domenica 18 novembre 2018

2019 TRA CULTURA TRIVELLE E RIFIUTI


La posta in gioco è decisamente alta: è in discussione il prestigio di una terra, la sua storia, la capacità di competere  con il resto del mondo e di progettare un futuro diverso.
La Basilicata è oggi realmente nella condizione di doversi far valere, in vista del 2019, l’anno della svolta e dei grandi progetti messi in campo. Un anno, tuttavia,  difficile e problematico a causa di una serie di fattori concomitanti che stridono con la cultura e con la capacità di mettere a frutto il peso specifico, acquisito nel corso di decenni, sia in campo scientifico che dal punto di vista della qualità dell’ambiente e di un turismo, ormai di livello internazionale.
L’assalto delle trivelle, guidato dai colossi del petrolio, pone in discussione anzitutto quell’autorevolezza guadagnata sul campo che coniuga ambiente e salute con i flussi turistici esistenti e destinati a guadagnare traguardi di alto livello. Ma il discorso non finisce qui. 
La stessa valenza dei parchi nazionali e regionali potrebbe risultare seriamente compromessa da vari  scenari in cui va incluso il destino del nucleare lucano e la possibilità, mai scongiurata totalmente, di trasformare il litorale jonico in una discarica nazionale per le scorie radioattive provenienti da numerose realtà italiane, anzitutto le centrali dismesse. Il Governo ha nel cassetto il documento contenente precisi orientamenti che porterebbero alla Basilicata, se non proprio alla costa ionica.
C’è in ogni caso un dato in certa misura rassicurante. La Basilicata dispone oggi di un “catenaccio” capace di tenere a bada progetti a oltranza e scelte che finirebbero per avere ricadute drammatiche sulla regione. La fermezza con cui l’esecutivo regionale si pone, non da oggi, a fronte di questioni assai importanti è una conferma non solo in campo locale. Lo testimonia tutto l’impegno per contrastare l’ipotesi di esplorare il sottosuolo di Brindisi di Montagna, a un passo da Potenza nella prospettiva di sfruttare un nuovo, ormai certo, giacimento petrolifero considerato peraltro molto redditizio per le compagnie interessate. Il “guardiano”, vale a dire il responsabile dell’Ambiente, Francesco Pietrantuono, ha avviato un confronto serrato con la compagnie e con tutti quei soggetti interessati a far prevalere il decisionismo degli organi nazionali e le volontà dei privati sulle scelte di regione e realtà territoriali motivate dal valore del paesaggio e dalla necessità di non poter sopportare l’enorme carico dei fanghi del petrolio, delle acque di estrazione in enorme quantità e dei rifiuti di altro genere. Il braccio di ferro con la Total indica il rigetto di qualunque arbitrio dagli effetti devastanti, oltretutto. 
C’è poi un ottimo tentativo di rafforzare le difese valorizzando l’esistente in un’ottica di ampio respiro. E’ il caso della proposta di qualificare il Vulture inserendolo nel quadro dei siti Unesco. Operazione di grande portata che guarda inevitabilmente all’anno ormai alle porte.
A questo punto il Governo nazionale non può esimersi dal comprendere a fondo le ragioni dei lucani: non una faccenda di campanile, quanto una operazione tesa a salvaguardare, in un’ottica europea, le peculiarità di una terra in grado di disporre di grandi risorse, finora messe a disposizione della comunità nazionale con senso di responsabilità e con evidente altruismo. Ora sembra essere giunto il momento di far pesare queste risorse in modo da ottenere meritati riconoscimenti proprio con il 2019 che per la Basilicata dovrà essere uno spartiacque in piena regola e un anno decisivo per le proiezioni nel  futuro. 
                                                                   
                                                                     
     

      

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