sabato 29 novembre 2014

IL CAPPOTTO DEL NONNO CONTRO IL FREDDO DI MILANO



"Dal Pollino a Milano con il cappotto del nonno" è qualcosa di più del semplice titolo di un libro. Giacché racchiude in sè un po' tutto in poche parole, ma con una forza espressiva davvero non comune: pensare all'emigrante e vederlo indossare addirittura il cappotto del nonno ti spezza il cuore e fa comprendere, d'altro canto, quanta leggerezza c'è in certi politici che parlano in modo disinvolto di disoccupazione giovanile, in termini di uno 0,2 - 0,3 per cento. In più o in meno.
Stiamo parlando del libro di Giuseppe Gagliardi, un ex giovane costretto a emigrare dalla Basilicata a Milano, come tanti del resto. Un libro scritto  in omaggio a una terra avara di lavoro e di benessere per molti, ma capace di tenere la sua gente legata a un'idea, a un ricordo, anzi a mille ricordi struggenti che non si cancellano.
Il libro è il racconto appassionato del viaggio da Viggianello alla Lombardia, con la solita, inevitabile paura di non farcela in cerca di quel lavoro inesistente al Sud, nella  Basilicata straricca di risorse ma capace ancora oggi di negare il pane ai giovani. Di negare loro il futuro. 
"In quegli anni di povertà non sembrava esserci riparo contro il freddo..." annota tra l'altro Gagliardi con la lucidità di chi ripercorre momenti di vita vissuta e non teme affatto di sbagliare. Una testimonianza, la sua, che dá il senso delle cose. La dimensione del dramma di chi è costretto ad abbandonare la propria casa convinto di dover cercare altrove, a qualunque costo, quel lavoro di cui tanto si torna a parlare, oggi.
La malattia da bambino, la perdita della mamma con il vuoto  incolmabile che un dramma del genere ha provocato  nell'animo di un bambino sono altri aspetti di un libro verità che in molti farebbero bene a leggere. Forse anche Matteo Renzi, se abbandonasse per un attimo il senso delle contese politiche ad alto livello per sposare, una volta tanto da cittadino come gli altri, la realtà nuda e cruda di un Sud ancora oggi inspiegabilmente avaro di speranze per molti giovani onesti.
C'è poi l'amara parentesi del trasbordo a dorso di mulo verso l'ospedale, perché il piccolo Giuseppe venisse curato con mezzi idonei in seguito a una malattia. Particolare agghiacciante che dá una  sensazione di vuoto. L'anima sembra essere invasa da un'angoscia incredibile e tutto il bel parlare sul Mezzogiorno svanisce in un baleno. Amara constatazione d'impotenza che il libro di Gagliardi purtroppo induce a fare.  

martedì 25 novembre 2014

PERCHÈ SNAM RETE GAS NON GRADISCE I GIORNALISTI?



                             

