giovedì 17 novembre 2011

GLI ORRIBILI RETROSCENA DEL CASO CLAPS


Nomi che si aggiungono ai nomi. Scenari che si ampliano a dismisura fino a creare un senso di sconforto e di impotenza in chi non avrebbe mai immaginato che la vicenda di Elisa Claps potesse assumere le proporzioni che sta assumendo, con una fitta rete di complicità e di silenzi per tenere sempre più lontano l'obiettivo di fare finalmente chiarezza. 
La puntata del 16 novembre della trasmissione Chi l'ha visto? ha fatto riferimenti raccapriccianti e messo in luce dettagli che, qualora fossero veri anche soltanto in parte, rappresenterebbero un disastro morale e una catastrofe a dir poco irreparabile, per i protagonisti di questa vicenda e non solo.
Chiamati direttamente in causa la Curia potentina e alcuni suoi rappresentanti di spicco, a cominciare dall'arcivescovo, Agostino Superbo, che si è sempre detto estraneo a tutto. Superbo afferma di aver saputo della presenza del cadavere di Elisa nel sottotetto della Trinità solo il 17 marzo 2010. Non un minuto prima.
Chi l'ha visto? ha messo in luce verbali di interrogatori, intercettazioni compromettenti che fanno riferimento a persone finora estranee alla cosa: vien fuori tra l'altro il nome di don Pierluigi Vignola, cappellano della Polizia di Stato con il grado di vicequestore. Si aggiungerebbe all'elenco di quei sacerdoti che non potrebbero essere all'oscuro di tutto per una serie di ragioni, molte delle quali ancora coperte da segreto istruttorio. Il condizionale è inevitabile, data la delicatezza della materia. Dichiarazioni contrastanti rese nel corso dei vari interrogatori al magistrato inquirente, e poi la squallida vicenda delle cose dette e non dette dalle “signore” delle pulizie che avrebbero a loro volta scoperto il cadavere di Elisa prima di quel maledetto 17 marzo. A questo si aggiunge la dichiarazione di un rappresentante della curia potentina. Alla vigilia dei funerali di Elisa Claps il 2 luglio, questa persona ha detto con rabbia che dopo i funerali la bagarre doveva finire e di Elisa non si sarebbe dovuto parlare più per nessuna ragione. In ogni caso, l'aspetto peggiore è un altro. Fino a questo momento nessuno è intervenuto per pretendere che la trasmissione di Rai Tre rendesse note le posizioni dei religiosi chiamati in causa, a vario titolo ascoltati o indagati. Il che aggrava enormemente la situazione già di per sé complicata. Perchè non chiedere di poter precisare o rettificare le cose dette, visto che sono di una gravità inaudita? Perchè rinunciare a un diritto sancito oltretutto dalla legge, quello di chi eventualmente è chiamato in causa senza motivo?
La Chiesa non è una società qualunque, meno che mai una cupola o una loggia i cui aderenti sono abilitati a fare affari e a manovrare il potere a danno della legalità. La Chiesa è quella realtà che lo stesso cardinale Angelo Bagnasco ha definito, ponendo in luce il sacrificio di tanti sacerdoti e di tanti credenti che in Africa come in Sud America e in altre parti del mondo si sacrificano nel nome di Cristo per aiutare la gente colpita dalle malattie, dalla miseria, dalle guerre fratricide. Questi sacerdoti del tutto anonimi, queste suore, questi laici non possono essere accomunati in un giudizio che fa di tutta un'erba un fascio. O, peggio, in un giudizio scaturito dalle eventuali malefatte di alcuni che oggi temono la giustizia terrena, ma farebbero bene a temere per un domani non lontano anche un'altra giustizia, ben più giusta e irreprensibile. La giustizia di Dio.
I silenzi dunque non servono e non pagano. Quando sono esplosi alcuni casi di preti pedofili Benedetto XVI con coraggio e dignità li ha fermamente condannati ed espulsi dalla chiesa perchè indegni di essere considerati cristiani. Decisione giusta e pienamente condivisibile. Sarebbe il caso che un provvedimento del genere venisse adottato anche in questa circostanza per alleviare le sofferenze di una famiglia, oltretutto sbeffeggiata da persone senza scrupoli. La famiglia di Elisa continua a vivere con dignità e coraggio questa tormentata fase, con il rischio che tutto sfumi nel nulla a causa degli interminabili 18 anni che ci separano da quel 12 settembre 1993.
Ci sono intanto delle donne coraggio alle quali va il plauso degli onesti: anzitutto mamma Filomena, la mamma di Elisa, e poi anche Federica Sciarelli, la conduttrice di Chi l'ha visto? una collega che in questi anni durissimi ha continuato a battersi con tutte le sue forze per risolvere il caso di Elisa Claps, sfidando le querele, le minacce ingiuste e mafiose, le intimidazioni di ogni genere. A queste meravigliose donne coraggio la città di Potenza e il suo sindaco, Vito Santarsiero, debbono dedicare non una sola riflessione ma un adeguato riconoscimento che serva a ripagarle di tutti gli sforzi compiuti e di tante amarezze vissute per far trionfare la verità. Verità e giustizia, come hanno scritto i giovani di Potenza sui vari striscioni per Elisa.
                                                                                                               Rocco de Rosa

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