che si tratta del più importante giacimento in terra ferma di petrolio, a livello europeo addirittura.
In una intervista alla Rai, all'epoca del suo film, Rocco Papaleo si disse contento per la scelta di fare dell'Appennino lucano un nuovo e importante Parco nazionale auspicando tra l'altro che il livello di protezione potesse coincidere con un vero rilancio dell'area. C'è pertanto da essere certi che un apporto significativo saprà darlo anche lui per far conoscere una zona legata alla storia degli antichi romani, piena di cultura e tradizioni. Ma anche di arte e di buona tavola.
In bocca al lupo a Rocco per la sua partecipazione a San Remo 2012, addirittura come presentatore, accanto alla figura di Gianni Morandi che ha fatto sognare con i suoi motivi intere generazioni. Speriamo che Papaleo non solo faccia sognare, ma contribuisca a far vivere al Sud una dimensione diversa. Con la sua arte decisamente ironica, sorniona, un po' disincantata, ma molto realista. E poi divertente, piena di umanità e di sorriso.

martedì 20 dicembre 2011

LE TANTE VERITA' ANCORA DA SCRIVERE

"La verita' su Via d'Amelio non e' stata ancora scritta."  Si chiude così il servizio del Tg1 dedicato al il sopralluogo del collaboratore di giustizia, Gaspare Spatuzza, al garage dove fu confezionata la bomba per uccidere Paolo Borsellino e la sua scorta. Verità ancora da scrivere, eppure sono trascorsi quasi venti anni dall'agguato che costò la vita al magistrato, espressione di una giustizia vera e pronta a non arrestarsi davanti a nulla. Frattanto Spatuzza e' diventato un collaboratore di giustizia, ma nella sostanza nulla e' cambiato.
Altre verità, altri dettagli potranno venire alla luce. Probabilmente. Che forse finiranno per smentire la versione finora conosciuta su quell'attentato di mafia che ha sconvolto l'opinione pubblica italiana e  internazionale. Altre versioni, altre facce di una stessa medaglia forse emergeranno. Ma chi mai avra' la certezza di poter conoscere le responsabilita' vere di quello e di altri fatti di mafia? Chi potra' essere soddisfatto del lavoro dei magistrati? Interrogativi che ci poniamo ogni giorno, ogni istante. A proposito: quante verita' dovranno ancora essere scritte, sulle quali pesa il dubbio (o la certezza) che non saranno mai scritte?
Parlare di via D'Amelio e' come toccare il cuore della societa' italiana. Il solo pensiero di quell'evento fa tremare: il ricordo delle immagini, dei volti straziati, della citta' violentata sono cose che non si cancellano. Come non si cancella la ferocia della bomba. Non si cancellano le lacrime dei familiari di quel dignitoso e grande servitore dello Stato.
Tutto questo avrebbe dovuto portare magistrati  e inquirenti ad avvertire la responsabilità ' di andare fino in fondo.  Con scrupolo, con coscienza professionale, con il senso del dovere. Ma soprattutto con l'obiettivo inevitabile di dare risposte certe. Definitive. Senza correre il rischio di una mezza verita', assolutamente inservibile. E offensiva.
E di mezze verità il Paese e' stracolmo. Quasi per un disegno diabolico che si ripete in tante occasioni fino al punto da far venire la nausea a tante, tante persone oneste. Non e' retorica.  E' solo un'amara constatazione che fa crollare ogni fiducia negli apparati dello Stato.
Quello Stato che dice e poi smentisce, che tenta di accreditare un pudore inesistente. Che si professa capace di affrontare qualunque sfida... Che si dice garante di ogni cittadino, della sua sicurezza, dalla sua vita insomma.
A proposito di vita! Si ritorna a parlare della vita di Emanuela Orlandi finita nel nulla. Quasi quarantamila persone chiedono giustizia e verita' per Emanuela, come per tanti altri casi ancora irrisolti. Una raccolta di firme sta andando avanti sul Web e non solo. Ha il senso di un atto di accusa formidabile. Che nessuno potra' ignorare. Questo almeno e' certo! 

                                                 Rocco De Rosa

giovedì 15 dicembre 2011

IL BIOLOGICO DEL POLLINO

La Val Sarmento, la fascia di terra che lambisce un ampio territorio ai piedi delle cime del Pollino in Basilicata, ha conquistato un primato: quello di produrre il 12 per cento di olio, per giunta biologico e di alta qualità, dell'intera produzione del parco nazionale, almeno nel versante lucano dell'area protetta. La campagna 2011 lo dimostra ampiamente e le prospettive non sono insignificanti, a cominciare dai mercati locali e nazionali interessati a commercializzare l'olio della valle, fino alle possibilità di nuova occupazione con riflessi positivi sull'economia del settore che negli ultimi tempi ha fatto registrare una buona tenuta a fronte della caduta verticale di altri comparti agricoli, seriamente compromessi dalla crisi.
Tra l'altro il parco del Pollino è impegnato nel tentativo di riuscire a frenare l'esodo di intere famiglie e soprattutto dei giovani che vanno via dai centri della Calabria e della Basilicata per cercare lavoro altrove. Il quattro per cento della riduzione del numero degli abitanti, certificato negli anni scorsi dall'Istat, è un limite purtroppo superato con risvolti profondamente negativi. Sicchè l'agricoltura priva di sostanze chimiche e quella biologica in primo luogo, sono un elemento di attrazione di nuove energie autopropulsive: quelle energie che non hanno bisogno di assistenza, che non consumano risorse, ma sono in grado al contrario di dare un apporto vero alla base produttiva del Parco nazionale.
Su questa linea c'è piena intesa tra il Presidente del Pollino, Domenico Pappaterra, e il suo vice, Franco Fiore, preoccupato di reperire nuove opportunità, soprattutto nel campo dell'agricoltura innovativa e senza veleni.
Della cosa è stata informata anche l'ALSIA (l'agenzia per lo sviluppo agricolo della Basilicata) e i produttori hanno chiesto al commissario straordinario, Romaniello, che la sfida dell'olio della Val Sarmento vada tenuta nella giusta considerazione con misure di salvaguardia del prodotto e con scelte opportune per il futuro che riescano a impegnare la regione Basilicata.
Si apre una parentesi significativa, non vi è dubbio. Oltretutto il varo del Piano del parco rappresenta l'elemento di sicuro rilievo sociale ed economico per assecondare questi sforzi e determinare un cambiamento di rotta in una situazione che promette di deteriorarsi progressivamente, in assenza di adeguati sostegni, con una perdita di peso economico del Parco nazionale, il più grande d'Italia e non solo del Sud, che da tempo chiede un'attenzione qualificata per la sua crescita, in primo luogo.   
                                                                  Rocco De Rosa

giovedì 8 dicembre 2011

PARCO DELL'APPENNINO: IL BOSCO, QUESTO SCONOSCIUTO!

