sabato 26 settembre 2015

IL PARCO DELL'APPENNINO LUCANO ALLA MONDADORI MULTICENTER DI MILANO




Il Parco nazionale dell'Appennino lucano ritorna nella sede della Mondadori Multicenter a Milano con una iniziativa che consiste nell'adesione al progetto "Il Parco nel mondo"  ideato e realizzato dall'Appennino Tosco Emiliano. 
Questa importante area  protetta è impegnata da tempo, ed efficacemente, in una sorta  di "pubblicità progresso" per far conoscere scelte e peculiaritá del suo sviluppo, della sua presenza sul territorio. E dei suoi legami con la popolazione, in particolare.  Ma non solo. C'è tutto il capitolo del peso specifico che il Parco nazionale esercita sulle due regioni, Toscana ed Emilia. Il che non è certo poca cosa. In questo caso il Parco rappresenta un autentico motore di sviluppo  e una efficace leva per promuovere turismo di qualitá e nuove risorse in ambiti sempre più vasti e rilevanti per le loro caratteristiche.
Ci si chiede al  riguardo: qual è, o quale si ipotizza possa essere, il ruolo dell'Appennino lucano in un ambito di rapporti locali, sociali, istituzionali e nazionali certo totalmente diversi rispetto alla condizione oggettiva del Parco Tosco Emiliano. 
L'interrogativo non è da poco. Anzi se si prova a riflettere suscita più di una perplessitá sul ruolo che il Parco nazionale della Basilicata può svolgere in questo particolare momento e in una dinamica di situazioni ben più complesse e difficili rispetto al suo omologo Tosco Emiliano. 
Che l'Appennino lucano abbia bisogno di aprirsi a realtá di  ampio respiro, e di aprire orizzonti ben più vasti di quelli locali e meridionali, è fuori da ogni discussione. Ma che debba andare a rimorchio di  consistenti iniziative, assunte in ben altri contesti, mi sembra quantomeno poco opportuno. 
L'Appennino lucano ha alle spalle una storia difficile: il Presidente Totaro ricorda indubbiamente il clima di contrasto e di contrapposizione che caratterizzò, anni addietro, la vicenda del commissariamento del Parco, con sensibili riflessi sulle prospettive future. Il retaggio risoetto a quei tempi non è irrisorio. Sicchè ora è il momento di far valere, a livello ministeriale, ma soprattutto dei media, le varie specificità di un'area che ha mille potenzialità da utilizzare e da mettere a frutto con uno sforzo politico da calibrare opportunamente in tutte le sedi.
Oltre alla kermesse milanese e al gran calderone di Expo, ci sono effettive possibilità di far conoscere, magari nei vari canali tesevisi pubblici e privati e sulla stampa nazionale, le  potenzialità di un'area ricca di storia, di attrattive turistiche, di veri elementi di richiamo che possono dare frutti anche nell'immediato. Far capire che l'Appennino lucano ha grandi risorse, non è operazione da poco. Del resto Gianpiero Perri, Direttore dell'Apt, lavora da tempo sul tema degli attrattori.
Quando l'Adamello Brenta era ai suoi primi passi, la dirigenza del Parco chiese e ottenne da Uno Mattina, la nota trasmissione televisiva della RAI, spazi qualificati per pubblicizzare la sua storia e i suoi prodotti in televisione con una serie di servizi organizzati in maniera da richiamare l'attenzione dei telespettatori su una realtá in crescita e ricca di nuovi scenari del turismo e del tempo libero ecocompatibile. Operazione che non tardò a dare i risultati attesi. 
Non c'è bisogno di andare molto indietro nel tempo. Domenica 27 settembre, Linea Verde ha dedicato uno spazio decisamente ampio e qualificato al parco delle Cinque terre, in Liguria, illustrando non solo la qualità dello sviluppo e dell'economia dell'area, ma sollecitando la fantasia del telespettatore con le varie scelte che il Parco va mettendo in campo. Altro che pubblicità!    
Certo, il ruolo della politica appare per nulla secondario. Anzi potrá e dovrá essere in ogni caso centrale. Altrimenti viene a mancare la spinta motrice, se il mondo della politica o delle istituzioni si mostra refrattario rispetto a  necessità del genere da programmare subito anche per l'Appennino. Che non è un Parco di serie B solo perchè in Basilicata e non in Liguria. 
C'è dunque materiale sufficiente perchè il Presidente dell'Appennino, il Direttore Generale, il Consiglio direttivo e i singoli sindaci possano riflettere per imprimere una svolta che prima di tutto rappresenta una occasione importante perchè l'intera area possa crescere sul serio, evitando lo spopolamento dei centri e le migrazioni, soprattutto di giovani, che minacciano di diventare, in un periodo non lunghissimo, processi negativi e irreversibili, per giunta, a danno non solo del Parco, sia ben chiaro.

