venerdì 18 novembre 2011

PARCO DELL'APPENNINO E FONDAZIONE MATTEI INSIEME PER L'AMBIENTE

L'accordo tra il Parco dell'Appennino lucano e la Fondazione Mattei, sottoscritto recentemente, apre interessanti prospettive soprattutto per la Val d'Agri, il maggior produttore di greggio in terra ferma in Europa, esposta a continui rischi di contaminazione che nessuno finora è riuscito a quantificare e a mettere sotto stretto controllo.
Nell'accordo il Parco Nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri Lagonegrese riveste un ruolo di primo piano. L'Ente Parco e il suo commissario, Domenico Totaro, rivendicano non da oggi scelte concrete sul piano del monitoraggio delle emissioni in atmosfera che diano garanzie vere e mettano al sicuro ambiente e cittadini da pericoli di vario genere. Finanche imprevedibili. Totaro fa bene a insistere sulla necessità di difendere il Parco, e le relative popolazioni dei centri dell'area protetta, chiedendo una costante attività di rilevazione dei dati in modo da mettere a fuoco la situazione obiettiva. E' auspicabile dunque che il protocollo firmato con la Fondazione Mattei possa rappresentare un punto fermo nell'ambito delle cose da fare con estrema urgenza.
D'altro canto, la situazione della vigilanza su ciò che accade in Basilicata, in questa fase centrale delle estrazioni petrolifere, è tutt'altro che soddisfacente dal punto di vista della conoscenza del rapporto causa-effetto alla base del sensibile aumento delle malattie neoplastiche con la Sanità davvero allo sbando in questo campo.
Tanto per iniziare: non si riesce ad aggiornare i dati ormai vecchi sulla mortalità con le strutture preposte in totale disaccordo tra loro, mentre le Asl (o Usl) continuano a non fornire elementi importanti per un aggiornamento del Registro Tumori. Cosa che potrebbe dare delle certezze al mondo scientifico, chiamato a pronunciarsi, e all'opinione pubblica in attesa di conoscere numeri reali e attendibili. Non immaginari.
Per di più non c'è accordo nemmeno su un dato di base, vale a dire sul numero dei morti in Basilicata. L'ISTAT dice 570 nello scorso anno. Le altre strutture (comuni compresi) parlano di 500 decessi, per di più sulla base dei dati contenuti nelle schede apposite che indicano con esattezza, e caso per caso, le cause di morte. Cosa assolutamente risibile e frutto di una confusione davvero senza precedenti. Siamo in tutto e per tutto all'emergenza.
Insomma numeri che non sono numeri in questo strano balletto di cifre.
Come stanno esattamente le cose? Difficile dirlo, almeno per ora. Ci vorranno dei mesi (crisi regionale permettendo) per avere un quadro più o meno attendibile. Ma non è detto, sostengono gli esperti, ben poco fiduciosi in un futuro migliore.
                                                                                                                                                                  Rocco de Rosa        

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