domenica 14 giugno 2015

SPARARE SUI MIGRANTI



Non era mai capitato di sentir proporre, come soluzione alla terribile crisi in atto dei migranti, di sparare sui disperati.
A indicare questa soluzione è nientemeno che il governatore della Lombardia, Roberto Maroni. Ex ministro dell'Interno, personaggio di spicco della Lega. Capo di una regione che rappresenta un motore di crescita economica, di sviluppo e di benessere  a livello internazionale.
Per giunta la la Lombardia è la sede dell'Esposizione Universale,  in cui si affrontano i nodi del cibo per l'umanità nei prossimi decenni, quando la popolazione del pianeta Terra fará i conti con le risorse di cui dispone per sfamare l'intero genere umano. Non solo i bianchi.
Dunque, Maroni invita la polizia a sparare. Orribile scelta. Non c'è da fare alcun commento: la proposta lascia senza parole, fa rabbrividire. Riporta indietro l'orologio della civiltá di secoli.
Intanto lo scenario che si delinea è in tutto e per tutto da apocalisse. Migliaia di disperati, che presto saranno milioni,  affrontano disagi indicibili, e finanche la morte, per scappare dalle guerre e un esercito di gente di colore scappa dalle cariche della polizia a Roma  e a Milano dopo avere purtroppo compreso che da questo inferno non si uscirá mai. Nè oggi, né domani, nè in seguito.
Anche Schengen chiude le porte in faccia ai migranti. Nel trentennale dell'accordo, che prevedeva l'apertura delle frontiere, Francia, Austria e Germania le chiudono irrimediabilmente. Proviamo a vivere per un istante la condizione di tanti profughi, minacciati, allontanati, odiati. Considerati pericolosi. Addirittura rifiuti dell'umanitá. Carne da macello. Prima in balia degli scafisti. Oggi nella condizione di non avere un tetto, di mendicare del cibo, di rubare finanche, di imprecare alle frontiere per poter passare.
Certo, un'emergenza del genere, per quanto annunciata negli anni scorsi, sembrava impossibile agli occhi del benessere. Invece è una verità drammatica, la fine di un sogno per migliaia di uomini e di donne. Il segno di una umanitá destinata a sgretolarsi, a crollare e di una civiltá, la nostra, incapace di reggere sotto i colpi degli sbarchi che si susseguono.
Cosa faranno i capi di stato e di governo dei paesi interessati a questa migrazione di proporzioni inaudite? Ecco il punto. Ci sará una risposta all'altezza del momento? Di questo terribile momento. Difficile, anzi impossibile fare previsioni se soltanto si pensa alla mancanza di iniziative, non solo dell'Europa ma di tutti, per affrontare sul serio in un contesto internazionale una situazione diventata ormai non più sostenibile.
Il disinteresse della politica per questo gravissimo problema disegna scenari negativi. Sicchè sembra legittimo chiedersi perchè non c'è stato mai un interesse vero ad affrontare con strumenti idonei una crisi di proporzioni enormi che giá si preannunciava, in tutta la sua portata, negli anni scorsi . E che ora comincia a emergere senza lasciare spazio a nessuna forma di ottimismo.
Ora si  convocano dei tavoli, si cerca di stabilire contatti tra le diplomazie. Si vorrebbe intervenire nei confronti dei paesi dove il fenomeno è particolarmente rilevante. Ma ci si accorge purtroppo che è tardi e che, sotto l'incalzare della crisi rischiano di venir meno relazioni internazionali, rapporti positivi con governi e stati dei quali si era, forse, fin troppo convinti fino a qualche tempo addietro.

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