venerdì 25 settembre 2015

REFERENDUM NO TRIV: INTERVISTA AD AURELIO PACE



Si definisce la posizione delle regioni contrarie al proliferare delle trivelle, oltre gli accordi già sottoscritti che indicano un tetto alle estrazioni di idrocarburi. E’ il caso della Basilicata, capofila nella vicenda del referendum, contro i Decreti Sviluppo e Sblocca Italia dei governi Monti e Renzi. A chiudere il cerchio sarà la Liguria il 29 settembre.
Intanto la Sicilia non accetta di partecipare alla consultazione referendaria, il che rappresenta certo un dato significativo. Quantomeno la posizione del governo dell’isola costituisce un interrogativo in più tra i tanti che si delineano sin da ora.
Il destino dei territori non può essere deciso solo a Roma, sostiene Piero Lacorazza presidente del Consiglio regionale lucano.
Un orizzonte non certamente sgombro da nubi, quello della consultazione popolare, ritenuta possibile ma non certa, giacchè dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale e l’iter non sembra brevissimo, in una materia in cui risposte urgenti sono tuttavia necessarie.
Nel Consiglio regionale della Basilicata le posizioni si definiscono e anzi stanno a indicare la complessità della materia, per un verso. E sotto altri aspetti l’entità e il peso della posta in gioco, non certamente limitata alla presenza delle trivelle sul territorio.
Quali sono dunque gli scenari che si aprono, in una situazione non certamente statica ma in continuo divenire. Aurelio Pace, avvocato, Consigliere regionale dei Popolari per l’Italia, Coordinatore nazionale del Ppl.

“Il referendum è uno strumento importante perché recupera centralità nel rapporto tra gli enti locali e la pubblica opinione, nel dibattito con il Governo.
Due aspetti della questione mi preoccupano. La prima, i quesiti referendari debbono avere dei passaggi in Cassazione. Il secondo tema è che il referendum è uno strumento stanco in Italia. Su materie di grande impatto sociale di solito si riesce a trovare una risposta da parte dell’opinione pubblica. Su materie così tecniche, come questa, mi auguro che la forza dei Governatori delle Regioni che hanno aderito possa dare una spinta a un tema per il quale vedo un po’ distratto il mondo italiano.
Mi auguro piuttosto che il Governo nazionale possa sentirsi motivato e trovare una sintesi con le Regioni promotrici. Questo mi sembra un dato importante. Bisogna dunque costruire una praticabilità di questo tavolo al quale le regioni possano sedere con la stessa dignità del Governo centrale. Questo recupero di centralità passa per un dibattito e per uno strumento. Ma il dibattito politico non può essere scavalcato.”

Qual è dunque il rischio, se di rischio di può parlare?

