giovedì 21 giugno 2012

"IL FUTURO CHE NON VOGLIAMO"

Frase peggiore e definizione piú macabra non poteva accompagnare il vertice di Rio sull'ambiente. La paternità di questa frase, che dice tutto e lascia intendere molte verità occulte sul dramma vero del Sud America e non solo, é dell'Anped, una rete di ong dell'emisfero Nord, che ha inteso contrapporla allo slogan ufficiale del summit di Rio+20: "Il futuro che vogliamo".
Perché dunque l'ombra del fallimento del vertice internazionale, ritenuto come possibile, se non addirittura inevitabile, da autorevoli osservatori? I commenti della vigilia lo dimostrano. Una diga, tanto per cominciare di proporzioni inimmaginabili, con tremila chilometri quadrati di superficie (tremila avete letto bene) contribuisce a fare piazza pulita di quella imponente barriera naturale rappresentata dalla foresta amazzonica. Non é l'unico scempio per la verità. Altri invasi di proporzioni gigantesche promettono di ribaltare i tradizionali equilibri che hanno fatto grande e reso indispensabile, per il mondo, questo paese Sud americano in grado fino ad oggi di proteggere il pianeta con la sua enorme foresta, distrutta da faraonici interessi per miliardi di dollari.
Per i mega disboscamenti e le spaventose trasformazioni dell'ambiente, le tribù sfruttate fino all'incredibile hanno ottenuto indennizzi da autentica presa in giro. Uno degli esempi macroscopici é rappresentato dalla costruzione dell'invaso artificiale di Tucuruí che ha inaugurato una serie di sciagurati progetti, buoni soltanto a mettere in fuga le popolazioni locali cadute in miseria e costrette spesso a fuggire in cerca di un sopravvivenza sempre meno probabile.
Ma il dato piú allarmante é l'assenza dei potenti della Terra dal vertice del Brasile: da Barak Obama, alla Merkel, a Cameron, allo stesso Monti che si é ben guardato dal compiere anche una semplice visita a Rio. Certo, bisogna risparmiare anche nell'uso degli aerei di Stato e poi la sua presenza rischiava di diventare una voce fuori dal coro! Stonata e controcorrente. Se non addirittura pericolosa.
Si é verificato intanto un episodio che definire immondo, se non proprio schifoso, é poco. Agli indios é stato dato in pasto in questi giorni di "festa" del cibo avariato che ha provocato gravi fenomeni di dissenteria e di vomito. Un indio in un comizio improvvisato ha urlato con tutta la sua voce: "neanche un porco mangia schifezze cosí". Ottima pubblicità al vertice che dovrebbe affrontare i problemi del rispetto della Terra e dei suoi fragili equilibri. Sempre piú calpestati in nome dell'economia e dello sviluppo possibile. O, meglio, compatibile!

domenica 3 giugno 2012

L'EDITORIALE DI CARLO CARDIA PER LA VISITA DI PAPA BENEDETTO

La visita di Benedetto XVI a Milano rappresenta una svolta, non solo per la vita della Chiesa, quanto per il rapporto con la società civile che potrà avvalersi  di un messaggio forte e stimolante, un messaggio agli uomini, a chi governa, alle famiglie naturalmente. Ai giovani e ai deboli, vittime spesso dell'incuria. Se non della disattenzione e della violenza. Mali apparentemente  incurabili. 
A dare slancio alla tre giorni anche i commenti dei media, che hanno sottolineato aspetti centrali e questioni di fondo. Temi che, auguriamoci, possano diventare patrimonio di tutti e non solo di una élite.
Tra gli editoriali quello di Carlo Cardia su Avvenire. Cardia é giurista e attento osservatore della storia della Chiesa nel suo intreccio con i movimenti della società. Non a caso parla di giustizia e libertà collegandosi agli scenari che  si aprono, racchiusi intensamente nella tre giorni milanese di Papa Benedetto. Il punto di vista di Cardia fa riferimento soprattutto al tema dell'economia e a quelle forme di condizionamento inevitabile su ciascuno. "Nessun uomo é padrone di un altro uomo" sottolinea poi sostenendo che  "il diritto alla vita non puó essere negato a nessuno." 
In tutto questo la funzione  della famiglia é imprescindibile per il consolidamento di quei valori altrettanto indispensabili come la vita, guardando al ruolo delle nuove generazioni che sono l'asse portante del futuro. Autentico elemento di rottura con  il passato, in tutti sensi. 
Le nuove generazioni sono quelle che dovranno ragionare con logiche diverse facendosi carico della rivoluzione in atto e di quei cambiamenti sostanziali del vivere. Non solo. Le giovani generazioni sono quanto mai autorizzate a giudicare chi governa,  con la semplice espressione del voto, nel chiuso della cabina elettorale. Ma soprattutto con la forza delle idee e la capacità di battere vecchie incrostazioni e antichi metodi di governo. Spesso superati dai fatti,  quanto  inefficienti e assurdi. 
Le parole del Papa "invitano a guardare in alto, a riacquistare fiducia in un futuro che possiamo ancora costruire" osserva  poi Carlo Cardia ribadendo l'esigenza di "operare per gli altri". Sicché la "città dell'uomo" diventa l'espressione  tangibile di un vissuto diverso: non una utopia, non un sogno ma un dato di fatto al quale si può lavorare con impegno e senso di concretezza. Le città del cemento, delle lottizzazioni, della prevaricazione del potere sull'individuo, le città delle tecnologie esasperate che contribuiscono ad accrescere la solitudine umana rappresentano il momento piú basso e meno esaltante del tempo  del "benessere" e della modernità. Ma pure delle enormi contraddizioni.
Il Papa, conclude Cardia, ci aiuta a "elevare lo sguardo per superare lo smarrimento, sentirci  piú forti e solidali con gli altri." Un messaggio umano e cristiano. Laico e religioso insieme.