domenica 8 novembre 2015

AURELIO PACE, MANTENERE AL SUD ISTITUZIONI FORTI




Si ritorna a parlare di Mezzogiorno con il Piano per il Sud che ha riaperto un capitolo chiuso da tempo. Finito anzi nella generale indifferenza, a conferma di quanto questa parte del Paese possa interessare all'economia nazionale e internazionale, alla grande finanza e ovviamente alla politica.
Ci sono, come era prevedibile, luci e ombre. In effetti la Basilicata può dirsi fortunata poichè si trova tra Gioia Tauro e Taranto ed è compresa nella direttrice Battipaglia-Reggio Calabria: si presume dunque  che possa godere, se non altro, dei vantaggi legati alla sua posizione geografica intermedia, almeno questo, per quanto riguarda le infrastrutture. 
Tuttavia il dibattito sul Piano stenta ad assumere il rilievo delle scelte importanti e prioritarie, salvo il riferimento al ponte sullo Stretto e alla Salerno Reggio da parte del premier Renzi.
Su questo argomento scende in campo il Coordinatore nazionale dei Popolari, Aurelio Pace, con una serie di osservazioni che indicano determinate ipotesi di percorso da tenere presenti per trasferire nella realtá questo strumento di programmazione. 
"Intanto il piano per il Sud ha un merito: quello di avere inserito nel dibattito politico una questione che era letteralmente scomparsa. Vale a dire la questione del Mezzogiorno come tema che non può non interessare l'intero paese. E non è cosa da nulla. 
Credo che il dibattito possa dare dei risultati concreti a due condizioni: anzitutto che non si proceda sul terreno  della desertificazione istituzionale già avviata. E quindi parlare del Piano significa mantenere istituzioni forti al Sud e riconoscere a questa parte del Paese la stessa dignità che viene riconosciuta allo Stato nazionale oggi. 
Poi però sentiamo parlare dello scippo di alcune strutture legate all'attuale geografia dell'apparato giudiziario. Abbiamo perso il Tribunale di Melfi, senza realizzare alcun risparmio, ora dover discutere della permanenza della Corte d'Appello a Potenza suscita non poche perplessitá, quanto al riconoscimento di un ruolo e della dignità istituzionale di questa regione."

Il percorso individuato dalla Regione Basilicata, collegialmente e senza ricorrere a distinguo di partito o di parte politica, oggi qual è.

"Intanto si tratta di programmare, con il livello nazionale, le esigenze di medio e lungo termine. Questa regione ha delle specificità, delle particolarità da mettere bene in evidenza. Purtroppo a tutto ciò fanno riscontro gravi carenze a cominciare dalla mancanza di idonee infrastrutture. Anzitutto ferrovie e strade del tutto inadeguate. Fino a Salerno abbiamo ferrovie degne di un livello europeo, da Salerno in giù le cose cambiano radicalmente. E non è poco.
Poi c'è il piano aeroportuale che annovera Grumento Nova, Pisticci con Pontecagnano e Bari. Il capoluogo pugliese diventa il punto di riferimento per Matera, è fin troppo ovvio. Insomma gran confusione, se rapportata a un quadro oggettivo dei bisogni reali e delle risposte che la Basilicata attende. Occorre appunto concretezza per evitare tempi lunghi e una grande dispersione di energie."

Non c'è il rischio che il Piano per il Sud possa richiedere appunto tempi non lunghi ma lunghissimi, con riflessi negativi sui risultati?
  
"Il rischio c'è obiettivamente. Ma tutto ciò che avviene in politica dipende dalla volontà degli uomini. Se c'è la capacità di individuare le priorità con strumenti finanziari certi tutto si avvia a rapida soluzione. 
Questa Regione ha bisogno di un grande piano per le infrastrutture in cui c'entrano il Governo, la Regione, l'Europa. Se questa sinergia diventa forte forse potremo guardare con fiducia a quello che viene definito oggi il Piano per il Sud e alle sue ricadute sulla realtá quotidiana."

Guardando alle prospettive per un futuro non lontano da dire che Matera, nel contesto generale,  ha un grande progetto affidato alla scienza, alla tecnologia, alla infrastrutturazione. Il che si concilia con il complesso del rilancio dell'economia e non solo. E coincide con il Piano.

 "Matera nel 2019 rapprenterá l'Italia. Non è un eventificio territoriale questa cittá.  Il sindaco di Matera ha compreso bene questo dato e si sta muovendo in maniera giusta, ritengo.
Tuttavia non dobbiamo dimenticare che nel raggio d'azione di Matera  deve essere incluso il Vulture Melfese che ha il suo peso in termini di sviluppo, di economia sostenibile ma non può rimanere fuori da un coinvolgimento diretto e costante in quello che è e sará il lungo itinerario di Matera capitale europea della cultura per il 2019. 
Il tema cultura deve allargarsi, deve estendere il suo interesse ai capisaldi della storia e del passato di questa Basilicata producendo sviluppo. Ecco una delle scelte obbligate a mio giudizio: la questione meridionale ha radici antiche in questa realtá che non può essere messa in secondo piano. Deve avere anzi la sua centralità in ogni caso. Del resto la storia ha il suo peso e non può essere smentita." 

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