             La zona Snam a Grumento dove sono venute alla luce alcune tombe

Nel corso dei lavori di scavo per la posa di un gasdotto, nell'ambito della zona archeologica dell'antica Grumentum, in Basilicata e in pieno territorio del Parco Nazionale dell'Appennino lucano, sono venute alla luce alcune tombe di epoca presumibilmente romana e in ogni caso legate alla vasta necropoli esistente in loco.
La scoperta ha suscitato comprensibile interesse da parte di studiosi e ricercatori. Per cui appare quanto mai ovvia l'esigenza di disporre di materiale fotografico con cui poter documentare l'importante scoperta, avvenuta purtroppo nel corso di lavori che non hanno nulla a che vedere con l'archeologia e l'assetto degli scavi in una località dove sorge, tra l'altro, un museo di rilevante importanza scientifica.
Per questa ragione ho chiesto al Soprintendente Archeologico per la Basilicata, Antonio De Siena, la necessaria autorizzazione a poter fotografare la zona dove le tombe sono venute alla luce. Ma nel momento in cui il personale del Museo mi ha accompagnato sul luogo della scoperta, secondo le disposizioni dello stesso Soprintendente, sono stato duramente invitato ad allontanarmi con modi bruschi e direi assai poco civili, oltre che arroganti, dal personale della SNAM, addirittura allarmato e infastidito dalla presenza di un giornalista. Personale che si occupa sia della posa del gasdotto, sia delle tombe, nonostante ci fosse la presenza di una "dottoressa" (c'è da supporre incaricata dalla Soprintendenza) ma non meglio conosciuta e interessata soltanto,  a quanto pare, a tenere lontani gli occhi indiscreti di giornalisti, telecamere e quant'altro. Con la banale motivazione della tutela della sicurezza del cantiere. 
Non mi pare sia questo il metodo più valido per mettere insieme ricerca di idrocarburi e archeologia, ammesso che un legame tra le due realtà possa ragionevolmente esserci, nonostante il disappunto delle popolazioni per taluni eccessi che rischiano di compromettere irreparabilmente l'ambiente.
In proposito i dubbi e gli interrogativi sono tanti. È compatibile, in primo luogo, un'attività del genere nel cuore di una zona archeologica di rilievo, non certamente soltanto locale, e nel bel mezzo di un Parco nazionale con finalità di valorizzazione dell'ambiente e della biodiversità, obiettivi quanto mai interessanti nel territorio dell'antica Grumentum? Non solo. In quali condizioni le tombe sono venute alla luce, mentre lo scavo per la condotta del gas era in pieno svolgimento, da parte di maestranze tutt'altro che esperte in campo archeologico? E ancora: quali sono le reali dimensioni della "scoperta" archeologica legata ai lavori per il gasdotto? Si tratta solo di alcune tombe o c'è dell'altro date le frequenti segnalazioni del rinvenimento di suppellettili e monili,  specie nei vigneti della zona.
Ma c'è di più. L'atteggiamento inqualificabile del personale SNAM sollecita un'amara riflessione. A queste condizioni la ricerca di idrocarburi  rappresenta per la Basilicata non una opportunità occupazionale, meno che mai economica, ma esprime a chiare lettere la legge del più forte, che diventa di volta in volta il padrone di casa, pronto a scacciare chiunque tenti soltanto di "ficcare il naso" in affari di cui  non deve minimamente occuparsi. E la giustificazione è sempre la solita: nessuno è autorizzato a vedere, osservare, fotografare. La realtà evidentemente ai signori della SNAM fa paura. 
In situazioni analoghe, lavori ben più importanti di quello che interessa l'area archeologica di Grumento, sono stati bloccati sia dalle Soprintendenze che dalla stessa magistratura, interessata a vigilare sul rispetto degli equilibri ambientali e delle caratteristiche della zona.
A maggior ragione trattandosi, come in questo caso, di una regione già abbondantemente perforata. E anzi sfruttata fino all'osso.

domenica 23 novembre 2014

LA BASILICATA HA GRANDI POTENZIALITÀ MA NON PUÒ ATTENDERE. LO SOSTIENE IL PRESIDENTE DI ADA MICHELE TROPIANO


Il primo corso di formazione per il personale che opera negli alberghi della Basilicata, definito Housekeeping e organizzato da ADA, l'associazione dei Direttori d'albergo presente a livello nazionale e locale, coincide con una circostanza particolarmente fortunata, qual è appunto Matera capitale della cultura 2019.
Questo titolo impone evidentemente di determinare svolte significative, nell'intero comparto della ricettività  con l'attenzione tutta rivolta ai nuovi e qualificati flussi turistici che appaiono prevedibili. 
Una rivoluzione a tutto campo? Non vi è dubbio. 
Il fatto stesso che il corso si terrá il 30 novembre a Viggiano, presso la Sede del Kiris hotel, in Val d'Agri,  e il giorno dopo, il primo dicembre a Matera, rappresenta il pieno coinvolgimento del territorio in tutte le sue componenti per far decollare quel turismo fondato sul presupposto di una serie di interessi culturali, paesaggistici ed economici in grado di dare nuova linfa a questa terra del Sud.
Comunicare un evento del genere significa aprire nuovi e interessanti opportunità per quei giovani soprattutto che guardano a Matera 2019 come ad una vera possibilità  di cambiamento per la Basilicata di sempre. Una terra eternamente ai margini e caratterizzata dal falso che si va perpetrando  consistente nell'immagine di una regione al palo e incapace di sollevarsi, di accettare le sfide delle moderne tecnologie e della cultura del nostro tempo. 
Ecco che l'iniziativa di ADA rappresenta un grande contributo di idee nella delicatissima fase in atto.