                            I boschi dell'Appennino in autunno inoltrato foto R. de Rosa
Tempi difficili per gli uomini e per l'ambiente. La natura non perde occasione per farsi sentire. O, meglio, per far sentire il peso della sua presenza che non va minimizzata. Ne' sottovalutata. Sicché le foreste rappresentano non solo la bella coltre verde, in una regione come la Basilicata verde per definizione, quanto un indicatore di cui l'uomo deve tener conto a tutti i costi. Gli ultimi disastri, del resto, lo dimostrano a chiare lettere.
A questo tema e' stata dedicata una giornata di studio promossa dal Parco nazionale dell'Appennino con la partecipazione di autorevoli esperti che hanno fornito dati e cifre sullo stato dei boschi: una iniziativa di respiro nazionale che pone l'area protetta tra le più giovani d'Italia al primo posto quanto alle misure per la tutela, la salvaguardia dell'ambiente e la diffusione di una vera cultura dei parchi. In prima linea il Corpo forestale dello Stato che non ha mancato di lanciare un appello agli amministratori dei parchi e agli esperti del settore. Di cosa si tratta? Occorre una linea di condotta, dice il CFS, che possa fornire garanzie per la salvaguardia dei principali equilibri naturali, a cominciare dalle foreste, dagli interventi da mettere in cantiere, promuovendo anche un turismo all'altezza della situazione. Un turismo fatto di turisti consapevoli del ruolo del bosco e del suo peso nel quadro economico del Paese.
Il commissario straordinario, Domenico Totaro, e la dirigenza dell'Ente a cominciare dal direttore Vincenzo Fogliano, possono dire di aver guadagnato, dunque, un traguardo di tutto rilievo. Collocare l'Appennino lucano al centro di un interesse scientifico in grado di coinvolgere l'opinione pubblica e naturalmente le universita', in prima battuta quelle del Mezzogiorno alle quali spetta un compito di assoluta importanza, nel tentativo di valorizzare al massimo la funzione "protezionistica" e l'impianto sociale delle foreste. Ecco il percorso. Un argomento del quale forse non ci si rende conto, anche se i tempi sono maturi e tutto sembra spingere perchè anche nel Sud, e non solo al Nord lungo l'arco alpino, il bosco diventi una risorsa perfettamente utilizzabile non solo là dove si trova, ma in un'area ben più estesa del semplice perimetro forestale. Il bosco dell'Appennino, ad esempio, è cultura e tradizione oltre a rappresentare un formidabile elemento di conoscenza di un passato ancora presente. D'altro canto, come ha spiegato lo stesso responsabile regionale del Corpo forestale dello Stato, Vincenzo Pasquini, il termine forestale ha una valenza assoluta. Non e' una definizione puramente casuale, una trovata linguistica o di facciata. Ma un termine che racchiude anni di sforzo e una valanga (questa volta per fortuna assolutamente positiva) di provvedimenti e di scelte, ma anche di sacrifici per far vivere le foreste, al Nord come al Sud.
                                                                   
Rocco De Rosa

martedì 6 dicembre 2011

RIGORE,CRESCITA,EQUITA'. MA SIAMO SICURI?

Non manca molto all'avvio della fase di decollo della manovra più netta e più drastica, ma forse anche più impietosa, dal dopoguerra ad oggi nonostante il compito gravoso di salvare l'Italia dal fallimento. Per Natale il regalo sarà certamente servito, a cominciare dagli aumenti delle accise sui carburanti, destinati a provocare una impennata del costo della vita con conseguente riduzione dei consumi. E già Confcommercio parla di recessione che significa non solo meno consumi e meno sviluppo, ma soprattutto meno lavoro. I lucani, soltanto in questo caso, possono dirsi fortunati: cominciano infatti ad arrivare nelle case le buste sigillate contenenti i PIN per l'uso della carta carburanti che regalerà a ciascuno degli abitanti della Basilicata ben 90 euro di rifornimento per ogni patentato. Un regalo importante...Non vi è dubbio.
Ricordate lo slogan delle domeniche senza macchina (per risparmiare benzina) della metà degli anni Settanta? “Se non vuoi andare a piedi prendi l'asino!” Eravamo solo alla preistoria del disastro e quella che appariva una iniziativa di per sé pesante per la gente era soltanto acqua e zucchero. Come dire un' aspirinetta rispetto a una cura da elefante. Il paragone regge.
Tuttavia l'assoluta novità di questa manovra è rappresentata dall'uso di una terminologia anch'essa senza precedenti. Chi mai aveva sentito parlare di spread fino a qualche mese fa? Ora questa parola è diventata un indicatore del destino dei popoli, ma soprattutto del destino degli italiani. Se cresce siamo perduti. Dobbiamo augurarci che si riduca per avere meno guai in vista. Ci sono intanto degli interrogativi che angosciano. A detta dell'ex Presidente del Consiglio, Romano Prodi, nelle casse delle banche internazionali (che non disdegnano l'Italia come base di riferimento) ci sono ben 12 mila miliardi di euro. Ci si chiede se non sia il caso di utilizzare per la grave circostanza del momento almeno una piccola fetta di questo enorme patrimonio, capace di cambiare da un momento all'altro il destino della borsa, l'andamento dell'economia, il cammino faticoso dello sviluppo. Prodi ha messo in risalto questo dato. Ma cosa realmente potrà accadere? Altra domanda inevitabile.
E sempre a proposito dei quesiti che gli italiani si pongono in queste ore c'è il tema dell'equità. Altro nodo spinoso giacchè si sente parlare di misure temporanee che gravano soprattutto sui redditi medio bassi. E i grandi patrimoni, le grandi ricchezze? Sarebbe interessante capire se in questa magnifica Italia esiste una banca dati (a parte il fisco) di chi più possiede e fino ad oggi ha pagato meno. Quando ha pagato! E se esiste perchè non la si rende davvero pubblica, nel rispetto del diritto alla privacy ovvio, considerato peraltro che di evasioni (altro capitolo amaro) non si parla granchè nella manovra e nelle note illustrative, ampiamente pubblicate dalla stampa. Finiti in una comoda soffitta, probabilmente, gli evasori stanno studiando come mettere a punto la loro manovra per dare una risposta a Monti ed evitare di finire nella rete di chi possa dar loro la caccia. Le cifre sull'evasione fanno rabbrividire: fiumi di denaro che sono alla base dello sfascio e avrebbero potuto quantomeno rendere ben più solida la base finanziaria e l'economia stessa del Bel Paese, anche in presenza di manovre speculative e di “operazioni di stima” che le agenzie di rating stanno ponendo in essere, in un clima pesante e oscuro. Ma soprattutto a volte indecifrabile. Dare delle pagelle puo' essere logico e ammissibile entro certi limiti. Meno logico l'effetto di un'azione finalizzata a fare arretrare un intero paese e il suo sviluppo. Se non proprio a spingerlo sull'orlo del burrone.
C'è però in tutto questo una nota umana, che non lascia indifferenti gli italiani. Le lacrime della Fornero passeranno alla storia come un tentativo di umanizzare la manovra e di renderla “a misura d'uomo”. Buon segno, visto peraltro che si tratta di una donna. Ma anche l'ironia di Monti non è da meno. Il Presidente del Consiglio dice alla sua collega durante la conferenza stampa: commuoviti pure ma correggimi se sbaglio.
                                                                 Rocco De Rosa    

