giovedì 25 ottobre 2018

GLI INCIDENTI NEI POZZI DI PETROLIO


                                                   
FRANCESCO PIETRANTUONO ASS. AMBIENTE BASILICATA
                              

Indipendentemente dalla entità delle conseguenze, per fortuna non gravi a quanto si apprende, l’incidente nel pozzo petrolifero della Val d’Agri a danno di due lavoratori addetti alla manutenzione e numerosi altri di cui non si hanno notizie ufficiali, ripropongono il tema eterno della sicurezza nelle zone di estrazione e del rapporto ambiente salute, per giunta anche in concomitanza con l’avvio dell’attività del secondo polo lucano, quello di Corleto - Tempo Rossa.
Il responsabile dell’Ambiente della Basilicata, Francesco Pietrantuono, ha annunciato in questi giorni una importante iniziativa in programma per il prossimo mese di novembre, per quanto la data non sia stata ancora precisata. Si tratta della prima conferenza ad alto livello con la partecipazione diretta dell’Istituto Superiore di Sanità allo scopo di mettere a fuoco iniziative e strategie per affrontare il nodo della tutela  della  salute nelle aree interessate alle estrazioni del greggio, ormai da diversi decenni.
Occasione possiamo dire imprescindibile per dare ai meccanismi di tutela un carattere di intervento non occasionale e, ad ogni modo di valenza scientifica, con la partecipazione di organismi di elevata qualificazione sul terreno sanitario. Ciò di cui la Basilicata soprattutto oggi necessita. 
Petrolio vuol dire infatti rischio di gas in atmosfera in caso di incidenti, da segnalare tempestivamente e  in rapporto alla direzione del vento che dovrà eventualmente incidere sugli allarmi da dare alle popolazioni e ai lavoratori. Ma non finisce qui. Il grande argomento, di cui peraltro si parla poco, è rappresentato dalle acque di reiniezione, vale a dire quell’enorme quantitativo di acqua che accompagna le tonnellate di petrolio estratto, da collocare in appositi serbatoi attualmente inesistenti. L’opposizione di Pietrantuono, per quanto si riferisce all’ipotesi di scaricare  nei torrenti da parte di Total le acque una volta depurate, nasce appunto dalla considerazione della entità del pericolo, tenuto conto peraltro che la capacità di smaltimento di Tecnoparco, in Val Basento, è tutto sommato esigua rispetto alle esigenze attuali e a quelle di un futuro non lontano. 
La reiezione rappresenta oggi un altro argomento spinoso, sia per l’impatto con le falde a grandi profondità, sia per l’assenza di serbatoi di adeguata capacità in grado di raccogliere ingenti quantitativi di liquido.
Ecco dunque l’importanza della conferenza dell’Istituto Superiore di Sanità capace di rappresentare, oltretutto, un valido sistema di controllo di rilievo nazionale (con Ispra e Arpab) sul territorio lucano. Un segnale a conferma del peso che le popolazioni locali debbono avere nella delicata e complessa fase di programmazione degli interventi per rendere sicuro il processo di estrazione, destinato a durare ancora per lunghi anni e a rappresentare una componente primaria della qualità dello sviluppo delle aree interne di questa parte del Sud.  



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