Presidente Tropiano, quali sono le vostre attese e quali i presupposti alla base delle numerose iniziative intraprese da ADA.

"Il nostro scopo è anzitutto quello di poter competere a tutti i livelli con aree economicamente più forti, a cominciare dalla vicina Puglia e dalla Campania, offrendo al turista, o al visitatore che viene da noi, magari per trascorrere un fine settimana in pieno relax, condizioni ottimali per la sua permanenza e anche dal punto di vista della competitività delle nostre strutture alberghiere. Le condizioni ci sono tutte ed è sicuramente il caso di metterle a frutto in maniera idonea, facendo in modo da presentare questa regione come dotata di grandi potenzialità in tanti settori."

Cosa vuol significare? Che le strutture lucane, gli alberghi piccoli o grandi, non temono nessuna concorrenza. E che la Basilicata è una terra incredibilmente ricca.

"Esattamente questo. Il colpo d'ala che vogliamo imprimere alle nostre attività e ai nostri punti di accoglienza consiste proprio nel consentire al turista di fare la differenza rispetto ad altre realtà, magari imponenti ma non dotate di quel "tocco di classe" che deriva proprio dalle caratteristiche del territorio e dall'offerta in termini di cibo, di accoglienza, di nuova ospitalità, di cultura e arte del nostro territorio. Abbiamo strutture immerse nel verde dei parchi nazionali e regionali. L'Appennino lucano è uno dei nostri cavalli di battaglia sui quali facciamo affidamento. Senza escludere il Pollino, La Murgia materana o Gallipoli Cognato. Insomma l'offerta alberghiera si sposa con una straordinaria offerta natura e con i nuovi scenari della scienza e dell'arte. Non è poco."

Questa ed altre iniziative in calendario nel breve - medio periodo sono una mano tesa nei confronti delle istituzioni e della politica. O, meglio, una significativa offerta di dialogo per raggiungere intese significative.

"Non abbiamo alcun dubbio in ordine all'esigenza di avere un dialogo privilegiato con la Regione Basilicata e non solo. Ma anche con le province, con le realtà presenti sul territorio per illustrare i nostri percorsi. Ma soprattutto con l'intento di affrontare sfide significative, facendoci  conoscere e apprezzare in ambiti sempre più vasti. Mi riferisco alla Francia, alla Germania e anche ai turisti d'oltreoceano, che sono i primi a sentirsi  legati in molti casi alla Basilicata del terzo millennio. 
Faremo ogni sforzo perché la buona politica ci ascolti, nell'interesse di questa terra e dei suoi abitanti."


  