giovedì 1 dicembre 2011

CORRUZIONE E MALAFFARE DA NORD A SUD

"Un pezzo del Paese e' marcio", uno dei titoli dei giornali che tengono campo dopo il terremoto che ha scosso Nord e Sud, questa volta senza distinzione. Magistrati e politici in manette, collaboratori fedeli della 'ndrangheta", soci affidabili e validi sostenitori del malaffare, senza limiti ne' confini. La Lombardia e' lo scenario, ma in primo piano anche la Calabria e non solo. E non e' ancora finita.
Quasi una gara a dare appoggio a corrotti e corruttori che non lasciano nulla di intentato, meno che mai i rifiuti, fonte inesauribile di ricchezza, a tutti i livelli. Ed a qualunque latitudine. 
Le notizie dello scandalo che ha mandato in galera nomi altisonanti, senza distinzione di appartenenza politica, a cominciare dal vice Presidente del Consiglio regionale lombardo, si susseguono a ritmo vorticoso e si parla di un giro di affari enorme, non ancora quantificato, per pavimentare di rifiuti le strade della pianura Padana. Il Nord come il Sud, appunto. Arricchimenti di personaggi di spicco e fiumi di denaro: tutto questo mentre i governi europei, e quello italiano in particolare, cercano misure di salvataggio dell'economia del vecchio continente e fanno leva su una disperata riforma delle pensioni che abolisca i privilegi e metta ciascun cittadino nella condizione di fare sacrifici per il futuro del bel Paese. Nessuno è esonerato, insomma! 
Intanto i ladri nelle istituzioni hanno mano libera in tutto: dall'ambiente fino ai traffici illeciti che hanno scritto non una sola pagina della storia italiana, in questo centocinquantesimo dell'unita' in cui si torna a parlare  dei valori che appartengono alla storia d'Italia,ai quali ogni cittadino, si sente dire, deve ispirare la sua vita. Parole che contrastano non di rado con la realtà del presente e seminano sconforto e desolazione mostrando, oggi più di ieri, di essere davvero senza senso, almeno se riferite al comportamento di alcune "illustri" personalità, ciniche e tracotanti. Ma soprattutto abituate alla peggiore gestione del potere e del denaro.Certo il bel Paese, grazie a Dio, non è fatto solo di disonesti e di gente senza scrupoli. Sarebbe più di un fallimento. Ma il malaffare è capace oggi di avere il sopravvento su tutto e di dominare finanche lo Stato! Non è una novità.   
Lo scandalo esploso in questi giorni si somma a tanti altri scandali di cui e' lastricata l'Italia, in una situazione di totale marasma."La mela malata" non accenna a guarire...Chi avrebbe mai immaginato, fino a qualche anno fa, che la Lombardia potesse instaurare concreti rapporti con la 'ndrangheta per una sorta di azione che vede, l'uno accanto all'altro, politici senza scrupoli, magistrati corrotti e tante vergogne nazionali? 
E poi c'e' il sommerso, quella delinquenza che non vedremo e non conosceremo mai, determinata ad agire con qualunque clima politico. Con qualunque Presidente del Consiglio e in tutte le stagioni della storia. Un sommerso che non spara, non uccide, che si maschera dietro al perbenismo e alla burocrazia (quella dei colletti bianchi) per realizzare business oltre ogni previsione.  

                           Rocco de Rosa

giovedì 24 novembre 2011

Fiat: tutti ai piedi di Marchionne a implorare lavoro!

 la Fiat di Melfi presidiata dalle forze dell'ordine-                foto di R. De Rosa
Altro che autunno caldo! L'operazione  Marchionne, con la rinuncia ai contratti nazionali e agli accordi sindacali in atto,  rappresenta la più' grande e importante, ma anche la più  pericolosa, operazione industriale dagli anni Cinquanta ad oggi che coincide non a caso con la chiusura annunciata di Termini Imerese, un capitolo amaro nella storia della Fiat, addirittura dalla sua nascita ad oggi. Una scelta davvero epocale, eccome.
Sicche' Termini Imerese inaugura la stagione delle mani libere da tutto: dai sindacati, dalla FIOM, dal governo e persino dall'opinione pubblica, anche quella che piu' volte si e' schierata in difesa dell'occupazione e dello sviluppo della più' grande fabbrica del bel  Paese considerandola una irrinunciabile conquista sociale tutta italiana.  Il perno dell'economia tricolore.
L'azienda, che in questi decenni ha rappresentato un punto di equilibrio tra il potere degli Agnelli e gli scenari della crescita nazionale, oggi diventa il vessillo di una marcia indietro piu' o meno paragonabile al clima degli "anni difficili", quando i lavoratori che rivendicavano il loro posto erano minacciati di licenziamento. Manca poco, anzi gia' ci siamo.
Ma quel che piu' conta e' il modo con cui si e' giunti a proclamare il principio delle mani libere da tutto, la scelta del clima e delle condizioni politiche e sociali favorevoli. Il momento adatto, per intenderci. Non è superfluo chiedersi frattanto perchè il richiamo è proprio a Pomigliano. Perchè al Sud trovano cittadinanza cose che al Nord sarebbero proibite. Perchè il Sud è eternamente destinato a fare da cavia.   
Sul piano politico le cose sono abbastanza evidenti. Anzi fin troppo. Marchionne ha atteso con pazienza il cambio della guardia a Palazzo Chigi. La presenza del Cavaliere sulla poltrona di primo ministro non avrebbe mai e poi mai consentito una scelta così radicale con l'altola' ai sindacati e un chiaro avvertimento a chi ha bisogno di lavorare per arrivare a fine mese. Per pagare il mutuo  della casa e mandare i figli a scuola. Per Berlusconi sarebbe stato un suicidio. Una fine voluta nel peggiore dei modi. Una scelta letale che soprattutto per questo non è stata mai immaginata. Bisogna dirlo a chiare lettere.
Dopo tanti conflitti sindacali, dopo le lotte durate decenni, Marchionne si è seduto sulla classica riva del fiume ed ha dunque atteso che un governo a significativa rappresentanza delle forze del centro sinistra, dello stesso movimento dei lavoratori (ammesso che esista!),  s'insediasse per assumere liberamente le sue decisioni che erano sì nell'aria ma che scatteranno  a breve, con il primo gennaio 2012, giorno fatidico quando i dipendenti della Fiat per lavorare dovranno adattarsi alla legge, anzi alla dura legge dell'ad di Corso Marconi.
Cosa accadra'? Non e' poi difficilissimo prevederlo. Lavoratori si e no mobilitati, spaccatura nella fabbrica (inevitabile) con le scelte e le decisioni della Fiat che  avanzeranno disegnando nuovi orizzonti e "moderne" strategie  aziendali. Signori il Sessantotto è ormai la preistoria, e nemmeno la storia, scriverà qualcuno con molto realismo. Ed i sindacati saranno o tenteranno di essere forse finalmente uniti, ma destinati ad arrendersi in un modo o nell'altro! 
Intanto Marchionne ha definito il governo Monti come la migliore scelta possibile.  Poteva evitare di farlo? Assolutamente no.

                                                    Rocco De Rosa

martedì 22 novembre 2011

I FIGLI SPIRITUALI DI PADRE PIO: CONVEGNO A TOLVE (PZ)

Giuseppe Gusso, medico padovano, chiese a Padre Pio se potesse diventare suo figlio spirituale.  Era il lontano 1956 e di li' a poco sarebbe stato inaugurato il grande e meraviglioso ospedale, Casa Sollievo della Sofferenza. Il Frate  gli disse di si' ma ad una condizione: che si fosse trasferito a San Giovanni Rotondo e avesse dedicato tutta la sua vita alla crescita di quello che sarebbe stato l'ospedale dell' umanita', la mano tesa ai bisognosi, il segno concreto di una carita' vera e operante. Tempio di scienza e di fede.
Gusso e' uno dei tanti figli spirituali di Padre Pio, di cui parlerà a Tolve, un centro del potentino, Luciano Lotti,  teologo e frate. Uomo di scienza e di religione, figlio di un medico che proprio Padre Pio volle tra i sanitari impegnati nella fase di crescita del "suo" ospedale per rendere visibile un progetto grandioso realizzato in nome di Dio. Costruito  davvero dal nulla, con un gomitolo di spago e pochi operai pronti a dare il meglio di se'.
Padre Lotti e' stato invitato In Basilicata da un gruppo di fedeli di Bari, primo fra tutti Domenico Ruzzi, figlio di un amico personale del Santo di Pietrelcina, in occasione del decennale di una statua che ricorda come il volto e la figura di Padre Pio siano ispirati all'amore per il prossimo e al sollievo della sofferenza umana.
Il tema scelto per questa ricorrenza mette in luce gli aspetti più significativi dell'universo del santo cappuccino, il suo pensiero, la sua volontà di essere il più umile e il più modesto dei servi dell'umanita', ma anche il più autorevole mediatore tra Cristo risorto e gli uomini del nostro tempo, dilaniati dall'odio e dalle guerre. In cerca di un successo che non li soddisfera' mai.
Uomini e donne impegnati a vivere nel silenzio la loro chiesa universale, in nome di quello slancio che Padre Pio ha profuso per costruire dalle fondamenta il suo messaggio: questi sono i tanti figli spirituali del Padre, disseminati nei vari continenti, che  rappresentano davvero la chiesa militante. Povera e umile, ma ricca dei tesori della fede e impegnata ad andare avanti senza guardare in faccia al potere, alle glorie terrene, al denaro e alle ricchezze.
Appuntamento a Tolve, vicino a Potenza, sabato 26 novembre alle 17,30 e il giorno dopo solenne celebrazione della messa domenicale.

