mercoledì 26 ottobre 2011

CI VOLEVA FENICE...

Ci voleva la questione Fenice, esplosa in tutta la sua gravità, per porre l' ambiente in prima linea in uno scenario non solo locale, ma meridionale e nazionale.
I livelli d'inquinamento provocati dal termodistruttore di san Nicola di Melfi finora taciuti, i danni all'ambiente, alla salute, agli equilibri del paesaggio non sono e non saranno probabilmente mai messi a fuoco fino in fondo e in maniera compiuta. Si tratta infatti di un problema di enormi dimensioni come, del resto, era stato documentato anni e anni orsono nonostante il generale silenzio di controllati e controllori. Questi ultimi, leggi ARPAB, pronti a tranquillizzare le popolazioni e a smentire ogni allarmismo in nome di una efficienza professionale dei singoli “esperti” che, a detta dei vertici dell'Agenzia per la protezione dell'Ambiente, erano di per sé una garanzia per definizione. Questo almeno il punto di vista di Vincenzo Sigillito e del suo staff di stretti collaboratori.
Intanto, proprio all'atto del suo insediamento il nuovo Direttore Generale, Raffaele Vita, ha dichiarato di voler determinare una inversione di rotta: di essere intenzionato a mettersi al lavoro sul serio in presenza di una situazione davvero difficile. Naturalmente c'è da attendersi i risultati.
Se Fenice è al centro dell'attenzione di magistratura, forze politiche e organi tecnici ben altri problemi suscitano allarme. Rimane infatti senza risposte la questione del nucleare che ha assunto toni e proporzioni imprevedibili dopo le ultime carte interne dell'Enea che documentano per gli anni scorsi traffici di materiale radioattivo e movimenti in Trisaia di proporzioni rilevanti. Quali risposte dà oggi Sogin? A che punto è la bonifica del sito? Quali i tempi e le prospettive? Domande senza risposta, almeno finora.
Mentre si acuisce sia il problema di una consistente presenza di amianto nella baraccoppoli di Bucaletto e nel sito della ex Cip Zoo nella zona industriale di Potenza, si apprende che l'intera area di Viggiano non è da considerarsi più agricola, ma località industriale a tutti gli effetti. Bella scoperta! Le popolazioni si sforzano di chiedere lumi e il Parco dell'Appennino cerca di svolgere il suo ruolo di salvaguardia di quel che rimane di un ambiente fino a qualche anno fa integro e accattivante. Oggi diventato pericoloso, oltre ogni ragionevole previsione.
Rocco De Rosa       

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