domenica 23 settembre 2012

COMPIE 75 ANNI IL PRIMO ACQUEDOTTO DELL'AGRI



Ave aqua, fons vitae, morbis inimica


Il frontespizio del progetto originale del Genio Civile di Potenza
7300 metri cubi di acqua al giorno. 300 chilometri di lunghezza. 29 centri serviti, in provincia di Potenza e di Matera, con 110 mila abitanti.  Queste le cifre del primo acquedotto dell'Agri che i tecnici del Genio Civile  e le  maestranze dell'impresa  Fratelli Del Fante portarono a compimento nell'estate del 1937. Ben 75 anni fa.Il 14 luglio di quell'anno una grande manifestazione sancì il completamento della condotta con l'inaugurazione della fontana terminale costruita nell'abitato di Scanzano, in piena agricoltura del latifondo che interessava l'intera fascia jonica, da Taranto fino alla Calabria. Sulla fontana di Scanzano si leggeva questa frase in latino: "Ave aqua, fons vitae, morbis inimica." Quasi un inno all'acqua. Un  evento passato alla storia con centinaia di persone presenti all'iniziativa. Una grande festa di popolo, insomma. L' acquedotto dell'Agri era   un'opera  di dimensioni enormi, in grado di promettere sviluppo e modernizzazione in una delle zone interne di maggiore pregio, già a quei tempi. Addirittura un miracolo dell'ingegneria idraulica che compì grandi sforzi per riuscire a dare alla Basilicata una rete idrica così efficiente. La condotta aveva inizio a Paterno e percorreva grandi e piccoli centri delle due province lucane dando il segnale di una svolta tangibile. Ancora oggi delle opere imponenti testimoniano il significato della presenza  dell'acquedotto, tra i primi dell'intero Mezzogiorno. Quelle che vi mostriamo sono immagini esclusive e autentiche della illustrazione del progetto del primo acquedotto dell'Agri.  Disegni realizzati dall'abile mano del disegnatore su lucido con inchiostro di china e sottratti al rovinoso bombardamento del 9 settembre 1943 che rase al suolo buona parte dell'abitato di Potenza. Immagini capaci di rievocare da sole un tempo diverso della storia umana, in cui sono racchiusi fatica, impegno, tecnologia. Ma non solo. Anche la  dedizione degli uomini che contribuirono a realizzare quel progetto e la soddisfazione per avere determinato una svolta nella vita.   Oggi il Parco dell'Appennino lucano è orgoglioso di presentare ai lettori della Rivista un documento di questa portata storica, testimone di un'epoca inevitabilmente messa a confronto con i giorni che viviamo oggi, settantacinque anni dopo quella festa che celebrò l'acqua ritenendola fonte di vita e nemica delle malattie. Una vera manna dal cielo!  

Questo articolo è reperibile sul secondo numero della Rivista On line "Appennino lucano" sul sito www.parcoappenninolucano.it


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