domenica 20 novembre 2011

CASO CLAPS:NECESSARIA UNA PRESA DI POSIZIONE DELLA CHIESA

Uno dei temi di maggiore spicco, nel dibattito all'interno della Curia potentina dopo la diffusione di una gran mole di notizie e di documenti sull'attività giudiziaria in corso per il caso di Elisa Claps, riguarda proprio l'opportunita' o meno di una replica immediata per smentire tutto quanto finora sembra essere dato per certo da giornali e televisione, a livello di responsabilità della chiesa, ovviamente presunte.
L'arcivescovo di Potenza Agostino Superbo, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, ed i preti chiamati in causa in relazione alla scoperta del cadavere di Elisa e ai successivi sviluppi, continuano a dirsi completamente estranei ad ogni e qualsiasi addebito. Ma sulla  utilita' di replicare subito al "fronte colpevolista" e di fare immediatamente chiarezza in ordine agli addebiti mossi ai  sacerdoti, vescovo compreso, sembra prevalere la linea attendista: chiarire subito diventerebbe inopportuno, sostengono alcune fonti. Conviene aspettare e far parlare i fatti. Questo l'orientamento prevalente con il conforto di alcuni autorevoli consulenti giuridici incaricati di seguire da vicino la spinosa vicenda, da tempo all'attenzione della gerarchia vaticana, a quanto si apprende.
Intanto si fa più insistente la richiesta di riaprire quanto prima la chiesa della Santissima Trinita' , a Potenza, dove e' stato trovato il corpo di Elisa, il 17 marzo 2010.
La riapertura della chiesa, oggi ancora sotto sequestro disposto dalla magistratura di Salerno, viene considerata un elemento di riscatto, per un verso, e dall'altro un momento corale con cui la Curia potrà dialogare con la popolazione non solo lucana dicendosi disponibile a chiarire i tanti motivi per i quali la chiesa non c'entra ne' nella tragedia dell'omicidio di Elisa, ne' nei tanti depistaggi.
Questa, grosso modo, la linea seguita sulla quale c'è peraltro assoluto riserbo.
Paga il silenzio? Ecco la domanda che ci si pone. Domanda legittima, anche perché il silenzio sta alimentando correnti di pensiero e di opinione circa le responsabilità della Chiesa,  non solo di quella potentina, beninteso, in ordine alla vicenda dei depistaggi sul caso di Elisa Claps. Silenzio che non aiuta a fare  chiarezza, nonostante si abbia timore di sovrapporsi alla magistratura in un momento delicatissimo e cruciale per le indagini, aperto a tutti i possibili sviluppi.
Un fatto e' certo. Per far sapere alla gente come stanno realmente le cose non c'è bisogno di violare il segreto istruttorio. La verità in genere e' una sola. Non c'è una verità che si puo' dire e un'altra da tenere nascosta, per rispetto a chi indaga.  Se così non fosse, sarebbe tutto molto pericoloso.
                                                                                                        Rocco de Rosa
 

venerdì 18 novembre 2011

PARCO DELL'APPENNINO E FONDAZIONE MATTEI INSIEME PER L'AMBIENTE

L'accordo tra il Parco dell'Appennino lucano e la Fondazione Mattei, sottoscritto recentemente, apre interessanti prospettive soprattutto per la Val d'Agri, il maggior produttore di greggio in terra ferma in Europa, esposta a continui rischi di contaminazione che nessuno finora è riuscito a quantificare e a mettere sotto stretto controllo.
Nell'accordo il Parco Nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri Lagonegrese riveste un ruolo di primo piano. L'Ente Parco e il suo commissario, Domenico Totaro, rivendicano non da oggi scelte concrete sul piano del monitoraggio delle emissioni in atmosfera che diano garanzie vere e mettano al sicuro ambiente e cittadini da pericoli di vario genere. Finanche imprevedibili. Totaro fa bene a insistere sulla necessità di difendere il Parco, e le relative popolazioni dei centri dell'area protetta, chiedendo una costante attività di rilevazione dei dati in modo da mettere a fuoco la situazione obiettiva. E' auspicabile dunque che il protocollo firmato con la Fondazione Mattei possa rappresentare un punto fermo nell'ambito delle cose da fare con estrema urgenza.
D'altro canto, la situazione della vigilanza su ciò che accade in Basilicata, in questa fase centrale delle estrazioni petrolifere, è tutt'altro che soddisfacente dal punto di vista della conoscenza del rapporto causa-effetto alla base del sensibile aumento delle malattie neoplastiche con la Sanità davvero allo sbando in questo campo.
Tanto per iniziare: non si riesce ad aggiornare i dati ormai vecchi sulla mortalità con le strutture preposte in totale disaccordo tra loro, mentre le Asl (o Usl) continuano a non fornire elementi importanti per un aggiornamento del Registro Tumori. Cosa che potrebbe dare delle certezze al mondo scientifico, chiamato a pronunciarsi, e all'opinione pubblica in attesa di conoscere numeri reali e attendibili. Non immaginari.
Per di più non c'è accordo nemmeno su un dato di base, vale a dire sul numero dei morti in Basilicata. L'ISTAT dice 570 nello scorso anno. Le altre strutture (comuni compresi) parlano di 500 decessi, per di più sulla base dei dati contenuti nelle schede apposite che indicano con esattezza, e caso per caso, le cause di morte. Cosa assolutamente risibile e frutto di una confusione davvero senza precedenti. Siamo in tutto e per tutto all'emergenza.
Insomma numeri che non sono numeri in questo strano balletto di cifre.
Come stanno esattamente le cose? Difficile dirlo, almeno per ora. Ci vorranno dei mesi (crisi regionale permettendo) per avere un quadro più o meno attendibile. Ma non è detto, sostengono gli esperti, ben poco fiduciosi in un futuro migliore.
                                                                                                                                                                  Rocco de Rosa        