giovedì 20 novembre 2014

SEGNALI IMPORTANTI DAL CONVEGNO SUI DIRITTI DELL'INFANZIA



Un primo risultato  Vincenzo Giuliano, Garante dell'infanzia, lo ha ottenuto, proprio nel giorno in cui è stata celebrata la giornata mondiale dell'infanzia e dell'adolescenza. E ciò a  poco più di una settimana dal conferimento dell'incarico all'esponente di spicco della scuola e della politica, cosa che  rappresenta beninteso una svolta nel difficile campo dei rapporti giovani istituzioni nella Basilicata del petrolio.
Il risultato consiste  non tanto nell'avere conquistato, da parte di Giuliano, l'attenzione di numerosi allievi delle scuole medie, cosa pure rilevante, quanto l'interesse  di quel mondo che ha spesso sottovalutato l'importanza del problema dei ragazzi a contatto con i socialnetwork e con Internet anzitutto.  Una popolazione spesso sconosciuta, se non addirittura ignorata, una fetta importante della società in una regione dai piccoli numeri che tuttavia non accetta di essere dimenticata. 
Stimolante il convegno,  al Museo di Via Lazio a Potenza, su un tema francamente originale: "Il diritto all'immagine dei minori al tempo di Internet. Non un ragionare generico, ma un'analisi  di quel diritto inalienabile dei giovani e giovanissimi a essere sè stessi sempre, senza doversi privare della loro identità per non diventare preda di mire morbose e di appetiti intollerabili.
Discorsi concreti da parte di esperti e personalità  del settore. A cominciare da quello di Andrea Galgano, docente alla scuola di psicoterapia di Prato, fino all'intervento del Vice Questore della Polizia Postale, Rosario D'Anza.
Una sorta di dialogo con il protagonismo dei giovanissimi e dei meno giovani per far capire a tutti che la rete delle reti è un mostro. Un mostro buono ma anche, non di rado, cattivo e minaccioso. Se non ingannevole e perverso, finanche.
Proseguire su questa strada è per il Garante un impegno di tutto rilievo. C'è da sperare tuttavia che piccoli e grandi giochi di potere non riescano a vanificare un lavoro nel quale tutti debbono sentirsi protagonisti. Davvero nessuno escluso, se si vogliono raggiungere gli obiettivi indicati, come Vincenzo Giuliano ha sottolineato varie volte.

sabato 15 novembre 2014

PARCO DELL'APPENNINO, TRA INFORMAZIONE E NECESSITÀ DI TUTELA DELL'AMBIENTE


                     
               Il Presidente Domenico Totaro in una conferenza stampa

È ormai prossima l'uscita di un numero monografico della Rivista on line del Parco nazionale dell'Appennino, a un anno dall'adesione alla Carta europea del turismo sostenibile, un riconoscimento che impone una precisa traiettoria e che ha già fatto molti passi avanti da quel novembre 2013, epoca della cerimonia ufficiale a Bruxelles.
Il numero monografico è da intendersi infatti come un valido contributo di idee per qualificare turismo e Parco insieme. Raccoglie, tra gli altri, un contributo di Filippo Bubbico, viceministro degli Interni, sul ruolo del parco, oltre a una intervista al Presidente Domenico Totaro, e al parere qualificato di Gianpiero Perri, direttore dell'Apt Basilicata e di vari esperti nel settore. 
Una corretta informazione su parchi e risorse naturali è qualcosa di più di una semplice esigenza pubblicitaria. Rappresenta piuttosto un pilastro importante se si vogliono far crescere le aree protette, intese come fonte di sviluppo qualificato e non solo compatibile. In particolare come un dato culturale di prima misura. Un moderna scelta di civiltà, in ultima analisi.
In effetti questo numero cade in un momento assai delicato del dibattito su quale informazione risulta necessaria per salvaguardare ambiente e territorio. Un dibattito che dalla Basilicata rimbalza addirittura nelle aule parlamentari e pone l'accento sul rapporto con il petrolio. 
Il Parco nazionale dell'Appennino lucano è la realtà più direttamente a contatto di gomito con le estrazioni di greggio e rappresenta anzitutto lo strumento idoneo per arginare una sorta di deriva che promette di coinvolgere ambiente e bellezze naturali, in nome dei profitti delle compagnie, questi sì mai quantificati e mai conosciuti. Ma non per limiti oggettivi dell'informazione, quanto piuttosto a causa dei mille silenzi in cui la materia è immersa fino al collo. 
Fare informazione significa dunque fornire utili elementi di approfondimento e di analisi di una gran mole di problemi, senza escludere aspetti controversi e mai approfonditi, a cominciare dall'inevitabile coinvolgimento del Parco e delle popolazioni dell'area nei progetti delle compagnie. Diverse trivelle sono in territorio protetto, ma non per disattenzione degli organi del parco, quanto perché i pozzi relativi alle estrazioni sono stati autorizzati prima della legge istitutiva dell'importante area protetta. 
Per di più le estrazioni di greggio comportano migliaia di tonnellate di reflui, in ogni caso da smaltire e non solo da parte di Tecnoparco di Pisticci. Per giunta, l'allarme lanciato da ARPAB sulla radioattività dei rifiuti è un elemento assai grave da non sottovalutare affatto. 
Per questa e tante altre ragioni il Parco nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri  Lagonegrese, la Regione Basilicata e il Ministero dell'ambiente dovranno muoversi d'ora in avanti in stretta sintonia. È l'unico modo per mantenere in piedi certi equilibri particolarmente fragili e delicati. 