“Nel caso in cui il referendum non dovesse avere l’esito sperato, il Governo centrale si vedrebbe autorizzato a dire che la volontà popolare non si è rivelata contraria alla linea dell’esecutivo. L’ho detto in Consiglio regionale.
C’è poi la possibilità di un cambiamento del titolo Quinto della Costituzione. Il referendum prende il via nel momento in cui è in atto una rilevante modifica costituzionale. Un momento di transizione questo, per cui ciò che oggi può avere un peso, nell’ottica del cambiamento perde efficacia. Una materia in forte evoluzione che rende inevitabile la centralità del dibattito politico. Si vuol togliere alle regioni quella competenza che è propria dell’istituto regionale.”
Si va esercitando una forte pressione sul Governo per rivendicare, tra l’altro, la centralità della Regione Basilicata che può essere la Regione dell’energia. Questo ruolo deve valere.”

C’è poi il peso di regioni forti, come la Calabria, la stessa Puglia. Può essere questo un buon deterrente soprattutto per il Governo.

“Indubbiamente il peso specifico di queste regioni ha il suo valore.  Non vorrei che contrapposizioni interne alle forze politiche potessero giocare un ruolo negativo.
La Basilicata è e rimane capofila con un ruolo ben definito che non può esserle assolutamente negato, in un contesto locale, interregionale e soprattutto nazionale."




martedì 22 settembre 2015

LA VEGLIA PER PADRE PIO



E' in corso, mentre scrivo questa nota, a San Giovanni Rotondo, sul sagrato della chiesa nuova, la veglia di preghiera per l'anniversario del trapasso di Padre Pio, che cade alle 2,30 del 23 settembre. Vi partecipano fedeli giunti nella cittá del foggiano da tante parti d'Italia. Dal Nord come dal Sud.
Un'autentica testimonianza di amore per il grande figlio di Pietrelcina che continua a far parlare di sè il mondo intero grazie alla sua umiltá, alla sua fede. Alla sua dedizione al Cristo Risorto e all'umanitá che ha cercato in tutti i modi di liberare dal peccato e di redimere, lottando contro il male e la sua espressione più diretta. Satana.
Il pensiero profondamente cristiano e l'opera quotidiana fanno del santo Frate un esempio di vita e di straordinaria povertá materiale, ma di vera ricchezza dello spirito al quale San Pio, sin da bambino, dedicò la sua luminosa esistenza.
Il vero miracolo, compiuto dal nulla, rimane tuttora Casa Sollievo della Sofferenza, l'ospedale in cui scienza e fede si uniscono. L'ospedale che da sempre ha visto nel volto del povero l'immagine del Cristo.
Proprio in questi giorni Casa Sollievo si è dotato di una modernissima struttura di medicina rigenerativa, un approdo della scienza al quale si rivolgono fiduciosi gli sguardi di pazienti e di strutture altamente qualificate, in Italia  e all'estero.
Alle 2,30 di quel 23 settembre 1968 Padre Pio concluse il suo percorso terreno per varcare la soglia di quel mondo soprannaturale di cui è sempre stato una concreta testimonianza. Ad assisterlo, oltre ai confratelli, c'era il suo discepolo, il dottor Giuseppe Gusso, primo direttore sanitario di Casa Sollievo che raccolse le ultime parole del santo Frate: Gesù Maria, Gesù Maria.