giovedì 17 novembre 2011

GLI ORRIBILI RETROSCENA DEL CASO CLAPS


Nomi che si aggiungono ai nomi. Scenari che si ampliano a dismisura fino a creare un senso di sconforto e di impotenza in chi non avrebbe mai immaginato che la vicenda di Elisa Claps potesse assumere le proporzioni che sta assumendo, con una fitta rete di complicità e di silenzi per tenere sempre più lontano l'obiettivo di fare finalmente chiarezza. 
La puntata del 16 novembre della trasmissione Chi l'ha visto? ha fatto riferimenti raccapriccianti e messo in luce dettagli che, qualora fossero veri anche soltanto in parte, rappresenterebbero un disastro morale e una catastrofe a dir poco irreparabile, per i protagonisti di questa vicenda e non solo.
Chiamati direttamente in causa la Curia potentina e alcuni suoi rappresentanti di spicco, a cominciare dall'arcivescovo, Agostino Superbo, che si è sempre detto estraneo a tutto. Superbo afferma di aver saputo della presenza del cadavere di Elisa nel sottotetto della Trinità solo il 17 marzo 2010. Non un minuto prima.
Chi l'ha visto? ha messo in luce verbali di interrogatori, intercettazioni compromettenti che fanno riferimento a persone finora estranee alla cosa: vien fuori tra l'altro il nome di don Pierluigi Vignola, cappellano della Polizia di Stato con il grado di vicequestore. Si aggiungerebbe all'elenco di quei sacerdoti che non potrebbero essere all'oscuro di tutto per una serie di ragioni, molte delle quali ancora coperte da segreto istruttorio. Il condizionale è inevitabile, data la delicatezza della materia. Dichiarazioni contrastanti rese nel corso dei vari interrogatori al magistrato inquirente, e poi la squallida vicenda delle cose dette e non dette dalle “signore” delle pulizie che avrebbero a loro volta scoperto il cadavere di Elisa prima di quel maledetto 17 marzo. A questo si aggiunge la dichiarazione di un rappresentante della curia potentina. Alla vigilia dei funerali di Elisa Claps il 2 luglio, questa persona ha detto con rabbia che dopo i funerali la bagarre doveva finire e di Elisa non si sarebbe dovuto parlare più per nessuna ragione. In ogni caso, l'aspetto peggiore è un altro. Fino a questo momento nessuno è intervenuto per pretendere che la trasmissione di Rai Tre rendesse note le posizioni dei religiosi chiamati in causa, a vario titolo ascoltati o indagati. Il che aggrava enormemente la situazione già di per sé complicata. Perchè non chiedere di poter precisare o rettificare le cose dette, visto che sono di una gravità inaudita? Perchè rinunciare a un diritto sancito oltretutto dalla legge, quello di chi eventualmente è chiamato in causa senza motivo?
La Chiesa non è una società qualunque, meno che mai una cupola o una loggia i cui aderenti sono abilitati a fare affari e a manovrare il potere a danno della legalità. La Chiesa è quella realtà che lo stesso cardinale Angelo Bagnasco ha definito, ponendo in luce il sacrificio di tanti sacerdoti e di tanti credenti che in Africa come in Sud America e in altre parti del mondo si sacrificano nel nome di Cristo per aiutare la gente colpita dalle malattie, dalla miseria, dalle guerre fratricide. Questi sacerdoti del tutto anonimi, queste suore, questi laici non possono essere accomunati in un giudizio che fa di tutta un'erba un fascio. O, peggio, in un giudizio scaturito dalle eventuali malefatte di alcuni che oggi temono la giustizia terrena, ma farebbero bene a temere per un domani non lontano anche un'altra giustizia, ben più giusta e irreprensibile. La giustizia di Dio.
I silenzi dunque non servono e non pagano. Quando sono esplosi alcuni casi di preti pedofili Benedetto XVI con coraggio e dignità li ha fermamente condannati ed espulsi dalla chiesa perchè indegni di essere considerati cristiani. Decisione giusta e pienamente condivisibile. Sarebbe il caso che un provvedimento del genere venisse adottato anche in questa circostanza per alleviare le sofferenze di una famiglia, oltretutto sbeffeggiata da persone senza scrupoli. La famiglia di Elisa continua a vivere con dignità e coraggio questa tormentata fase, con il rischio che tutto sfumi nel nulla a causa degli interminabili 18 anni che ci separano da quel 12 settembre 1993.
Ci sono intanto delle donne coraggio alle quali va il plauso degli onesti: anzitutto mamma Filomena, la mamma di Elisa, e poi anche Federica Sciarelli, la conduttrice di Chi l'ha visto? una collega che in questi anni durissimi ha continuato a battersi con tutte le sue forze per risolvere il caso di Elisa Claps, sfidando le querele, le minacce ingiuste e mafiose, le intimidazioni di ogni genere. A queste meravigliose donne coraggio la città di Potenza e il suo sindaco, Vito Santarsiero, debbono dedicare non una sola riflessione ma un adeguato riconoscimento che serva a ripagarle di tutti gli sforzi compiuti e di tante amarezze vissute per far trionfare la verità. Verità e giustizia, come hanno scritto i giovani di Potenza sui vari striscioni per Elisa.
                                                                                                               Rocco de Rosa

venerdì 11 novembre 2011

"SORELLINA, CE L'ABBIAMO FATTA!"

La chiamano tutti Elisa. Nessuno degli inviati a Salerno precisa piu' ormai nome e cognome della ragazza potentina barbaramente uccisa da Danilo Restivo, riconosciuto colpevole appunto dell'omicidio di Elisa Claps e condannato a trent'anni di carcere con il rito abbreviato dal Gup di Salerno Elisabetta Boccassini. Il massimo della pena per un omicidio che non ha aggettivi per essere definito, consumato nel sottotetto della chiesa della Trinita' di  Potenza ben 18 anni fa.
Elisa non ha bisogno dunque di essere identificata con nome e cognome,  tanto la sua storia drammatica e' entrata nella mente e nelle case non solo degli italiani. Ed e' questo il risvolto vero di una tragedia ancora per buona parte non risolta per quanto riguarda le coperture ed i depistaggi di questi 18 anni, lunghi quanto l' eternita'.  

Potenza, la citta' di Elisa,  da piccola cittadina di provincia e ' stata catapultata nel novero dei centri che purtoppo hanno legato il loro nome a tragedie umane di una gravita' inaudita. Conosciute nel mondo per quei misfatti che fanno inorridire.
Chi ha aiutato l'assassino a rimanere in ombra? Chi lo ha protetto, non una ma mille volte. Chi ha avuto il potere di sottrarlo fino ad oggi a un giudizio che minaccia tuttora di scoprire tante e tante complicità e una fitta rete di protezioni di altissimo livello che non possono essere definite "innocenti depistaggi" secondo una infelice espressione uscita nientemeno che dalla bocca del Questore di Potenza, Romolo Panico. Si, avete letto bene.
Insomma, una tragedia che ha sbattuto il capoluogo lucano sulle pagine dei giornali di tutto il mondo. Bella pubblicita' con l' immagine della chiesa di via Pretoria, in pieno centro, chiusa con i sigilli, che ha fatto il giro dei giornali e delle televisioni! Meglio di così non c'era da aspettarsi.
Gildo, il fratello, si rivolge a Elisa e dice: finalmente sorellina ce l'abbiamo fatta. Un frase toccante come le lacrime e gli appelli di questi 18 anni di angoscia e di tormento per una famiglia allo stremo, travolta dal dolore, finanche sbeffeggiata dal rifiuto di certe autorità ' di proseguire negli accertamenti, soprattutto dopo la tragedia di quel 12 settembre 1993 anch'esso diventato arcinoto proprio come Potenza. 

