sabato 24 ottobre 2015

AURELIO PACE AL CONGRESSO DEL PPE A MADRID


                              
Aurelio Pace a Madrid


Il ventitreesimo congresso del Ppe, che si è tenuto nei giorni scorsi a Madrid, ha visto la partecipazione di Aurelio Pace, coordinatore nazionale dei Popolari, unico lucano presente all'assise che può senz'altro essere definita un giro d'orizzonte e una esplorazione a tutto campo dei problemi con i quali l'Europa è chiamata a confrontarsi ogni giorno. Dall'aumento  del numero dei  Paesi aderenti fino alle grandi migrazioni destinate a proseguire nel tempo. 
Quale immagine emerge non solo dell'Europa, quanto delle grandi operazioni politiche in atto in grado di coinvolgere nomi di primo piano come Sarkozy o altri. 
Su questi temi l'intervista ad Aurelio Pace  traccia un quadro delle scelte di campo, delle previsioni e degli assetti predominanti, dai quali dipende il futuro del vecchio continente.
"Il congresso statutario del  Ppe (il Partito Popolare europeo) ha posto all'ordine del giorno alcuni temi di primo piano che riguardano molto da vicino  l'Europa. 
L'esempio della Spagna è quanto mai significativo. Il governo spagnolo è uscito da una crisi profonda dopo aver rischiato il default negli anni scorsi con il governo Zapatero  e  oggi Mariano Rajoy, Presidente del Partito Popolare e primo ministro, invece fa registrare una crescita notevole con circa cinquecentomila nuovi posti di lavoro. Oggettivamente parlare con lui nei vari seminari è stato un evento di grande interesse, politico, culturale e sotto tutti i punti di vista."

Cambiare l'Europa,  questa una delle priorità del Congresso del Ppe. Una meta possibile? 

"Il congresso ha avuto come parola chiave: Unidos. Uniti. In realtà la conclusione di Sarkozy è stata il punto di arrivo e di partenza del congresso che si può sintetizzare in questo modo: o l'Europa la cambiamo noi o la cambieranno gli estremismi. Un rinnovamento in Europa è necessario. Anzi inevitabile."

Anche la Merkel ha affrontato questo tema, considerando i vari scenari che si sono subito delineati a Madrid.

"L'Europa deve cambiare e deve cambiare nel rispetto della tradizione. Lo ha detto in modo chiaro la Cancelliera. Senza dare adito a equivoci.
L'Europa non può sentirsi sicura con i propri confini non regolati, il riferimento è all'ondata di migranti, ma anche alle questioni della sicurezza e della crisi economica, aspetti di grande rilievo. 
Nessun italiano è intervenuto nell'assemblea plenaria, ma solo nei vari seminari. Ieri ha partecipato ma senza intervenire, per sua scelta, anche Silvio Berlusconi, probabilmente per evitare i contraccolpi possibili di una contestazione dell'amicizia con Putin, in questo particolare momento internazionale. Anche perché  si sarebbero create delle frizioni con Salvini."

Quale peso ha avuto, nel dibattito complessivo a Madrid, il riferimento ai grandi flussi migratori che appaiono inarrestabili. A causa delle guerre ma anche per la fame che colpisce tanti paesi.

"Il tema della immigrazione è stato sviluppato dalla Merkel che ha detto sostanzialmente, comportandosi da padronda di casa: chi viene in Europa deve  essere accolto con senso di solidarietà, ma non tutti possono stabilirsi in Europa. Bisogna sapere chi entra, perchè entra, per fare cosa. 
Si è parlato di immigrazione a chiare lettere e con i dovuti distinguo nel congresso del Ppe, dove diversi capi di stato hanno tenuto a precisare di non condividere la posizione dei socialisti: tutti debbono entrare. Ma altrettanto netta è stata l'affermazione di chi ha ribadito di non voler vedere i migranti morti alle frontiere o sulle coste.
Attuare, dunque, una politica europea comune per regolamentare i flussi e  capire chi può rimanere in Europa e a quali condizioni."

Il dibattito tuttavia ha affrontato anche la questione non secondaria dell'allargamento dell'Europa.

"Come ha ricordato più volte anche il presidente Daul l'Europa è nata con sei stati membri, oggi siamo a 28, probabilmente ci sará un'Europa allargata a 32. Si è rotto il fronte degli Urali, siamo andati nell'Est. Bisogna modificare gli assetti, ridefinire certe condizioni, l'organizzazione, stabilire molti criteri. 
Da considerare che diversi leader di partiti sono saliti sul palco dicendo: l'Europa riconosca le proprie radici. E questo ci ha resi particolarmente orgogliosi poichè i valori spesso sono stati trascurati, se non barattati all'insegna dell'unanimismo. Riteniamo, per giunta, che quelle radici cristiane e cattoliche debbono tornare a essere parte dell'Europa giacchè oltretutto hanno dato vita alle politiche."

Qual è stato in questo ventitreesimo  congresso del Ppe il ruolo dell'Italia.

"L' Italia ha manifestato tutta la sua debolezza, lo dico con rammarico. Oggi l'Italia non ha un leader che raccolga la credibilità internazionale. Tutti  i paesi europei sono intervenuti.  Ognuno dei leader che è salito sul palco dei seminari tematici è stato in qualche modo attaccato dai giornalisti e dalla stessa platea con domande tutte pertinenti. È stato chiesto ad Alfano perchè governate con la sinistra, a Mario Mauro il perchè dell frantumazione in tanti rivoli. A Berlusconi se e come può essere possibile un'alleanza con Salvini. I Popolari italiani non sono organizzati ad un livello soddisfacente. In Europa c'è unitá, in Italia prevalgono le fratture, i distinguo e questo condanna i popolari all'irrilevanza.
Da notare, inoltre, che esiste in tutti la consapevolezza di appartenere a un grande partito europeo: sicchè le fratture denotano scarsa maturità politica."



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