venerdì 30 ottobre 2015

LA FAMIGLIA ANZITUTTO



Nei mesi scorsi il Corriere della Sera, in occasione del centenario dell'ingresso dell'Italia nella  grande guerra, ha dato ampio risalto alle lettere alle famiglie scritte dai soldati italiani al fronte.
Lettere stracolme di affetto, di umanitá, di desiderio di vivere accanto ai propri cari, da parte di ciascun militare costretto a imbracciare il fucile e a sparare ad altri come lui per assecondare quel desiderio omicida che si sarebbe dovuto trasformare nella vittoria delle armi.
E le famiglie, a loro volta, vivevano giorni di grande angoscia in attesa di un lettera da parte di un figlio, di un marito, di un fratello. Poteva essere l'ultimo contatto, come purtroppo in molti casi è accaduto. 
Quelle lettere recavano impresso il segno indelebile della famiglia e del suo valore, non solo morale e materiale, quanto affettivo. Una unione che non si è mai spezzata, nemmeno dopo grandi catastrofi o dopo lutti insanabili. 
Ecco dunque cosa vuol dire famiglia, come ricorda in questi giorni Aurelio Pace, primo firmatario di una mozione che impegna il Consiglio regionale della Basilicata a riconoscere fino in fondo il ruolo e la funzione insostituibile di questa entità, in linea con il dettato costituzionale.
Argomenti che ritornano indiscutibilmente in primo piano, rileva Franco Mollica, in occasione di una serie di incontri e di iniziative in numerosi centri della Basilicata sul tema: " l'aggressione del Gender alle nostre famiglie." Un tour al quale partecipa anche Toni Brandi Presidente dell'Associazione Pro vita. 
Mi chiedo: possibile che ci si debba impegnare così tanto per dimostrare il valore della famiglia? Possibile che non si riesca a trovare uno spunto capace da solo di sottolineare argomenti ai quali la storia, non dico la politica, ma la storia ha attribuito un carattere assolutamente insostituibile? E la storia è storia della politica, storia dell'umanitá, storia del pensiero, storia degli uomini e delle loro scelte.
"Gender o non Gender" dá tanto il senso della paura che qualcosa di irreparabile possa accadere. Anche Hiroshima sembrava irreparabile, ma in realtá ha costruito dopo l'evento della bomba atomica la logica del rifiuto della corsa a questo armamento che semina morte e nient'altro. Che esalta la distruzione totale. È seguita una presa di coscienza universale capace di accomunare i popoli almeno nella consapevolezza del rischio. E non è poca cosa.
Capisco che Gender non è una bomba atomica anche se promette  di distruggere l'esistente: ipotesi remota.
Se il pensiero filosofico, da Parmenide (lucano dell'antica Lucania) fino ad oggi, segue da vicino la storia dell'essere, non sará difficile comprendere che tutto nasce dal desiderio di grandi cambiamenti, insito nell'umanitá. Desiderio che non rifugge dalla ricerca di mutamenti, per quanto sorprendenti, se non addirittura fuori da ogni logica.
Le mode, le grandi innovazioni non sono frutto del caso. Sovvertire la societá con i suoi assetti di sempre attira un'attenzione collettiva e mette in moto il meccanismo delle grandi adesioni per desiderio di novitá che è un segno dei tempi. Giacchè ogni mutamento, per quanto radicale, si contrappone al ristagno. Rappresenta una svolta.
Se la famiglia dunque è considerata sotto il profilo storico, e non solo sociale, acquista una valenza forte, tale da non consentire a nessuno di ignorarla, di sostituirla, di buttarla nel cestino dei rifiuti.
In mille circostanze le famiglie hanno atteso i propri congiunti: dalle sciagure minerarie, agli incidenti aerei. Ma anche nelle lotte per il lavoro le famiglie sono state accanto a chi il lavoro lo aveva perso. Per un semplice interesse? Per un senso di soludarietá? Non solo per questo. Soprattutto per un legame forte e per un senso di appartenenza insostuibile.

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