Un'auto schiacciata dalle macerie nel centro di Potenza (R. De Rosa - Riproduzione riservata) |
Un tempo interminabile. Sembrava di essere in autobus mentre le case oscillavano paurosamente e la gente urlava in preda al panico. La scossa del settimo grado della scala Richter seminò in pochi istanti distruzione e morte. Il titolone del Corriere della Sera del 25 novembre Gridano i sepolti vivi Ancora ritardi nei soccorsi I morti sarebbero oltre 4.000 dà il senso del disastro.
Terrore e disperazione mentre a Balvano, un centro in provincia di Potenza diventato uno degli emblemi del sisma, più di settanta persone morirono nel crollo della chiesa dove in quei momenti si stava celebrando la messa domenicale. Una sessantina tra bambini e adolescenti. E a Monticchio, riferiscono alcuni testimoni, la colonna d’acqua dei laghi si sollevò verso il cielo per effetto dello scivolamento sotterraneo delle faglie. L’epicentro era proprio lì, a poca distanza, tra Conza e Pescopagano.
L’orologio della Prefettura di Potenza con le lancette inchiodate alle 19,34 rimane tuttora la foto più eloquente della tragedia.
In Prefettura, dopo mezzanotte, il centralinista tentava disperatamente di rintracciare il prefetto Bianco a Roma in un subbuglio di telefonate e di richieste di soccorso senza precedenti. Evidentemente era la persona incaricata di occuparsi delle emergenze, quando ancora la protezione civile non esisteva.
I soccorsi furono lenti e inadeguati. Fu questo, a lungo, il problema numero uno mentre ovunque tante famiglie piangevano i morti e cercavano un tetto per poter trascorrere al sicuro almeno le notti, particolarmente rigide, mentre le scosse si ripetevano in tutte le ore del giorno. Accadeva non di rado che durante le dirette con GR e TG, negli studi della RAI le scosse si susseguivano e bisognava conservare la calma.
La macchina dell’informazione si mise in moto subito. Fu allora che si riuscì ad apprezzare la tempestività della radio per la diffusione delle notizie e degli appelli. In prima linea il GR 1, diretto da Salvatore D’Agata, che con Alberto Severi, responsabile della fascia del mattino, riuscì a fornire un quadro completo della miriade di situazioni.
Non fu difficile comprendere subito che il terremoto era uno spartiacque tra passato e presente, in vista di una ricostruzione durata decenni, e in certi casi non ancora completata. Uno spartiacque che avrebbe presentato problemi inediti e richiesto un radicale cambiamento della vita di ciascuno.
L’Università di Portici pubblicò uno studio in cui si metteva al primo punto l’esigenza ineludibile di garantire il consolidamento degli abitati. Un messaggio inascoltato, purtroppo.
Una troupe RAI nei luoghi del sisma (R.De Rosa) |
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