giovedì 22 novembre 2018

"GRIDANO I SEPOLTI VIVI"


                        
La prima pagina del Corriere della Sera  (Foto R. De Rosa )
(Riproduzione riservata) 
                     

Quella sera di trentotto anni fa, alle 19,34, la natura fece sentire agli uomini di questo Sud la sua voce poderosa e tragica. Morti e feriti ovunque. A cosa serve ricordare oggi i numeri di una catastrofe che seminò lutti e desolazione se non per far notare ai responsabili di ieri e di oggi che l’incuria ha un prezzo altissimo. Lo dimostrano alluvioni e frane di questo 2018 senza precedenti. Lo dimostra la castrofe di quel 23 novembre passata alla storia, ormai, per la fragilità del tessuto urbano spazzato via in molti casi da scosse sismiche di potenza inaudita.   
Meglio di qualunque ricordo è questa la foto che dà il senso della tragedia immane, in cui gli uomini sono stati una nullità difronte al sussulto della terra durato ben 90 secondi. Un tempo infinito nel corso del quale il pensiero di ciascuno non ebbe la possibilità di pensare a fronte di un evento che non concesse nulla agli uomini, poveri, ricchi, diseredati o persone agiate. Tutti uguali, catturati dallo stesso dramma. Il titolo del Corriere della Sera rifletteva in pieno, due giorni dopo, una realtà che non è possibile definire con parole: nemmeno il crollo della chiesa di Balvano, in cui rimasero intrappolate decine di persone, è possibile descriverlo se non in maniera approssimativa.
Ma quel titolone a tutta pagina ha ancora oggi una forza espressiva più di qualunque cumulo di macerie. Più della stessa desolazione che si toccava con mano al ritorno a casa ogni sera, sperando di vedere la luce del giorno l’indomani. 
“Gridano i sepolti vivi”. Il pacco dei giornali messo lì per terra, nella centrale Piazza 18 agosto nel cuore di Potenza, rimane tuttavia il racconto di un evento di promozioni gigantesche. Inenarrabile.
Devo un grazie al mio amico Mimmo Sabia (Stecla Studio di Potenza)  per essere riuscito benissimo a digitalizzare la diapositiva che avevo scattato per fissare il ricordo di quella data, quando ancora il terrore non ci aveva abbandonati.      


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