giovedì 10 dicembre 2015

IL PD ALLE PRESE IN BASILICATA CON IL DOPO LUONGO



                       Intervista a Luca Braia

In base a quali criteri si andrà a stabilire la logica per consentire l'accesso al dibattito su chi  dovrá succedere ad Antonio Luongo? Difficile per ora stabilirlo, a meno che non si voglia dare credito ad alcune voci che darebbero per scontato se non altro la partecipazione di un nome al confronto, ormai prossimo, tra le varie anime del PD.
Una cosa è certa: sugli scenari che vanno e andranno a delinearsi la presenza di Renzi ai funerali di Luongo assume sin da ora un significato politico, da leggere in modi diversi. Ma pur sempre un dato di cui tener conto.
In fondo la platea unita intorno al feretro e il richiamo del Presidente al ruolo della famiglia di Antonio quantomeno non passano inosservati. Ma rappresentano piuttosto un richiamo al senso di umanitá che la politica deve riconoscere, se vuole misurarsi con i problemi della gente e trarre da questo un vantaggio più che legittimo. Non un unanimismo qualunque, ma una intesa da costruire con volontá e impegno. 
Cosa dovrá significare, per il PD e non solo, parlare di successione a Luongo? 
Luca Braia, responsabile delle politiche agricole, uomo di punta nella Matera proiettata verso il 2019 e intesa come segno del rinnovamento della storia di un popolo, della sua cultura, del suo desiderio di guardare decisamente avanti.
"Sará difficile succedere a Luongo. Più facile sará provare ad andare oltre Luongo."

Perchè? 

"In realtá Antonio era l'unica persona che poteva esprimere una leadership così forte e e recuperare una generalizzata unanimitá di giudizio per autorevolezza e intelligenza politica."

Mi sembra che lei definisca l'ex segretario del PD quasi un unicum, nonostante la vivacitá delle presenze nel partito democratico che contribuiscono, non da oggi, a costruire una identitá dinamica di questa formazione politica.

"A mio giudizio neanche tra i suoi coetanei che con lui hanno condiviso gli ultimi trenta anni di politica esistono soggetti simili per capacitá di "astrazione da un personalismo imperante" oltre a quella luciditá di stare alla politica e alla interpretazione dei cambiamenti della societá.
Mancherá a tutti la sua capacitá di cercare di convincere tutti di stare a un ragionamento e non all'uno contro l'altro."

Ora si apre una fase diversa, aperta a molti sviluppi. Vuol dire che finisce il sogno di una vera unanimitá, quanto meno di un comune ragionare sui grandi temi?

"Con la sua scomparsa tramonta il tentativo di tenere tutti dentro un recinto come quello del PD che non è più nè il Pci nè i Ds.
Ora si apre una fase nuova che il PD deve interpretare in chiave moderna, se non vuole scomparire...ed i suoi attori principali e rappresentativi devono comprendere che lo scenario è cambiato e che le rappresentanze non possono essere ereditarie né per sempre. 
Anche Antonio Luongo aveva compreso ciò ed i suoi tentativi di farlo comprendere a tutti, senza che ciò provocasse lacerazioni, sono risultati vani, se dopo due anni siamo ancora senza organismi dirigenti nel partito."

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