sabato 12 settembre 2015

UN ISTITUTO DI MEDICINA RIGENERATIVA A CASA SOLLIEVO


                                                                 
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Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo compie un salto di qualità davvero prodigioso: il Segretario di Stato vaticano, Cardinale Pietro Parolin, ha inaugurato il 13 settembre il nuovo Istituto di Medicina Rigenerativa dell’Ospedale di Padre Pio.
Una nota dell’Ufficio stampa di Casa Sollievo illustra nel dettaglio compiti e finalità della struttura destinata a occuparsi dello sviluppo di terapie cellulari, geniche e d’ingegneria dei tessuti. Sono queste alcune delle branche più innovative nel campo della ricerca e della medicina rigenerativa.
Tra l’altro – prosegue il Comunicato – l’Istituto è dotato di una struttura Core in grado di produrre nuovi farmaci biologici, terapie cellulari, protesi per i tessuti già di grado clinico e quindi immediatamente impiegabili per la sperimentazione sull’uomo.
Un grande traguardo non solo per la Puglia ma per l’intero Mezzogiorno.
L’Istituto per la Biologia delle Cellule staminali, la Medicina Rigenerativa e le Terapie Innovative, è stato finanziato con 14 milioni di euro dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Programma Operativo nazionale “Ricerca & Competitività” 2007 – 2013.
“Oggi si completa l’idea di sollievo della sofferenza che aveva in mente il nostro fondatore San Pio da Pietrelcina” – osserva monsignor Michele Castoro, Presidente della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza.
Nel primo anniversario di fondazione dell’Ospedale, Padre Pio auspicò la nascita di “un centro di studi intercontinentale” per coadiuvare i sanitari a perfezionare la loro cultura professionale e la formazione cristiana.   
Soddisfazione espressa da Domenico Crupi, Vice Presidente e Direttore generale di Casa Sollievo. “Ovviamente l’Istituto è patrimonio comune di tutta la comunità scientifica pugliese mentre auspichiamo di poter avviare collaborazioni e partnership con altri centri di ricerca.
Siamo certi, conclude Crupi, che sarà un grosso volano di sviluppo per l’intero territorio pugliese e per il Mezzogiorno.”
Il Cardinale Pietro Parolin ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica nella chiesa di San Pio con la partecipazione  dei Vescovi della Puglia, degli assistenti spirituali dei Gruppi di Preghiera e dei Frati Minori Cappuccini della Provincia Religiosa di Foggia. 
Un evento che ricorda l'inaugurazione dell'Ospedale, quel lontano 5 maggio 1956, e il discorso di Padre Pio che consegnava ai fedeli, ai medici, ai pazienti l'opera della Divina Provvidenza. 
"Questa è la creatura che la Provvidenza, aiutata da voi, ha creato; ve la presento. Ammiratela e benedite insieme a me il Signore Iddio."

Il traguardo era, dunque, nella mente e nel pensiero di Padre Pio quando nei primi anni Quaranta cominciò a pensare al grande Ospedale, in nome della sua fede che lo ha reso protagonista di una mediazione quotidiana tra il Cristo Risorto e l’umanità del nostro tempo.    

lunedì 7 settembre 2015

CAMUSSO: RICOSTRUIRE UNA BASE DI EQUITÁ E DI GIUSTIZIA


                                 
                         SUSANNA CAMUSSO (foto R.De Rosa)


Molti segnali oggi indicano svolte  non previste. O, in ogni caso, tali da segnare un'epoca. Svolte radicali simili a cambiamenti profondi dai quali non si ritorna al passato.
Le migrazioni sono al primo punto, giacchè rappresentano non solo un fenomeno, ma un autentico mutamento di rotta nell'assetto della societá internazionale. Che si sta trasformando senza volerlo e senza riuscire a prevederlo con la stessa rapiditá con cui si verifica.
Altro punto cardine di questo cambiamento in atto, destinato ad avere una lunga durata, é il ruolo del movimento sindacale in Italia. 
Susanna Camusso, segretario generale del più grande sindacato, lo conferma assumendo un atteggiamento per quanto di contrapposizione netta nei confronti del grande padronato e del Governo ma tuttavia evitando il muro contro muro. 
Intervenendo a Potenza alla due giorni della CGIL sulle questioni del precariato e del lavoro, la Camusso valuta  con pacatezza gli orizzonti che si delineano all'indomani della riforma varata dal Governo. 
Attenta ai mutamenti in atto, in modo da delineare un nuovo ruolo guida del movimento che dirige, con tutte le difficoltá del momento.  Non si tratta di cambiare pelle, quanto di avere un diverso approccio con i problemi sul tappeto. Di adottare nuove strategie. E di dare risposte all'altezza della posta in gioco, per esorcizzare il rischio che il sindacato possa vedere vanificati ruoli tradizionali e funzioni storiche, addirittura.
"Da quello che abbiamo capito si vogliono utilizzare controlli a distanza, con mezzi elettronici, dei lavoratori con forme di compressione dei diritti e delle certezze. Si è determinato il fatto che chi è entrato prima ha delle condizioni, mentre per i giovani ci sono soltanto incertezze."
Renzi  Cernobbio ha parlato  di 236 mila nuovi posti di lavoro e naturalmente dei precari in corso di sistemazione. Le cifre hanno tuttavia il loro peso. Non crede?
"Si è riusciti a recuperare una parte dei posti di lavoro persi nel corso della crisi. Siamo tornati a livelli di disoccupazione di metá del 2014. Il che significa che tutto ciò che è stato perso è ancora tutto da recuperare. Non solo. Sono molto prevalenti forme di precariato  in tutti i settori. Credo che sia sbagliato raccontare che la ripresa è giá arrivata."
In passato il sindacato in una situazione del genere avrebbe promosso una strategia di lotta forte e marcata. Oggi invece come ritiene di doversi muovere?
"Bisogna avere un piano del lavoro ben definito e sapere quali scelte il governo e le parti datoriali intendono compiere, guardando al Paese, alla sua cultura, alle tante fonti di lavoro. Bisogna utilizzare la leva fiscale da un lato e le pensioni dall'altro per ricostruire una base di equitá e di giustizia che mancano."
Perchè Renzi ce l'ha con il sindacato. Non mi pare ci siano molti altri esempi analoghi negli anni in cui il centrosinistra ha governato il Paese.
"No, esempi di questo tipo non ce ne sono. Certo se si agisce in termini di compressione del lavoro per avere il consenso dei banchieri e delle imprese è difficile poi avere buone relazioni con il mondo sindacale e discutere con il sindacato." 

