martedì 8 dicembre 2015

SI PUÒ VIVERE ETERNAMENTE BLINDATI?



Inizio del Giubileo sotto strettissima vigilanza: controlli al millimetro, tiratori scelti sui tetti della Capitale. Scenari senza precedenti.
Tutto cambia, ogni cosa si modifica sotto l'incubo del terrore. Migliaia di uomini sorvegliano cittá e obiettivi, definiti sensibili. La vita è diversa, le abitudini appaiono stravolte; nelle grandi cittá ci si guarda intorno sapendo bene che il rischio non riguarda tanto e solo il momento attuale quanto la prospettiva. Il domani di tutti. Quando sembrerá essere tornata una calma apparente e il mondo apparirá come in una stagione lontana, forse mai esistita, quando la violenza e il terrore potevano essere considerati pura teoria. Allora, come dimostrano le Torri gemelle, il pericolo sará davvero maggiore e purtroppo incontrollabile.
C'è intanto una domanda alla quale non ci si può sottrarrarre: come si può vivere eternamente blindati? 
Nella storia della Chiesa mai un Giubileo è stato considerato  un rischio gravissimo, una occasione possibile di un pericolo incombente. Annullare tutto, ridurre tutto ai minimi termini avrebbe significato un riconoscimento della potenza del terrore e della sua capacitá di orientare il corso delle cose, di determinare gli eventi. Di assoggettare l'umanitá ad un disegno sciagurato.  Una scelta del genere avrebbe messo il mondo in ginocchio, senza possibili alternative. Non vi è dubbio.
La stagione del dopo 13 novembre è non solo assolutamente inedita, quanto costituisce il risultato di una strategia che ha disseminato il mondo di violenza e di lutti. Di guerre, di attacchi crescenti. Di contrapposizioni maturate nell'arco di decenni e per nulla cancellate da una sorta di pacificazione, in grado di riconoscere l'errore del ricorso alla violenza. Che,  sua volta, continua a produrre violenza e nient'altro.
Renzi ha ragione a essere prudente prima di chiedere al Parlamento l'autorizzazione per il ricorso all'uso delle 
armi. Certo, la Libia insegna, e forse l'unica lezione da non sottovalutare affatto è proprio questa che ci riporta indietro nel tempo. Magistralmente. Autorevolmente.
Il terrore incombente non è solo quello legato all'immagine del tredici novembre o dell'undici settembre. Ma è anche quello di un disastro prodotto dall'uomo a danno dell'umanitá con inquinamenti e danni all'ambiente, sempre meno riparabili. Ma questo disastro conta meno perché sembra essere esorcizzato, bilanciato se non addirittura annullato da non so quali capacitá della scienza di rimettere le cose a posto, anche quelle di dimensioni planetarie e cosmiche.
La voce di Papa Francesco non può essere una voce solitaria nel deserto. Meno che mai un parlare senza la speranza di risolvere alcunchè. Il mondo ha bisogno di fare appello a un ordine risolutivo, a un senso di pacificazione vera e non solo teorica. Ha bisogno a tutti i livelli di una  messa al bando delle armi, causa di violenza e di terrore. Di distruzioni. 
Il danno all'ambiente è una forma di violenza non meno grave delle guerre e di tanti altri disastri, di cui forse non ci si rende conto. In questo caso, purtroppo, non c'è nulla da blindare. Il nemico invisibile della distruzione della casa comune avanza ogni giorno sempre più minaccioso.
   

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