Ora don Marcello Cozzi, il sacerdote di "Libera contro le mafie", che ha seguito da vicino questi anni durissimi per la famiglia Claps, chiede a Danilo Restivo di confessare quell'atroce delitto per vivere in pace con sè stesso gli anni del carcere in Inghilterra dove Restivo sta scontando l'ergastolo perchè ritenuto colpevole dell'altro omicidio, quello della sarta Heather Barnett. Altra atrocità. 
E intanto l'unica persona al mondo a credere nell'innocenza di Danilo rimane Mario Marinelli, il suo difensore, che dopo la sentenza di Salerno fugge dall'aula promettendo di fare appello. "Non ce l'aspettavamo" è stato il suo commento. Incredibile! Non ci sono parole...   

domenica 6 novembre 2011

ADOTTIAMO I CADUTI DI KINDU

Cinquant'anni fa la tragedia di Kindu. Tredici aviatori italiani, in missione di pace nell'ex Congo Belga, furono barbaramente trucidati da una folla di ribelli che li assalirono proprio alla vigilia del loro rientro in patria. Tra questi c'era anche il lucano Nicola Stigliani, come gli altri Medaglia d'Oro alla memoria.
Gli aviatori erano atterrati da poco a bordo di due C 119, nella tarda mattinata dell'11 novembre 1961. Rientravano da uno dei tanti interventi in zona, quando oltre duecento persone li prelevarono per portarli in una località vicina dove furono uccisi e fatti a pezzi perchè considerati alleati degli oppressori, in una situazione politica decisamente confusa in cui l'iniziativa dell'Onu, per quanto diretta a creare le basi per la democrazia, suscitava dubbi e sospetti. Gli uomini erano privi di armamento e quindi nella impossibilità di reagire adeguatamente. Fonti dell'epoca sostengono che addirittura i resti furono buttati nel fiume Lualaba con l'ennesimo gesto di barbarie.
In ricordo delle vittime il Comando dell'aeroporto militare di Pisa, in cui ha sede la 46esima Brigata aerea, e le massime Autorità civili e militari hanno organizzato per l'11 novembre prossimo una serie di iniziative per onorare i Caduti e additare il loro sacrificio alla riflessione del Paese. 
I tredici aviatori uccisi a Kindu sono una testimonianza dell'altissimo prezzo di sangue pagato dall'Italia in favore della pace, anche nelle zone del mondo dove il grado di civiltà e la cultura dei popoli non sono ancora a livelli elevati. Per questo i martiri del Congo non appartengono solo all'Arma Azzurra e alle loro famiglie ma sono patrimonio umano dei connazionali, di quanti credono nei valori della libertà e del progresso civile e culturale. 
L'appello ad adottarli, come propri figli e fratelli, mi sembra fuori da ogni retorica e anzi rappresenta un invito ad esprimere una solidarietà vera e concreta. Una solidarietà verso chi ha pagato con la vita il tentativo di un Paese di aderire all'appello delle Nazioni unite per la pace nelle terre dell'Africa percorse ancora oggi dalla guerra. Dilaniate dalle malattie e dalla fame.
                                                                       Rocco De Rosa
Potenza ha deciso di ricordare Nicola Stigliani con una serie di iniziative previste per i giorni 11 e 12 novembre. 

domenica 30 ottobre 2011

Un enorme, inqualificabile pasticciaccio!

   Se tutto quanto e' emerso finora, in ordine a ipotetici complotti nel palazzo di Giustizia di Potenza a danno del Pm Henry John Woodcock, considerato un rivale da battere, anzi da annientare, dovesse essere confermato ci troveremmo di fronte a un enorme e inqualificabile pasticciaccio che al di la' di tutto pone un solo problema: quale fiducia il cittadino e' autorizzato a nutrire verso certi amministratori della Giustizia? Rispondano con chiarezza non solo Gaetano Bonomi, sostituto Procuratore generale, ma soprattutto i vari Vincenzo Tufano, all'epoca Procuratore generale,  ed altri illustri personaggi tra magistrati e rappresentanti delle forze dell'ordine. Pensate: un sostituto Procuratore generale della Repubblica chiamato a rispondere di accuse gravissime, finanche a danno di Federica Sciarelli conduttrice di Chi l'ha visto? Assurdo, semplicemente assurdo per un magistrato che deve o dovrebbe essere garante dell'applicazione della legge! A questo punto è ancor più assurdo scandalizzarsi. E' vero.   
Toghe lucane non può e non deve rimanere ancorata semplicemente alla vicenda della congiura contro Woodcock. Ma deve piuttosto mettere a fuoco mille aspetti macroscopici e tante distorsioni che pure si sono registrati nell'ormai ben noto Palazzo di Giustizia di Potenza, il palazzo dei veleni. La casa delle streghe. Sicchè vorrei porre una buona volta un quesito all'irreprensibile Giuseppe Galante, per una sua decisione che risale al 1999, epoca in cui era Procuratore della Repubblica a Potenza. La domanda e' la seguente: come mai lei, magistrato esperto e competente quale si è sempre considerato (non so quanti sono della Sua stessa opinione!), ha deciso di tenere ben conservati, per dieci anni circa, tre fascicoli  riguardanti una ipotesi di trafugamento di scorie radioattive dalla Trisaia di Rotondella? Su questo argomento Giuseppe Galante non ha mai fornito alcuna risposta, trincerandosi dietro a inconsistenti scuse e, in particolare, sostenendo che la materia e' complessa e infida. Difficile da dipanare. 
   Personalmente ho tallonato Galante per anni, senza ottenere alcun risultato. Ogni volta mi ha ricevuto con estrema difficoltà nel suo studio, quasi fossi un mendicante. E ogni volta il ritornello era sempre lo stesso: "...e' difficile, vedremo...venga piu' in la'." Fino al momento in cui Galante si e' dimesso dalla magistratura per sottrarsi  a un provvedimento disciplinare e i fascicoli sono stati affidati al dottor Francesco Basentini, ottimo magistrato, ma privo della bacchetta magica per affrontare una questione vecchia e ormai non piu' ragionevolmente risolvibile.  Quella appunto delle eventuali responsabilita' per il trafugamento delle scorie dalla Trisaia, un argomento sollevato dallo stesso Galante. Incredibile!
   Ora esplode Toghe lucane seconda edizione. Il sen. Belisario, capogruppo dell'Idv a Palazzo Madama,  chiede che si faccia sul serio e rivolge un pressante invito alla magistratura di Catanzaro. Insomma, Toghe lucane 2 non puo' essere copia conforme della precedente (e deludente) Toghe lucane 1. Staremo a vedere!

venerdì 28 ottobre 2011

DA PACE A "MEXICO": IL CAMMINO TORTUOSO VERSO LA VERITA' SU ELISA

Nei sotterranei della vicenda di Elisa Claps, dove purtroppo è ancora buio pesto, s'intersecano due nomi: quello dell'ex ispettore di PS, Donato Pace, oggi a capo delle Forze della Municipalità potentina (i vigili urbani)  e di un ex agente dei Servizi, in codice “Mexico” che, abbandonata la sua vecchia occupazione, si è trasferito in una località del Centro Italia da dove ha rilasciato più di qualche intervista con alcune circostanziate informazioni al vaglio della magistratura salernitana. "Mexico" ha svelato un particolare agghiacciante: già nel 1997, se non prima, gli uomini dell'intelligence erano a conoscenza del luogo dove si trovava il corpo di Elisa Claps e di molti altri dettagli, sui quali hanno taciuto. 
Tra i punti di partenza del complicato iter per l'accertamento dei mille retroscena c'è il rapporto di Donato Pace, redatto nientemeno che la sera successiva alla scomparsa di Elisa, vale a dire il 13 settembre del 1993, in cui Pace fa sapere al suo diretto superiore Luigi Grimaldi, dettagli sconvolgenti sulla figura del giovane Danilo, che da soli avrebbero potuto determinare una svolta netta nelle indagini evitando la farsa della presunta fuga all'estero della studentessa potentina. Il rapporto fatto pervenire all'Agenzia Ansa a giugno 2010, non prima, suscita non poche perplessità, ed è anzi un tassello fin troppo contorto della terribile vicenda. La “nota riservata di polizia”, ufficialmente redatta da Pace, è un modello perfetto di come si può scrivere non solo un rapporto ma un pezzo di cronaca che non avrebbe difficoltà a essere ospitato sulle colonne del Corriere della Sera: ineccepibile nella forma e nella sostanza, perfetto nella punteggiatura con appropriato linguaggio il “rapporto” fa di Pace un valido giornalista. Un linguista sorprendentemente colto. Un fine narratore. Complimenti dunque a Donato Pace! Se non che, a voler raffrontare questa nota riservata con altre informative dello stesso Pace, spiccano molti divari e sostanziali differenze sul piano della organizzazione del periodo, sull'uso di grammatica e sintassi per non dire altro... Non solo: se si dà per scontata la paternità del rapporto, allora perchè questo documento non ha prodotto mai alcun effetto? Domanda senza risposta, e non è certamente l'unica.
Emerge e si consolida dunque un quadro a tinte fosche che don Marcello Cozzi, autorevole esponente di Libera, non esita a definire inquietante chiedendo una svolta nelle indagini e una serie di accertamenti capaci di fare piena luce sulla terribile vicenda dei silenzi legati all'omicidio di Elisa Claps. Ma anche  sulle tante coperture!
                                                                                                                    Rocco De Rosa     

mercoledì 26 ottobre 2011

CI VOLEVA FENICE...

