venerdì 4 dicembre 2015

BASENTINI - TRIASSI, A CACCIA DELLE VERITÁ SOMMERSE

                                 
         Il Centro olio di Viggiano mentre era in corso l'emergenza (foto R. De Rosa)


Chi era il misterioso personaggio che una sera di autunno di qualche tempo fa scaricò nelle canalette irrigue del metapontino una enorme cisterna carica di liquidi nocivi, non è dato sapere se liquidi di reiniezione del petrolio o altro, di ben altra natura? E ancora: è stata l'unica volta o, piuttosto, il grave episodio si è ripetuto? Interrogativi ovviamente senza risposta. 
Una persona per caso assistette all'operazione e cercò di dare l'allarme. Ma nessuno intervenne sul posto. Sicchè c'è da pensare che quella operazione clandestina sia stata quantomeno tollerata se non addirittura tacitamente autorizzata per interessi ben precisi. Il che, in entrambi i casi, rappresenta un dato da non sottovalutare affatto. Tutt'altro.
Ora ritorna a essere caldissimo, anzi rovente, il tema dell'inquinamento prodotto dal Centro olio di Viggiano mentre sull'ambiente si indaga con impegno e tempismo, e con una  raffica di indagati, fino all'ultimo Schiassi, direttore generale dell'Arpab. Ma l'intreccio delle questioni è talmente ampio e complesso da lasciare intendere che i risultati, ammesso che ce ne saranno, non potranno non essere parziali.
Ambiente in Basilicata significa del resto una gran mole di eventi non chiariti e deliberatamente non approfonditi come meriterebbero.
Anzitutto una prima considerazione: come si fa a stabilire il grado di danno ambientale eventuale, per le emissioni del camino del centro olio e non solo, se non si conosce la situazione iniziale. Vale a dire se non ci sono precisi termini di riferimento ai quali attenersi per misurare le distanze tra passato e presente.
Nella Basilicata dei veleni sono molteplici le forme di inquinamento che non da oggi producono danni alla salute, a cominciare da ciò che accade nella zona del Senisese Pollino dove, secondo fonti bene informate e soprattutto qualificate, è in forte crescita il numero di persone colpite da malattie neoplastiche (tumori e leucemie) per giunta in un'area che dovrebbe far registrare esattamente il contrario. E ciò mentre non è smentita l'affermazione di alcuni responsabili del registro tumori secondo i quali "la Basilicata si avvicina a grandi passi alla media di queste patologie tipica di luoghi ad alta densitá industriale."
Se le industrie non ci sono, se lo spopolamento della regione è costante, evidentemente esistono ben altre cause di inquinamento del suolo, dell'aria e dell'acqua. E qui ritorna alla mente il rapporto, dettagliatissimo e riservato, trasmesso anni fa da un alto ufficiale dell'Arma in cui si sosteneva che il centro Itrec di Rotondella "non ha mai funzionato nel rispetto delle leggi se non per qualche mese, quando era diretto dall'ing. Simonetta Raffaele". Così è scritto nel rapporto a firma dell'ufficiale, in codice Zanzibar. Rapporto che incredibilmente non ha dato alcun esito. 
Il tema Viggiano sembra oggi prevalere sui mille focolai di inquinamento sparsi qua e lá nella regione. Il sindaco Cicala dice di non essere più disposto ad assistere impotente alle emergenze ormai quotidiane. Non è dato sapere al riguardo qual è il punto di vista del Prefetto, che rappresenta il Governo, la Protezione civile, lo Stato.   
Le anomalie si susseguono ormai quasi quotidianamente, mentre Eni tranquillizza tutti sostenendo che non esistono motivi di preoccupazione per gli abitanti e l'ambiente. Preoccupazioni del tutto immotivate - si va ripetendo - frutto soltanto di inutili allarmismi.
E proprio mentre era in corso un tavolo allargato sulla sicurezza a Viggiano, ecco che il fischio delle sirene ha annunciato l'ennesimo incidente, questa volta accompagnato da un incendio. Tutto regolare, sottolineano i tecnici del cane a quattro zampe, anche se l'allarme ha fatto temere il peggio.  La gente, anche quella che abita accanto al centro olio, può dormire sonni tranquilli. Ma così in realtá non è. L'ombra di Trecate non è scongiurata. Nè si può pretendere tanta incoscienza al punto da non valutare l'entitá di frequenti  fenomeni che suscitano serie e motivate apprensioni. Mancano indicazioni precise: la gente del luogo dice di non essere stata istruita nel caso in cui si renda necessario attuare un piano di evacuazione. 
C'è ovviamente  da interrogarsi su tutto, anche se interrogarsi spesso non serve a nulla. 

1 commento:

  1. E come qualcuno avrebbe potuto sversare le acque di scarto petrolifero nelle canalette irrigue del metapontino, qualcun altro avrebbe potuto sversarle nell'invaso del Pertusillo o nei vari torrenti tributari, magari quando piove... D'altronde le conclusioni del mio studio coincidono con le valutazioni di una dirigente dell'ISS, secondo cui gli idrocarburi trovati nei sedimenti del Pertusillo sarebbero dovuti ad immissioni "episodiche" nell'invaso...

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