sabato 5 settembre 2015

IL PREMIO ROBERTO MORRIONE


                         
      

Roberto Morrione ha lasciato a tutti noi giornalisti una grande ereditá, di cui bisogna essergli grati. Vale a dire la passione smisurata per il suo mestiere che lo ha condotto sulle strade delle inchieste, degli approfondimenti, degli articoli coraggiosi, dei pezzi montati frugando tra mille immagini per trovare quelle più vere e penetranti. Quelle che dicono la verità a tutti i costi. Il gusto dell'inchiesta.
Oggi il premio a lui intitolato parla del significato della professione e degli obiettivi ai quali bisogna guardare con fiducia ma anche con tanta perseveranza. E con sacrificio personale. Con un coraggio degno di chi si espone in prima linea senza badare ai rischi che corre, ma con la consapevolezza di avere reso un servizio importante alla comunità. Alla gente. Alle persone che sudano e lavorano. Ai giovani, spesso disorientati da un clima non proprio costruttivo.
Mi piace ricordare Roberto ai tempi della riforma della Rai, quando lui a Roma partecipava a tante riunioni, a tanti incontri per un'azienda sottratta al predominio di certa politica e lanciata verso un servizio al paese. 
Roberto era un collega colto e onesto. Soprattutto intelligente e semplice. Chi lo ha conosciuto e ha lavorato con lui non può non confermare questa personale opinione. 
Era legato al Tg1 in modo consapevole e determinato: quando ci parlava del suo impegno e della sua volontà di dare alle lotte politiche uno sbocco, si avvertiva l'onestà intellettuale dell'uomo. Non del giornalista qualunque, legato al potere e alle possibilità che esso può offrire. Ma dell'uomo che si misura con i problemi e le difficoltà del suo tempo.
Ho incontrato Roberto per l'ultima volta alla manifestazione nazionale di Libera contro le mafie a Potenza, proprio nel 2011, l'anno della sua scomparsa. Mi salutò, ricordo, con tanta malinconia, ma con la consapevolezza di avere lavorato con impegno e onestá. Doti non comuni che il Premio a lui dedicato ricorda a ciascuno di noi. Un monito a chi fa questo lavoro. 
L'8 settembre un convegno e un dibattito a Riccione, moderatore  Giorgio Zanchini, percorreranno le tappe del suo lavoro e i punti cardine della sua personalità.