Ci voleva la questione Fenice, esplosa in tutta la sua gravità, per porre l' ambiente in prima linea in uno scenario non solo locale, ma meridionale e nazionale.
I livelli d'inquinamento provocati dal termodistruttore di san Nicola di Melfi finora taciuti, i danni all'ambiente, alla salute, agli equilibri del paesaggio non sono e non saranno probabilmente mai messi a fuoco fino in fondo e in maniera compiuta. Si tratta infatti di un problema di enormi dimensioni come, del resto, era stato documentato anni e anni orsono nonostante il generale silenzio di controllati e controllori. Questi ultimi, leggi ARPAB, pronti a tranquillizzare le popolazioni e a smentire ogni allarmismo in nome di una efficienza professionale dei singoli “esperti” che, a detta dei vertici dell'Agenzia per la protezione dell'Ambiente, erano di per sé una garanzia per definizione. Questo almeno il punto di vista di Vincenzo Sigillito e del suo staff di stretti collaboratori.
Intanto, proprio all'atto del suo insediamento il nuovo Direttore Generale, Raffaele Vita, ha dichiarato di voler determinare una inversione di rotta: di essere intenzionato a mettersi al lavoro sul serio in presenza di una situazione davvero difficile. Naturalmente c'è da attendersi i risultati.
Se Fenice è al centro dell'attenzione di magistratura, forze politiche e organi tecnici ben altri problemi suscitano allarme. Rimane infatti senza risposte la questione del nucleare che ha assunto toni e proporzioni imprevedibili dopo le ultime carte interne dell'Enea che documentano per gli anni scorsi traffici di materiale radioattivo e movimenti in Trisaia di proporzioni rilevanti. Quali risposte dà oggi Sogin? A che punto è la bonifica del sito? Quali i tempi e le prospettive? Domande senza risposta, almeno finora.
Mentre si acuisce sia il problema di una consistente presenza di amianto nella baraccoppoli di Bucaletto e nel sito della ex Cip Zoo nella zona industriale di Potenza, si apprende che l'intera area di Viggiano non è da considerarsi più agricola, ma località industriale a tutti gli effetti. Bella scoperta! Le popolazioni si sforzano di chiedere lumi e il Parco dell'Appennino cerca di svolgere il suo ruolo di salvaguardia di quel che rimane di un ambiente fino a qualche anno fa integro e accattivante. Oggi diventato pericoloso, oltre ogni ragionevole previsione.
Rocco De Rosa       

venerdì 21 ottobre 2011

LA VIOLENZA NON DA' PACE


E' stato catturato come un animale selvatico, l'ex leader libico Gheddafi, dopo essere stato braccato per mesi dai suoi oppositori che nel momento in cui sono riusciti a stanarlo lo hanno finito con uno o più proiettili al volto, per evitare che la belva potesse reagire. Il volto sfigurato ma quasi imperterrito di fronte alla morte: se non fosse stato per quel grido “non sparate” Gheddafi sarebbe sembrato addirittura indifferente.
Il racconto di questi mesi di bombardamenti e di caccia all'uomo sta tutto in quel viso cosparso di sangue. Un fiume, un lago di sangue. Ma anche la ferocia del dittatore finisce per essere raccontata nei particolari da quella immagine brutale e cruenta che non dà pace a nessuno. Nemmeno a chi ormai non c'è più.
Cosa c'è da aspettarsi, ora? Nessuno può dirlo ad alta voce. Forse può pensarlo immaginando un paese finalmente democratico. Ma questa è e rimane soltanto una speranza!   
                                                                     Rocco De Rosa

sabato 15 ottobre 2011

TERRORE A ROMA

Un Crocifisso e una Madonnina presi di mira, ridotti a pezzi, buttati per terra come immondizia. Mai accaduto in decenni di manifestazioni e di lotte per la democrazia. “Padre perdona coloro che non sanno quello che fanno” è l'unica invocazione che si leva nella speranza che i nuovi barbari, educati all'odio, possano finalmente ravvedersi poiché sarà la vita a dimostrare loro che questa violenza non paga. Anzi richiama ondate di terrore e contrapposizioni sociali di inaudita gravità. Roma sotto assedio rappresenta una pagina buia del nostro presente.
Ci sono aspetti della vita che l'animo umano tenta di esorcizzare, di non vedere. Di ignorare finchè è possibile. Sono la distruzione cieca e irrazionale che lascia senza parole, la sopraffazione di ogni genere e di qualunque matrice. La guerriglia che contrappone gli uomini ad altri uomini, la gente ad altra gente. Il blindato dei carabinieri incendiato è un evento tragico: due militari si sono messi in salvo prima di essere avvolti dalle fiamme. A loro va un grazie sincero per l'equilibrio e la professionalità dimostrati.
Il 15 ottobre 2011 è dunque un giorno che non ha precedenti nella storia dell'umanità. Una data da dimenticare, se possibile. Nell'arco di alcune ore le lancette della civiltà si sono fermate e le belve umane hanno avuto campo libero per spadroneggiare in una città in cui la storia, l'arte, la democrazia, i valori di una intera società sembrano essersi inspiegabilmente dissolti.
Scene inqualificabili. Episodi in cui la follia ha dominato incontrastata. Ora la parola passa alle Istituzioni, al Parlamento, alla Giustizia. Alla coscienza collettiva chiamata a dare una risposta ferma e inequivocabile. 
                                                                                                Rocco De Rosa

giovedì 13 ottobre 2011

FENICE FINALMENTE SOTTO ACCUSA!

Già ai tempi di Ernesto Navazio sindaco di Melfi, il termodistruttore Fenice rappresentava un problema di proporzioni enormi, con rischi per la salute e per quel minimo di salvaguardia degli equilibri ambientali del sito maggiormente industrializzato della Basilicata. Almeno per dimensioni delle aziende. Già allora, come per altre macroscopiche vicende legate agli inquinamenti dei corsi d'acqua, l'Agenzia per la Protezione dell'ambiente, aveva assunto una posizione talmente blanda da sorprendere addirittura. Da sembrare fuori dal tempo. Cosa strana: l'Arpab pronta a “tranquillizzare” era un dato scontato, almeno per noi giornalisti. Eppure nessuno mai aveva osato mettere sotto inchiesta chicchessia. Come nessuno ha mai osato procedere con la dovuta urgenza per lo scempio della ex Cip Zoo, alla periferia di Potenza, con i tetti dei vecchi capannoni dei maiali che inondano l'atmosfera di scorie di amianto in una zona frequentatissima, ad un passo dalla Sede Rai, per giunta.
In un momento di particolare delicatezza per i temi dell'ambiente in Basilicata, la proposta di formare ed informare scientificamente quanti si occupano di disastri e di attentati alla natura in questa regione piccola ma assi rilevante, sembra l'unica strada per costruire una coscienza “ambientalista” che guardi in faccia alla realtà. Come del resto auspica anche don Marcello Cozzi, responsabile di Libera Basilicata.
Di seguito pubblico un mio articolo apparso sul Quotidiano il 12 ottobre che affronta appunto questi nodi.






