giovedì 18 ottobre 2018

LA REUMATOLOGIA DEL SAN CARLO


                            
Angela Padula Direttrice della Reumatologia  


18 mila pazienti visitati. Numerosi i ricoveri di persone provenienti da altre regioni, dalla Sicilia, da Roma e dalla Lombardia finanche. Sono questi i dati che scandiscono il cammino della Reumatologia del san Carlo di Potenza, esattamente a venti anni dall’avvio dell’attività sul territorio, mentre l’obiettivo da raggiungere rimane ora l’Istituto di Ricovero e cura a carattere scientifico (l’IRCCS) per il quale sono in corso le necessarie procedure. 
Traguardo di tutto rilievo, senza dubbio il riconoscimento di una intensa attività avviata dal compianto Ignazio Olivieri e che ora prosegue sotto la direzione di Angela Padula, impegnata da tempo in uno sforzo teso ad aprire gli orizzonti della ricerca e a consolidarli in una dimensione non solo meridionale o nazionale.
Appunto, la ricerca. In questi anni 300 lavori dei medici della struttura potentina sono stati pubblicati da riviste scientifiche e hanno ottenuto vari consensi in ambienti internazionali. Ottimo risultato per la sanità lucana, non più la cenerentola, ma il fiore all’occhiello - almeno per quanto riguarda alcuni settori - di una Basilicata determinata a non rinunciare agli obiettivi di elevata qualificazione con lo scopo di non essere più periferia della scienza: un fardello che per anni, direi per decenni, ha condizionato la fisionomia di questa terra bloccando la sua crescita e rendendo difficile da raggiungere anche traguardi apparentemente a portata di mano. 
“Il modello inaugurato nel 1998 - sostiene la direttrice Padula - fu innovativo perché puntava a realizzare sul territorio non una singola struttura, magari centralizzata, ma un’attività che potesse espandersi ed essere estesa ai due ospedali, quello di Potenza e quello di Matera.”

Frenare la migrazione sanitaria, a partire dalla reumatologia, è  una sfida che sta dando dei risultati, dottoressa Padula. Per di più quello della migrazione è un capitolo ormai radicato nella storia della Basilicata. Un ostacolo da superare a tutti i costi. 

 “In effetti i pazienti, spesso cronici,  necessitano di controlli periodici e di un’assistenza costante sul territorio. In questi venti anni non solo è stata frenata la migrazione, ma si è riusciti a invertire il trend con un elevato numero di richieste da fuori regione che certamente qualificano e danno slancio alla nostra attività. 
Abbiamo aumentato la produzione scientifica, per rispondere a una specifica richiesta del Ministero della salute, e con l’impegno della Regione abbiamo costituito l’Istituto reumatologico lucano e assunto alcuni ricercatori.
Occorrono ambienti adeguati, con laboratori e con spazi per l’assistenza. Una delle criticità maggiori riguarda proprio la struttura. La Regione ha messo a disposizione i fondi necessari ma, per ragioni di vario tipo, i lavori non sono partiti. O, meglio, sono partiti a luglio e si sono bloccati: la struttura è ubicata nel padiglione B dell’Ospedale San Carlo. Ora si attende che il tutto si sblocchi. Una procedura complessa, alla quale sono soggette anche le apparecchiature necessarie ai fini dell’attività. 
Per la ricerca siamo tra le prime postazioni nazionali. Il nostro entusiasmo non viene meno, tutt’altro. Ci preme guardare al futuro.” 

           

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