giovedì 13 novembre 2014

IL SINDACO DI POTENZA, DE LUCA: DISSESTO E PETROLIO DUE SFIDE DA VINCERE


                             
                        Dario De Luca Sindaco di Potenza

Giorni decisivi per la soluzione del dissesto di bilancio per il Comune di Potenza. Giorni nei quali peraltro vari interrogativi si sommano, fino a dare sempre più il senso di una Scanzano sostenuta dalle volontà di migliaia di giovani, di cittadini comuni, di donne e di uomini forse finora mai interessati alla vita politica e al mondo del sociale.
Il primo cittadino di Potenza, Dario De Luca, interviene nel dibattito per chiarire non tanto il percorso che si delinea davanti all'amministrazione comunale, quanto il senso di un impegno per favorire il rinnovamento. Per la trasformazione della città in elemento vivo e dinamico, in questa Basilicata di Matera 2019. 

"Il dissesto del Comune di Potenza è una condizione molto grave, inutile dirlo, perché parte da una spesa esagerata  per i servizi, addirittura ben venticinque milioni di euro in più rispetto alle entrate. Nei prossimi anni ci saranno ben poche risorse, da utilizzare al meglio. Portare l'amministrazione verso una correttezza generale, verso una gestione parsimoniosa è un obbligo imprescindibile: ecco il traguardo non facile da raggiungere. Un traguardo per il quale stiamo lavorando a denti stretti."

Ing. De Luca cosa potrà accadere in seguito. É ipotizzabile realisticamente una ripresa?  

"Non avremmo molte speranze se l'Europa non ci venisse incontro con finanziamenti che riguardano il settore dei servizi. Siamo intorno ai 150 milioni di euro da utilizzare nell'arco di tempo 2014-2020 per tutta una serie di servizi appunto, quelli sulla qualità urbana, i servizi sociali, ed altro ancora. 
Abbiamo terminato la riprogrammazione dei fondi di sviluppo in coesione. Con il positivo contributo del consiglio comunale siamo riusciti, inoltre, a mettere a punto  una serie di interventi per 26 milioni di euro che non erano stati spesi.  
Denaro che dovrà essere utilizzato per un'opera di riqualificazione della città, in vari settori. Questo determinerà  tra l'altro un forte risparmio energetico con un intervento appunto di riqualificazione del sistema d illuminazione pubblica, ma non solo."

Qual è in ogni caso il futuro di questa città, prescindendo da valutazioni tecniche, in ordine all'utilizzo delle fonti di finanziamento? 

"Il futuro di Potenza è l'università. Non ho dubbi. L'universitá oggi non partecipa alla vita cittadina e la città  non è parte della ricerca, della cultura, anche sul piano della protezione civile, della tutela del suolo. Ma pure in altri comparti.  Dobbiamo sentire questa università come il nostro ateneo, come una struttura di alto profilo capace di valorizzare la funzione della Basilicata nel suo complesso."

Matera 2019 è un evento in grado di superare i confini geografici della città dei Sassi. Potenza dunque deve adeguarsi, essere all'altezza di una situazione davvero straordinaria. È d'accordo?

"Sono convinto che Matera é una spinta ulteriore. Matera ci insegna a fare squadra e a vivere una diversa dimensione di vita, in un clima culturale davvero stimolante, tenuto con peraltro che tante energie vive si manifestano non da oggi anche nella nostra realtà. 
Per quanto mi riguarda desidero fare squadra con tutte le forze, dentro e fuori dal consiglio comunale. Ci sono molte spinte verso la riqualificazione della città. Dobbiamo imparare a unir i, a lavorare insieme con le forze attive. Esattamente come ha fatto e fa Matera non da oggi."