BASILICATA LABORATORIO DI AMBIENTE



Mi chiedo: perchè non fare della Basilicata una sorta di palestra o di laboratorio stabile per un grande dibattito sui temi dell'ambiente e, in particolar modo, per consentire a giornalisti e operatori dell'informazione a vari livelli di poter disporre di un aggiornamento costante su problemi di tutto rilievo quali, appunto, quelli della fragilità del territorio, delle frane, ma anche degli inquinamenti e del nucleare, sempre in agguato? Il terremoto che ha investito i vertici di Fenice e quelli dell'Arpab rivela l'esistenza di una questione ambiente in regione, di portata ben più rilevante rispetto alle previsioni. Senza considerare poi le condizioni di estrema fragilità del territorio del Metapontino e le colate di fango che continuano a minacciare territorio e popolazioni della Campania evocando lo spettro di Sarno. E siamo davvero a un tiro di fucile dalla Basilicata.
In questo quadro, la recente iniziativa della Sede Rai di Potenza di non interrompere la serie dei corsi di formazione a livello nazionale iniziati negli anni scorsi e destinati ai giornalisti e a chi opera nel campo dell'ambiente, è una scelta valida ma che rischia tuttavia di rimanere isolata e di rappresentare quell'una tantum per chi si occupa di tematiche del genere. Con la conseguenza di non mettere a disposizione di chi ha a che fare con l'ambiente la necessaria strumentazione ed i metodi di analisi essenziali per comprendere e far comprendere l'entità dei fenomeni.
Per giunta la Basilicata ha i titoli per diventare essa stessa elemento trainante in un discorso sull'ambiente in grado di coinvolgere non solo la Rai ma soprattutto le forze vive, Università e Cnr in testa per mettere a fuoco problemi spesso nient'affatto irrisori. Senza escludere ovviamente l'Ordine dei Giornalisti e la stessa Federazione della Stampa.
Si tratta ora di fornire validi spunti scientifici e ulteriori contributi per dare sistematicità a un discorso cominciato, come ricorda Fausto Taverniti direttore della Sede Rai per la Basilicata, in tempi lontani nientemeno che nel Cadore. Insomma, trovare strategie e modalità per rendere sistematico questo tipo di intervento nel campo dell'ambiente e in quello della formazione, della conoscenza, della valutazione dei fenomeni sarebbe una scelta opportuna sul piano culturale e indubbiamente valida dal punto di vista concreto, se si vuole davvero scendere nei dettagli dei vari problemi, uscendo dal tunnel delle tante teorie, spesso inconcludenti e contrapposte, cui spetta il merito di disorientare finanche gli addetti ai lavori.
Una scuola per giornalisti che affrontano tematiche del genere? Un sistema di relazioni che consenta, non solo all'Università della Basilicata ma anche ad altri atenei con una specifica storia di ricerca alle spalle, di interagire per formare figure professionali all'altezza del compito di informare sullo stato dell'arte e sulle principali situazioni a rischio, che al Sud specialmente non mancano. Potrebbe essere questa l'idea guida per trasformare un corso di formazione, a scadenza annuale, in un meccanismo di ampio respiro con compiti e finalità ben definiti. Sicchè l'impegno dell'Enel, che ha mostrato adeguata sensibilità per raggiungere l'obiettivo indicato dalla Rai, quello del Ministero dell'Ambiente e di altre realtà dentro e fuori dal territorio sarebbe un forte elemento di propulsione per mirare a un traguardo di alto livello. A patto che intorno a un'idea del genere ci sia davvero il massimo della collaborazione tra i vari soggetti che si occupano di giornalisti e informazione, ma anche di diffondere i risultati della ricerca scientifica.
Rocco De Rosa

mercoledì 5 ottobre 2011

MITICA BASILICATA DA VISITARE E CONOSCERE

Centomila lucani in Australia, terra lontanissima ma a portata di mano se si pensa alla volontà di condividere con i corregionali in Basilicata storia, costume, scelte per il presente e iniziative per il futuro del quale si sentono parte al di là di ogni previsione.
Le giornate australiane hanno visto il Parco nazionale dell'Appennino diventare motore di quella vivacità di iniziative che al turismo (un turismo intelligente e dinamico) affidano larga parte delle potenzialità di crescita di questa terra del Sud. Un turismo da promuovere e far decollare secondo una mentalità nuova, ha precisato Gianpiero Perri, direttore dell'APT, impegnato da tempo in una sfida che ha dato finora i suoi frutti. Non è poco se ad agosto i visitatori in Basilicata sono cresciuti del 3,5 – 4 per cento: merito di una propaganda intelligente e di una saggia pubblicità che si rivolge a operatori italiani e stranieri, politici, amministratori vari, agenzie per lanciare un messaggio: la Basilicata è terra di grandi innovazioni, ricca di sorprese, di cultura vera, di cinema spontaneo e attraente. Sicchè conviene visitare questo paesaggio di sogno, fatto di mille risorse, che attende di giungere a una svolta.
A Perri ha fatto eco Mimmo Totaro, Commissario di un Parco che in Australia ha disegnato, forse meglio che in patria, i suoi contorni. L'Appenino lucano, Val d'Agri lagonegrese include cime e valli di tutto pregio con la storia millenaria degli insediamenti dell'antica Grumentum, le chiese, i palazzi d'epoca, i suoi corsi d'acqua. Un gioiello inimitabile ha sottolineato Totaro, parlando agli australiani, che s'impone per la sua universalità. Il suo carattere. Il suo volto di terra autentica e impareggiabile.
La conferenza stampa, introdotta dal Presidente dei lucani all'estero, Antonio Disanza, ha indicato le mete da raggiungere in un futuro non lontano considerando indispensabile un impegno per rafforzare il collegamento con i connazionali in Australia e non solo, che sono portatori di mille istanze da non sottovalutare per dare nuovo smalto a questa Basilicata dei nostri giorni. La Basilicata di Rocco Papaleo e di quel “coast to coast” che in fin dei conti vuol significare da una sponda all'altra del mondo.       
                                                                                                           Rocco De Rosa

sabato 1 ottobre 2011

IN RICORDO DI FRANCO PALUMBO




Mi associo al cordoglio per la morte di Franco Palumbo, storico esponente della cultura materana e Presidente di quel Circolo che da solo parla, per sua stessa definizione, di Matera e della sua importante realtà: il Circolo La Scaletta.
Franco era di quelli ai quali va riconosciuto il merito di aver creduto nel ruolo di un sapere non comune. Un sapere che non sa soltanto di libri, di sentito dire, di atteggiamenti elitari, di cose scritte o dette per figurare ai primi posti in una graduatoria in grado di procacciare peso politico e notorietà sociale. Era piuttosto una persona convinta della universalità di Matera, del suo continuo fondersi con la scienza che apre a sua volta orizzonti importanti a una città impegnata da sempre nello sforzo di andare ben oltre quel provincialismo scadente e quella marginalità nei quali affoga, purtroppo, una parte non irrisoria del Mezzogiorno.
Il saluto rivolto a Franco Palumbo da Raffaello De Ruggieri è un altro tassello di quel mosaico che fa da cornice al dinamismo di Matera, la città dei Sassi, come la definiscono in molti con un ritornello francamente molto abusato che finisce per non rappresentare l'essenza di una terra piena anzitutto di storia. Oggi Matera rappresenta quanto di meglio c'è nel Meridione con la vivacità della sua cultura e con il suo essere parte di questa Basilicata controversa e problematica. Indubbiamente una città dell'Europa come l'hanno intesa e la sentono in tanti, a cominciare da Franco Palumbo, un materano illustre, un uomo del nostro presente.
                                                     Rocco de Rosa