La Basilicata, terra del petrolio,  cerca nuovi motivi di crescita e di salvaguardia. Nuove ipotesi e nuove strategie di sviluppo con senso di concretezza. Forse mai come oggi.

"La Regione ha la responsabilità, a mio giudizio, di non avere utilizzato al meglio i proventi delle royalties, specie in passato. Non siamo stati capaci di trasformare questa grande risorsa in un momento di sviluppo. Occasione di non mancare, evidentemente.
Ma i dati che mi preoccupano sono quelli attinenti alla crescita delle patologie neoplastiche: le persone si stanno ammalando e i dati ufficiali parlano chiaro. Dobbiamo capire anzitutto come tutelare la salute dei cittadini, come farlo in modo costante e non sporadico. Come conciliare le attività estrattive con le esigenze di salvaguardia degli abitanti  e del nostro ambiente.  È un dovere dello Stato, lo prevede la Costituzione.
Bisogna essere fermi su questo. Dovremmo dire allo Stato che non vogliamo che qualcuno rovini la salute dei lucani. Non ci sono royalties che tengano. Pretendiamo tutele efficaci.
Oggi ci stiamo battendo per l'articolo 38 del decreto Sblocca Italia che accentra le competenze nelle mani dello Stato. Sono convinto che la Basilicata deve riappropriarsi delle sue prerogative, ma sono altrettanto convinto che la politica locale  deve liberarsi da tutti i condizionamenti che ci sono stati in passato. Penso che se la tutela dei cittadini deve rimanere in capo ai nostri enti, bisogna che essi facciano la loro parte."

Qual è il ruolo di Potenza, in questo ambito?

"Potenza deve avere un ruolo, come capoluogo di Regione prima di tutto, insieme ad altri centri. Non da sola evidentemente, per contenere una miriade di rischi, senza escludere ad esempio anche la situazione determinata dalla presenza del termodistruttore Fenice a Melfi. 
Oggi la nostra funzione è offuscata probabilmente dalle difficoltà del momento, non certamente lievi. Si tratta tuttavia di una partita importante che dovremo giocare insieme agli altri comuni e alla stessa Regione Basilicata. Lo sottolineo.  Se vogliamo ottenere un risultato degno di rilievo."

lunedì 10 novembre 2014

ISAIA SALES, IL PETROLIO NON È L'IDENTITÀ DELLA BASILICATA


                                   
                                Isaia Sales

Un'altra Scanzano è alle porte, mentre la Basilicata del petrolio infiamma gli animi e non lascia presagire nulla di buono. 
Le numerose manifestazioni di protesta, anzitutto quelle di Potenza e di Scanzano, impongono una precisa condotta al mondo della politica e alle istituzioni mentre siamo alla vigilia di una importante e inevitabile scelta: rispondere si o no alla richiesta di impugnare davanti alla Corte Costituzionale l'articolo 38 che trasferisce tutti i poteri allo Stato privando le Regioni di ogni capacità di autorizzare le attività petrolifere. 
Non solo. Ma si tratterà di capire a chi compete questo atto formale, l'unico in grado di restituire alle comunità locali la possibilità di decidere in materia e di non lasciarsi sbeffeggiare da un centralismo assai pericoloso per la stessa democrazia.
Sono convinto che prevarrà il buon senso di Marcello Pittella, il suo tradizionale equilibrio ereditato da una tradizione politica che risale al padre, il senatore Domenico Pittella e continua a caratterizzare le scelte del fratello Gianni in sede di Parlamento europeo.
La partita è decisiva tanto più se si pensa che un esasperato sfruttamento del sottosuolo lucano è già in atto, sollecitato peraltro dall'esigenza di fare presto per accelerare le estrazioni di greggio sotto la spinta degli interessi delle compagnie che portano nelle casse dei petrolieri cifre da capogiro. Notizie provenienti da ambienti qualificati parlano di quantitativi di petrolio estratti, già oggi, ben oltre qualunque previsione. 
Basti pensare che l'Eni, nei primi anni Novanta, sborsò la modica somma di un miliardo tre milioni e novecento sessantuno mila euro soltanto per il primo progetto di sviluppo olio definito Val d'Agri. Lo si legge nei tabulati interni della società. Fu quello un primo stanziamento, al quale sarebbero seguiti molti altri a dimostrazione della enorme disponibilità di denaro che il petrolio mette in moto.
Davanti alla prospettiva di una accelerazione a tutto campo delle estrazioni di idrocarburi, ci si interroga sul domani della Basilicata, soprattutto quando il petrolio sarà terminato e bisognerà mettere in piedi, ex novo, l'economia di una terra sfruttata fino all'osso. Anzi sfigurata nella sua stessa fisionomia. Altro che la Basilicata di Carlo Levi o di Rocco Scotellaro.  Saremo a fare i conti con ben altre culture e ben altre logiche. Il mondo della Basilicata di ieri spazzato via dai profitti miliardari delle multinazionali che incassano fiumi di quattrini a spese di una terra piccola e indifesa. Ma capace di stringere i denti.   
Ora si decide il destino della Basilicata. La posta in gioco supera i confini di questa terra e interessa l'intero Mezzogiorno. Già questo è un risultato. 
Sull'argomento una intervista a Isaia Sales, docente universitario e personalità di spicco della cultura partenopea. 

"Il futuro della Basilicata è il suo passato. È fondamentale che questa realtà  non perda la sua dimensione, la sua identità diversa dalle aree metropolitane, affollate, caotiche. Il destino delle aree interne, e di questo territorio  in particolare, è di essere una riserva di civilta rispetto alla dimensione  urbana che ha distrutto il Mezzogiorno. Io consiglierei di non fare gli errori commessi altrove."

Il petrolio, un rischio o una risorsa? 

"A proposito del petrolio, esso rappresenta insieme un rischio e una risorsa. Una risorsa se gestita bene. La Basilicata, in Italia e nel mondo, non è la regione del petrolio e non è il petrolio l'identità lucana. Questa è una terra che ha mantenuto nel tempo la sua fisionomia, che è passata indenne attraverso i rischi di una modernizzazione selvaggia e che ha tante possibilità da mettere a frutto."

Scommetterebbe su una Basilicata capace di conservare la sua fisionomia?

"Scommetto più sulla Basilicata, sulle aree interne, che hanno mantenuto la loro identità, anziché  su altre realtà del Mezzogiorno responsabili di avere stravolto il loro percorso d'origine."

giovedì 6 novembre 2014

FLORINDO RUBBETTINO: MATERA PUÒ CAMBIARE IL SUD



                               
                             l'editore Florindo Rubbettino
  
  Matera 2019 ha una dimensione non soltanto lucana. Ma nazionale e internazionale. Ecco il dato di spicco, a meno di un mese dalla proclamazione del 17 ottobre, data destinata a rimanere nella storia.
Per Matera il mondo della cultura mostra una particolare sensibilità e una straordinaria attenzione. Era proprio questo il traguardo atteso. Anzi la svolta auspicata.
  La città dei Sassi ha dunque  un ruolo guida. Capace prima di tutto di ribaltare  quella marginalità del Sud tanto scomoda quanto ingiustificata.
  La Rubbettino editore, la storica casa editrice calabrese nata dagli sforzi e dalle intuizioni di Rosario Rubbettino, non esita a cogliere il significato della scelta che fa di Matera una città simbolo. La conferma viene da questa intervista a Florindo Rubbettino, erede della tradizione culturale che ha caratterizzato la prestigiosa struttura.

"Matera rappresenta in fondo quello che Expo2015 rappresenta per Milano, una vetrina unica e un’occasione imperdibile per il Sud Italia. L’importante è che il Sud non sprechi questa occasione ma sappia affrontare con coraggio le sfide che la modernità pone specie per quanto riguarda i percorsi culturali e i flussi turistici. Il rischio maggiore è che, come spesso accade dalle nostre parti, tutto finisca per confluire nell’onnipresente dibattito identitario, fatto spesso, peraltro, di luoghi comuni, identità prêt-à-porter e vere e proprie invenzioni della tradizione. Matera 2019 rappresenta un’occasione per smettere di guardarsi l’ombelico e indurre a sollevare lo sguardo verso l’ampia realtà che ci circonda."

Matera costituisce indubbiamente uno stimolo con il suo enorme bagaglio di storia, arte, costume e religiosità. I Sassi sono, tuttavia,  il segno della storia che non si cancella.

  "I Sassi sono il segno di una storia rovesciata. Il segno di una maledizione che diventa benedizione. Da segno di povertà, da emblema di un Sud, Africa d’Italia, a segno di un Sud che cerca il riscatto proprio a partire da quella storia e da quel racconto collettivo di cui i Sassi rappresentano un tassello importante."

-  Cosa dovrà fare, anzi cosa potrà fare il Mezzogiorno per Matera 2019 e per la Basilicata, scrigno di grandi risorse messe a disposizione del Paese.

  "Il Sud dovrà avviare una riflessione seria e priva di slogan pubblicitari che poi non portano a nulla per quanto riguarda il turismo e la cultura come modello di sviluppo. I recenti dati Svimez sono drammatici e fotografano un Sud a rischio desertificazione. La cultura può diventare un volano dell’economia ma i beni culturali per essere ammirati e apprezzati devono poter essere fruiti e per essere fruiti vanno custoditi, restaurati e soprattutto resi accessibili.
  La valorizzazione del patrimonio culturale non passa solo attraverso qualche cartellone messo qua e là ma passa soprattutto attraverso un serio progetto di riqualificazione urbana delle nostre città (spesso brutte, sporche e fatiscenti), dei centri storici (sempre più abbandonati e sempre meno fruibili) e soprattutto attraverso la riqualificazione (ma si dovrebbe dire “costruzione”) di una rete infrastrutturale materiale degna di un Paese occidentale del Terzo Millennio."

mercoledì 5 novembre 2014

LA PAURA DELLO STATO



La vicenda del povero Stefano Cucchi incute un orribile timore: timore per la disonestà, per l'inefficienza, per quella sorta di incuria, per la superficialità volte soltanto a evitare qualunque conseguenza in seguito a errori commessi sul piano dei comportamenti personali.  Errori non certo involontari, ma frutto di un disegno ben preciso. Colpire un debole e ridurlo in ginocchio davanti alla legge del più forte.
Sicchè tutto questo si traduce in un giustificato timore dello Stato in cui viviamo, del quale siamo parte purtroppo. 
Dalla sentenza  della Corte d'Appello, che ha mandato assolti tutti gli imputati, nessuno escluso, fino al pronunciamento del Presidente del Senato, Grasso, il percorso è lungo. La strada tortuosa e piena di insidie. 
La Corte assolve per mancanza di prove, anche se risulta fin troppo evidente che la fisionomia del giovane è stata letteralmente sfigurata. 
Il Presidente, vista l'entità del clamore che la sentenza stessa stava suscitando, interviene in modo inusuale e dice di voler scongiurare un versante mediatico, che considera lui per primo inevitabile. Ma non si era detto che i giudici parlano solo  con le sentenze? 
Tuttavia, in seguito alla valanga di critiche il Procuratore riconosce indirettamente che la sentenza si presta a commenti non proprio favorevoli, promette il suo personale interessamento, ma poco dopo elogia i suoi PM. Bufera nella bufera. Dichiarazioni allarmate della sorella di Cucchi, prese di posizione, commenti e varie iniziative sul web. 
Fin tanto che il Presidente del Senato, Pietro Grasso, interviene: "Ci sono dei rappresentanti delle istituzioni che sono certamente coinvolti. Quindi  chi sa parli. Che si abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità perché lo Stato non può sopportare una violenza impunita di questo tipo."
Siamo davvero all'incredibile. Eppure molti di noi sono stati sempre convinti che per autorevolezza, rispetto delle leggi, ma anche per l'equilibrio insito nelle stesse funzioni, non ci fosse garanzia migliore di quella fornita dallo Stato. 
Evidentemente dovremo ricrederci. Sarà duro, ma dovremo ricrederci.